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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Concezione materialistica della storia
Autore: Alessandro Laterza
Descrizione: il mio studio si compone di un'intervista al filosofo della scuola di milano fulvio papi, esperto della teoria marxiana della storia, e di un saggio breve atto a chiarire, riscoprire e contestualizzare, ora, nella contemporaneità in cui la globalizzaz
Materie trattate: filosofia, storia, scienze sociali, dirittto ed economia
Area: umanistica
Sommario: La concezione della storia proposta da Karl Marx e Friedrich Engels è, ancora oggi, molto dibattuta in ambito politico, scientifico e accademico. Da ciò si può dedurre l'importanza e rilevanza che il metodo materialistico dialettico assume nelle sue varie forme oggi, periodo storico di capitalismo globale e "totale". La mia ricerca ha preso in considerazione la "teoria marxiana dello sviluppo tendenziale della storia dell'uomo", nota anche come "concezione materialistica della storia". Il mondo contemporaneo è anche il mondo del capitalismo che ha avuto come espressione teorica l'economia politica "borghese", nato ufficialmente con la Rivoluzione Francese del 1789 Tra i tanti studiosi che hanno analizzato il capitalismo, inteso sia come modello teorico che come sistema economico reale, Karl Marx è il primo che, con approccio scientifico, ha messo in luce le leggi di questo sistema e la sovrastruttura culturale, ideologica e morale che ne consegue , arrivando a proporre una nemesi storica che, secondo il filosofo tedesco, è nella coscienza del proletariato intesa come coscienza universale per la liberazione dell'umanità dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Assieme alla presentazione della sua teoria scientifica, figlia dell'hegelismo di sinistra, dell'economia politica, del materialismo epicureo e del socialismo francese mi sembra importante presentare la vita di Marx, uomo sensibile e amico leale, studioso appassionato e, soprattutto, rivoluzionario. Tutti i grandi personaggi della storia del pensiero hanno, in un senso o nell'altro, una dimensione pubblica e quindi politica. Di Marx mi ha colpito profondamente la impostazione scientifica (e non morale, tendente a definire ciò che è bene o male) diretta a mettere in luce la natura della politica borghese e del capitalismo, il suo ruolo di rivoluzionario militante, la sua sensibilità per la filosofia antica e il ruolo fondamentale che egli oggi ha assunto nel dibattito scientifico. Il mio lavoro si compone, inoltre, di una video-intervista ad uno dei maggiori studiosi contemporanei di Karl Marx e del materialismo, utile a chiarire il ruolo della concezione materialistica della storia nel nostro presente.
CONCEZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA
Mappa concettuale della tesi
Attualità del marxismo e
del suo metodo scientifico: 1_ grande industria, si universalizza la concorrenza, mercato mondiale
(Vedi “Ideologia tedesca”) 2_ mezzi di comunicazione globale
3_ circolazione rapida dei capitali, centralizzazione dei capitali (trust)
4_ storia del mondo: ogni uomo dipende dal mondo intero
(globalizzazione)
5_ scienze naturali sottomesse alla “volontà” del capitale
6_ rapporti sociali in denaro (rapporti di produzione)
7_ grandi città industriali e migrazioni
La storia degli uomini è studiabile secondo leggi di sviluppo.
leggi degli uomini nell’oggettività
Concezione:
Sviluppo delle forze produttive modo di produzione
corrisponde
Divisione del lavoro forma di proprietà
Divisione in classi
<<Non è la coscienza che determina la vita, ma è la vita che determina la coscienza.>>
Rapporti di produzione sono: - determinati
- necessari (per vivere)
- indipendenti dalla volontà
- corrispondenti ad un grado sviluppo delle forze produttive
struttura economica: reiterabile, regolarità, generalizzazione
sovrastruttura (norme, stato ecc.)
Epoca di rivoluzione sociale: - contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione
- rapporti di produzione da forme di sviluppo diventano
catene
- subentra l’epoca di rivoluzione sociale
Dalla preistoria alla storia
Modi produzione: asiatico (prima della rivoluzione agricola), antico, feudale, borghese
moderno.
comunismo comincia la storia
Con il 3
La Concezione Materialistica della Storia di Marx ed Engels
Intervista a Fulvio Papi
di Alessandro Laterza
Alessandro Laterza: Come è arrivato Lei allo studio di Marx ed Engels e
precisamente all’analisi della concezione materialistica della storia?
Fulvio Papi: Cominciamo con un piccolo dato autobiografico. Ho letto il manifesto
dei comunisti nel maggio/giugno del 1945, quando ero ancora sfollato a Stresa. Non giuro
che riuscì a capire tutto, ma il clima morale ed etico riuscì a percepirlo. C’era un’idea di
rinnovamento del mondo e della società, un avvenire di pace, di giustizia, di libertà; tanti
sogni. Dopo una catastrofe durata 5 anni ogni pubblicazione che mostrasse un avvenire
era di grande fascino.
