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(Psicologia- La comunicazione non verbale)
Latino- Quintiliano
Liceo Scientifico G. Castelnuovo
Anno scolastico 2012/2013
ANALISI DELLA COMUNICAZIONE
NON VERBALE NEI DISCORSI DI
MUSSOLINI
Silvia Testi VG
LA COMUNICAZIONE NON VERBALE
Comunicare significa rendere comune, far partecipi gli altri di qualcosa.
La comunicazione è quindi uno scambio di valori sociali che si effettua secondo
regole prestabilite, utilizzando il linguaggio (la comunicazione verbale ) e il
comportamento ( la comunicazione non verbale ).
Come si nota da questa prima definizione di comunicazione, questa si
suddivide in un aspetto verbale, meramente linguistico, e in un aspetto più
ampio, che va oltre le parole e che contribuisce, spesso in maniera decisiva, a
esprimerne e a coglierne il senso.
Le parole non esauriscono , infatti, il senso di un messaggio all’interno di un
discorso orale, non sono sufficienti a convogliare il significato pieno di ciò che il
parlante vuole esprimere. Soprattutto dal punto di vista emozionale, le parole
risultano spesso fredde e, benché questo possa sembrare paradossale, non
comunicano, o meglio, non bastano per trasmettere la vera intenzione di ciò
che viene detto. Questa funzione viene infatti svolta dalla comunicazione non
verbale.
Tale funzione può essere complementare alla comunicazione verbale oppure,
totalmente indipendente.
Nel primo caso, come già accennato, il linguaggio non verbale completa le
espressioni verbali, dando alla comunicazione non verbale quella compiutezza,
non realizzabile attraverso il solo uso delle parole.
Se le parole forniscono il contenuto dell’informazione, un’intonazione
appropriata (ad esempio, serio o ironica), che indica la vera intenzione del
parlante, oppure dei gesti esplicativi, possono apparire essenziali per esprimere
nel migliore dei modi un concetto .
Tuttavia il linguaggio non verbale in certi casi può sostituire interamente la
componente verbale.
Questo può accadere nel caso di gesti o segnali, spesso semplici, che vengono
interpretati dallo stesso modo da appartenenti ad un medesimo gruppo
culturale; si pensi al cenno del capo, impiegato per salutare. Sono gesti che
racchiudono in sé tutto il significato e che non necessitano di ulteriori
“aggiunte” verbali.
CLASSIFICAZIONE COMUNICAZIONE NON VERBALE
Oltre a questa prima distinzione all’interno della definizione di comunicazione,
è possibile effettuare un’ ulteriore suddivisione in base alle componenti della
comunicazione non verbale.
La comunicazione non verbale infatti, non include solamente il linguaggio del
corpo o le espressioni facciali, ma si avvale anche di tutte quelle componenti
che fanno uso del suono come mezzo per conferire un andamento o accentuare
parte del discorso.
Possiamo infatti riconoscerne tre componenti fondamentali:
- Sistema paralinguistico,
- Sistema cinesico,
- Prossemica
SISTEMA PARALINGUISTICO
vocale non verbale,
Il sistema paralinguistico o è l’insieme di tutte le emissioni
e inflessioni della voce, non direttamente riconducibili a parole, che
conferiscono all’enunciato il suo caratteristico andamento.
Ne fanno parte il volume, la pausa , l’intonazione, il tono e il ritmo, che
vengono studiati da quella branca della linguistica chiamata Prosodia.
Andando ad analizzare le varie componenti:
volume
Il rappresenta l’intensità e l’ampiezza di un suono, ed è strettamente
legata ad altri fattori come il tono.
Il volume contribuisce, interagendo con gli altri tratti prosodici, alla formazione
dell’intonazione e del ritmo, ed è particolarmente utile da un punto di vista
pragmatico poiché un aumento del volume ( e quindi dell’intensità del suono)
permette di dare enfasi ad una determinata struttura verbale e di distinguerla
dalle altre. É quindi utile per catturare l’attenzione dell’ascoltatore.
L’intonazione rappresenta l’ “andamento melodico” dell’enunciato, ed è dovuta
alla variazione dell'altezza dei suoni durante la pronuncia delle parole
all’interno di un discorso, determinato dalla variazione di tono e di volume.
