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Lo scarso apprezzamento della cultura scientifica è un conclamato problema della cultura italiana che ha effetti negativi anche su economia e società. Primo obiettivo di questa tesina è mostrare come l’ambiente culturale e alcuni aspetti dell’insegnamento delle materie scientifiche siano tra le principali cause dell’allontanamento di numerosi studenti da queste ultime.
Un secondo è identificare nel diffuso rifiuto della cultura scientifica una possibile concausa di problemi di ordine sociale ed economico apparentemente poco connessi, tra cui la popolarità del gioco d’azzardo.
Per chiarire l’origine del fenomeno si compirà un’analisi storica della cultura italiana soffermandosi sul pensiero degli idealisti italiani.
Per studiare i meccanismi della scuola di oggi si partirà nella tesina di maturità da ricerche di enti quali PISA e INVALSI, nati per valutare la preparazione e l’opinione degli studenti sulle materie scientifiche.
La discussione di alcuni problemi della società odierna (gioco d’azzardo) si fonderà invece sull’uso di semplici metodi matematici per mostrare come il rifiuto di tali strumenti possa arrivare ad ostacolare o inibire la discussione critica.
Questo lavoro è a mio avviso significativo perché può permettere di capire quale consapevolezza uno studente, soggetto direttamente coinvolto per più ragioni nei problemi trattati, sia in grado di farsi di questo problema. Questo argomento viene inoltre presentato nella tesina, prendendo in esame le varie materie scolastiche.
Matematica: Elementi di didattica della matematica, problematiche dell’insegnamento odierno e discussione alcuni aspetti delle sperimentazioni matematiche nelle scuole secondarie di secondo grado; calcolo delle probabilità e calcolo combinatorio.
Biologia: Presentazione di uno studio sulle reazioni emotive (ansia) prima di un compito di matematica; presentazione di alcune ricerche di scienze cognitive; le ludopatie.
Filosofia: Il pensiero di filosofi quali Federigo Enriques, Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Ludovico Geymonat; loro discussione e contestualizzazione nel periodo storico in cui sono vissuti.
Storia: Ricerca sulla diffusione del gioco d’azzardo in Italia nella storia recente (ruolo dello stato e evoluzione della tassazione nel tempo, effetti e reazioni della società, mutamenti recenti di alcuni aspetti della cultura); presentazione di alcuni episodi e dinamiche che riguardano la cultura scientifica nella storia d’Italia .
Italiano: Presentazione di una lettura critica dei risultati dei test PISA e INVALSI.
L’alto livello d’ansia
La qualità dell’insegnamento alle scuole medie
Conclusioni
Presentazione delle fonti impiegate
PISA (Programme for International Student Assessment)
Cos’è PISA?
Il “Programme for International Student Assessment” (PISA) è nato nel 1997 come organo della
comunità OCSE volto alla valutazione dei sistemi educativi degli stati membri.
PISA si pone l’obiettivo di valutare fino a che punto gli studenti di quindici anni (età media a cui
termina l’istruzione obbligatoria) padroneggiano strumenti e abilità ritenute indispensabili per la
vita nella società odierna. Tali abilità spaziano dalla corretta comprensione di un articolo di giornale
o di un grafico fino a competenze matematiche basilari per attività quali l’amministrazione del
reddito o la risoluzione di semplici problemi quantitativi.
I tre ambiti in cui si raggruppano tali abilità sono lettura (capacità di interpretare testi di uso
quotidiano), matematica (“mathematical literacy”, cioè la capacità di comprendere il ruolo della
matematica nella vita reale e saperla utilizzare per compiere scelte critiche e consapevoli) e scienze
(“scientific literacy”, cioè il possesso di conoscenze scientifiche minime e il loro uso per
comprendere fenomeni e problemi scientifici) Ognuno ricopre, ciclicamente, un ruolo centrale in
una delle ricerche effettuate ogni tre anni; in particolare ci serviremo di quella del 2003 con tema
centrale la matematica.
PISA raccoglie le informazioni in due modi: uno sono i test svolti degli studenti, l’altro i questionari
compilati dai ragazzi, con cui si mira a raccogliere informazioni sulla loro condizione famigliare e
socio-economica, e dai dirigenti al fine di raccogliere dati riguardo il clima, l’organizzazione e la
demografia della scuola.
È la stessa organizzazione, avvalendosi del lavoro di studiosi dei paesi membri, a redigere
documenti e rapporti che presentino i dati raccolti, li mettano in relazione e propongano possibili
cause e effetti delle tendenze constatate nei vari paesi.
Perché partire dalle ricerche PISA?
Essendo difficile (o impossibile) dare una valutazione assoluta della bontà del sistema educativo
italiano si preferisce tentare di dare una valutazione sulla base del confronto con paesi che
condividono col nostro uno stesso orientamento politico ed economico di base.
