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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Cellule o.g.m
Autore: Erika Bertoletti
Descrizione: la tesina tratta del percorso compiuto dalle biotecnologie per arrivare allââ¬â¢invenzione della trasfezione e delle sue applicazioni pratiche nella ricerca sui tumori
Materie trattate: biologia
Area: scientifica
Sommario: Il termine mutazione in campo genetico venne introdotto la prima volta nel 1901 da Hugo de Vries, il quale, in seguito ai suoi studi sulla rapunzia europea, aveva notato come dei nuovi caratteri, non presenti nei genitori, comparissero all'improvviso nelle generazioni successive. De Vries ricondusse la comparsa di questi nuovi caratteri a improvvisi cambiamenti avvenuti all'interno dei geni e ipotizzò anche che tali modifiche potessero essere ereditarie. Sempre nei primi anni del novecento Thomas Hunt Morgan e il suo Drosophila Group compirono il primo sfruttamento consapevole di mutazioni naturali con lo scopo di dimostrare il legame tra geni e cromosomi all'interno dei moscerini della frutta. Grazie a questi esperimenti Morgan riuscì a verificare la corrispondenza tra il colore bianco degli occhi e il cromosoma X, dimostrando come questa mutazione fosse più frequente nei maschi, compiendo esperimenti simili a quelli di Mendel con le piante di pisello. Tuttavia le possibilità di raccogliere dati come quelli di Morgan erano molto scarse vista la scarsa frequenza delle mutazioni naturali e la loro difficile individuazione, quindi tra gli scienziati si iniziò a far strada l'idea di provocare artificialmente mutazioni all'interno degli organismi in modo da poterne studiare gli effetti e avere una maggiore quantità di casi osservabili. Nel 1927 Muller, un membro del Drosophila Group, arrivò alla conclusione che i raggi X in dosi massicce fossero in grado di provocare mutazioni indotte nelle cellule e che tali mutazioni fossero della stessa natura di quelle spontanee. Le sue tesi furono confermate da diversi esperimenti sulle cellule animali sia vegetali e portarono, all'inizio della seconda guerra mondiale, alla scoperta di altri agenti mutageni chimici, come il gas di mostarda. Grazie alla mutagenesi artificiale vennero condotti gli esperimenti che portarono alla formulazione del famoso dogma un gene- una proteina e alla scoperta della coniugazione batterica. Tuttavia l'uso dei raggi X o di altri agenti mutageni non consentiva di controllare i processi di mutazione o le loro conseguenze, per riuscire a farlo bisognava comprendere la struttura molecolare dei geni e il loro funzionamento. Nel 1953 Watson e Crick costruirono un modello di DNA a doppia elica, rendendo così possibile spiegare i meccanismi di duplicazione e di funzionamento del materiale genetico. Grazie a questa scoperta si posero le basi dell'ingegneria genetica, che consiste nel trasferire materiale ereditario da un organismo a un altro. Edward Tatum suddivise l'ingegneria genetica in tre categorie: Eugenetica, cioè la ricombinazione di geni esistenti, Ingegneria genetica, cioè la produzione di nuovi geni, e Ingegneria eufenica, cioè la modificazione o il controllo dell'espressione dei geni. Negli anni '60 venne messa a punto una delle tecniche più importanti per la manipolazione del materiale genetico: il DNA ricombinante. La tecnica del DNA ricombinante sfrutta la capacità degli enzimi di restrizione, presenti nei batteri, di tagliare il DNA in punti precisi, in modo da creare segmenti che possono essere ricombinati e successivamente introdotti nelle cellule. Grazie a questo metodo nel 1973 venne prodotto il primo O.G.M. moderno da Stanley Cohen E Herbert Boyer, che inserirono all'interno di un batterio Escherichia coli un gene clonato di rana. Da allora sono stati creati molti prodotti ad uso commerciale derivati da O.G.M come l'insulina ricombinate, la somatostatina e diversi tipi di sementi, modificati per resistere al gelo e ai pesticidi. I geni, una volta modificati, devono essere inseriti nelle cellule in modo da poter essere espressi. I metodi più usati all'inizio furono l'uso della trasformazione batterica o di vettori virali. La trasformazione sfrutta la capacità dei batteri di acquisire il DNA di altre cellule batteriche lisate attraverso la membrana cellulare, mentre i vettori virali consistono nell'infezione delle cellule da parte di virus contenenti il DNA da inserire. Queste tecniche tuttavia risultano molto imprecise e soprattutto l'uso dei virus può risultare difficile da controllare o pericoloso, visto il loro potere patogeno. D'altra parte, l'introduzione di DNA nelle cellule senza l'utilizzo di vettori appare impossibile visto che sia la membrana che il DNA stesso sono carichi negativamente.
INDICE
MAPPA CONCETTUALE
INTRODUZIONE
Capitolo 1 LA NASCITA DI UN’IDEA
LE MUTAZIONI E LA MUTAGENESI ARTIFICIALE
• DAL DNA ALL’INGEGNERIA GENETICA
•
Capitolo 2 COME LE CELLULE CAMBIANO
STORIA DELLA TRASFEZIONE
• COME FUNZIONA
•
Capitolo 3 IN PRATICA …
CELLULE HeLa E UBIQUITINA
• IL PROTOCOLLO
• I RISULTATI
•
Capitolo 4 O.G.M. E PROBLEMI
UNA DEFINIZIONE
• BENEFICI E RISCHI
• BREVETTARE I GENI?
