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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: Considerazioni sul vivere border-line

Autore: Rocco Ravella

Descrizione: analisi di vita e opere di tre personaggi geniali: gamow, basquiat, coleridge

Materie trattate: arte, letteratura inglese, filosofia, fisica, scienze

Area: umanistica

Sommario: Come non stupirsi di fronte all'immensità  del cielo, del mondo, delle stelle? Così si stupirono VanGogh e Leopardi. Appassionati dalla natura, dalla vita cercarono di scoprirne i più reconditi segreti e rivelarli attraverso la loro arte. Si è sempre pensato all'esistenza, ai suoi perché, alle sue motivazioni. Nel VI secolo a.C. l'uomo si è persino inventato un sapere che raccogliesse in sé tutte le idee e teorie circa il mondo esterno ed interno a noi stessi: la filosofia. Questa s'è accresciuta, evoluta ed è ritenuta il sapere per eccellenza: poiché studia l'uomo, la sua società , la sua storia e vuole offrire teorie e leggi universali per mondo e natura; è quindi intrinseca ad ognuno di noi â€" prima o poi chiunque, necessariamente, si chiede che senso ha la sua vita -, ognuno prova a seguire quelle direttive etico-morali che derivano dalle risposte che uno si dà . E' una "brutta abitudine quella dei talenti creativi di investire sé stessi in estremi patologici" (T.Roszak), ma appunto grazie a questa convivenza del genio con uno stato estremo che gli consente di raggiungere profonda conoscenza e quindi di sciogliere con l'arte e le intuizioni geniali quei nodi creati dalla filosofia. Quindi chi riesce a vivere all'estremo, al limite, sul border-line è colui che può capire sé stesso nel mondo, percepire i segreti della natura ed interpretarli in arte o pensiero significativi. Colui che più si avvicina a riunire il suo essere esteriore col genio interiore (stato di natura), sempre, in tutti i tempi è stato considerato un talento creativo: un genio. Questi riesce a percepire i limiti e gli ostacoli che lo costringono all'interno del border-line; e il suo scopo quindi diviene quello di scardinare i blocchi e interpretare il mondo sotto nuove prospettive, consapevole della libertà  assoluta raggiungibile con lo stesso atto di oltrepassare e vivere (anche momentaneamente) al di fuori della linea di confine. Perciò è quasi sintomatico negli individui, che percepiscono i muri imposti (o auto-imposti) dalla società  e dalla storia, la ricerca, anche sfrenata, di vie d'accesso a nuovi mondi, a nuove situazioni differenti da quelle dogmatiche e indubitabili che prima opprimevano il talento e poi, superate, spalancano le porte al dubbio e alla creatività . Se per Nietzsche la menzogna era chiamata verità  e solo il superuomo poteva, con la trasvalutazione dei valori, riscoprirsi nel mondo caotico della natura e autoaffermarsi di fronte ad essa, anche nei geni si può ritrovare un procedimento analogo: il sovvertimento del comune, del conosciuto che ha come fine la riscoperta di forze e leggi superiori sconosciute.

Estratto del documento

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Indice

4 Breve presentazione

5 Considerazioni

7 George Gamow

10 Jean – Michel Basquiat

15 Samuel Taylor Coleridge

21 Bibliografia e fonti 3

Breve presentazione

Fin da bambino ero un continuo far domande a coloro che mi circondavano, lo scoprire cose nuove

intorno a me stimolava la mia curiosità.

Ora da adolescente che m’appresto alla maturità chiedo con lo stesso interesse, e non mi bastano più

le risposte facili, semplici; cerco di capire più profondamente i significati e il senso di situazioni e

avvenimenti che fanno parte della vita stessa.

Non a caso il sociologo tedesco E.Fromm diceva: “L’uomo è l’unico animale per il quale

la sua stessa esistenza è un problema.”

Ho quindi voluto studiare e analizzare in questo scritto un fenomeno che sempre più mi affascina e

stupisce.

