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Sintesi
Italiano: neorealismo, esistenzialismo, strutturalismo, semiologia, ermeneutica, postmoderno, la lingua dell'uso comune, la lingua letteraria, Italo Calvino (concezione del labirinto);

Storia: la globalizzazione;

Matematica: gli integrali;

Sistemi: sistemi di controllo a tempo continuo, i disturbi;

Elettronica: il sistema di acquisizione dati;

Telecomunicazioni: modulazione ASK;

TDP: sensori e trasduttori;

Economia industriale: organizzazione aziendale;

Inglese: antenne.
Estratto del documento

L' uomo e la comunicazione un binomio indivisibile

La necessità di comunicare è una caratteristica propria dell’uomo, perché noi siamo, come

qualche studioso ci ha definiti, “animali sociali”. E’ sin dall’età della pietra che l’uomo ha

cercato l’approccio con i suoi simili e, prima con gesti poi con parole, così è nata la

comunicazione. Da quel momento il sistema comunicativo è stato migliorato sempre di più:

dapprima i simboli nelle caverne, le lettere, poi i libri con l’invenzione della stampa che ha

consentito ad alcuni di diffondere le loro idee a più persone; successivamente l’invenzione

del telegrafo e del telefono; la radio e la televisione; fino a giungere ai nostri giorni con

l’avvento di Internet, questa rete multimediale che collega persone distanti migliaia di

chilometri e permette loro anche di vedersi. Sicuramente i modi di comunicare sono

cambiati molto e cambieranno ancora; ma la voglia degli uomini di comunicare sarà sempre

la stessa e non si esaurirà mai. Noi viviamo nell’era della comunicazione ed ora più che mai

il comunicare è diventato un bisogno al quale non si può rinunciare, anche grazie al

progresso tecnologico. Ma questa voglia di comunicare migliorerà la nostra vita sociale o ci

renderà schiavi delle nuove tecnologie? Sicuramente i nuovi mezzi di comunicazione come

la televisione ed il computer sono stati di vitale importanza per l’umanità, ci hanno

permesso di realizzare un sogno: quello di trasmettere a distanza i suoni e le parole. Di certo

ci potrebbero essere delle conseguenze negative, ma tutto dipende da noi, dall’uso che

facciamo: la televisione può provocare dipendenza, può rendere l’uomo un animale vedente

e non più pensante, ma sta proprio all’uomo decidere se diventarne schiavo o meno. Non

bisogna dimenticare che l’uomo possiede la forza di volontà che è più forte di ogni altro

istinto; ed è proprio la volontà l’unica in grado di controllare le passioni umane. E’ chiaro,

quindi, che il progresso conta sulla nostra capacità di porre un limite al consumo di

tecnologia. Pertanto, anziché osservare solamente gli aspetti negativi del progresso nel

campo della comunicazione come spesso accade, bisogna analizzare soprattutto quelli

positivi. Persone costrette dai casi della vita a vivere lontane, grazie al telefono prima ed al

computer oggi, possono comunicare tra di loro come se si trovassero nella stessa stanza; gli

anziani, spesso costretti a trascorrere da soli gran parte delle ore giornaliere, trovano nella

televisione un mezzo per trascorrere il tempo in maniera divertente; e poi non bisogna

sottovalutare il ruolo informativo e culturale della televisione; i bambini ed i ragazzi

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possono trovare in Internet e nel computer una fonte inesauribile di informazioni su ciò che

avviene nel mondo e rendersi così partecipi della vita del pianeta e comprendere meglio gli

avvenimenti che lo riguardano. Se poi tutto ciò costituisce un ostacolo alla vita sociale

dell’individuo, il problema va ricercato nella persona e non nel televisore o nel computer.

Senza dubbio la comunicazione pura e semplice, fatta di parole e gesti, non deve mancare

assolutamente, ma non per questo bisogna condannare lo sviluppo tecnologico.

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ITALIANO

Il Neorealismo

Innovazione Liguistica

Italo Calvino

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Il neorealismo

Il pensiero del secondo Novecento si trova ad affrontare una quantità di problemi nuovi,che

tendono a farlo "esplodere" in svariate direzioni.Nel momento della sua massima espansione

economica, il mondo occidentale è attraversato da inquietudini che rimettono in discussione

le basi della sua cultura: questo accade nella discussione sulla società di massa, condotta per

lo più da punti di vista di tipo catastrofico, intrecciata a quella sugli effetti dei nuovi media

elettronici, che non solo trasformano le abitudini di vita,ma investono alla radice le relazioni

tra l'uomo, il mondo, la conoscenza.

