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Scienze umane: rapporto madre-figlia
Storia dell' arte: Caravaggio e Picasso
INTRODUZIONE
Il cigno nero è un animale simbolo di esclusività e singolarità. Per questo,
quando ho scoperto che esisteva una vera e propria “Teoria del cigno nero”
basata esattamente su queste caratteristiche, ho deciso di approfondirla il
più possibile.
Tale argomento è affrontato esaurientemente nel saggio “Il cigno nero” di
Nassim Nicholas Taleb, filosofo libanese esperto in Scienze dell’ incertezza. 2
Prima, però, parlerò brevemente della trama e dei personaggi influenti del
film con una particolare attenzione al rapporto tra madre e figlia ed il loro
attaccamento simbiotico malato, poi passerò ad analizzare un tema cardine
affrontato nella pellicola che è quello del riflesso e dell’importanza dello
specchio, collegandolo a Picasso e alle sue opere.
Sempre in riferimento alla storia dell’arte, tratterò il tema dell’integrazione
degli opposti nei quadri di Caravaggio. Il tutto sarà integrato da brevi
spezzoni esplicativi del “Cigno nero” e da immagini che hanno l’obiettivo di
focalizzare l’attenzione sul dualismo esistente nella personalità della
protagonista.
TRAMA
Nina Sayers è una ballerina dotata di grande talento, ma mentalmente ed
emotivamente instabile a causa del rapporto morboso con la madre Erica.
Quest’ultima, una danzatrice mediocre che non è riuscita a fare carriera,
appare infatti persino invidiosa del talento di Nina e tratta la figlia come una
bambina, facendola dormire in una cameretta la cui porta non può essere
chiusa a chiave e che sembra arredata come quella di una dodicenne.
Tuttavia, Nina sembra felice così.
Un giorno Thomas Leroy, direttore artistico della compagnia di danza in cui
lavora Nina, annuncia di voler sostituire la prima ballerina, Beth, e di voler
allestire come spettacolo di apertura della nuova stagione teatrale proprio
“Il Lago dei Cigni”: la protagonista sarà interpretata dalla nuova prima
ballerina, scelta personalmente da Leroy. Nina, sperando di vedere il proprio
sogno realizzato, si allena duramente; Leroy, alla fine, anche se scettico,
sceglie proprio lei, ritenendo Nina perfetta per il ruolo del Cigno Bianco, ma
troppo poco passionale per quello del Cigno Nero. 3
Egli la mette sempre più sotto pressione; lo squilibrio mentale di Nina, già
evidente, peggiora sia a causa della tensione provocata dal coreografo che
dalla minaccia rappresentata da Lily, una nuova ballerina della compagnia.
Lily è meno talentuosa di Nina, ma è dotata di una passionalità che fa di lei
proprio quel “Cigno Nero” che Nina non riesce ad essere. Fra le due si
sviluppa un ambiguo rapporto che sarà la causa di sconvolgimenti
psicologici che renderanno ancora più problematica la vita della
protagonista.
Il giorno del debutto si avvicina e Nina è ormai convinta che Lily voglia
prendere il suo posto. La ragazza comincia ad essere vittima di allucinazioni
terrificanti, che culminano la sera prima dello spettacolo; la ballerina che è
in lei si riprende giusto in tempo e, nonostante la madre cerchi di fermarla,
arriva al teatro un attimo prima che Leroy annunci Lily al suo posto.
Nina appare decisa e profondamente cambiata e Leroy, compiaciuto,
accetta di farla andare in scena. 4
Durante l’intervallo, Nina, in lacrime, si rifugia in camerino e qui trova Lily,
già con il costume del “Cigno Nero”, pronta a sostituirla, che la deride.
Scoppia una lite e Nina finisce per uccidere Lily con un frammento dello
specchio del camerino, andato in frantumi durante la colluttazione.
Paradossalmente, la morte dell’odiata rivale dà a Nina una sicurezza tutta
nuova: la ragazza
nasconde il cadavere, torna
in scena nei panni del
“Cigno Nero” e balla con
una sensualità che
conquista tutti.
Terminata la prima parte
del balletto, Nina si reca in
camerino per prepararsi
all’ultimo atto, nuovamente
nei panni del “Cigno Bianco”. Mentre indossa il costume, qualcuno bussa
alla porta: è Lily, viva e vegeta, che fa i complimenti a Nina per
l’interpretazione e si scusa per i problemi che hanno avuto in passato. Il loro
ultimo e tragico litigio si è rivelato perciò essere l’ennesima allucinazione di
Nina. Lo specchio del camerino, tuttavia, è davvero in frantumi e Nina
estrae dal proprio corpo il frammento con cui aveva creduto di colpire Lily.
