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Cioccolato, tesina
Cioccolato, tesina
Storia - scoperta fave di cacao e i suoi utilizzi
Scienze Sociali - dipendenza da cioccolato e possibili conseguenze (malattie come bulimia e obesità)
Scienze - il sistema nervoso
Italiano - Gabriele D’Annunzio e “Il Piacere”
Istituto Statale “Marco Belli”
Indirizzo Linguistico – Indirizzo Scienze Sociali
Piazza Marconi, 10 - 30026 Portogruaro (VE)
Tel. 0421 73102 Fax 0421 280814
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APPROFONDIMENTO ESAME DI STATO Pagina 4 di 19
“Nove persone su dieci amano il cioccolato; la
decima mente” John Tullius
Maya utilizzavano le fave di cacao come monete di scambio e per ottenere
à
la “xocolatl”. Essi coltivavano il cacao per volontà del loro terzo re Hunahpu.
1500 Hernàn Cortès lo attirava il
à
fatto di “poter seminare
soldi” e fu lui ad introdurre la “xocolatl”,
che trovava utile per rinvigorire le sue truppe,
alla corte spagnola.
Fino ad allora rimase solo una bevanda,
successivamente fu disponibile una versione in pasta.
Durante questo secolo fu anche utilizzato come
medicinale.
1615 in Francia spopolò grazie alla
à
principessa Anna d’Austria che andò in
sposa a re Luigi XIII, che lo introdusse
alla corte francese ma solamente 4
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APPROFONDIMENTO ESAME DI STATO Pagina 5 di 19
per i più benestanti.
1800 con la rivoluzione industriale il
à
cioccolato diventa ciò che oggi
conosciamo.
1937 nuova versione: il cioccolato militare,
à
denominato Razione D. Era prodotto
dall’azienda Harshey’s Company, sotto la richiesta del colonnello Paul Logan.
Essa aveva principalmente due scopi:
- portava incoraggiamento per il morale delle truppe;
- era una razione di emergenza altamente energetica e di formato tascabile,
che doveva essere efficiente in qualsiasi scenario bellico del pianeta.
Questa razione D veniva preparata con cioccolato liquido e farina d’avena, e
veniva impastata, pestata e pressata a mano in uno stampo.
Ogni singolo soldato possedeva tre barrette che fornivano 1800 calorie (una
tavoletta aveva 600 calorie). La barretta, quindi, si distingueva per quattro
caratteristiche:
- doveva pesare 4 once (112gr);
- aveva un alto valore nutritivo;
- resisteva ad alte temperature (49°C);
- possedeva un sapore negativo.
Successivamente il sapore ebbe un miglioramento e diventò molto più
resistente a temperature elevatissime (60°C), prendendo il nome di reazione K
o “barretta tropicale” (Tropical bar) e diventò perfetto come spuntino rapido sul
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APPROFONDIMENTO ESAME DI STATO Pagina 6 di 19
campo o come merce di scambio con gli abitanti delle zone allo scopo di
ottenere cibo migliore.
Con il coinvolgimento americano alla seconda Guerra Mondiale, fu dato ordine
di confezionare barrette resistenti ai gas venefici.
Con la fine della seconda Guerra Mondiale la produzione di queste barrette fu
interrotta, fino alla fine degli anni ’60 in cui diventa completamente obsoleta.
Alcuni studi affermano che il cioccolato crei una dipendenza da assuefazione.
Uno studio ha notato il grado di piacere nel gustare l’alimento risulta
nell’attività delle aree celebrali interessate, le stesse della dipendenza da
droghe.
Una ricerca americana fatta sul cervello e in particolare sulla zona frontale e
orbitale del mesencefalo ha confermatola possibile esistenza di
“cioccolatomani”.
I centri di controllo dell’alimentazione sono localizzati nell’ipotalamo dove
neurotrasmettitori elaborano tali attività:
● la noradrenalina stimola l’assunzione del cibo;
● la serotonina induce senso di sazietà;
● la dopamina crea l’equilibrio tra soddisfazione e desiderio del cibo.
Nella classifica mondiale dei maggiori consumatori, in testa ci sono gli
svizzeri. Seguiti da tedeschi, irlandesi, italiani, spagnoli e americani. 6
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In Italia le principali consumatrici sono le donne, esse che
ne condividono la poliedricità.
Un’intervista ha riscontrato che nel mangiare cioccolato
ci ritrovano:
■ il 97% un miglioramento all’umore;
■ il 50% un favorire l’eccitazione;
■ il 33% un alleviare i fastidi e i dolori premestruali.
In ogni caso vengono individuate quattro generali
tipologie delle principali consumatrici:
1- le sportive→ esse nel cioccolato ricercano la carica
energetica e ne attribuiscono una funzione socializzante;
2- le compensative (bilanciano) → che ricorrono a quest'alimento per ricaricarsi
psicologicamente e per migliorare l'umore;
3- le ablative (causa) → vivono principalmente l'aspetto del piacere e della
socializzazione legato al cioccolato;
4- le passionali → esse creano un rapporto individuale e quasi amoroso con il
cioccolato, e molte volte se lo concedono come piccolo momento di piacere
privato che le crea soddisfazione.
Tutto ciò ha una spiegazione neurofisiologica, il cioccolato contiene importanti
mediatori del sistema nervoso che sono:
- gli zuccheri semplici contenuti innalzano la serotonina determinando il
buonumore e sono i primi a dare energia;
- l’anandamide che provoca benessere ed euforia;
- il magnesio migliora le capacità di reazione dell’organismo aiutandolo ad
reagire a particolari situazioni stress;
- la teobromina (è un alcaloide con molecola simile a quella della caffeina che
viene digerita dallo stomaco in 6/10 ore) stimola l’endorfina, cioè il cosiddetto
ormone della felicità;
- i cannabinoidi che permettono di fissare nella memoria il benessere provocato
dal mangiarlo in un momento preciso.
