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Introduzione Di cosa abbiamo nostalgia alla vista della Bellezza? ,Tesina
La seguente tesina di maturità per liceo classico tratta della bellezza vista sotto vari aspetti. I collegamenti presenti in questa tesina classica sono:
Storia dell’arte: Neoclassicismo - Canova, Amore & Psiche.
Greco: Anonimo Sul Sublime.
Filosofia: Bello e Sublime in Kant.
Latino: Petronio, Satyricon.
Inglese: Wilde, The picture of Dorian Gray.
Italiano: Estetismo - D’Annunzio, il Piacere.
Storia: Fiume e la questione adriatica.
Sempre nel Settecento si sviluppa, grazie alla nascita dell’archeologia, al successo
degli scavi di Ercolano (1738) e Pompei (1748) e agli scritti di Winckelmann, il
Neoclassicismo, una nuova corrente culturale che guarda al passato ma con distacco e
malinconia. Il prefisso “neo” suggerisce una differenza rispetto al classicismo del
passato, poiché gli autori hanno la consapevolezza della distanza temporale con il
mondo classico, del quale hanno nostalgia. I neoclassici si pongono in una condizione
di emulazione nei confronti del passato, perché questo è ormai irraggiungibile. Con
Winckelmann nasce il concetto di “bello ideale”, un bello che viene ripreso dal mondo
greco, soprattutto dall’Atene del V secolo a.C.
L’imitazione, però, non è intesa come una copia sterile del passato, né il passato viene
recuperato nella sua valenza archeologica. Il passato appare affascinante soprattutto
per i suoi contenuti etici ed estetici, legati alle esigenze di razionalità e di
rinnovamento che animavano il Settecento. L’ideale di bellezza che viene delineato si
ha “secondo ragione”, perché grazie a questa si hanno i criteri di unità, armonia e
proporzione indispensabili per la creazione del bello e all’individualizzazione del
modello.
Uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo in Italia fu Antonio Canova.
Canova ha un’idea di classico mediata dalla semplicità morale e dal sentimento di
nostalgia, come si nota nel gruppo scultoreo Amore e Psiche.
L’opera rappresenta il dio Amore mentre contempla Psiche, la giovane amata, che a
sua volta ricambia. Il tema è tratto dalla favola presente in Apuleio nelle Metamorfosi.
Le due figure sono rappresentate nell’atto che precede il bacio, momento che è privo
dello sconvolgimento emotivo che l’atto stesso del baciarsi provocherebbe nello
spettatore. Il sentimento di nostalgia si nota dalla lontananza e, allo stesso tempo,
vicinanza dei due volti che non si toccano. 4
Accanto al concetto di bello, prende spazio quello di sublime.
Questo concetto si ritrova per la prima volta nel trattato del I secolo d.C. Sul sublime.
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Il sublime, lo ψος, in questione è di tipo letterario. Nel trattato, giunto anonimo, lo
si considera come espressione di nobili passioni che mettono insieme una
partecipazione sentimentale sia del creatore sia del fruitore. Si nota come il sublime sia
legato sia all’effetto, sia un’opera produce su un animo nobile che all’altezza
dell’uomo che tramite il testo letterario si riempie d’orgoglio, come se fosse lui stesso
il creatore.
L’Anonimo giunge a definire le cinque fonti, le πηγαί, del sublime, le prime due sono
facoltà innate nell’oratore e sono la capacità di concepire pensieri elevati e il πάθος, la
passione. Le altre tre possono essere acquisite tramite la tecnica e sono l’aspetto delle
figure retoriche, l’ingegno espressivo e l’elevatezza dello stile. Un altro modo
giungere al sublime è l’emulazione e l’imitazione dei grandi scrittori del passato.
L’autore sostiene che il sublime sia l’impulso di un attimo, un prodotto dell’animo
umano educato al bello, considerato come un godimento per l’anima del lettore capace
di individuarlo e di coglierlo. Inoltre, ammonisce il lettore dell’esistenza di un falso
sublime che non lascia nello spirito una riflessione maggiore del senso letterale del
testo.
Il sublime moderno nasce, invece, dal senso di terrore che prova l’uomo nei confronti
dell’immensità del mondo. Inizialmente, si credeva che l’uomo potesse contenere in sé
l’universo e, quindi, abbracciarlo, adesso accade il contrario. L’esperienza del sublime
si lega non più all’opera d’arte, bensì alla natura.