La mia lettura dei testi marxiani rimase quella per tutto il liceo. All’università lessi il
leggibile, ma soprattutto il giovane Marx come i “Manoscritti economico-filosofici del ‘44”
e “L’ideologia tedesca”. Con una gran differenza: il primo tirava verso l’antropologia
mente il secondo verso la concezione materialistica della storia. Sotto l’influsso del
professor Antonio Banfi lasciai perdere l’antropologia e mi fermai sulla concezione
materialistica della storia formandomi così un certo gusto per la storia, già in forte
polemica con la concezione sovietica.
Io penso che il marxismo non fosse una scienza globale della storia ma una
interpretazione! Una interpretazione, quella di Marx ed Engels, contingente e cioè con un
soggetto storico, il proletariato, che era l’elemento attivo che portava alla luce l’esigenza
di interpretare in questo modo la storia. Quindi non scienza assoluta, ma contingenza
storica che portava alla luce l’interpretazione di sé stessa.
Fino a 35 anni avevo questo quadro. Ho preso, inoltre, una parte dello stile di Althusser:
bisogna leggere i testi marxiani, anche il capitale; questa fu la lezione fondamentale.
Basta con le ibridazioni filosofiche! Pensavo che l’insegnamento fondamentale di Marx
fosse la conoscenza del modo di produzione capitalistico, già molto chiaro a metà degli
anni ’60, e la critica dell’economia politica. Quest’ultima isola il fattore economico e ne fa
una scienza a parte, non vede gli aspetti sociali: come se l’economia avvenisse in un
mondo diverso dal mondo della vita sociale delle persone. La critica serve a riportare
l’economico nella sua dimensione sociale.
Alessandro Laterza: Ha parlato di scienza. Molti mettono in dubbio che il
marxismo si possa definire scienza o che abbia un metodo.
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Fulvio Papi: Sono sostanzialmente d’accordo. Bisogna cominciare col distinguere
metodo e scienza: la scienza è un sapere, la costruzione di un sapere; il metodo è un
pensare il come, come si fa. Ciò che è successo è questo: che la scienza, come produzione
di sapere scientifico, usa dei metodi, ma anche corregge i metodi mentre lavora, cambia
secondo le esperienze, gli elementi apriorici. La scienza è una serie che richiede una
quantità di aggiustamenti. Non si può pensare di far calare un metodo rigido: il metodo è
stato un problema solo filosofico ed epistemologico, un poco astratto; non succede
sempre nella pratica ciò che l’epistemologia filosofica dice.
Il problema del marxismo non è l’elaborazione di un metodo. Non vi è un “problema del
metodo”, ma della produzione di un sapere. Il metodo secondo me è quello della logica di
Hegel. Faccio un paragone: la “Logica”(1812) di Hegel(1770-1831) comincia con la
categoria dell’essere, perché la filosofia occidentale comincia con Parmenide (l’Uno, il
discorso sull’essere). Tutti pensano che l’essere sia l’elemento che tiene assieme e
condivide tutti gli aspetti della realtà, una forte categoria filosofica che deve essere
smontata attraverso il processo della dialettica delle grandi categorie. Il “Capitale”
comincia col feticismo della merce, con una categoria pubblica, come l’essere di Hegel:
che cosa si pensa comunemente intorno alla merce? Che la merce sia, sia l’essere, che la
merce abbia un essere proprio, con caratteristiche dell’essere. Bisogna invece dimostrare
che la merce è una relazione sociale come Hegel dimostra che l’essere è una relazione
categoriale. Il metodo profondo del Capitale, quindi, è la logica di Hegel. Come la
religione è una oggettività prodotta da un soggetto, allo stesso modo la merce feticizzata
è il modo di pensare di un soggetto che, feticizzando la merce, feticizza il suo pensiero.
Ecco come Marx vuole costruire il suo sapere.
Però non c’è un solo fine teorico nel Capitale. Marx, procedendo, non si accontenta di
dimostrare che il lavoro e il capitale sono una relazione sociale, sufficiente ciò per
inverare una concezione materialistica della storia. È sbagliato cercare un metodo ma ci
sono più metodi nel lavoro teorico marxiano in relazione agli oggetti che si pongono (ad
esempio la relazione tra lavoro e capitale e il problema teorico della riduzione dei valori a
prezzi. Sono due livelli diversi che mostrano due periodi diversi della vita intellettuale di
Marx) Alessandro Laterza: Quali sono, se ne esistono, gli aspetti positivi del
marxismo? Perché noi, giovani e meno giovani dobbiamo continuare a studiare Marx,
anche a partire dalla Concezione Materialistica della Storia.