Nina, sconvolta e in lacrime, capisce che il suo avversario non è mai stato
Lily e che la rivale non ha mai cercato di soffiarle il posto; il vero nemico è
sempre stata lei stessa. La ragazza, a questo punto, realizza che non le
rimane altro da fare che tornare in scena e interpretare il proprio ruolo fino
in fondo seppur ferita.
L’ultimo atto dello spettacolo si conclude
con Nina che interpreta la morte del “Cigno
Bianco”. La conclusione è accolta da tutto il
pubblico con un’ovazione; Leroy, Lily e gli
altri ballerini corrono dietro le scene per
congratularsi con Nina e rimangono scioccati
nel trovarla esanime e coperta di sangue
distesa a terra. Nina, finalmente in pace con
se stessa, sorride a Leroy e Lily e muore sussurrando: “L’ho sentito.
Perfetto. Era perfetto…” 5
PERSONAGGI
Nina Sayers: Nina è un
personaggio che stenta a
distinguere fra le sue
reali ambizioni e quelle
materne; i suoi ideali di
perfezionismo la
trascineranno nel
disperato tentativo di
compiacere le
aspettative altrui fino
all’annullamento
psicofisico di sé: per
essere in grado di interpretare la doppia faccia del cigno Nina dovrà liberare
la sua essenza oscura, quella rimossa, la più istintiva, ma la sua fragilità
emotiva la condurrà allo smarrimento della propria identità, all’incapacità di
distinguere quanto ciò che accade sia reale o frutto delle allucinazioni
causate dalle sue insicurezze. Tormentata dai timori di fallimento e, di
contro, dalle ambizioni di perfezionismo verrà condotta ai limiti della follia,
fino all’ultimo gesto disperato in cui, identificandosi con il suo lato oscuro,
avrà raggiunto quell’ideale tanto agognato.
Thomas Leroy: Il coreografo, utilizza
tecniche di persuasione verbale e
comportamenti ambigui, con l'obiettivo di
fare emergere in Nina la parte più oscura di
sé. La totale assenza della figura paterna,
ha reso impossibile a Nina, il
raggiungimento e superamento della fase
edipica, con la conseguente scoperta della
propria castrazione - dovuta al confronto con l’organo maschile - e, di
conseguenza, la capacità di distacco dalla madre. Questa errata traiettoria
edipica porta la ragazza a una condizione di dipendenza dalla madre e
quindi a una repressione dell’aggressività, che sfocia in impulsi masochistici
(i graffi sulla schiena, ad esempio). Il ruolo di Thomas diventa, dunque,
basilare, in quanto unica figura maschile che si inserisce nella dualità
madre/figlia, indirizzando Nina verso la scoperta e il risveglio della sua
femminilità, quindi, finalmente, al raggiungimento della fase edipica.
Thomas assillerà Nina dicendole che “l’impulso oscuro è ciò che la rende
perfetta”. La ballerina inizierà, dunque, a voler compiacere Thomas in una
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maniera inusuale: la ragazza risponderà con un morso al bacio del
coreografo, reazione inaspettata ma grazie alla quale riuscirà ad ottenere la
parte.
Lily: Nina è ossessionata da Lily, perché in lei non vede soltanto una
possibile rivale sulla scena, ma anche tutto ciò che le manca per poter
diventare il Cigno Nero: Lily è sensuale e perfetta per quel ruolo (lo
sottolineano le ali nere tatuate
sulla sua schiena). «Imprecisa, ma
senza sforzo. Lei non finge», dirà
Thomas. È per questo che Nina
immagina un rapporto con la
ragazza, per essere avvolta e
contaminata dalla sua grinta e
sensualità, una “contaminazione”
che inizia già in discoteca, grazie
al top nero prestatole da Lily e
all’aiuto della droga. L’evoluzione
nel percorso sessuale della protagonista è dovuto, quindi, anche alla
relazione con l’altra ballerina: la sua pulsione narcisistica, non trovando
soluzione nell’autoerotismo, viene indirizzata verso un oggetto, Lily,
appunto. Ma nel momento in cui Nina subirà un rifiuto dalla donna, inizierà a
sentirsi perseguitata dalla sua amata/rivale, fino ad ucciderla, ma sempre e
solo nella sua immaginazione.