Quella del cioccolato non è una dipendenza che nasce solo da fattori
puramente chimici ma è di tipo psicologico, scatenata dal fatto che:
- ha in sé qualcosa legato all’erotismo e per alcuni può sostituire il piacere
sessuale (spesso nelle donne che non riescono a raggiungere l’orgasmo);
- prende significati materni di protezione ma anche impulsi atavici (mordere =
soddisfazione), esso coinvolge sfere sensoriali inconsce;
- viene associato ad un momento di gratificazione, cioè riproduce la sensazione
data da momenti positivi;
- Rappresenta la conciliazione di diversi opposti, e questa capacità dà l’idea di
un piacere completo.
I soggetti del “cioccolatismo” sono i “cioccodipendenti” che consumano enormi
quantità senza controllo principalmente per migliorare l’umore e vincere la
depressione (antidepressivo) o per calmare l’irritabilità oppure per contrastare
l’ansia: l’aroma, il sapore e la consistenza svolgono una funzione orale
gratificante ed alcuni, dopo le grandi assunzioni, provano un forte senso di 7
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colpa. Viene ingerito circa 800/1000gr di cioccolato alla settimana e non si può
praticamente parlare di astinenza perché i veri abusatori non smettono mai di
mangiarlo, sia d’estate sia d’inverno. Con il cioccolato non esiste alcuna
correlazione con l’acne, l’acido stearico che costituisce il 50% dei sui grassi
saturi non aumenta il colesterolo nel sangue, inoltre si nota che è la dieta
generale a far aumentare di peso (gli americani contano più obesi degli svizzeri
pur consumando meno cioccolato) ed infine sembra siano state individuate al
suo interno sostanze antiossidanti.
L’enorme consumo di cioccolato come l’esagerato consumo di qualsiasi cibo,
però, può portare a disturbi alimentari correlati, alle volte, a disturbi psichici.
Principalmente può causare obesità, portando
l’individuo ad ingrassare eccessivamente e ad
assumere un peso che non favorisce la sua salute
ed il suo benessere fisico.
Inoltre può causare la bulimia, cioè
l’irrefrenabile compulsione a mangiare,
dovuta
non tanto alla fame quanto al desiderio
sfrenato della consumazione di cibo,
ingerire la qualsiasi cosa per il piacere di
ingozzarsi.
I bulimici hanno una grande fragilità
emotiva e possiedono una tendenza incontrollabile di mangiare seguita dalla
paura di perderne il controllo o dal cercare di espellere tutto ciò che si ha
ingerito. Esistono diverse tipologie di bulimia suscitate da motivi differenti e
che portano reazioni e terapie discordanti:
1- il soggetto ingrassa moltissimo senza motivi specifici al suo ossessivo
bisogno di mangiare ed è costretto a dimagrire;
2- l’individuo sfoga nel cibo le sue sofferenze affettivo-relazionali ed è
costretto ad allontanarsi forzatamente dagli alimenti ipercalorici;
3- la persona alterna periodi di dieta o di sofferenti digiuni nei quali perde
moltissimo peso e periodi di alimentazione sfrenata o abbuffate nascoste,
essa ha bisogno di un dietologo che gli proponga una dieta adatta;
4- il protagonista si abbuffa esageratamente e successivamente sfoga il suo
sentirsi in colpa con un eccessivo allenamento fisico, anche egli ha
bisogno di un dietologo che dia lui una giusta alimentazione e un
adeguato esercizio fisico;
5- il singolo mangia in modo spropositato e subito dopo cerca di far uscire il
cibo ingurgitato attraverso il vomito, e spesso questa è un’azione tipica
anche delle anoressiche la cui cura è molto più lunga e complicata.
In queste tipologie, inoltre, si distinguono:
- le inconsapevoli che non riescono a vedere il problema;
- le consapevoli compiaciute che conoscono il loro disturbo ma non fanno
nulla per cambiare perché credono di avere problemi maggiori a cui
pensare; 8
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- le consapevoli pentite che conoscono la propria realtà e nonostante le
difficoltà sono propense a guarire o costrette a causa di motivi di salute.
L’83% delle persone, nonostante ricadute, riescono a rimettersi. La guarigione
è spesso dovuta anche al superamento di problemi affettivi di fondo, aggirando
le paure e, comunque, soddisfacendo in maniera adeguata il piacere per cibo.
Al giorno d’oggi esistono molti tipi di diete che inizialmente funzionano ma a
medio lungo tempo risultano inefficaci. Ci si dimentica però che il nostro
rapporto con il cibo è basato sul piacere e che quindi ogni dieta basta su
privazioni e limitazioni non potrà mai funzionare.
Alcuni studiosi hanno scoperto che esiste una classificazione emotiva dei cibi
sicurezza (latte e pane), potere (carne), svago (cioccolato), esibizionismo
(caviale), rituali (caffè e tè), disgusto (pellicola del latte) e purificanti (tisane).
Ciò è inteso in termini generali, perché in ogni caso il singolo attribuisce ad un
alimento il suo valore.
➘
Odio per il cibo Associato al dolore, da cui ci contraiamo Si manifesta
à à
attraverso: ● occhi spenti e inespressivi ● colorito pallido ● gestualità priva di
spontaneità ● freddo L’uomo tende ad sfuggire da esso.
à
Amore per il cibo associato al piacere, verso il quale ci apriamo si
à à
manifesta attraverso: ● occhi luminosi ● colorito roseo ● gestualità armonica
● vivace calore l’orientamento principale della vita è quello di cercarlo.
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