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Dall' Invenzione della radio ai sistemi digitali come il Wi-Fi passando per la storia e l'utilizzo propagandistico durante l'era fascista
Materie trattate: Elettronica e Telecomunicazioni Letteratura Inglese Matematica Sistemi Informatica
Antonio Lanzolla
Sul grafico su rappresentato sull’asse delle ascisse vi è l’indice di modulazione M, e sulle ordinate le
funzioni di Bessel J , J , J , …
0 1 2
Le funzioni di Bessel possono assumere solo valori inferiori a 1 in modulo ed anche il valore 0.
Si può dedurre che per alcuni valori dell’indice di modulazione m, alcune righe dello spettro del
segnale modulato in FM possono sparire.
Si chiamano gli zeri di Bessel quei valori dell’indice di modulazione che annullano J , e per la quale la
0
trasmissione avviene senza alcuna portante, quindi con rendimento del 50%.
Spettro del segnale modulato in FM
Per lo studio dello spettro, quindi dell’insieme di tutte le sinusoidi che rappresentano nel dominio di
frequenza il segnale modulato, faremo un esempio:
Tracciando lo spettro di un segnale in modulazione di frequenza con:
• Fp = 100MHz
• Fm = 15KHz
• Df = 45 kHz
• Vp = 100 V 21
Antonio Lanzolla
Si determina in base alla formula:
Tracciando sul diagramma delle funzioni di Bessel, un segmento parallelo all’asse delle ordinate in
corrispondenza del valore m = 3 dell’indice di modulazione e, dell’intersezione con tutte le curve J0,
J1, J2 … si determinano i valori che queste funzioni J0, J1, J2… che si riassumono schematicamente
nella figura in basso: Risulta dal E quindi le ampiezze delle righe
grafico: spettrali in Volt sono:
J0 = -
0.26
J1 =
0.34
J2 =
0.48
J3 =
0.32
J4 =
0.12
J5 =
0.05
J6 =
0.01
Si definisce banda di un segnale modulato in FM, l’insieme di quelle frequenze di valore significativo
che lo costituiscono, cioè di ampiezza superiore all’ 1% dalla portante non modulata.
Nel caso preso in esame, si osservi che nelle funzioni di Bessel il valore di riferimento della portante
modulata, è uguale a 1, si stabilisce quindi di considerare come facenti parte della banda del segnale
modulato in FM soltanto quelle funzioni di Bessel che hanno valore in corrispondenza del valore m
prescelto superiore in modulo a 0.01
Ecco perché nell’esempio fatto è stato escluso J6, sesta funzione di Bessel e le successive.
Ottenuti tutti i valori delle funzioni di Bessel, si traccia la banda del segnale modulato in FM: 22
Antonio Lanzolla
Lo stesso, con i valori numerici risulta:
Nel nostro esempio la larghezza di banda è:
La formula per la determinazione della larghezza di banda in FM è:
Per determinare la lunghezza di banda occorre conoscere i diagrammi delle funzioni di Bessel, oppure
il numero delle righe spettrali, cosa che è possibile solo se si ha a disposizione un buon analizzatore di
spettro. 23
Antonio Lanzolla
Si può calcolare la larghezza di banda, in modo approssimativo, senza alcun analizzatore di spettro e
senza funzioni di Bessel, usando la formula empirica di Carson:
∆f
Dove è il massimo scarto in frequenza rispetto alla portante a riposo, e f è la massima frequenza
mmax
modulante.
Questa formula è tanto più esatta quanto più m è grande, mentre per un m piccolo non sarà molto
precisa.
Canali delle trasmissioni in FM
∆f
Ipotizzando un pari a 75 kHz
Calcoliamo, per verifica, la larghezza di banda di un canale stereofonico con l’utilizzo della formula di
Carson.
Potenza nella modulazione di frequenza
Nella modulazione di frequenza un il segnale viene modulato ha ampiezza invariata rispetto alla
portante a riposo e poiché la potenza di un segnale sinusoidale dipende dalla sua ampiezza e non dalla
sua frequenza, la potenza del segnale modulato è la stessa di quella della portante non modulata.
