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Sintesi

Introduzione Tesina Divina Commedia



La seguente tesina di maturità presenta la Divina Commedia e Dante Alighieri e permette i seguenti collegamenti: in Italiano - Divina Commedia di Dante, donna salvifica di Montale, in Inglese - The Waste Land di Eliot, in Filosofia - similitudini tra Dante e Hegel e in Arte - Mappa dell'inferno di Botticelli, Giudizio Universale di Michelangelo, xilografie di Dalì.

riassunti dei canti della Divina Commedia

Collegamenti


Tesina Divina Commedia



Italiano - Divina Commedia di Dante, donna salvifica di Montale.
Inglese - The Waste Land di Eliot.
Filosofia - Similitudini tra Dante e Hegel.
Arte - Mappa dell'inferno di Botticelli, Giudizio Universale di Michelangelo, xilografie di Dalì,
Estratto del documento

“Donde ha preso Dante la materia del suo Inferno, se non da questo mondo reale? E nondimeno

n'è venuto un inferno bell’e buono. Quando invece gli toccò di descrivere il cielo e le sue gioie,

si trovò davanti a una difficoltà insuperabile: appunto perché il nostro mondo non offre

materiale per un'impresa siffatta"

[cit. Schopenhauer]

INDICE:

Vita................................................................................................................................................pag.1

Analisi della Divina Commedia................................................................................................pag.2

Influenze della Divina Commedia...........................................................................................pag.7

Divina Commedia e i ragazzi...................................................................................................pag.9

Dante: riferimenti dal passato per il futuro

Dante Alighieri, il noto poeta e scrittore fiorentino, è famoso soprattutto per la scrittura della Divina

Commedia. Nell’opera è possibile individuare molti riferimenti alla sua vita e alla situazione storica del

tempo. E’ quindi necessario rivedere alcune nozioni della vita del poeta:

Nacque a Firenze nel 1265 in una famiglia di piccola nobiltà, di fazione guelfa e con problemi economici.

Nonostante le difficoltà Dante riuscì ad avere una raffinata educazione. Nel canto XV dell’ Inferno

presenta con grande devozione Brunetto Lantini come suo maestro. Si pensa che da lui abbia appreso la

retorica, l’arte del ben parlare, indispensabile per chi volesse partecipare alla vita pubblica. Si

Vita Nuova

interessò alla poesia che, nella definì “l’arte del parlare in rima”. L’influenza maggiore che il

giovane Dante subì, fu da parte di una figura femminile da lui chiamata Beatrice. Con la morte di

quest’ultima, avvenuta nel 1290 Dante si dedicò a studi filosofici e approfondì la sua cultura poetica

leggendo classici latini come Virgilio e Ovidio. Ordinamenti di Giustizia

A partire dal 1295 si dedicò anche alla politica. Fino al 1293 erano in vigore gli

di Giano della Balla che escludevano la nobiltà cittadina dalle cariche pubbliche. Nel 1295 il

provvedimento fu attenuato permettendo alla nobiltà di partecipare ammesso che facessero parte di

una qualche corporazione. Dante entrò nell’Arte dei Medici e Speziali, successivamente fu eletto

Priore, la suprema magistratura cittadina. Il periodo era però molto difficoltoso per il comune di

Firenze, esso era infatti lacerato da fazioni interne. Papa Bonifacio VIII, approfittando del

disinteresse dell' imperatore, voleva imporre il dominio della chiesa su tutta la Toscana. Le due fazioni

erano quindi i Guelfi Neri che appoggiavano il Papa, e i Guelfi Bianchi che invece non erano favorevoli.

Dante aveva a cuore sia la libertà del Comune che la pace interna: si schierò dalla parte dei Bianchi.

Nell’autunno del 1301 i Neri si impadronirono di Firenze. Quando questo successe, Dante si trovava a

Roma nelle vesti di ambasciatore, solo dopo venne a sapere della sua condanna: l’esilio con l’accusa di

baratteria, ovvero la corruzione nell’esercizio di cariche pubbliche.