Come probabilmente si può dedurre dal titolo intendo analizzare la vita e alcune opere di tre

personaggi in particolare: George Gamow, Samuel Taylor Coleridge, Jean-Michel Basquiat, che se

pur avendo vissuto in epoche molto distanti, ho scoperto essere ottimi rappresentanti di quella

categoria di uomini che ha saputo vivere e lasciar memoria di sé per la capacità di coniugare genio e

irrazionalità. 4

Considerazioni

Come non stupirsi di fronte all’immensità del cielo, del mondo, delle stelle? Così si stupirono

VanGogh e Leopardi. Appassionati dalla natura, dalla vita cercarono di scoprirne i più reconditi

segreti e rivelarli attraverso la loro arte.

Si è sempre pensato all’esistenza, ai suoi perché, alle sue motivazioni.

Nel VI secolo a.C. l’uomo si è persino inventato un sapere che raccogliesse in sé tutte le idee e teorie

circa il mondo esterno ed interno a noi stessi: la filosofia.

Questa s’è accresciuta, evoluta ed è ritenuta il sapere per eccellenza: poiché studia l’uomo, la sua

società, la sua storia e vuole offrire teorie e leggi universali per mondo e natura; è quindi intrinseca

ad ognuno di noi – prima o poi chiunque, necessariamente, si chiede che senso ha la sua vita -,

ognuno prova a seguire quelle direttive etico-morali che derivano dalle risposte che uno si dà.

E’ una “brutta abitudine quella dei talenti creativi di investire sé stessi in estremi patologici”

(T.Roszak), ma appunto grazie a questa convivenza del genio con uno stato estremo che gli

consente di raggiungere profonda conoscenza e quindi di sciogliere con l’arte e le intuizioni geniali

quei nodi creati dalla filosofia.

Quindi chi riesce a vivere all’estremo, al limite, sul border-line è colui che può capire sé stesso nel

mondo, percepire i segreti della natura ed interpretarli in arte o pensiero significativi.

Colui che più si avvicina a riunire il suo essere esteriore col genio interiore (stato di natura), sempre,

in tutti i tempi è stato considerato un talento creativo: un genio.

Questi riesce a percepire i limiti e gli ostacoli che lo costringono all’interno del border-line; e il suo

scopo quindi diviene quello di scardinare i blocchi e interpretare il mondo sotto nuove prospettive,

consapevole della libertà assoluta raggiungibile con lo stesso atto di oltrepassare e vivere (anche

momentaneamente) al di fuori della linea di confine.

Perciò è quasi sintomatico negli individui, che percepiscono i muri imposti (o auto-imposti) dalla

società e dalla storia, la ricerca, anche sfrenata, di vie d’accesso a nuovi mondi, a nuove situazioni

differenti da quelle dogmatiche e indubitabili che prima opprimevano il talento e poi, superate,

spalancano le porte al dubbio e alla creatività.

Se per Nietzsche la menzogna era chiamata verità e solo il superuomo poteva, con la trasvalutazione

dei valori, riscoprirsi nel mondo caotico della natura e autoaffermarsi di fronte ad essa, anche nei

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geni si può ritrovare un procedimento analogo: il sovvertimento del comune, del conosciuto che ha

come fine la riscoperta di forze e leggi superiori sconosciute.

“Volevo il movimento, non un’esistenza quieta.

Volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità

di sacrificare qualcosa al mio amore.

Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza

d’energia che non trovava sfogo in una vita tranquilla.”

(Lev Tolstoj – La felicità famigliare)

Sovvertire il comune: intraprendere una vita che sia manifestazione dei limiti e del loro

superamento, coniugare l’energia che ritroviamo in noi con il proprio talento-amore.

Questo è un particolare modo di vivere che trova espressione nella ricerca di situazioni limite come:

alterazioni psico-fisiche dovute all’assunzione di alcool, fumo e droghe; comportamenti alienati e

stili di vita esasperati.