Nel corso del Settecento il sublime è entrato con più violenza nella trattatistica e da
questo momento saranno molti gli autori ad occuparsene.
Tra questi c’è il filosofo Immanuel Kant. 5
Kant si è occupato della “disputa” tra bello e sublime anche nella fase comunemente
chiamata “pre-critica”, anticipando i temi del suo terzo capolavoro, La Critica della
Facoltà di Giudizio.
Nell’operetta Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime, si occupa delle due
disposizioni che per lui avevano una portata etico-sociale, mentre oggi sono state
considerate sotto l’aspetto estetico. Kant afferma che il sublime commuove, il bello
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attrae intendendo dire che il bello è ciò che ha grazia e che non turba, mentre il
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sublime è ciò che è in grado di provocare un godimento di sofferenza. Per sottolineare
ciò scrive: la visione di un monte le cui cime innevate si elevano sopra le nubi, la
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descrizione dell’infuriare di una tempesta […] suscitano piacere misto a terrore;
invece, l’occhio che spazia su prati in fiore, valli percorse da rivi serpeggianti […]
procurano anch’esse sensazioni deliziose, però liete e aperte al sorriso. Per far sì che
le impressioni del primo tipo possano verificarsi in noi con la dovuta intensità,
dobbiamo avere un sentimento del sublime; per godere quelle del secondo tipo in
modo adeguato, un sentimento del bello >>.
Nella Critica di Facoltà di Giudizio, Kant riprende quanto scritto nell’operetta e lo
amplifica. All’interno dei vari tipi di giudizi, si ritrovano quelli “estetici” riguardanti la
bellezza e si sottolineano le quattro caratteristiche del bello: disinteressato, soggettivo,
universale e privo di scopo. Così, l’autore vuole affermare che l’uomo può godere
della cosa bella senza volerla possedere, la vede come se fosse creata per un fine
particolare e gode come se essa incarnasse una regola. Il fondamento di questo
giudizio estetico è il “libero gioco” dell’immaginazione e dell’intelletto, che l’oggetto
produce nel soggetto.
L’esperienza del sublime è diversa, perché è caratterizzata dalla dialettica “piacere-
dispiacere”. Kant distingue due tipi di sublime quello matematico, legato
all’immensità dello spazio, e quello dinamico, legato, invece, alla forza della natura.
Nel primo caso, cade la possibilità di un “libero gioco” dell’immaginazione e 6
dell’intelletto e nasce un piacere inquieto, negativo, che fa sentire la grandezza della
soggettività dell’uomo, capace di volere qualcosa ma che non può avere. Nel secondo,
l’animo dell’uomo è scosso da un’infinita potenza quale è la forza della natura che
umilia la sensibilità umana e dalla quale deriva un forte senso del disagio.
Nella seconda metà dell’Ottocento, con la rivoluzione industriale che ha reso le città
tristi e tetre, si afferma una vera e propria religione della Bellezza.
In questo periodo, all’insegna de L’arte per l’arte si impone l’idea che la Bellezza
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sia un valore da realizzare ad ogni costo, affermando sia la sua autonomia che la sua
superiorità. In questo contesto si sviluppò l’Estetismo, nuova tendenza culturale che
segnò uno stile di vita, all’interno di un movimento più ampio, quale era il
Decadentismo. L’arte deve elevare l’uomo al di là della materia, nel regno della
bellezza e della forma pura, rifiutando l’impegno morale e sociale. Promuovendo
questo culto dell’arte, gli esteti affermavano che la vita stessa dell’uomo doveva
risolversi in arte e ispirarsi a criteri estetici. Secondo l’estetismo, l’arte non ha alcun
tipo di rapporto con l’epoca in cui si sviluppa, perché è spesso contraria ad essa e
l’unica storia che la concerne è il suo stesso sviluppo. Altro ideale importante è quello
secondo cui tutta l’arte trae origine dal ritorno alla vita e alla natura. Nel momento in
cui l’arte rinuncia alla fantasia per la realtà, rinuncia a se stessa. Inoltre, l’estetismo
presenta un continuo invito a godere della giovinezza che fugge, in cui la bellezza è
intesa come manifestazione del genio e allo stesso tempo è superiore ad esso.
