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Introduzione Cioccolato, tesina
Nel mio percorso per la tesina di maturità collegherò alcune materie. Queste sono: Storia, Scienze naturali, Spagnolo e Inglese. Nella parte dedicata a Storia parlerò del cioccolato utilizzato dai militari durante il Secondo Conflitto Mondiale e delle condizioni in cui gli italiani erano costretti a vivere durante la liberazione della Penisola. In più, racconterò la storia di due donne sopravvissute alla guerra legate al cioccolato.
I capitoli più scientifici sono quelli riguardanti la composizione del cioccolato e i suoi rispettivi effetti benefici descritti in base alle numerose sostanze che si possono trovare al suo interno, alcune delle quali possono prevenire varie malattie. In spagnolo narrerò la storia del libro “Como agua para chocolate” e farò una breve analisi sulla vita della protagonista e sul movimento del Realismo magico.
In inglese parlerò delle due opere più conosciute internazionalmente che riguardano il cioccolato, ovvero “Chocolat” e “Charlie and the Chocolate Factory”. Non mancheranno però alcuni capitoli essenziali come: “La storia del cibo degli dei” che parte dalla scoperta delle fave di cacao fino ai giorni nostri, “La lavorazione del cioccolato” quindi dalla fava alla tavoletta confezionata e un breve capitolo, “Le industrie odierne”, in cui tratterò del cioccolato solidale e delle aziende di oggi. La tesina permette collegamenti alle varie materie scolastiche.
Collegamenti
Cioccolato, tesina
Storia - Gli Americani liberano la penisola italiana nel 1945.
Scienze naturali - Gli effetti benefici e la composizione del cioccolato.
Spagnolo - "Como agua para chocolate".
Inglese - "Chocolat" e "Charlie and the chocolate factory".
Letizia Castellaro
Classe -5H-
Premessa
Il tema del cioccolato può rivelarsi interessante per
tutte le persone appassionate di questo dolce, ma
nel mio caso ,oltre a esserne una grande
consumatrice, presto anche attenzione alla sua
lavorazione. Fino a poco tempo fa per me il
cioccolato era un alimento dolce come tanti altri,
buono ma che poteva far male alla salute e quello
fondente nemmeno mi piaceva. Grazie ad uno stage
svolto alla “Casa del cioccolato Perugina” durante l’
estate 2015 ho però imparato ad apprezzarlo di più e
ho appreso le varie tecniche di lavorazione di questo
alimento, da quello fondente a quello al latte fino al
cioccolato bianco. Le due settimane passate all’
interno dell’ industria dolciaria hanno accresciuto il
mio interesse verso il cioccolato e ho trasformato
questa piacevole esperienza in un vero e proprio
hobby che ancora oggi porto avanti. Infatti, una
volta tornata dal tirocinio ho continuato ad
informarmi su altre tecniche come quella della
creazione e dell’ utilizzo del cioccolato plastico.
Durante l’ anno ho avuto l’ opportunità di rendere
utile questa mia passione creando uova di pasqua
2
nel periodo della quaresima, cioccolatini per amici e
familiari e infine dolci per conoscenti e per le
occasioni più impensate. Alla fine ho ponderato l’
idea che questa passione potevo utilizzarla per
scrivere la mia tesina e così facendo ho approfondito
la mia ricerca scoprendo altri aspetti del cioccolato
che conoscevo poco o per nulla.
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Indice
Introduzione. Pagina 4
Lavorazione del cioccolato (Dalle fave di cacao al
prodotto finito). Pagina 5
Storia del “cibo degli Dei”. Pagina 8
Cioccolato nella Seconda Guerra Mondiale
(Storia). Pagina 10
Effetti benefici. Pagina 14
Composizione del cioccolato (Scienze naturali).
Pagina 18
“Charlie and the Chocolate Factory” e “Chocolat”
(Inglese). Pagina 19
“Como agua para chocolate” di Laura Esquivel
(Spagnolo). Pagina 21
Le industrie odierne italiane ed estere: Perugina
e Milka. Pagina 23
Conclusione. Pagina 24
Bibliografia, Sitologia e Filmografia. Pagina 26
Introduzione
4
Nel mio percorso per la tesina collegherò alcune
materie. Queste sono: Storia, Scienze naturali,
Spagnolo e Inglese.
Nella parte dedicata a Storia parlerò del cioccolato
utilizzato dai militari durante il Secondo Conflitto
Mondiale e delle condizioni in cui gli italiani erano
costretti a vivere durante la liberazione della
Penisola. In più, racconterò la storia di due donne
sopravvissute alla guerra legate al cioccolato.
I capitoli più scientifici sono quelli riguardanti la
composizione del cioccolato e i suoi rispettivi effetti
benefici descritti in base alle numerose sostanze che
si possono trovare al suo interno, alcune delle quali
possono prevenire varie malattie.
In spagnolo narrerò la storia del libro “Como agua
para chocolate” e farò una breve analisi sulla vita
della protagonista e sul movimento del Realismo
magico.