Come esempio è sufficiente pensare alla lingua italiana, nella quale
l'intonazione consente, ad esempio, di distinguere una frase affermativa
(intonazione discendente) da una frase interrogativa (intonazione ascendente).
L’intonazione esercita un’essenziale funzione pragmatica, dividendo
melodicamente il discorso in modo da evidenziare le unità informative a
vantaggio dell’oratore, ma soprattutto dell’ascoltatore.
ritmo
Il è determinato in particolare dal susseguirsi degli accenti nel flusso del
discorso, che conferiscono un andamento caratteristico all’enunciato.
Permette la segmentazione del discorso e inoltre, se correttamente impiegato,
facilita la comprensione del messaggio, rendendolo meno monotono per
l’ascoltatore.
pausa
La è l’assenza di unità linguistiche effettive ed individuabili.
Poiché le pause lessicali, che si verificano all’interno di una stessa parola, non
sono normalmente percepibili, ci concentreremo sullo studio delle pause
sintattiche, che sono invece uno strumento
di suddivisione del discorso usate col fine di renderlo più comprensibile e
facilitarne l’interpretazione.
Le pause vengono classificate in cognitive e comunicative.
Le prime derivano dalla pianificazione del discorso, e comprendono ad esempio
le esitazioni e i suoni non precisamente articolati, imposti dalla produzione del
discorso e dalla sua realizzazione e per tale motivo caratterizzano in particolare
spontaneo.
il parlato
Tra le pause comunicative, invece, figurano in particolare quelle “retoriche”,
ovvero le pause che vengono utilizzate dall’oratore per produrre un
determinato effetto negli ascoltatori.
Spesso tali tipi di pause caratterizzano discorsi ben pianificati e preparati in
precedenza dove l’oratore colloca sapientemente dei momenti di silenzio per
dare enfasi al proprio dire. Si delinea così una particolare tipologia testuale:
discorsi scritti per essere letti come se non fossero scritti.
Oltre a segmentare il discorso e conferire enfasi al discorso, le pause svolgono
anche la funzione di concedere tempo al pubblico per riflettere, soprattutto
dopo domande retoriche .
Questo evidenzia un aspetto caratteristico della pausa: essa non compare mai
da sola, ma in corrispondenza di altri tratti prosodici, come il ritmo, il volume
della voce e l’intonazione.
SISTEMA CINESICO
Per sistema cinesico si intende l’insieme di tutti i gesti, volontari e involontari
per lo più legati alle emozioni, in particolare i movimenti del corpo e le
espressioni del volto, che costituiscono la parte non vocale della comunicazione
non verbale.
Oltre ai movimenti e alle espressioni che manifestano emozioni e
atteggiamenti indicanti lo stato d’animo del parlante, ve ne sono altri che
accompagnano il discorso di quest’ultimo e che sono quindi parte integrante
del messaggio che egli vuole trasmettere(seppur talvolta in maniera
involontaria).
Questi sono:
Movimenti che accompagnano direttamente il discorso
Le varie parti dell’enunciato sono dunque accompagnati da gesti differenti, a
seconda della loro lunghezza e complessità.
Movimenti che forniscono la punteggiatura e che manifestano la struttura
Spesso questa funzione è esercitata con l’uso dello sguardo; ad una breve
occhiata corrispondono le pause grammaticali, ad una più prolungata il termine
delle espressioni.
Inoltre, a volte chi parla conta con le dita i diversi punti in cui si suddivide il
discorso.
Movimenti che segnano enfasi
Anche i movimenti, oltre che ai tratti prosodici, possono conferire enfasi ad un
discorso, con ad esempio il movimento di una mano o della testa.
Movimenti che indicano la modalità di formulazione del discorso
L’espressione del volto indica se una frase è seria, ironica, sarcastica etc.
Inoltre può accadere che un’affermazione venga negata dai gesti che la
accompagnano, che in genere rivelano la veridicità del discorso del parlante.
Movimenti di illustrazione
Tali sono i movimenti che sono in grado di fornire illustrazioni spaziali di ciò di
cui si sta parlando.