Grazie alla lettura dei rapporti emergono le differenze e i punti comuni tra il sistema educativo
italiano e quello di altri paesi OCSE. Alcune differenze in particolare sono una conferma di
problemi radicati nella scuola italiana, altre possono rappresentare interessanti spunti per un futuro
miglioramento della didattica.
Precauzioni per l’uso
Come si dovrebbe fare per ogni testo che presenta dati statistici e la loro elaborazione, anche i
rapporti PISA sono da leggere con senso critico, senza illudersi che i risultati predentati siano una
cristallina rappresentazione della situazione reale.
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È infatti possibile individuare numerosi punti deboli, dai metodi usati per la raccolta dei dati fino
alla stesura dei risultati, che mettono in dubbio la bontà dei risultati.
Faremo quindi attenzione a utilizzare in modo consapevole tali risultati, servendocene ad esempio
per inquadrare la posizione generale della scuola italiana rispetto a quella estera o per sollevare
questioni critiche, da confermare e approfondire con l’ausilio di altre fonti.
INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell'Istruzione)
Cos’è INVALSI?
L’“Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell'Istruzione” (INVALSI) è un istituto di
ricerca nato nel 1999 sotto il controllo del Ministero della Pubblica Istruzione. Si occupa di valutare
il livello d’apprendimento di base dell’italiano e della matematica da parte degli studenti italiani.
Tra le classi su cui vengono svolti i test c’è la seconda classe della secondaria di secondo grado
(l’età degli studenti è la stessa di quelli delle indagini PISA). Nel testo presente ci serviremo della
ricerca condotta durante l’anno scolastico 2010-2011 su questa classe.
È utile sottolineare che la prova è uguale per tutti gli indirizzi di studio perché si presuppone che il
percorso scelto dallo studente fino all’età di sedici anni (a cui termina l’istruzione obbligatoria),
qualunque esso sia, assicuri una formazione minima.
Perché utilizzare i rapporti INVALSI?
Se i rapporti PISA ci danno una visione dell’Itala a confronto con altri paesi OCSE, grazie alle
prove INVALSI, effettuate solo in scuole nazionali, possiamo individuare alcuni fattori che
influenzano sensibilmente le prestazioni degli studenti nella prova e quindi, presumibilmente, il loro
apprendimento in matematica.
Precauzioni per l’uso
Anche le ricerche INVALSI, in quanto studi statistici, non sono da considerare a priori una sintesi
fedele della realtà educativa italiana. I criteri con cui le domande sono scelte sono resi pubblici al
fine di mostrare come sono scelti i quesiti, quali aspetti dell’apprendimento si intende stimolare,
quale comportamento ci si aspetta dallo studente, ecc.
Il confronto dei risultati delle ricerche PISA 2003 e INVALSI 2011 è scoraggiato da fattori quali la
differenza di tempo intercorsa tra i due studi o i differenti obiettivi a cui le prove sono volte.
Se consideriamo però la velocità con cui il sistema educativo di un intero stato può mutare
dobbiamo riconoscere che in un arco di tempo minore di dieci anni, in cui non sono state attuate
riforme “rivoluzionarie”, non è sufficiente a determinare una differenza sostanziale, almeno per il
grado di specificità e approfondimento che il presente di lavoro si pone.
Con riguardo alla seconda possibile critica, il fatto che gli obiettivi degli studi sono differenti può
non minare alla base il lavoro: se INVALSI mira a determinare l’apprendimento di concetti e abilità
minime in matematica, PISA ha lo stesso obiettivo in aggiunta a quello di valutare come il ragazzo
li applica. Le ricerche possono essere viste come complementari, inoltre sono strumenti basilari per
un confronto sia interno al paese che esterno, in rapporto alle realtà di altre nazioni.
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Alcuni risultati
L’Italia nella “classifica” PISA 2003
Fonte: “Learning from Tomorrow’s world, first results from PISA 2003”
Il grafico mostra il punteggio medio di ogni paese partecipante alla ricerca, accompagnato dal
proprio intervallo di confidenza (intervallo entro il quale si trova il risultato con probabilità del
95%). È necessario precisare che la scala di punteggi è stata definita in modo che la media OCSE
sia 500 e che circa i due terzi degli studenti realizzino punteggi tra 400 e 600. Successivamente è
stata creata una scala a sei livelli(sette se consideriamo i risultati al di sotto del livello uno) che
coprono un intervallo di 62 punti ciascuno, con il livello 1 che parte da 358 punti.
Dalla lettura del grafico possiamo intuire che i risultati dell’Italia sono significativamente minori
della media OCSE (466 punti contro la media di 500), e ancora più al di sotto di quella di altri paesi
europei.