Attacchi radicali alla civiltà occidentale nascono al suo stesso interno a proposito della

minaccia di catastrofe nucleare, delle responsabilità del colonialismo, del dominio maschile

su cui questa civiltà si è costruita. In una situazione così instabile, l' atteggiamento

prevalente nei confronti dei grandi problemi della conoscenza è relativistico e problematico,

anche nella filosofia delle scienze della natura; da questa tendenza si distingue

l'orientamento strutturalista, a lungo prevalente nelle scienze umane, che si ispira all'ideale

di una conoscenza esatta e oggettiva.L'insieme delle trasformazioni sociali e culturali che

hanno investito il mondo intero è tale che porta molti pensatori a ritenere che siamo entrati

in una nuova epoca della storia umana, che in mancanza di meglio viene definita

"postmoderna". L'esistenzialismo

Un'influenza rilevante in Italia,nell'immediato dopoguerra, ha avuto l'esistenzialismo, che

aveva il suo fondamento nella filosofia di Martin Heidegger (1889-1976) e di Karl Jaspers

(1893-1969). Era un pensiero che, in opposizione alle costruzioni metafisiche della filosofia

occidentale, quali il sistema dell'idealismo hegeliano, concentrava la sua attenzione sul

singolo nel suo esistere svincolato da un "essere" che gli potesse conferire un senso e un

fondamento.Ne derivava l'angoscia dinanzi all'assurdo e alla mancanza di significato

dell'esistenza, che si risolveva nella prospettiva di uno <<scacco>> definitivo.In Italia ebbe

particolare risonanza l'interpretazione delle tematiche esistenzialiste di Jean-Paul Sartre e

Albert Camus, i quali della conoscienza dell'assurdo ricavavano l'esigenza dell'impegno

politico come unico modo per dare un senso all'esistenza, attraverso la libera scelta

umana.L'ideologia dell'impegno poteva così conciliarsi con il clima dominante, trovando un

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punto d'incontro con le istanze allora egemoniche del marxismo.

Lo strutturalismo

Agli anni sessanta risale anche la diffusione dello strutturalismo,verificatasi prima in

Francia ed estesasi, subito dopo in Italia.Lo strutturalismo è essenzialmente un metodo di

indagine che è stato applicato a diverse discipline; ma, come ogni metodo, presuppone

anche una determinata visione del mondo. I suoi fondamenti sono costituiti dalla linguistica

strutturale elaborata dal ginevrino Ferdinand de Saussure (1857-1913), il cui Corso di

linguistica generale uscì postumo nel 1916. La novità metodologica da lui introdotta

consisteva nel fatto che la lingua non era più studiata nella sua evoluzione storica, in senso

cioè diacronico, ma come un insieme sincronico di unità base (i fonemi, i lessemi, i

sintagmi), che vengono a comporre tra loro un sistema di rapporti funzionali.Con questi

presupposti vennero poi indagati altri fenomeni umani, oltre alla lingua: ad esempio le

strutture sociali, le culture, i miti. Al fondo dei vari fenomeni umani lo strutturalismo vedeva

così delle strutture invarianti, indipendenti dal divenire storico, ma anche dalla

consapevolezza, dalla volontà dalle scelte programmatiche dell'uomo, del soggetto. Lo

strutturalismo proponeva cioè una visione del mondo antistoricistica ed antiumanistica:

secondo le sue concezioni, non è l'uomo che crea storicamente il suo mondo, ma l'uomo è

"agito" da strutture profonde che non può controllare, è oggetto, non soggetto.Influenze

strutturalistiche raggiunsero anche la psicoanalisi con Jacques Lacan (1901-1981), secondo

il quale l'inconscio è strutturato come il linguaggio. La critica strutturalistica non

considerava,quindi, il testo nella sua genesi storica, ma prescindendo da ogni contesto

esterno, si limitava a ricostruire l'organizzazione dei rapporti interni fra le unità costitutive,

ai loro vari livelli, fonico, morfologico, lessicale, sintattico, retorico.