Dopo aver esaminato le funzioni del linguaggio del corpo, si possono osservare
ora nel dettaglio le caratteristiche di ciascun suo componente.
1.LE ESPRESSIONI DEL VOLTO
La mimica facciale è la componente non verbale forse più espressive e
emotiva, in quanto il viso è un sistema duplice, che più di tutti comprende
espressioni scelte intenzionalmente ed altre che
emergono in maniera spontanea, a volte senza che l’interessato nemmeno
sappia ciò che si dipinge sul suo stesso volto.
Le espressioni del volto possono manifestare:
-Caratteristiche della personalità
-Emozioni
-Segnali di sostegno nel discorso e dell’interazione comunicativa (ad es. lo
sguardo)
2.LA POSTURA
La postura può essere facilmente controllata e governata, a differenza degli
altri movimenti del corpo.
Poiché essa influenza molto il modo in cui l’ascoltatore si pone rispetto al
parlante, può risultare un grande mezzo di persuasione e potere.
Basti pensare ad una posizione eretta e rigida, che può essere usata per
esprimere dominanza.
3.LA GESTUALIT À
La gestualità comprende i movimenti delle braccia e delle mani, e sono
classificati in base alla loro funzione:
- Emblematici
(messaggi che possiedono un’equivalente espressione verbale)
- Descrittivi
(che accompagnano o illustrano un concetto espresso verbalmente)
- Di regolazione
(che tentano di controllare i movimenti dell’interlocutore)
- Di manifestazione affettiva
LA PROSSEMICA
La prossemica riguarda la gestione degli spazi tra gli interlocutori, che
aumentano e diminuiscono a seconda del rapporto che intercorre tra gli
interlocutori stessi.
Nell’analisi del discorso politico la Prossemica non rappresenta un fattore
fondamentale, in quanto l’oratore, il politico, parla ad una moltitudine di
persone.
La Prossemica che indaga sulla distanza a cui sono posti due interlocutori, non
può quindi essere applicata ad una massa.
COMUNICAZIONE NON VERBALE E DISCORSO POLITICO IN MUSSOLINI
l discorso politico rappresenta una modalità di comunicazione dove i tratti non
verbali hanno un ruolo di primaria importanza.
La padronanza di tratti prosodici e del linguaggio dei gesti rientra dunque a
pieno titolo nelle competenze che un parlante deve possedere per essere un
buon oratore, poiché studi dimostrano come l’impatto emozionale di un
messaggio dipenda solo per il 7% dalle parole, mentre il restante 93% è da
attribuire alla comunicazione non verbale (38% tratti prosodici, 55%
espressione del volto).
Celebri personalità e letterati del mondo antico si sono occupati di questo
Institutio Oratoria,
aspetto e già Quintiliano, nella sua attribuiva una funzione
all’actio,
essenziale cioè al modo di accompagnare le parole con gesti, sguardi
e movimenti del corpo adeguati.
Mussolini fece proprie tutte queste abilità per sedurre il popolo durante i suoi
discorsi nelle piazze.
È da non sottovalutare la preferenza di Mussolini a comunicare direttamente
con il popolo invece di formulare i suoi discorsi in Parlamento o in un altro
luogo.
Mussolini predilige quindi la piazza per entrare in contatto con il suo uditorio,
perché
all’interno di questo contesto sa di poter trasmettere un messaggio potenziato
all’infinito, sapendo egli sfruttare tutte le peculiarità che un palcoscenico del
genere gli può offrire. A questo si deve aggiungere che il pubblico che
presenzia, spesso anche attivamente, a quegli eventi è per lo più costituito da
persone poco colte, molti di quel pubblico avevano studiato, ma senza uscire
da quella media o mediocre istruzione di base che spesso, più che in cultura si
evolveva in sufficienza. Mussolini non trascurava certo questo aspetto, anzi
conosceva perfettamente la composizione e le caratteristiche dei suoi
destinatari. come
Di conseguenze, nei discorsi di Mussolini il assume importanza pari se
cosa,
non maggiore del e si ricorre anche all’utilizzo di “allusioni”, parole e
costruzioni vaghe, che rappresentano un importante strumento di persuasione.
La vaghezza infatti serve dei precisi fini politici, poiché gli individui che