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Sintesi
Filosofia: Thomas Hobbes – Leviatano, ovvero la materia, la forma e il potere di uno Stato ecclesiastico e civile (1651) - Lo stato di natura – La nascita dello Sato – Il Diritto / Charles Robert Darwin – L’origine della specie (1859)
Letteratura: Futurismo – Filippo Tommaso Marinetti - Manifesto del Futurismo (20/02/1909) / Koushun Takami – Battle Royale (1999)
Microbiologia: Prova sperimentale - Competizione e aggregazione dei batteri Pseudomonas Aeruginosa
Biochimica: Azione di Piocianina e Pioverdina, prodotti chiave dei
P. Aeruginosa
Chimica: Separazione, essiccamento e spettrofotometria di Piocianina e Pioverdina
Estratto del documento

nascita e l’organizzazione dello stato come

“contratto sociale” tra gli uomini e le

caratteristiche che il sovrano di questo stato

dovrebbe avere.

Secondo Hobbes il principio fisiologico che

spinge l’uomo ad una qualsiasi azione è

l’autoconservazione e sotto questo impulso

sarebbe in grado di fare qualsiasi cosa. Però la

natura ha fatto gli uomini tutti uguali in facoltà

fisiche e mentali in quanto sono tutti mortali

allo stesso modo e anche il più forte può essere

infine sopraffatto, ed è da questa uguaglianza di

capacità che nasce anche un’uguaglianza di

possibilità di raggiungere i propri scopi. Questo

è chiamato lo stato di natura dell’uomo ed in

questa situazione ognuno ha la massima libertà

di metodi e mezzi per raggiungere i propri fini

e sono quindi tutti titolari di diritti della stessa

qualità e intensità che gli concedono un potere

illimitato su un qualsiasi oggetto, ma tutti questi poteri illimitati non fanno altro che creare

automaticamente una condizione conflittuale. Allo stato di natura si crea una condizione di

guerra di tutti contro tutti nella quale ognuno cerca di sopraffare gli altri per

accaparrarsi l’oggetto conteso, è la condizione descritta come Homo homini lupus

(l’uomo è lupo per gli altri uomini), nella quale non esiste giusto o sbagliato ma solo utile

o inutile, si ha la facoltà di fare ciò che si vuole nella più totale libertà e dato che non vi è

legge non vi è nemmeno ingiustizia.

Ma è proprio in questo clima competitivo che l’uomo comincia a ragionare e la paura della

morte, l’istinto di autoconservazione appunto, lo induce a sottoscrivere delle clausole di

pace, ovvero le leggi di natura, che lo obblighino a preservare la vita. Le leggi di natura,

in tutto 19, si basano sul diritto di natura cioè sul fatto che ogni individuo ha la libertà di

fare tutto ciò che è necessario per conservare la sua vita, anche agire a danno di qualcuno

che ci minaccia, ed è proprio per non dover applicare fino in fondo questo diritto che si

sono istituite le leggi di natura. La prima legge è quella fondamentale e obbliga a

“Cercare e perseguire la pace”, poi per procedimento logico derivano le altre e dettano

dei comportamenti che garantiscono il rispetto della prima legge, difatti la seconda

afferma che “si deve essere disposti a rinunciare al diritto su tutto e ci si deve accontentare

di avere tanta libertà verso gli altri quanta noi ne concediamo agli altri verso noi stessi”.

Le altre leggi concernono sempre a comportamenti da tenere nelle relazioni con gli altri e

si basano sul fatto che quindi tutti dovrebbero rinunciare al loro potere assoluto dello stato

di natura a favore del concetto “non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te”.

Appurato questo si entra nella seconda parte del libro, quella riguardante lo Stato, la sua

nascita e la sua struttura e organizzazione. 6

Stabilite le leggi di natura e la loro azione sorge

spontanea la domanda di come farle rispettare, dato

che allo stato di natura nessuno deciderebbe di

perdere il proprio potere. È a questo punto che si

rende necessario un contratto sociale di tutti gli

uomini nel quale decidano di trasferire tutto il loro

potere nelle mani di un solo uomo o di una sola

assemblea di uomini, in modo che tutte le volontà

vengano ridotte ad una sola ed è proprio questa

moltitudine unita in una sola persona che si chiama

Stato.