In inglese parlerò delle due opere più conosciute
internazionalmente che riguardano il cioccolato,
ovvero “Chocolat” e “Charlie and the Chocolate
Factory”.
Non mancheranno però alcuni capitoli essenziali
come: “La storia del cibo degli dei” che parte dalla
scoperta delle fave di cacao fino ai giorni nostri, “La
lavorazione del cioccolato” quindi dalla fava alla
tavoletta confezionata e un breve capitolo, “Le
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industrie odierne”, in cui tratterò del cioccolato
solidale e delle aziende di oggi.
Lavorazione del
cioccolato
La trasformazione del cacao in cioccolato è un
processo lungo e difficile che necessità di forti
investimenti in macchinari e di una grande
professionalità.
Le fasi di lavorazione sono: tostatura, granellatura e
macinazione, miscelazione, raffinazione, concaggio,
temperaggio, modellaggio e confezionamento. Le
prime due fasi non vengono effettuate a livello
artigianale poiché necessitano di macchinari specifici
che solo le grandi industrie possono permettersi.
Così i piccoli artigiani sono costretti ad acquistare la
massa di cacao lavorata da aziende specializzate
senza un diretto controllo sull'origine della materia
prima, il cacao.
Tostatura: il processo di tostatura riveste
un'importanza centrale nel determinare la qualità
finale del prodotto, consentendo al cacao di
esprimere le sue caratteristiche di aroma e sapore.
Granellatura e Macinazione: il cacao tostato viene
successivamente ridotto in granella; le fave vengono
sminuzzate utilizzando un rompicacao e la granella
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ottenuta viene successivamente macinata, in modo
da ricavarne la massa (o liquore) di cacao che può
essere venduto ai cioccolatieri. I veri protagonisti
delle ultime fasi di lavorazione del liquore di cacao
sono i mastri cioccolatieri.
Miscelazione: in funzione del prodotto che si vuole
preparare, gli ingredienti (zucchero, vaniglia, latte,
nocciole, ecc.) vengono mescolati per ottenere una
massa a base di cioccolato, gradevole ma granulosa
al palato.
Raffinazione: con la raffinazione si ottiene una
riduzione della granulometria del cioccolato, al fine
di eliminarne la sensazione di sabbiosità che si
avvertirebbe altrimenti al palato. La pasta viene
fatta transitare attraverso macchine raffinatrici,
dotate di 3-5 cilindri, che riducono le particelle solide
ad una dimensione di 16-20 millesimi di millimetro.
Concaggio: il prodotto ottenuto, dopo l'aggiunta
degli ingredienti necessari per la trasformazione in
cioccolato, viene messo in speciali contenitori (le
conche). Qui si amalgama l'impasto, per ore o giorni
a seconda dei cioccolati.
Temperaggio: il cioccolato che esce dal
"concaggio" (80°C) passa poi alla temperatrice, che
ne abbassa la temperatura (31° per il cioccolato
fondente/29° per il cioccolato al latte/27° per il
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cioccolato bianco). Lo choc termico subito dal
prodotto riduce in gran numero i cristalli instabili del
burro di cacao: grazie a questo processo, il
cioccolato acquisterà in lucentezza, conservabilità e
consistenza. La non corretta esecuzione del
temperaggio comporta l'opacità del cioccolato,
l'imbianchimento precoce e la difficoltà di
modellaggio.
Modellaggio e confezionamento: il modellaggio è
il procedimento che permette di preparare tavolette,
cioccolatini, barre di cioccolato, ecc. Questi sono poi
incartati e predisposti per la spedizione.
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Storia del “cibo degli
Dei”
L’uso del cioccolato risale agli Olmechi che
popolarono la Mesoamerica intorno al 1000 a.C.
prima dei Maya. Questa civiltà possedeva una
cultura sofisticata che gli permetteva di coltivare i
prodotti di base del Nuovo Mondo: mais, fagioli, chili,
zucche e anche cacao. Gli Olmechi nominarono la
pianta del cacao con la parola “kakawa” e in seguito
i Maya gli diedero il nome di “cacao”, ovvero la
parola che utilizziamo ancora oggi. La cultura dei
Maya prosperò nel primo millennio e grazie ai
conquistatori spagnoli del XVI secolo, sappiamo che i
Maya avevano messo a punto quasi tutte le tecniche
per la produzione del cioccolato. I Maya pensavano
esistesse una divinità del cacao e dedicavano molta
cura alle loro piantagioni che producevano “Il cibo
degli dei”. Il cacao veniva consumato in maggiore
quantità dalle classi più alte a causa del suo prezzo
molto caro. 9
Il primo europeo a entrare in contatto con il cacao fu
Cristoforo Colombo nel suo ultimo viaggio verso il
Nuovo Mondo compiuto nel 1502 con il figlio
Ferdinando. Colombo si imbattè in un’ enorme canoa
maya e insieme ai suoi compagni requisì tutti i beni
della canoa. Vide le fave di cacao, ma non si
interessò più di tanto e lasciò le fave ai Maya.
