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Sintesi
Storia - la Prima Guerra Mondiale
Italiano - Giuseppe Ungaretti, poesie dal fronte
Tecnologia - Il cemento armato in guerra e nel futurismo
Arte - Sant'Elia e l'architettura futurista italiana
Scienze - T. H. Morgan e la teoria cromosomica dell'ereditarietà (la scienza in tempo di guerra)
Matematica - L'applicazione della matematica durante la Prima Guerra Mondiale
Educazione Fisica - Effetti della Guerra sulle Olimpiadi del 1917
Inglese - Gli Stati Uniti
Musica - King Oliver e il Jazz
Francese - La battaglia di Verdun
Estratto del documento

A! E! I! O! U!

Ma giovinotto,

diteci un poco una cosa,

non è la vostra una posa,

20 di voler con così poco

tenere alimentato

un sì gran foco?

Huisc... Huiusc...

mHuisciu... sciu sciu,

Sciukoku... Koku koku,

Sciu

ko

ku

Come si deve fare a capire?

Avete delle belle pretese,

sembra ormai che scriviate in giapponese.

Abì, alì, alarì.

Riririri

Ri.

Lasciate pure che si sbizzarisca,

anzi, è bene che non lo finisca,

il divertimento gli costerà caro:

gli daranno del somaro.

Labalav

falala

falala...

eppoi lala...

e lalala, lalalalala lalala.

Certo è un azzardo un po'forte

scrivere delle cose così,

che ci son professori, oggidì,

a tutte le porte.

Ahahahahahahah!

Ahahahahahahah!

Ahahahahahahah!

Infine,

io ho pienamente ragione,

i tempi sono cambiati,

gli uomini non domandano

più nulla dai poeti:

e lasciatemi divertire!

21

Architettura futurista

Uno dei principali fattori di interesse del futurismo fu l’architettura futurista. Antonio Sant’Elia fu

l’architetto che meglio rappresentò la visione futurista. Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città

futurista simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte e la casa

futurista simile ad una macchina gigantesca". Esasperando il dinamismo delle costruzioni, propri del

Futurismo, Antonio Sant'Elia ideò la sua "Città Nuova" tra il 1913 e il 1914. Pubblicato nel Manifesto

dell’Architettura Futurista, questo schizzo riassume il concetto di architettura e l’idea di città in

movimento. La serie dei disegni (esposti alla mostra del gruppo delle Nuove Tendenze) per una "Città

Nuova" non era altro che la visione futuristica di Milano, influenzata dalle città industriali statunitensi.

Riguardavano la visione di una città del futuro industrializzata e meccanizzata, come un enorme

agglomerato urbano, rappresentato da grattacieli monolitici con terrazzi, ponti e passerelle aeree. Il rifiuto

della tradizione accompagna l'esigenza di modernità, e l'uso esclusivo di materiale nuovo (il cemento

armato e il vetro), fondamentale per l' architettura, determineranno gli aspetti di “caducità e transitorietà”,

espressi nel Manifesto: "Le cose dureranno meno di noi; ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città.

Questo costante rinnovamento dell'ambiente architettonico contribuirà alla vittoria del Futurismo, che già

si afferma con le parole in libertà, il dinamismo plastico, la musica senza quadratura e l'arte dei rumori e

per il quale lottiamo senza tregua contro la vigliaccheria passatista". Quest'opera, sintetizza pertanto gli

elementi caratterizzanti delle metropoli, quali la monumentalità e la grandiosità delle forme. L’architettura

è dunque al servizio della vita moderna, fatta di movimento e di velocità.

22

Le sagome degli edifici evocano naturalmente gli ardimenti, le tensioni innovatrici, le visioni avveniristiche dei

futuristi

Note su Antonio Sant’Elia: –

Antonio Sant'Elia (Como, 30 aprile 1888 Monfalcone, 10 ottobre 1916) è

stato un architetto italiano, esponente del futurismo. Antonio Sant’Elia nasce il 30 aprile 1888 a Como.