Nei primi tempi dell’esilio in Dante vi era ancora la speranza di tornare nella sua città natale così

affiancò gli altri esiliati Bianchi nel tentativo di entrare con la forza a Firenze, ma fallirono

miseramente. Dante cominciò quindi a viaggiare di corte in corte. Fu proprio durante gli anni dell’esilio

che scrisse la Divina Commedia, convinto di essere investito da Dio del compito di condurre l’umanità

sulla via del riscatto. Nel 1310, il nuovo imperatore Enrico VII di Lussenburgo scese in Italia per

l’incoronazione e Dante sperò che risolvesse almeno in parte le problematiche del tempo, ma ciò si

rivelò un’illusione. Nel 1315 il poeta rifiutò l’amnistia all’esilio che aveva con prezzo l’ammissione della

propria colpevolezza. Negli ultimi anni visse a Ravenna, infine morì il 14 Settembre del 1321.

Domenico di Michelino “Dante e i tre regni” 1465 Olio su tela

S. Maria del Fiore.

Primo ritratto in cui Dante è rappresentato con una copia della Commedia e con la

corona di alloro. Il poeta è raffigurato fuori dalle mura cittadine di Firenze con alle

spalle il monte del Purgatorio che sovrasta le porte dell'Inferno. Nella parte superiore

si può vedere la divisione dei cieli.

Passiamo ora all’opera…

DIVINA COMMEDIA

Come già detto la Commedia nasce dalla speranza di un riscatto futuro di un mondo dove l’Imperatore,

invece di far gli interessi dei cittadini, ignora la situazione e dove la Chiesa, invece di pensare alla

salvezza delle anime, si preoccupa dei poteri terreni. Dante ritiene, quindi, di essere stato investito da

Dio della missione di indicare all’umanità il percorso per trovare la salvezza e per questo motivo si

dedica al viaggio nei tre regni dell’oltretomba: dall’Inferno per esplorare il male, al Purgatorio per

trovare la via della purificazione fino al Paradiso dove risiede Dio.

TITOLO Commedia.

: Il titolo originale posto da Dante era esclusivamente La cultura medioevale dava

molta importanza alla distinzione dei tre stili: “tragico” “comico” e “umile”. Nell’epistola dedicata a

Cangrande, l’autore spiega perché la sua opera appartenga allo stile comico: essa ha un inizio doloroso

(inferno) e una fine lieta (paradiso). L'aggettivo “divina” viene aggiunto successivamente da Boccaccio.

PLURILINGUISMO : Il termine plurilinguismo indica la presenza di diverse lingue e stili in un'unica

opera. Nella Divina Commedia lingua e stile si innalzano progressivamente nelle tre cantiche man mano

che anche la materia si innalza. Un classico esempio può essere trovato nei tre vocaboli con qui Dante

descrive i guardiani dei tre regni.: Nell’Inferno Caronte è un ”vecchio”, nel Purgatorio Catone è “veglio”

e nel Paradiso San Bernardo è un “sene”. Come si può notare si passa dal termine più usuale, a un

termine più letterario fino a un latinismo. Nella cantica dedicata all’Inferno spicca lo stile “aspro”

fatto di termini dialettali e con una musicalità stridula come “incrocicchia” “nicchia” “muffa” “zuffa”. Vi

è anche l’invenzione di linguaggi barbarici come “Pape Satàn, pape Satàn aleppe” che troviamo nel canto

VII. Nel Purgatorio la lingua si fa più elevata e nobile. Si mescola il latino di Virgilio con il linguaggio

biblico ed evangelico. Nel Paradiso Dante si trova di fronte al problema di dare fisicità a materia

spirituale, quindi utilizza elementi del mondo fisico che rendano l’idea dell’immaterialità come la luce e i

suoni, infatti tutto ciò che si manifesta è sotto forma di luce, anche Dio. Per descrivere questo tema

ineffabile ricorre a un linguaggio sublime composto da latinismi, francesismi e neologismi (transumanar).

C’è da specificare che però nessuna delle tre cantiche ha uno stile unico. Nell’Inferno non mancano

versi elevati, come quelli dedicati a Beatrice nel II canto, e nel Paradiso fanno ritorno alcuni termini

“aspri” come nel canto XVI.

GENERE: Non è possibile attribuire alla Commedia un genere letterario preciso. Essa è una somma di

diversi generi quali: il poema didascalico e allegorico, l’enciclopedia, la profezia apocalittica, la tragedia,

e l’epica.