Lo stato quindi non è un fenomeno naturale ma

un’aggregazione dettata dalla ragione su impulso

dell’istinto di sopravvivenza che impara che l’unione

fa la forza (visibile anche nell’immagine della

copertina del libro riportata a fianco).

Lo Stato è quindi la forza che costringe l’uomo ad

essere socievole dato che è l’unico avente il potere per farlo. È in questo modo che si

genera il Leviatano, interpretato dal detentore dei poteri assoluti concessigli, al quale sono

affidate tutte le mansioni di pace e difesa degli altri uomini che hanno rinunciato a tutti i

diritti tranne quelli all’integrità fisica e alla vita, cioè la base del patto sociale. Di

conseguenza se il sovrano è lo Stato, i principi dello Stato stesso coincidono con i diritti e

le facoltà del sovrano, egli può quindi: stabilire le leggi, amministrare la giustizia, decidere

la pace e la guerra, scegliere cosa far insegnare e così via… I diritti del sovrano non sono

bilanciati da obblighi legislativi, in quanto lui stesso crea le leggi perché ne ha il potere,

decide il bene e il male e non può essere accusato di ingiustizia, ma da semplici doveri

morali dettati dal patto irrevocabile stabilito con gli altri uomini. Il principale dovere

morale è garantire la sicurezza e solo nel caso lui sia insolvente in questa mansione o

addirittura ne minacci l’incolumità allora il patto decade e i sudditi non sono più costretti

ad obbedire al sovrano, sia esso in forma monarchica (la più accreditata da Hobbes perché

garantisce l’unità della condotta politica), aristocratica o democratica.

Quindi in questo contesto la naturale competizione porta all’aggregazione dell’uomo in

strutture organizzate, più forti del singolo e in grado di tenerlo al sicuro. Perciò i due istinti

sono funzionali l’uno all’altro in una stretta relazione di dipendenza dettata dal fatto che

uno è la miglior risoluzione dei problemi causati dall’altro.

Avendo compreso questa struttura puramente ideale e filosofica si può procedere

all’analisi degli effetti dell’impulso di autoconservazione su soggetti studiati da vicino e

la migliore deduzione di questo processo l’ha avuta Charles Robert Darwin descritta

nell’opera “L’origine della specie” sotto il nome di evoluzionismo biologico e selezione

naturale che gli permisero di sconvolgere la teoria creazionistica cristiana.

7

Biografia:

Charles Robert Darwin nasce a Shrewsbury in Inghilterra

il 12 febbraio 1809, da scolaro lesse il libro The Natural

History of Selburne, testo diffuso in quel tempo, contenente

le osservazioni di campagna scritte dal naturalista Gilbert

White, considerato uno dei padri fondatori della storia

naturale. Darwin ne restò affascinato ed iniziò a

collezionare insetti, rocce e minerali, ad osservare gli

uccelli dei dintorni del paese e a praticare la caccia .

Nel 1828 dopo aver lasciato gli studi di medicina fu

mandato nel Christ's College a Cambridge e lì Darwin fu

fortemente influenzato da personalità scientifiche

quali William Whewell e il botanico ed entomologo John

Stevens Henslow. Questa esperienza, unitamente

all'interesse per le collezioni di coleotteri, che raccoglieva durante le sue frequenti

escursioni in campagna, lo indirizzò verso la storia naturale. Finiti gli studi il ragazzo fu

raccomandato da Henslow come accompagnatore di Robert Fitzroy, capitano della

nave Beagle che era in partenza per una spedizione cartografica di cinque anni attorno alle

coste del Sud America. La possibilità di lavorare durante la spedizione direttamente sul

campo d'indagine gli permise di studiare di prima mano sia le caratteristiche geologiche di

continenti ed isole, sia un gran numero di organismi viventi e fossili. Nel lungo periodo

trascorso tra mari e terre, egli ebbe modo di sviluppare quelle capacità osservative e

analitiche che gli hanno reso possibile la formulazione di un principio biologico

rivoluzionario apparentemente contro intuitivo, ma che doveva rivelarsi l'unico modo

veramente scientifico di interpretare le dislocazioni e le varietà delle specie viventi nei

differenti contesti. Dopo la pubblicazione delle sue teorie venne acclamato come il grande

rivoluzionario che era, ricevendo onorificenze e approvazioni dalle più importanti

comunità scientifiche e muore infine a Londra il 19 aprile 1882.