Sono queste alcune soluzioni estreme, vie d’accesso all’inesplicabile che circonda l’uomo, sfruttate

dal talento che si propone di indagare i significati puri della realtà. 6

George Gamow

George Antonovich Gamow, “Geo” per gli amici, nacque

ad Odessa nell’Ucraina sovietica il 4 Maggio 1904, rappresenta

emblematicamente la figura di scienziato eclettico e geniale.

All’età di tredici anni il padre gli regalò un telescopio ed egli si

appassionò a tal punto nell’osservazione delle stelle, che intuì

subito che la sua strada sarebbe stata quella dello scienziato.

Nel 1922 intraprese infatti la sua avventura nella fisica e

all’Università di Leningrado poté seguire i corsi di uno dei padri della cosmologia, Alexander

Friedmann, solo tre anni dopo in concomitanza con la morte di quest’ultimo, abbandona gli studi di

cosmologia per passare alla meccanica quantistica e, già a ventiquattro anni, è considerato uno dei

maggiori conoscitori di questa teoria per aver risolto con un’intuizione sull’effetto tunnel il problema

del decadimento alfa osservato solo sperimentalmente.

Dopo aver ricevuto la laurea nel 1929 conosce Niels Bohr (padre dell’idea di un atomo quantizzato),

al quale presenterà i suoi progetti e otterrà quindi una borsa di studio per l’Istituto di Fisica Teorica

di Copenaghen. Qui presentò la sua ipotesi di considerare il nucleo atomico come “piccole

goccioline” di fluido nucleare; da questa idea si sono sviluppate le odierne teorie di fusione e

fissione.

Per due anni frequentò gli ambienti dell’Università di Cambridge dove conobbe Rutherford (fisico

della teoria atomica) e la sua equipe ai Cavendish Laboratories.

Richiamato in patria nel 1931 divenne capo ricercatore dell’Accademia delle Scienze di

Leningrado, sposò L.Vokhminzeva, ex ballerina del Bolscioi, e nonostante la sua fama di fisico

crescesse fu obbligato dalla durezza del regime staliniano a interrompere la ricerca.

Costretto all’interno dei confini dell’Urss tentò invano per due volte la fuga che gli riuscì, favorito da

un disguido burocratico, solo due anni dopo.

Venne inseguito in Europa come “traditore e criminale di stato”, in

seguito fu accolto alla Washington University negli USA dove

insegnerà per ventidue anni; in questo ambiente gettò con Teller e

Bethe le basi di teorie e idee come quelle sulla comprensione dei

fenomeni interni alle stelle.

Proprio Teller dirà che “aveva una fertile immaginazione,…tirava fuori un’idea, la diffondeva

e la considerava quasi un gioco”, è infatti un’altra caratteristica di Gamow quella di essere un

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divulgatore scientifico estremamente abile nel trasmettere concetti anche molto complicati con

semplicità e umorismo.

Nella vita non fu solo un fisico di successo ma fu anche conosciuto come autore. Scrisse un buon

numero di popolari libri scientifici e creò un suo personaggio, Mr Tomkins, un uomo qualsiasi, un

impiegato di banca che di fronte ad argomenti come quelli della relatività, della meccanica

quantistica e della struttura atomica rimane sconvolto e solo col sogno riesce a comprendere i

significati delle lezioni ascoltate precedentemente.

“…è un fatto che il principio fondamentale della fisica moderna è proprio questo :

non parlare mai delle cose che non puoi conoscere.

La fisica teorica moderna si basa su questo principio che i filosofi trascurano spesso.”

(il professore a Mr. Tomkins nel IV sogno – Mr. Tomkins in Wonderland)

Non solo un uomo geniale, brillante ed intuitivo, ma anche maestro dell’espressione in quanto

capace di rendere accessibile ed apprezzabile da tutti la scienza che da sempre lo affascinava.

Durante la seconda guerra mondiale era a conoscenza del progetto Manhattan ma,

nonostante fosse uno dei maggiori conoscitori dei quanti, non fu ammesso ai lavori preparatori della

bomba atomica poiché pur sempre russo e…ahimè amante della conversazione, e degli alcolici!