La semiologia

Dai fondamenti teorici dello strutturalismo si è poi sviluppata una teroria generale dei segni,

la semiologia o, come i suoi esponenti hanno più recentemente preferito chiamarla,

semiotica. Originae è la semiotica proposta dalla Scuola di Tartu (Estonia) ad opera di Jurij

Lotman e Boris Uspenskij, che studiano sopratutto i modelli spaziali in cui si esprimono le

culture, attraverso le opposizioni interno-esterno alto-basso. In Italia il teorico di maggior

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rilievo è Umberto Eco (1975) che ha sistemato la disciplina in un Trattato di semiotica

generale. All'ambito di semiotica letteraria appartiene la narratologia, che è

prospettivamente una semiotica del testo narrativo.

Ermeneutica e decostruzionismo

Se il marxismo e lo strutturalismo hanno costituito il clima dominante nella cultura italiana

fino agli anni Settanta, dagli anni Ottanta l'orizzonte comune del dialogo ulturale è stato

offerto dall'ermeneutica. Si tratta di una corrente filosofica che trae origine di Martin

Heidegger ed ha trovato il suo massimo esponente in un allievo di questi, Hans George

Gadamer (1900-2002), autore del fondamentale Verità e metodo. Mentre marxismo e

strutturalismo erano aumunati, sia pur in forme diverse, dalla onvinzione cheil processo

conoscitivo fosse la ricerca di strutture di signifiato insite nell'oggetto stesso, e ritenevano

possibile la loro messa in luce definitiva attraverso l'esattezza dei processi scientifici,

l'ermeneutica pone l'acento sul momento soggettivo del conoscere, sull'interpretazione. La

mente di chi conosce non è nella condizione della tabula rasa, ma è occupata da

presupposizioni, <<pre-omprensioni>>, <<pre-giudizi>>, cioè da ipotesi preliminari

sull'oggetto. Questa situazione però, secondo le prospettive ermeneutiche, lungi dal portare

ad un relativismo anarchico, ad un soggetivismo del tutto arbitrario, obbliga l'interprete ad

assumere coscienza dei suoi pregiudizi, a metterli costantemente alla prova e a orreggerli a

ontatto con l'oggetto attraverso un serrato e ripetuto confronto con esso. Come ha sritto

Sergio Moravia, si crea <<un movimento di reciproca e progressiva sintonizzazione,

correzione e approfondimento comprensivo tra soggetto e oggetto>>. Non solo, ma

possiamo accingerci all'interpretazione di un oggetto solo tenendo conto della serie di

interpretazioni già date su di esso, degli <<effetti>> da esso prodotti. Questo principio

ermeneutico ha trovato un terreno di sviluppo nella critia letteraria, nella <<teoria della

ricezione>>. L'ermeneutia esclude così un sapere totale, definitivo: il nostro sapere, secondo

tale teoria, rimane sempre parziale, storiamente limitato ed aperto.

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Il postmodermo

Un altro tema largamento dibattuto in questi anni è quello del postmoderno, un concetto che

è stato assunto come definizione generale della nostra età. In esso è implicita l'idea che è

finita un'epoca, quella della modernità appunto: una fase storica caratterizzata dalla

dinamicità, dal progresso, dalla trasformazione incessante. Principio cardine della modernità

era che tale processo fosse coerente e indirizzato unitariamente a fini individuabili. La realtà

postmoderna delle società postindustriali è caratterizzata, invece, dalla frantumazione, dalla

complessità incoerente, non dominabile intellettualmente e non ordinabile (un caos però non

vissuto tragicamente dal soggetto, con sofferenza e smarrimento, bensì ludiamente, con

un'accettazione divertita e soddisfatta). Se lo strumento logico elaborato dalla modernità per

pensare il divenire storico era la dialettica, cioè il continuo processo di una tesi, di una sua

negazione nell'antitesi e del suo superamento in una sintesi, he a sua volta diviene una tesi

di un nuovo ciclo, ora si nega la dialettica e la si sostituisce con il concetto di differenza.

Impossibile è quindi la produzione del nuovo: ciò, nel campo della letteratura, delle arti, del

teatro, del cinema, provoca la rinuncia alla ricerca di soluzioni indedite e induce alla

ripetizione del già noto, a riprendere semplicemente gli stili del passata combinandoli e

contaminandoli tra loro, a costruire testi e opere mediante assemblaggi di citazioni, a

riscrivere il già scritto. Il postmoderno si pone quindi in antitesi rispetto all'avenguardia

(intesa in senso generale) implica infatti che vi sia un senso e una direzione della storia,

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