Tutte le sue teorie sorte durante il viaggio sulla Beagle vennero poi messe per iscritto nel

suo libro “L’origine della specie”, pubblicato il 24 novembre 1859, che ora andrò ad

esporre e spiegare. L’origine della specie e’ frutto delle riflessioni dell’autore maturate a

seguito del lungo viaggio intorno al mondo (1832-1836), in cui aveva potuto studiare

personalmente il comportamento e la struttura di molte varietà di animali e piante,

raccogliendo una ricca documentazione. 8

I due temi fondamentali della sua ricerca furono: l’evoluzionismo biologico, secondo cui

le specie vegetali e animali non sono immutabili ma derivano per evoluzione da antenati

più semplici o comunque lontani nel tempo, e la selezione naturale, secondo la quale

nella “lotta per la sopravvivenza” prevalgono gli organismi più forti e adattabili

all’ambiente, i quali continuano a sopravvivere e riprodursi. Darwin raccolse interessanti

osservazioni durante il lungo viaggio di circumnavigazione della terra: particolarmente

stimolanti risultarono quelle effettuate alle Galápagos, un gruppo di isolette vulcaniche nel

pacifico, vicinissime tra loro con spiccate diversità nella flora e

nella fauna. Qui Darwin evidenziò piccole variazioni tra alcune

specie di animali (testuggini che presentavano differenze da

un’isola e un’altra, fringuelli con becco più grande o piccolo

ecc..) e fu proprio in queste isole che cominciò a nutrire i primi

dubbi sulla teoria del fissismo, secondo cui le varie specie

possiedono i caratteri che li definiscono fin dall’origine, cioè a

partire dalla creazione divina, concezione antichissima che gli

uomini di chiesa e molti esponenti del mondo scientifico

facevano risalire alla Bibbia. Ma Darwin, non poteva accettare

questa teoria e ritenne, invece, che le differenze dipendessero

sia dalla relazione dinamica tra l’ambiente e gli organismi

viventi e anche da variazioni che insorgono in modo spontaneo, casuale e accidentale in

alcune specie (fattori genetici). Una volta raggiunta l’intuizione dell’evoluzionismo

biologico, Darwin si chiedeva quale fosse il meccanismo attraverso il quale avviene

l’evoluzione ed ebbe l’intuizione che lo portò alla risposta leggendo il libro

dell’economista Thomas Robert Malthus: “Saggio sul principio della popolazione”.

Malthus sosteneva che la popolazione tende naturalmente ad accrescersi con ritmi molto

più rapidi di quelli con cui si accresce la produzione dei mezzi di sostentamento e tale

fenomeno determina la lotta per l’esistenza in cui sopravvivono solo i più forti, ossia

coloro che hanno una capacità maggiore di adattamento all’ambiente. Ciò comporta nella

società il verificarsi di crisi periodiche in cui, a causa del peggioramento delle condizioni

di vita, si assiste all’aumento della mortalità presso le classi più umili e quindi vi e’ la

diminuzione della popolazione. Darwin colse un’analogia tra la concezione di Malthus e la

biologia, tanto che ne estende i principi al proprio campo d’indagine. Aveva infatti

osservato che la variazione delle condizioni ambientali e l’accrescimento numerico degli

individui di un stessa specie pongono agli organismi viventi problemi di adattamento tali

da spingerli a ingaggiare un vera e propria lotta per l’esistenza. Quelli che si dimostravano

più adatti alle nuove condizioni sopravvivevano e quelli che invece non riuscivano

arrivavano all’estinzione. 9

Quindi Darwin riuscì ad arrivare alla formulazione più precisa della legge della selezione

naturale, che costituisce una risposta all’interrogativo sulle modalità dell’evoluzione

biologica. Questa legge si svolge sostanzialmente in 3 punti: 1) Vi sono organismi che, per

motivi accidentali, riescono a produrre alcune variazioni nella loro organizzazione

biologica e nelle loro funzioni, che li rendono più adatti alle mutate condizioni ambientali;

2) Tali organismi, nella lotta per l’esistenza che caratterizza il mondo naturale sono quelli

che sopravvivono, cioè che risultano vincenti rispetto agli altri, che invece si riducono

fino ad estinguersi; 3) Negli organismi che sopravvivono i nuovi caratteri si stabilizzano e

vengono acquisiti in modo irreversibile trasmettendosi, per via ereditaria, ai discendenti.

Per Darwin, quindi, le variazioni insorgono dapprima in modo spontaneo e casuale poi

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