FOCALIZZAZIONE: Vediamo ora come la Commedia è raccontata. La vicenda è narrata in prima

persona. E’ necessario distinguere però Dante personaggio e Dante narratore. Il Dante che narra non

coincide con il Dante che vive la narrazione, il racconto infatti avviene a distanza di tempo e a distanza

di fatti già accaduti, come l’esilio, pertanto il Dante scrittore ha una conoscenza superiore rispetto al

Dante viaggiatore che apprende man mano che il viaggio progredisce. Ciò si può notare da interventi e

appelli del narratore, ad esempio ne canto XXXIII del Paradiso Dante scrittore invoca Dio affinché gli

permetta di ricordare, almeno in parte, la sua esperienza. Può accadere anche l’opposto, ovvero che la

focalizzazione diventi interna al Dante personaggio come quando arriva al Purgatorio la nave carica di

espianti. Dante viaggiatore e il lettore non sanno cosa stia arrivando, ma il Dante scrittore conosce

perfettamente cosa accadrà. La focalizzazione nell'ottica del personaggio crea un effetto di

sospensione narrativa conferisce una tensione continua che porta il lettore a immedesimarsi.

DESCRIZIONE : Per creare la tensione dinamica Dante utilizza una particolare tecnica descrittiva.

Nella Commedia non è frequente che la narrazione si arresti completamente per fornire al lettore la

descrizione completa di un paesaggio o di un personaggio. Dante utilizza la descrizione dinamica, ovvero

presentando la figura man mano che la narrazione continua fornendo pochi dettagli alla volta. Un

esempio può essere la presentazione del traghettatore Caronte nel canto III dell'Inferno. Alla prima

visione del traghettatore Dante lo definisce “vecchio bianco per antico pelo” poi, con il continuo della

narrazione aggiunge altri dettagli come le “rote” di fiamma intorno agli occhi. Con la stessa tecnica

l'autore descrive il paesaggio dell'Acheronte definendolo prima come il “gran fiume” poi facendo un

accenno al “fioco lume” e poi alla “livida palude”.

RACCONTI NEL RACCONTO: Oltre al filone centrale del racconto, che consiste nel viaggio di Dante,

nella Commedia troviamo una serie di diramazioni narrative. Si tratta di narrazioni di secondo grado

dove quello che nel racconto di primo grado era un personaggio diventa il narratore del racconto di

secondo grado. Capita spesso che le anime che Dante incontra raccontino parte del loro vissuto. Essi

non narrano per esteso le loro vicende ma selezionano il momento centrale dove la tensione drammatica

raggiunge il culmine (scorcio e ellissi). Alcuni esempi possono essere Francesca nel canto V dell'Inferno

quando racconta della lettura del romanzo di Lancillotto, oppure nel canto XXXIII nel quale Ugolino

afferma chiaramente di voler sorvolare sull'antefatto della vicenda e si concentra sugli ultimi giorni.

SPAZIO: Nella commedia non si tratta solo di spazio fisico, ma metafisico e simbolico. Il significato

risiede nella verticalità, vi è infatti una continua opposizione tra il basso e l'alto i quali simboleggiano

una gerarchia morale: il basso è il luogo della materialità e del peccato, l'alto è invece del luogo della

salvezza e dello spirito. La traiettoria del viaggio è esclusivamente verticale, non vi sono bivi che

possano generare il dubbio o che pongano la possibilità di scelta. Tutto è disposto da Dio.

TEMPO: I regni dell'oltretomba rappresentano l'eterno. La condizione delle anime non può essere

cambiata, con la sola eccezione del Purgatorio che è esclusivamente una fase transitoria che scomparirà

con il Giudizio Universale. Dall'Inferno e dal Paradiso non è possibile cogliere lo scorrere del tempo in

quanto vi è rispettivamente solo l'oscurità e solo la luce. Ancora una volta il Purgatorio si distingue

essendo un luogo transitorio dove le anime risiedono solo momentaneamente è possibile scorgere i

movimenti del sole che segnano il passare del tempo. Questo tempo è quindi oggettivo. Il viaggio di

Dante e i racconti delle anime sono caratterizzate da un tempo soggettivo formato dall'ansia di

avanzare e giungere alla meta.

STRUTTURA

: Dante ha una profonda fede ed è possibile vederne l'influenza nel poema. Essa si esprime

essenzialmente con la simbologia dei numeri, in particolare il tre e il dieci. Il primo è il simbolo della

trinità, l'altro racchiude in se sia il tre che l'uno. Tre sono le cantiche ciascuna di trentatré canti più il

proemio del poema così da avere un totale di cento canti, ovvero dieci per dieci. L'Inferno è suddiviso in

nove cerchi più l'Antinferno, i dannati sono divisi in tre grandi sezioni che corrispondono ai peccati di

incontinenza, violenza e frode. Il Purgatorio è suddiviso in sette cornici più l'Antipurgatorio e il

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