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Sintesi
Filosofia: Arthur Schopenahuer, il Nirvana;

Inglese: Emily Dickinson;

Italiano: Eugenio Montale (la poetica del varco);

Storia dell'arte: Lucio Fontana (I tagli);

Fisica: Isaac Newton (esperimento del prisma);

Geografia astronomica: la via Lattea.
Estratto del documento

Questo colore per diversi artisti ha significato ‘salvezza’: particolarmente, per Schopenhauer, la

voluntas

salvezza dalla e per la poetessa inglese Dickinson la salvezza da un mondo che lei stessa

rifiutava e dal quale le sembrava essere rifiutata.

Arthur Schopenhauer

Il filosofo dice: “Per coloro in cui la volontà si è convertita e soppressa,

questo mondo così reale, con tutti i suoi soli e le sue vie lattee, questo, propriamente questo è il

nulla.”

Nella descrizione del mondo, con riferimento al frammento sopra riportato, Schopenhauer gli

attribuisce proprio la qualità dell’essere illuminato ( i soli ) e un colore, il bianco ( le vie lattee ) che

contrasta con l’oscurità del circostante cielo.

Nella sua principale opera “Il mondo come volontà e rappresentazione” , il filosofo definisce

‘rappresentazione’ il rapporto necessario tra soggetto e oggetto e ‘volontà’ una forza assolutamente

irriducibile alla rappresentazione. Infatti, l’essere umano è ‘essere corporeo’ e solo attraverso

l’esperienza corporea l’uomo può penetrare al di là del mondo della rappresentazione e pervenire

alla cosa in sé ( dichiarata precedentemente da Kant inconoscibile e identificata, invece, da

Schopenhauer con la volontà) . L’essere è, quindi, la manifestazione di una volontà infinita che

assume subito connotati negativi perché ‘volere’ significa desiderare e desiderare significa trovarsi in

uno stato di tensione, sospensione per la mancanza di un qualcosa che, appunto, non si ha ma che si

vorrebbe avere. L’unico modo per reagire alla vita, per vivere e sopravvivere è trasformare la

voluntas noluntas,

in cioè reprimere quella volontà di vivere che reca solo dolore all’uomo. Lo stato

in cui “la volontà si è convertita e soppressa” ( per utilizzare le stesse parole di Schopenhauer) è

quello che il filosofo chiama Nirvana, intendendo con questo termine il nulla-tutto relativo al mondo,

la negazione stessa del mondo. Il Nirvana conduce alla realizzazione della suprema liberazione,

all’estinzione della volontà, in relazione al concetto buddhista e induista di Nirvana: infatti, il Nirvana,

per i Buddhisti, è ‘chiara luce ’ e questo stato di riposo interiore è proprio raffigurato con il colore

bianco perché tale colore è, simbolicamente, rivelazione e liberazione. E’ adesso chiaro il motivo per

cui bianco è ‘salvezza’ . Emily Dickinson.

A particularly English poet was

When she was 17, she decided to close herself from world because she felt that world was foreign to

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her and she felt refused by the world itself.

She used to wear only white clothes to mark her sense of isolation.

White underlined her virginity and religious purity; in fact Dickinson never married because she

criticized marriage institution and so she was mocking this institution by constantly wearing a

wedding dress, renouncing to a human relationship.

The poet wanted to escape from the external world in order to join herself with the deepest and

personal ‘ego’, marrying herself and finding in white an eternal light of happiness.

Also her small room in Amherst was white , a ‘poetic room’ in which she could free her personal

perceptions and emotions.

And then, white presents again in her personal idea of auto-surgeon (or doctor), in order to

understand and cure “soul’s illness” on her own.

She used a secret language, a difficult code to understand of which she had discover key of

comprehension. Her poems are very short but each words have several meanings and so the

meaning of the whole poem remains ambiguous; she also stresses the importance of the words by

using dashes, forcing the reader to pauses.