Scopre sin da quando era bambino una predisposizione naturale all’architettura e al disegno.

Nel 1903 completa gli studi tecnici, quindi si iscrive e frequenta la scuola di Arti e Mestieri “G. Castellini”,

nel corso di costruzioni civili idrauliche e stradali. Nel 1906 si diploma capomastro e trova subito impiego

tra gli addetti al completamento del Canale Villoresi a Milano.

L’anno successivo ottiene l’incarico di collaboratore esterno presso l’Ufficio Tecnico Comunale di Milano,

in qualità di disegnatore edile. villa alla rivista “La Casa”,

Nel 1909, dopo aver inviato per un giudizio redazionale lo studio di una decide

di iscriversi all’Accademia di Brera nel corso comune di Architettura per la durata di tre anni. Frequenta

il primo anno con delle buone votazioni e nel 1910 rinnova l’iscrizione, ma non risulta che abbia effettuato

l’esame di qualificazione. A Brera, oltre a subire l’influenza dell’insegnante di prospettiva Angelo

Cattaneo, Sant’Elia diviene amico dello scultore Girolamo Fontana e dei pittori Mario Chiattone e Carlo

Carrà. Frequentando ambienti culturali come il Caffè Cova e il Compari, incontra Umberto Boccioni.

Dopo la rinuncia allo studio di Brera, inizia per Sant’Elia un fruttuoso periodo di concorsi.

Nel 1912 Sant’Elia sostiene all’accademia delle belle arti di Bologna l’esame per il diploma di “Professore

architettonico”.

di disegno

Assieme a Marinetti e Boccioni, scelse di arruolarsi come volontario il giorno in cui l'Italia entrò in guerra

contro l'Austria-Ungheria. Inizialmente fece parte in un battaglione volontari ciclisti e poi, nell'inverno

del 1916, della Brigata "Arezzo" sul fronte vicentino. Qui, in luglio, ottenne una prima medaglia d'argento

dopo un attacco condotto nella zona del Monte Zebio.

Alcune settimane dopo venne trasferito sul fronte carsico. Impegnato nella creazione di un cimitero per i

caduti italiani nei pressi della Quota 85 a Monfalcone, il 10 ottobre 1916 guidò un assalto ad una trincea

nemica proprio nei pressi di questa quota. Durante l'azione, venne colpito mortalmente alla testa e il suo

corpo, dopo essere stato sepolto sul Carso isontino, venne traslato a Como nel 1921.

23

5.

L’Europa è devastata dalla Grande Guerra. In questo scenario, l’industria viene piegata alle esigenza

belliche ed è la tecnologia a fornire le armi per il conflitto. La nascita di questa economia di guerra tuttavia

è un forte volano per lo sviluppo scientifico e tecnologico, dove industria, politica e scienza formano un

cocktail talvolta micidiale. La chimica, per esempio, fa passi da gigante e arriva alla sintesi delle prime

armi chimiche. Ma sono anche anni in cui si arriva a scoperte fondamentali per il mondo di oggi.

Il biologo statunitense Thomas Hunt Morgan, nobel per la medicina nel 1933, grazie ai suoi studi sui

moscerini della frutta formula la teoria cromosomica dell’ereditarietà.

I CROMOSOMI E L’EREDITARIETA’

. La teoria cromosomica: una conferma delle teorie di Mendel

1

Durante i 35 anni in cui gli esperimenti di Mendel vennero ignorati, furono fatti molti progressi nel campo

della microscopia e, quindi, anche nello studio della struttura della cellula (citologia). Fu in questo periodo,

per esempio, che vennero individuati i cromosomi, e furono osservati e annotati per la prima volta i loro

movimenti durante la mitosi e la meiosi.