Avviene quindi che prima della modulazione la potenza è concentrata tutta su una sinusoide detta
portante, mentre dopo la modulazione, la potenza in parte rimane nella portante ed in parte si
distribuisce in varie righe spettrali, in proporzione al valore delle funzioni di Bessel elevato al
quadrato. 24
Antonio Lanzolla
Quindi prima della modulazione:
Dopo la modulazione:
Prima della modulazione:
Dopo la modulazione: 25
Antonio Lanzolla
MODULAZIONE DI FASE(PM)
La modulazione di fase è simile alla modulazione di frequenza, tant’è che entrambe vengono chiamate
modulazioni angolar. In questo caso la modulante va a modificare la fase della portante lasciandone
invariata l’ampiezza.
Anche se in questo caso la banda è molto larga ed il circuito per realizzarla sono anche più complessi e
sensibili di quella di frequenza. E usato però in coppia con la modulazione di ampiezza, nel segnale
cromatico televisivo.
Nella modulazione di fase, l’informazione da trasmettere viene racchiusa nella fase della portante,
mentre l’ampiezza della portante resta sempre invariata.
Come nella modulazione di frequenza, però anche la frequenza del segnale modulato varia, rendendo
questo tipo di modulazione analogica molto simile a quella di frequenza.
Gli impieghi sono molto limitati, sia perché oggi si tende a preferire sempre le modulazioni di tipo
digitali, sia perché essendo molto simile alla FM a parità di caratteristiche richiede una larghezza di
banda maggiore ed inoltre presenta svantaggi di tipo circuitale, per cui viene usata assieme alla
modulazione di ampiezza per la modulazione del segnale cromatico televisivo.
Nella modulazione di fase, è presente una portante sinusoidale ed una modulante analogica.
Un segnale periodico può svilupparsi in serie di Fourier quindi è lecito considerare il segnale
modulante come costituito da singole sinusoidi. Per semplicità di esamineranno usa sola di queste
armoniche la cui funzione matematica si potrà esprimere indifferentemente sia in seno che in coseno.
Nella modulazione di fase, si fa variare la fase della portante in modo direttamente proporzionale
all’ampiezza della modulante che racchiude l’informazione da trasmettere.
Supponendo che la portante sia:
La fase 0 deve variare in funzione dell’ampiezza della modulante:
Dove 0 può essere posta, uguale a 0, e Kp è la costante di proporzionalità del modulatore di fase.
0
La fase istantanea completa risulta:
Il segnale modulato in fase allora assume la forma:
∆θ = K V
Dove si è indicato con la massima deviazione di fase.
p m
Per ottenere la frequenza istantanea f del segnale modulato in fase bisogna derivare rispetto al tempo
ω(t) :
l’espressione della fase istantanea ottenendo innanzitutto 26
Antonio Lanzolla
Quindi la frequenza istantanea è:
La grandezza:
È il massimo scarto di frequenza cui è soggetto il segnale nella modulazione di fase e assume il nome di
indice equivalente della modulazione di frequenza nella modulazione di fase.
Dall’osservazione della funzione del segnale modulato in fase si deduce quanto già detto per la
modulazione di frequenza e cioè che è rappresentato da righe spettrali in numero infinito date dalle
funzioni di Bessel.
Gli spettri della modulazione di fase sono molto simili a quelli della modulazione di frequenza ed a
questi si manda pertanto. 27
Antonio Lanzolla
Le modulazioni impulsive
Si chiamano modulazioni impulsive quel tipo di modulazioni dove la portante è costituita da un bus di
impulsi e a modulante è di tipo analogico. Oggi sono poco usate perché soppiantate dalla tecnica PCM
Le modulazioni impulsive si dividono in:
• PAM (Pulse Amplitude Modulation = Modulazione ad Ampiezza di impulsi)
• PWM (Pulse Width Modulation = Modulazione a Larghezza di Impulsi)
• PPM (Pulse Position Modulation = Modulazione a Posizione di Impulsi)
Nel PAM il segnale analogico modulante fa variare l’ampiezza del treno di impulsi che costituisce la
portante. Come si può vedere nello schema
Nella PWM le ampiezze degli impulsi sono tutte uguali e l’informazione viene data dal segnale
modulante che a cariare la larghezza dell’impulso.
Nella PPM invece, le ampiezze degli impulsi sono tutte uguali ma la loro posizione, anticipata o
ritardata rispetto a quella di riposo, racchiude l’informazione modulante.
Quanto più il segnale analogico è positivo, tanto più viene ritardata la posizione degli impulsi rispetto
28
Antonio Lanzolla
alla posizione in riposo.