In the poem ‘Take Your Heaven further on’ , Emily Dickinson feels a Sufferer ( line 10 ) but she waits

‘him’ in white clothes because white is a sort of protection from the external world; only in white, she

feels Eternity ( line 5 ) . Take Your Heaven further on Cogli il Tuo Cielo più oltre -

- Questo - al Cielo divino È

This - to Heaven divine Has andato -

gone - Se Tu fossi accorso prima

Had You earlier blundered in Forse, avresti ancora visto

Possibly, e'en You had seen Un'Eternità - indossata -

An Eternity - put on - Ora - suonare a una Porta

Now - to ring a Door beyond più in là

Is the utmost of Your Hand - È il massimo per la Tua

To the Skies - apologize - Mano -

Nearer to Your Courtesies Ai Firmamenti - chiedere

Than this Sufferer polite - scusa -

4

Dressed to meet You - Più vicini ai Tuoi Favori

See - in White! Di questa garbata Vittima -

Vestita per incontrare Te -

Vedi - di Bianco!

La ‘possibilità’ di ritrovare se stessi e le speranze svanite dal mondo reale si configura nel bianco

per Eugenio Montale e Lucio Fontana.

Eugenio Montale disse: “Io ho cercato, dipingendo, di ritrovare una certa ingenuità

primitivistica dentro di me che avevo perduto scrivendo versi” . Montale, infatti, non fu solamente

un poeta ma anche un pittore: egli cercò di dare visibilità immediata ai luoghi e alle cose dei suoi

versi che prendevano forma solo nell’immaginario. Il poeta-pittore disse: “La tavolozza è una crosta

di vecchie tinte fuse in un solo colore che lascio immaginare” ; il colore che è la fusione di tutti gli

altri è proprio il bianco. C’è, quindi, un qualche legame tra la poetica montaliana ed il bianco?

Inoltre, il suo amico e collega Giorgio Lucini disse : “Montale collaborò gaiamente alle scelte delle

tonalità” racconta. “Lo assecondai in tutto, tranne che nella copertina. La voleva bianca, io la feci

nera” . Perché Montale insisteva sul bianco ?

Il bianco ha da sempre rappresentato il senso dell’attesa, l’indefinito, il silenzio che improvvisamente

si riesce a comprendere. E Montale ha atteso tutta la vita, alleviando il male di vivere nella costante

ricerca di un segreto passaggio nel quale trovare la salvezza: ha aspettato che il “varco” si rivelasse

all’uomo e ad esso rivelasse tutte le verità della vita, strenuamente ricercate dallo stesso poeta ( “Il

varco è qui?” da -La casa dei doganieri- verso 19 ) . Il varco è quindi un’apertura verso un mondo in

cui l’infinito trova la sua realizzazione, un mondo “oltre”, avvolto da un mistero insondabile che

rimarrà sempre tale poiché è proprio quando i misteri dell’esistenza sembrano essere svelati che di

essi non rimane altro che una fredda inconsistenza. Esso è l’illusione più grande che,

paradossalmente, alimenta ed annulla le speranze.

Tu non ricordi la casa dei doganieri

sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:

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desolata t’attende dalla sera

in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri

e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura

e il suono del tuo riso non è più lieto:

la bussola va impazzita all’avventura

e il calcolo dei dadi più non torna.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna

la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana

la casa e in cima al tetto la banderuola

affumicata gira senza pietà.

Ne tengo ancora un capo; ma tu resti sola

né qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende

rara la luce della petroliera!

Il varco è qui? (Ripullula il frangente

ancora sulla balza che scoscende…)

Tu non ricordi la casa di questa

mia sera. Ed io non so chi va e chi resta. Lucio

Lo stesso varco che Montale ricerca nella sua poesia, lo si ritrova nei tagli sulle tele di

Fontana . L’artista, che era solito indossare solo indumenti di colore bianco, dà come titolo alla

raccolta delle sue opere “Attese” , per marcare il costante stato di sospensione cui sono soggetti gli

uomini.