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Fulvio Papi: Secondo me la concezione materialistica della storia è molto riduttiva
e ce ne accorgiamo subito. Appena facciamo una vera ricerca storica lo “schema povero”,
come diceva Sartre nelle “Questions de méthode” (1960), in realtà cala sulla storia e
riduce i contenuti storici in funzione di questo schema. La concezione materialistica della
storia è uno sguardo d’assieme ma non un sapere che possa essere usato per capire i vari
momenti storici e le varie congiunture storiche. Bisogna, perciò, avere un sapere più
analitico, più sottile. Il punto centrale è la produzione della concezione del modo di
produzione capitalistico. Ogni teoria deve avere dei referenti. Quelli di Marx erano della
rivoluzione industriale dal 1780 al 1850 e Marx fa la teoria di quella realtà. Però noi, oggi,
non possiamo ripetere quella teoria di quella realtà e quegli stessi referenti. Esiste però
un modo di produzione che ha una storia cominciata nel 1600 e che arriva fino ad adesso
con impensabili sviluppi. Una replica marxiana è positiva per studiare oggi le relazioni,
anche se non ce la faremmo, ma come idea trascendentale, come finalità del lavoro, per
rendersi conto del sistema complesso di relazioni che ha introdotto il modo di
produzione capitalistico come, ad esempio, la finanziarizzazione dell’economia, la
globalizzazione e i suoi squilibri, il Pil come calcolo della ricchezza delle nazioni, la
povertà ecc. L’insieme di questi fenomeni è lo sviluppo storico del modo di produzione
capitalistico dal quale non si evade con un atto di pensiero: sarebbe come andare fuori
dalla propria configurazione biologica. Il capitalismo si è imposto su scala globale.
Questa è la situazione nella quale siamo.
Alessandro Laterza: Dobbiamo però, come Lei sostiene, cominciare da un lavoro
ermeneutico e non cercare di ibridare le conoscenze o il metodo che Marx ed Engels ci
hanno lasciato.
La teoria marxiana, nella sua storia, è stata criticata da Nietzsche, Weber,
Althusser, dalla Scuola di Francoforte, Derrida, Sartre e altri. Come hanno, in pratica,
valutato e analizzato questi il pensiero marxista?
Fulvio Papi: Ci sono vari tipi di marxismo. Non si può paragonare il marxismo
fenomenologico di Sartre con la forma di marxismo critico o di sociologia para-marxista
della scuola di Francoforte. I vari marxismi, filosofie, hanno attinto al sapere di Marx ed
Engels. Qual è l’elemento negativo? È quando si dogmatizza il contenuto della tradizione
marxista. Io non penso che sia colpa di Marx se in Urss ci sono state delle repressioni,
quei milioni di morti, i gulag, la mancanza di libertà ecc. Marx non c’entra nulla! Le idee
non calano sul mondo come se fossero passeri che cadono sulla terra. Le idee sono
mediate da uomini, da situazioni politiche, da élite politiche, da tradizioni. In Russia vi
era una forte tradizione di centralismo zarista che, a rivoluzione compiuta, si è ripetuto
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per la nuova élite, in nuova forma, portando allo stalinismo ecc. Divenne un sapere
scolastico, una dottrina di stato, con carattere di catechismo. È però, questo, il rischio di
ogni filosofia! Ogni filosofia ha un suo momento di negatività.
Laterza: Adesso, nella attualità, quali sono i problemi che si pongono i giovani
su Marx ed Engels; nella politica, nelle accademie, quali sono i problemi che fanno
arrovellare gli studiosi o chi approccia i testi marxiani?
Papi: Io sono abbastanza pessimista. La cultura contemporanea non si arrovella
per nulla. Il sapere attuale ha 3 caratteristiche fondamentali: o diventa una forma di
rappresentazione mediatica, spettacolo, o diventa iperspecialismo universitario oppure se
ne occupa il mondo politico che è, a sua volta, autoreferenziale. Sono in dialettica povera
tra loro e nessuno dei tre spazi è in grado di sviluppare elementi teorici forti. Infatti in
Italia la politica soffre di cultura, è una politica “bassa”.
Laterza: A che livelli si dovrebbe applicare la conoscenza marxista?
Papi: Con dei grandi studi che tengano conto degli aspetti economico-sociali e
culturali del mondo intero come ad esempio lo studio delle trasformazioni ecologiche,
sociali, culturali, i rapporti con le tradizioni simboliche di un luogo. Sono queste tutte
domande concrete, nella prassi, che fanno parte della tradizione marxiana. Sono questi
gli studi di chi si ispira ad una tradizione marxiana. Non contaminazioni filosofiche ma
analisi pertinenti sul campo e analisi relazionali che prendano in considerazione sia gli
elementi ecologici, sia economici, politici, sociali, etnologici, simbolici. Una
Weltanschaung.
L’economia politica vede un solo aspetto e lo enfatizza. Ad esempio il Pil o Pnl è un
elemento non esaustivo non sufficiente in quanto è da mettere in relazione con le
condizioni di vita. L’economia politica è insieme di astrazioni. Il lato peggiore
nell’economia politica è la sua presunzione di conoscere il bene: vi sono dei calcoli e
generalizzazioni unitamente a un’idea di bene: così diventa un sapere impositivo e non
descrittivo. L’economia politica impone di far in modo che accada qualcosa: ad esempio
se l’anno seguente aumenta il Pil di X% siamo virtuosi, ma possiamo aver generato
catastrofi, molti incidenti sul lavoro, instabilità sociale, inquinamento superiore. Bisogna