Quanto più è negativo il segnale analogico, tanto più è anticipata la posizione.
La tecnica PCM
Attorno agli anni quaranta nacque l’esigenza di aumentare il numero dei collegamenti telefonici
interurbani.
Questa esigenza si scontrava, però, con la grande complicazione e il considerevole costo di impianto di
grandi fasci di conduttori, di misure elevate e difficili da cablare.
Si pensò quindi di multiplare il gran numero di collegamenti telefonici solo con cavo coassiale.
Esisteva all’epoca già una tecnica per risolvere il problema, chiamata FDM (Freqency Division
Multiplexing) ma presentava alcuni difetti e limitazioni, così nacque la più moderna TDM (Time
Division Multiplexing) e si tentò di realizzarla per mezzo di tecniche già descritte impulsive PAM,
PWM, PPM, che però costituirono solo una fase di passaggio, in quanto presto furono superate dalla
modulazione codificata PCM (Pulse Code Modulation).
Oggi esiste un PCM Americano, un PCM Europeo e un PCM Giapponese quello che potrete vedere
nell’illustrazione è un PCM telefonico Europeo a 32 canali.
Il PCM di può applicare ai canali telefonici, ed il tipo europeo, consente di far transitare su un solo
cavo coassiale 32 telefonate in contemporanea senza che interferiscano tra di loro. 29
Antonio Lanzolla
Dei 32 canali multiplexati, 30 sono canali vocali mentre 2 si chiamano canali di servizio.
Per realizzare la tecnica PCM si effettuano tre operazioni a partire dal segnale microfonico di partenza:
• CAMPIONAMENTO
• QUANTIZZAZIONE
• CODIFICA
Campionamento
In base al teorema di Shannon, un segnale a banda limitata, compresa fra le frequenze F ed F dove
1 2
F >F può essere rappresentato attraverso una successione di campioni prelevati con una frequenza
2 1
pari almeno a 2F .
2
In telefonia si assume come frequenza di campionamento il valore di:
f = 8 KHz
c
Superiore di 1.2KHz al valore minimo:
2f = 6.8 KHz
2
Come stabilito dal teorema di Shannon.
Il periodo di campionamento corrisponde, all’inverso della frequenza di campionamento:
Il segnale telefonico viene dunque per prima cosa campionato, viene poi sostituito dalla sequenza di
impulsi PAM, così ottenuti, come si può vedere in figura: 30
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La quantizzazione
La fase successiva prende invece il nome di quantizzazione, e consiste nella scelta di livelli discreti per i
campioni ottenuti, nell’esempio che segue sono 8 e di valori tutti uguali.
Nella realtà i livelli sono 256, di cui 128 positivi e altrettanti negativi, inoltre non sono tutti di valore
uguale, ma per mantenere costante il rapporto tra segnale/disturbo su tutta l’esecuzione dell’ampiezza,
sono anche di ampiezza variabile a seconda di un funzione logaritmica.
Ci si può accorgere che in fase di quantizzazione si compie un errore, chiamato errore di
quantizzazione, visto che il segnale vocale di partenza può assumere qualunque valore, all’interno della
sua escursione, essendo continuo, mentre il segnale quantizzato può assumere solo alcuni valori
precisi.
Scegliendo però un numero molto alto di livelli, ad esempio 256, questo non avrà effetti sull’orecchio
umano perche la variazione per intervalli discreti dell’ampiezza del segnale risulterà al di sotto della
soglia di sensibilità.
La codifica
Nella terza fase gli impulsi campionati e quantizzati in precedenza, vengono codificati, cioè la loro
ampiezza viene trasformata in una sequenza di bit secondo un codice binario.
Ad esempio, se l’ampiezza del primo impulso è di 5V, verrà rappresentata dalla sequenza binaria 101.
In realtà nel PCM Europeo, essendo di 256 livelli, per rappresentare ogni campione occorrono 8bit,
quindi il segnale analogico viene trasformato in una sequenza di bit che in codice di rappresentano le
ampiezze di ciascun campione.
Tra una sequenza di 8 bit e la successiva però, nel PCM Europeo, si trasmettono altre 31 sequenza di 8
bit che rappresentano altri 31 canali telefonici multiplexati sullo stesso cavo coassiale.
In un solo cavo quindi transitano 32 segnali numerici che indipendentemente l’uno dall’altro vengono
indirizzati dal proprio corrispondente al destinatario.