Si recò a Los Alamos solo a guerra conclusa dove partecipò alla creazione della bomba H.

Appena dopo con la collaborazione di H.Bethe gettò le basi del modello di evoluzione delle

stelle, processo URCA, e propose una teoria sulla struttura interna delle giganti rosse ma solo alla

fine degli anni ‘40 e inizi del 1950 Gamow diede il suo

maggior contributo alla ricerca astronomica proponendo

un’importante e famosa teoria in un articolo intitolato

“Space, the Big Ball of Fire”, questa che doveva essere

conosciuta come dai nomi dei firmatari del

teoria αβγ,

lavoro(Alpher, Bethe, Gamow), divenne e si sviluppò

come teoria del Big-Bang, tuttora accettata come

plausibile e unica teoria ad avere conferme sperimentali .

Riprendendo gli insegnamenti di Friedmann e Lemaître

sulla possibilità di un universo in espansione dopo un

enorme esplosione avvenuta miliardi di anni fa, unendo

di fatto fisica delle particelle e teoria della relatività

generale. Raffigurazioni

delle teorie

sulla nascita dell’universo 8

Sono divenuti proverbiali i suoi tentativi di spiegare questa idea: come se lo spazio si fosse creato

metaforicamente con lo scoppio (bang) di un palloncino (da qui il nome Big Bang attribuito

sarcasticamente alla teoria da F.Hoyle, feroce sostenitore della sua assurdità) o come una torta con le

uvette (galassie) che lievitando le fa distanziare e disperdere pur lasciandole pressoché dello stesso

volume e massa.

Scrisse in che modo riteneva potesse essersi formata la materia, e suggerì una sorta di stato

primordiale chiamato “Ylem” estremamente caldo e denso dal quale, dopo l’esplosione, si sarebbe

formato anche l’elio; ma la previsione di una radiazione di fondo, come un’eco sonora, tuttora

esistente che rimaneva dall’esplosione fu probabilmente la sua più geniale intuizione poiché essa fu

verificata sperimentalmente da Penzias e Wilson solo diciassette anni dopo, nel 1965.

A dimostrazione della sua geniale versatilità in tutti i campi della scienza dal 1954 si

interessò e fece ricerche di biologia. Ipotizzò e risolse un mistero della codifica del DNA, egli infatti

suggerì per primo che ogni singolo nucleotide contenesse le informazioni per la disposizione dei 20

amminoacidi e la conseguente costruzione di proteine. Ideò da questa teoria un sistema di

decodifica chiamato “diamond code” che provocò molto entusiasmo ma si rivelò fallimentare con le

scoperte successive. Inoltre in onore sempre della divulgazione e della ricerca,

formò un gruppo di venti scienziati, uno per amminoacido,

chiamato “RNA Tie Club” che si riuniva periodicamente per

organizzarsi nello studio e nella diffusione dei lavori inerenti la

codifica del genoma.

Nel 1956 divenne professore alla Colorado University e sempre

quell’anno ricevette un importante premio dell’UNESCO per

aver saputo popolarizzare la scienza.

Gamow con il suo gatto Spin e una

delle cravatte-amminoacido del Tie Club

Nel 1968 prima di morire disse: “Alla fine il mio fegato presenta il conto”, così riassumendo

la sua vita: un assiduo bevitore con un’ottima mente e sempre di buon umore. 9

Jean-Michel Basquiat

(Nato a Brooklyn il 22 dicembre 1960)

“Penso che la pittura di Jean sia

un esempio perfetto di quello che intendevamo per

ignoranza.”

(Ricordo di M.Holman, amico di Basquiat)

Ignoranza come regalità, eroismo e strada: sono questi i temi preferiti da Jean-Michel, sono

la sua interpretazione emotiva interiore del mondo e il suo modo di relazionarsi con esso.

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21 pagine