La differenza di punteggio con Portogallo e Federazione Russa non è significativa (hanno punti
dell’intervallo di confidenza comuni). Lo spazio che separa l’Italia dai paesi che occupano le prime
posizioni è di più di 70 punti, l’equivalente di un livello di prestazione di differenza, da ritenere
come una sostanziale differenza di abilità.
Seppur, come già detto, non si intende dare peso eccessivo ai risultati, è innegabile che la qualità
dell’istruzione italiana, almeno per i parametri di misurazione PISA, offra un programma e metodi
meno efficienti di quelli di altri paesi OCSE.
Può essere indicativo considerare che in Italia il 32% degli studenti non supera il livello 1 (contro la
media OCSE del 21%), ad indicare l’incapacità di svolgere anche i quesiti più semplici e meccanici.
Considerato che il test ha l’obiettivo di misurare la capacità degli studenti di applicare le loro abilità
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matematiche in situazioni quotidiane e di uso pratico (an esempio l’elaborazione delle informazioni
contenute in grafici, cambi monetari, considerazioni su interessi bancari o prezzi, ecc.) possiamo
affermare che l’insegnamento della matematica in Italia presenta attualmente delle problematiche,
visto che sembra non dare agli studenti le abilità di cui avranno sicuramente bisogno.
Alcune problematiche della scuola italiana
La variabilità dei risultati
La bassa prestazione media degli studenti italiani in PISA 2003 è causata anche dalle variabilità dei
risultati registrati nel nostro paese.
Tale problema risulta avere conseguenze ben più gravi del “brutto voto” nella prova PISA: il fatto
che la scuola non è in grado di offrire a ogni studente la stessa formazione mette in luce un grave
deficit del sistema scolastico, incapace di garantire a ogni cittadino le stesse opportunità.
Noteremo infatti come, dopo aver diviso in gruppi gli studenti coinvolti nella prova, si possano
individuare sostanziali differenze di risultati, ad indicare radicali differenze nelle competenze
matematiche acquisite fino a quel momento.
Differenze di genere
Possiamo notare una differenza dei punteggi a seconda del sesso degli studenti: i maschi totalizzano
in media 18 punti in più delle femmine, dove la media OCSE è di 11 punti (sempre a favore dei
maschi), quasi la metà.
Dalle rilevazioni INVALSI risulta invece che in ogni regione si ha una differenza percentuale di
risposte corrette del 5% circa a favore dei maschi, valore attorno a cui si allinea anche la media
nazionale.
Entrambi le ricerche sembrano concordi nel constatare una differente prestazione tra maschi e
femmine. Quale può essere la causa di tale differenza?
Numerosi studiosi, sia nel campo della psicologia che della biologia, ritengono che i meno brillanti
risultati delle femmine in matematica non sono causati da fattori biologici. Una recente ricerca
dell’università del Wisconsin ha messo in luce come la differenza tra sessi sia molto variabile e la
prestazione delle ragazze differente nelle diverse parti del mondo.
Se tale ricerca è accettata come controprova per escludere la causa biologica, possiamo identificare
nell’influenza dell’ambiente culturale e sociale una delle cause maggiori. A conferma di ciò
constatiamo che nei paesi dove è maggiore la parità sociale tra sessi e meno diffusa la povertà i
risultati di maschi e femmine sono mediamente più vicini.
Può essere utile notare come la pratica didattica, tradizionalmente rivolta prevalentemente ai maschi
e quindi “modellatasi” sulle loro esigenze d’apprendimento, sia tra le cause del fenomeno. La
visione del proprio apprendimento varia infatti molto tra maschi e femmine: se i primi reputano
utile soprattutto ciò che è applicabile e spendibile nel breve periodo le seconde sono generalmente
più attratte dalla formazione che permette loro di esprimersi e autorealizzarsi nel lungo termine.
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Differenze geografiche
Punteggi in matematica PISA 2003 per area
geografica
550
500
450
400 Nord Ovest nord Est Centro Sud Sud Isole Media Italia
Fonte: “Prima sintesi dei risultati PISA 2003” INVALSI
L ricerca PISA 2003 mostra un importante divario tra diverse aree del paese: se gli studenti del nord
totalizzano punteggi assimilabili a quelli di Francia e Svezia, il centro è vicino alla media nazionale,
invece il sud si trova in condizioni comparabili con quelle di Turchia.
Punteggi in matematica INVALSI 2010-2011
per area geografica
60
55
50
45
40 Nord Ovest nord Est Centro Sud Sud Isole Media Italia
Fonte: “Rapporto INVALSI 2010-2011”
Anche la prova INVALSI conferma quasi del tutto tale differenza: la maggior parte delle regioni del
nord totalizzano un punteggio significativamente superiore alla media nazionale mentre quelle del
centro e del sud, con eccezione della Puglia, hanno risultati più bassi, in particolare per Sicilia,
Sardegna e Molise. 9
Troviamo quindi un’Italia “spaccata”, che procede con ritmi diversi. La “questione meridionale”