Tutte le tele hanno, essenzialmente, la stessa struttura compositiva: severe fenditure ( che l’artista

chiama, appunto, “tagli” ) su fondi monocromi o attraversati da deboli linee che ricordano un

paesaggio qualunque. 6

La massima astrazione ed il senso della vita come perenne dolore è raggiunto dall’artista in un

momento in cui la vita non faceva altro che regalargli delusioni: una bianca tela con un unico e

lungo taglio verticale. Il bianco, infatti, solo in apparenza trasmette calma e tranquillità poiché esso,

assommando in sé tutti i colori, esprime la turbolente esperienza della vita di ogni uomo . Sull’unico

taglio verticale, Fontana ebbe a dire: “ C’è l’infinito là dentro” : in ogni fessura si può trovare “il

cosmo, il buio ed un futuro gravido di promesse” . L’ ’infinità del cosmo, l’indefinibilità del buio e le

incertezze del futuro creano ansie poiché il taglio rappresenta una voglia di conoscere che è innata al

genere umano: ogni taglio risulta, perciò, una ferita che sanguina e che sanguinerà fino a quando

l’uomo esisterà sulla terra.

Il taglio nel bianco è una cesura tra un passato che non esiste più ed un futuro che deve ancora

accadere; ancora una volta, come per lo è stato il ‘varco’ per Montale: una speranza che muore,

un’altra che nasce.

Superare gli orizzonti, i confini, andare oltre, arrivare nelle ‘profondità del cielo’ è speranza

comune all’uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

Le antiche popolazioni osservarono nel cielo notturno una fascia luminosa, lattiginosa, quella che

Via Lattea

oggi si conosce con il nome di le attribuirono, di volta in volta, un significato diverso:

;

per gli antichi greci era il latte perso da Giunone mentre allattava Ercole ( da qui il nome di Via

Lattea ) ; per i precolombiani era un ponte che permetteva ai morti di giungere nell’aldilà; per gli

indiani era un fiume.

Fu solo nel 1610 che Galileo Galilei, osservandola col telescopio per la prima volta, capì che non si

trattava di un fluido cosmico ma di una insieme di stelle che ci appaiono però indistinte in una scia di

intensa luminosità, e non singole, perché troppo lontane dalla Terra. Galileo disse: «Attraverso il

cannocchiale si può vedere in modo così palese che tutte le discussioni che per tanti secoli hanno

travagliato i filosofi, si dissipano con la certezza della sensata esperienza. La Galassia infatti non è

che un ammasso di innumerevoli stelle disseminate a mucchi; in qualunque parte si rivolga il

cannocchiale sempre si offre alla vista un grandissimo numero di stelle, molte delle quali si vedono

abbastanza grandi e ben distinte, mentre la moltitudine delle più piccole è del tutto inesplorabile.»

La Via Lattea, anche chiamata “Galassia” (dal greco, galak = latte ), è solo una delle tante Galassie

presenti nell’Universo. 7

Una Galassia, generalmente, è formata da un nucleo, dai bracci di spirale che si avvolgono attorno

al nucleo, da un disco ( che è la parte principale della Galassia ) e da un alone attorno al disco.

Particolarmente, la Via Lattea è una Galassia spirale barrata, ovvero una galassia in cui il nucleo è

attraversato da una barra dalla quale si dipartono i bracci di spirale.

La maggior parte delle stelle è concentrata nel disco; sono presenti anche gas ( in prevalenza

idrogeno ) e polveri ( polvere di grafite e silicati ) tenuti insieme per mezzo della reciproca attrazione

gravitazionale esercitata tra di loro.

Il Sistema Solare è immerso nella Via Lattea ( è per questo motivo che non la si può osservare dal di

fuori ), precisamente esso si trova a circa 2/3 di distanza tra il centro ed il bordo del disco, con il Sole

in uno dei bracci di spirale.

La Via Lattea, quindi, ci appare biancastra e più luminosa del resto del cielo poiché tutte le stelle che

la compongono producono una grande quantità di energia, emessa nello spazio sotto forma di

radiazione. La luce che riusciamo a percepire dalla Terra è, in realtà, molto debole a causa

dell’enorme distanza; ogni radiazione è però molto importante perché essa è come un messaggero

che trasporta fino a noi tutte le informazioni sulla stella che l’ha emessa.

“Il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci

sembra assoluto.

Interiormente lo sentiamo come un non-suono, molto

simile alle pause musicali che interrompono

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