Erica: La madre, ex-ballerina, ha delle forti
aspettative nei confronti della figlia. Tuttavia,
mentre si mostra comprensiva e confortante
prima delle audizioni e dopo le sconfitte, nel
momento in cui Nina riceve la parte, inizia a
mostrare comportamenti contrastanti che
rivelano una gelosia latente nei suoi confronti.
Per gran parte del film la figlia si fa dominare
dalla madre, e si fa trattare come una
bambina. Nina dorme in una stanza tutta rosa
piena di pupazzi di peluche, e si fa aiutare
dalla madre nel vestirsi e nell'asciugarsi i
capelli. 7
La perdita di contatto con la madre non riesce ad essere tollerata da Nina,
la quale accetta le cure materne, ma nello stesso tempo le vive come
persecutorie e ingombranti.
IL SIMBOLISMO DEL CIGNO
Il cigno è un animale simbolico per eccellenza. Il mito più antico che lo
riguarda è quello di Leda, figlia di Testio e moglie di Tindaro, re di Sparta. La
leggenda narra che Zeus, innamoratosi di lei, si trasformò in un cigno e si
accoppiò con lei, che generò due uova. Da un uovo sarebbero usciti i
Dioscuri, Castore e Polluce, mentre dall'altro Elena e Clitemnestra.
Nonostante l'incertezza sulla versione originaria del mito, nell'episodio si è
sempre riconosciuta la trasposizione di credenze e simbologie diffuse sia in
ambito mediterraneo che nordeuropeo: il cigno veniva considerato un
uccello sacro, un simbolo solare, infatti, sia dai Veda, che dagli scandinavi
dell'Età del Bronzo, che raffigurarono i raggi del sole come lunghi colli di
cigno, sia, infine, per i Greci che associarono l’uccello ad Apollo e allo stesso
Zeus, il cui genitivo del nome, diòs, rivela la radice indoeuropea “div” che
significa splendere. Inoltre, nello stesso nome di Leda alcuni studiosi hanno
voluto riconoscere la parola lada, che
nell'antica lingua dei Lici significava "donna",
con chiari riferimenti al mitico essere
femminile primordiale.
Fu forse a causa delle sue differenti versioni
che l'episodio ispirò differenti soluzioni
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iconografiche, a partire
dall’antichità stessa: se infatti
nella statua di marmo
attribuita allo scultore
Timotheos, Leda è e
raffigurata seduta, mentre
con il mantello protegge il
cigno dalla minacciosa aquila,
in altre sculture, gemme e
lucerne di periodi successivi,
viene raffigurata giacente
sotto il cigno che le avvicina il
becco alle labbra per baciarla,
oppure adagiata, mentre il cigno, assunti ormai atteggiamenti del tutto
umani, la abbraccia teneramente. Sono queste le varie raffigurazioni a cui
probabilmente gli artisti del Quattro e Cinquecento si ispirarono per
realizzare le loro versioni, pittoriche o scultoree, del mito, nelle loro opere
d'arte ispirate al mito, dalla Leda di Timotheos, fino alle rappresentazioni del
Cinquecento, di Leonardo e
Michelangelo. Nel
Medioevo, scrittori come
Adolfo d’Orleans, Giovanni
di Garlandia e Petrus
Berchorius, dal XIII secolo
in poi misero in relazione il
mito col cristianesimo: il
cigno divenne in tal modo
simbolo dello Spirito Santo
che con la sua candida
purezza scendeva su
Maria, immagine molto
amata dai Copti d'Egitto
che amavano inciderla sui
loro anelli.
Correggio: Leda con cigno
Ma il cigno poteva anche significare lussuria: come sostenne, ad esempio,
Vincent de Beauvais nel suo Speculum Majus, in cui scrisse che l'immagine
dei colli intrecciati di due cigni era l'emblema «delle carezze e dei giochi
lascivi», o ancora dell'ipocrisia, con il suo nascondere dietro le bianche
piume delle carni nere. Accompagnati da questa doppia valenza, il cigno e
Leda furono fonte di ispirazione fino al Rinascimento: Leonardo li
rappresentò per ben due volte, nella contemplazione amorevole dei loro
figli, con il tipico sorriso misterioso e sacrale delle opere leonardesche. 9
Leonardo da
Vinci: Leda e il cigno
IL RAPPORTO TRA ERICA E NINA
Partiamo dal presupposto che Nina incarna la figura di una ragazza
adolescente cresciuta senza la presenza della figura paterna. Cosa ha
comportato tale assenza nella protagonista?