L’esteta, sostituendo le leggi morali con quelle del bello, ha orrore della vita comune,
della volgarità borghese, di una società dominata dall’interesse materiale e dal profitto.
Infine, l’esteta vede il presente come il trionfo della bruttezza e dello squallore e il
passato come ciò che rispecchia il bello. 7
La critica ha considerato Petronio, autore latino, meglio noto come elegantiae arbiter,
esteta ante-litteram, un culture dell’eccentricità.
L’arbiter elegantiarum visse durante l’età neroniana e adempì alla carica di “maestro
di cerimonia”. Secondo quanto racconta Tacito negli Annales, Petronio fu eccentrico e
gaudente, con una vita tanto contraddittoria da giustificare l’ambivalenza della sua
opera, in bilico tra il divertimento narrativo e la denuncia morale.
Il Satyricon, considerato il primo romanzo della letteratura latina, è un surrogato di
generi letterari: vi confluiscono, infatti, il genere della satira, sia quella poetica che
menippea, dalla prima riprende la ricerca di argomenti e registri linguistici quotidiani e
la critica dei vizi umani, dalla seconda, invece, il modello del prosimetro. Inoltre,
viene considerato anche una parodia del romanzo greco, in quanto qui vi si trovano sì
storie d’amore ma tutt’altro che pure e caste.
L’autore prova a fare una critica estetica degli eccessivi sfarzi di corte del tempo.
Questa si nota nella “cena Trimalchionis”, la sezione più lunga pervenuta quasi
intatta, nella quale Petronio si “prende gioco” di una società che sta vivendo il suo
apogeo, ma al contempo mostra i primi segnali di una crisi irreversibile. In questo
momento della storia, i protagonisti riescono ad ottenere l’invito a partecipare alla
festa e alla cena del ricco Trimalchione, un liberto arricchito, il cui esempio di
grettezza è dato sia dall’avidità con la quale si avventa sulle pietanze che dalla
bassezza morale dei discorsi. Trimalchione risulta essere un esempio di parvenu,
intento ad ostentare la sua ricchezza del tutto priva di qualsiasi raffinatezza,
sottolineando come si tratti di un liberto che cerca goffamente di imitare i ceti
superiori.
In molti passi di questa sezione, incombe su Trimalchione e sui convitati la paura
della morte. Anche questa situazione divine grottesca, perché su una tavola imbandita
c’è un’inquietante marionetta d’argento che rappresenta uno scheletro. Essa viene 8
portata insieme a un vino pregiato e il liberto non perde l’occasione di “filosofare”,
banalizzando il tema del carpe diem oraziano.
Un altro esempio di satira estetica è data dalla lettura, da parte di Trimalchione, del
testamento. Qui, il liberto dà indicazioni sulla costruzione del proprio mausoleo e
sull’iscrizione funeraria. Emerge anche la volontà di voler liberare post-mortem tutti i
suoi schiavi e di non badare a spese per le proprie esequie: il mausoleo dovrà essere
degno delle sue ricchezze e emulerà le classi più elevate.
Tutto ciò ha portato la critica a parlare di realismo, che investe non solo il linguaggio,
che si adatta al personaggio e al suo stato sociale, ma anche ogni settore dell’opera,
dagli ambienti alla società. Ma si tratta di un “realismo del distacco”, una
rappresentazione caricaturale degli uomini umili e della vita quotidiana.
Nel Regno Unito, Petronio verrà preso come esempio da Oscar Wilde, per la creazione
del personaggio di Dorian Gray.
Wilde lived during the Victorian Age. He created the figure of “Dandy”, an eccentric
character that aroused disgust but also admiration in London society.
In the preface of the novel “The Picture of Dorian Gray” Wilde summarized the
principles on which it was based its aestheticism.
The artist is the creator of beautiful things;
To reveal art and conceal the artist is art’s aim;
There is no such thing as a moral or an immoral book. Books are well written,
or badly written. That is all;
No artist has ethical sympathies. An ethical sympathy in an artist is an
unpardonable mannerism of style;
Vice and virtue are to the artist materials for an art;
It is the spectator, and not life, that art really mirrors;
Diversity of opinion about a work of art shows that the work is new, complex,
and vital .