Intanto il potere degli Aztechi crebbe e nel giro di
pochi anni essi sottomisero i Maya. Questa presa di
potere li portò all’ apprendimento dell’ importanza
delle fave di cacao. Quando arrivarono i
conquistadores si nutrirono dei prodotti locali, ma
non trovarono un grande interesse nel consumo di
cioccolato e lo definirono “cibo per maiali”. In Europa
il cioccolato giunse nella seconda metà del XVI
secolo come farmaco per le sofferenze gastriche. Nel
XVII secolo il cioccolato liquido passò da medicinale
a bevanda per le classi sociali più elevate come per
esempio nella corte di Luigi XVI. Solo grazie alla
Rivoluzione Industriale il cioccolato divenne
accessibile a tutta la popolazione.
A metà dell’ Ottocento il signor Joseph Fry di origine
inglese aggiunse alla polvere di cacao lo zucchero e
il burro di cacao e ottenne così il cioccolato solido.
Da questa
scoperta
innovativa, la
vendita di
tavolette di 10
cioccolato ebbe un continuo aumento fino ad
arrivare ai giorni nostri.
Cioccolato nella Seconda Guerra
Mondiale
La bevanda al cioccolato contrastava la stanchezza e
la fame e accresceva la resistenza, impresa non da
poco per il piccolo seme con cui si preparava, ed era
un aiuto considerevole per i soldati in marcia. La
veneranda tradizione di sfruttare i poteri
corroboranti della cioccolata per aumentare la
resistenza fisica dei soldati è andata avanti fin dopo
la Seconda Guerra Mondiale. Le razioni di cioccolato
militare servivano a due scopi: come
incoraggiamento morale delle truppe e come razione
di emergenza altamente energetica e di formato
tascabile. Esse erano confezionate in speciali lotti
secondo le specifiche militari, per quanto concerne
peso, dimensione e scadenza. Venivano distribuite in
11
base alla durata del servizio militare e alle
caratteristiche fisiche del soggetto. Gli Stati Uniti
furono i primi ad inserire il cioccolato nelle razioni
delle truppe americane per far fronte all'attacco
subito dal Giappone ed entrare in guerra più
resistenti che mai. Queste razioni vennero chiamate
“razioni k” (dalla parola inglese “key” ovvero razione
“chiave” per le emergenze).
Durante la lotta per la liberazione italiana, che si
completò il 25 Aprile 1945, la cultura tipica inglese e
americana si diffuse molto rapidamente in Italia.
Infatti, al passaggio delle truppe liberatrici nelle
varie città italiane, uomini, donne e bambini, da
tempo ormai affamati, poterono usufruire dei
prodotti degli americani e della loro generosità. Si
propagarono beni alimentari tra la popolazione
povera distrutta dal conflitto come Coca-Cola,
chewing-gum, scatolette di carne e verdura e
cioccolato.
Un caso a me molto vicino è la storia di mio nonno,
Giuseppe Castellaro, che siamo riusciti a riportare in
un libro “I nonni raccontano” (stesa grazie ad un
progetto svolto durante il terzo anno di scuola
elementare). Qui mio nonno narra i modi di vestire e
le usanze alimentari al tempo della guerra. Il cibo
veniva razionato per tutte le famiglie e veniva
distribuito mostrando una tessera ai vari bottegai:
“Mangiavamo molta minestra di verdure perché
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mancava la carne e il pesce.” , “Ci potevamo
permettere un solo vestito, uno per l’ estate e uno
per l’ inverno”. La base militare anglo-americana più
vicina alla casa di mio nonno era quella situata in
Corso Marche 42 (Torino), dove ora si trova un
grande supermercato. Tutti i bambini, compreso mio
nonno al tempo anch’egli bambino, correvano al
campo, dopo l’ orario scolastico, per ricevere un
qualsiasi dono da parte dei soldati stranieri ed i
regali più diffusi erano le tavolette di cioccolato e i
chewing-gum. Da questi banali regali portati da una
cultura così lontana si sviluppò poi, durante il
periodo del “miracolo economico” (1953-1963), un
nuovo commercio in Italia che portò all’ aumento
della produzione interna (esempio le fabbriche di
cioccolato) e ad un miglioramento sia economico che
sociale fra la popolazione.
Narrativa del cioccolato e guerra
Preparando il mio lavoro per la tesina, ho avuto
modo di leggere alcuni testi narrativi di tipo storico
che sono legati al tema del cioccolato, di questi
voglio ricordare “Cioccolato ad Auschwitz” e “Ho
sognato la cioccolata per anni”.
“Cioccolato ad Auschwitz”
Il libro è la cronaca di una vicenda reale. Racconta il viaggio
ad Auschwitz di quattordici studenti di Cava de' Tirreni,
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accompagnati da Settimia Spizzichino, l'unica donna
romana reduce dal lager. Nel corso dei cinque giorni i
ragazzi non solo ricevono una profonda lezione di vita dal