Morgan nel 1910 compie ricerche sulla Drosophila melanogaster, il moscerino della frutta che è ancora

oggi il materiale elettivo delle ricerche di genetica grazie alla semplicità del suo corredo genetico e alla

notevole velocità con cui si riproduce. Morgan stabilisce che esistono particolari cromosomi che

trasmettono i caratteri sessuali (cromosoma X per le femmine; Y per i maschi) e ottiene la prima mappa

cromosomica della Drosophila.

Nel 1915, Morgan e i suoi collaboratori pubblicarono un testo in cui esponevano chiaramente l’ipotesi che

i fattori mendeliani sono i geni, particelle materiali localizzate sui cromosomi, ed a questo autore ed ai

suoi seguaci si deve la definizione dei principi fondamentali della moderna teoria cromosomica

dell’ereditarietà.

Grazie alla teoria cromosomica dell’ereditarietà, vennero confermate le tre leggi fondamentali della

genetica pubblicate da Mendel: la legge della dominanza, della disgiunzione e dell’indipendenza dei

caratteri.

 gli individui nati dall’incrocio tra due ceppi puri che differiscono per

Legge della dominanza:

una coppia di fattori presentano tutti uno solo dei due fattori, quello dominante.

La spiegazione di Mendel si basa sull'idea dei "fattori" (la genetica moderna identifica questi fattori con i

geni) presenti in coppia in ciascun individuo: indichiamo con A il gene per il giallo e con a quello per il

verde ; in ciascun individuo parentale omozigote giallo sono presenti due alleli per il giallo (AA) mentre

in ciascun individuo omozigote verde sono presenti due alleli per il verde (aa). Nei gameti prodotti dagli

individui parentali è presente un solo allele per gamete, gli omozigoti gialli produrranno gameti contenti

ciascuno solo l'allele per giallo (A) mentre quelli verdi, gameti contenenti ciascuno l'allele per il verde (a).

La fecondazione tra i gameti, uno proveniente dalle piante con semi gialli l'altro da piante con semi verdi,

porterà alla formazione di individui eterozigoti. Gli ibridi della prima generazione risulteranno tutti gialli.

Mendel interpretò questo risultato come la conseguenza della dominanza 2: l’allele per il giallo è

dominante sull'allele per il verde ossia negli individui eterozigoti sono presenti entrambi i fattori ma si

esprime solo uno 3. Quando questi organismi produrranno, a loro volta gameti, la metà di questi avrà un

allele e metà l'altro.

24  Legge della disgiunzione: ogni carattere ereditario è determinato da una coppia di fattori che si

separano durante la formazione delle cellule sessuali (meiosi); ogni cellula sessuale riceve un

solo fattore.

Incrociando tra loro gli ibridi della prima generazione (F1, tutti gialli) Mendel ottenne individui

che presentavano il seme di color giallo (la maggioranza) e individui con seme verde. Le

proporzioni tra i due tipi di semi era la seguente 75% di semi gialli e 25% di semi verdi, cioè un

rapporto di 3:1.

Egli ripeté l'esperimento più volte anche con gli altri caratteri studiati, ottenendo sempre lo stesso

risultato: 3/4 degli individui presentava il colore fattore dominante, 1/4 quello del recessivo.

La spiegazione di questo comportamento, diverso da quello della prima generazione, si basa

sull'ipotesi che nella formazione dei gameti questi possono contenere solo uno dei fattori per cui

gli individui gialli della prima generazione essendo eterozigoti per il colore del seme, producono

gameti sia con il fattore per il giallo (50%), sia con il fattore per il verde (50%).

Indichiamo con A l'allele per il giallo (dominante) e con a quello per il verde (recessivo); ogni

individuo eterozigote produce metà gameti A e metà a. Ogni gamete di un individuo può incrociarsi

con uno qualsiasi dell'altro e i genotipi possibili, nel caso del colore del seme sono:

AA Aa aA aa

Poiché A è dominante su a, le prime tre combinazioni produrranno un fenotipo giallo

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