•
BILIOGRAFIA
SITOGRAFIA
3
MAPPA CONCETTUALE
LA SCOPRETA DELLE MUTAZIONI E DELLA VIENE DEFINITO IL CONCETTO DI
MUTAGENESI ARTIFICIALE MUTAZIONE E SI INZIANO A TROVARE
MODI PER SFRUTTARE IL FENOMENO
MA COME SI CONTROLLA E QUALI
SONO LE CAUSE?
LA SCOPERTA DEL DNA E DELLA SUA GRAZIE A QUESTA SCOPERTA SI INZIA A
STRUTTURA CAPIRE IL MECCANISMO CHE REGOLA
L’ESPRASSIONE DEI GENI E I LORO
CAMBIAMENTI
CON LE TECNICHE DEL DNA RICOMBINANTE SI
NASCE L’INGEGNERIA GENETICA POSSONO CREARE NUOVI GENI O MODIFICARE
QUELLI ESISTENTI
I GENI MODIFICATI DEVONO ESSERE
COME PRODURRE GLI O.G.M. ’
INTRODOTTI NELLE CELLULE, QUESTO PUO
AVVENIRE IN VARI MODI, COME LA
TRASFEZIONE PER LIPOSOMI
LA TRASFEZIONE NELLE CELLULE
HeLa LE CELLULE VENGONO MODIFICATE PER
’
PRODURRE UNA QUANTITA DOPPIA DI
UBIQUITINA, L’ESPERIMENTO SERVE PER
DETERMINARE LA CORRISPONDENZA TRA
QUESTA MUTAZIONE E L’INSORGENZA DI
I PROBLEMI e I BENEFICI TUMORI
LA DIFFUSIONE DEGLI O.G.M. POTREBBE
PORTARE A GRAVI CONSEGUENZE SUL PIANO
AMBIENTALE E PER LA SALUTE. UN ALTRO
’
BIBATTITO SI E APERTO ANCHE SULLA
’
QUESTIONE DEI BREVETTI, E GIUSTO
BERVETTARE I GENI?
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INTRODUZIONE
L’argomento di questa tesina riguarda il percorso compiuto dalle biotecnologie per giungere alla
creazione degli O.G.M., dalla definizione del concetto di mutazione agli inizi del ‘900, fino alla
scoperta delle tecniche che ne permettono il controllo e l’applicazione.
Grazie a uno stage compiuto questa estate presso i laboratori di ricerca del centro di oncologia
molecolare IFOM ho avuto l’opportunità di osservare in prima persona un metodo per la
produzione di organismi geneticamente modificati all’interno della ricerca sui tumori e le loro
cause.
Oltre ai loro utilizzi terapeutici, come in questo caso, gli O.G.M. possiedono moltissime altre
potenzialità in molti ambiti, che tuttavia devono essere ancora correttamente valutate in
rapporto all’effettiva e ai loro potenziali rischi per l’uomo e per l’ambiente.
Un aspetto del complesso dibattito è la polemica riguardante il problema dei brevetti, che oltre
a sollevare molti dubbi etici, mette in evidenza come spesso la legislazione in questo settore sia
più volta a favorire le grandi aziende multinazionali che il giusto utilizzo di queste tecnologie.
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LA NASCITA DI UN’ IDEA
LE MUTAZIONI e LA MUTAGENESI ARTIFICALE
• Il termine mutazione in campo genetico venne introdotto la prima volta nel 1901 da Hugo de Vries,
il quale, in seguito ai suoi studi sulla rapunzia europea, aveva notato come dei nuovi caratteri, non
presenti nei genitori, comparissero all’improvviso nelle
generazioni successive. De Vries ricondusse la
comparsa di questi nuovi caratteri a improvvisi
cambiamenti avvenuti all’interno dei geni e ipotizzò
anche che tali modifiche potessero essere ereditarie.
Sempre nei primi anni del novecento Thomas Hunt
Morgan e il suo Drosophila Group compirono il primo
sfruttamento consapevole di mutazioni naturali con lo
scopo di dimostrare il legame tra geni e cromosomi
all’interno dei moscerini della frutta. Grazie a questi
esperimenti Morgan riuscì a verificare la
F 1 RAPUNZIA EUROPEA
IGURA corrispondenza tra il colore bianco degli occhi e il
cromosoma X, dimostrando come questa mutazione
fosse più frequente nei maschi, compiendo esperimenti simili a quelli di Mendel con le piante di
pisello.
Tuttavia le possibilità di raccogliere dati come quelli di Morgan erano molto scarse vista la scarsa
frequenza delle mutazioni naturali e la loro difficile individuazione, quindi tra gli scienziati si iniziò a
far strada l’idea di provocare artificialmente mutazioni all’interno degli organismi in modo da
poterne studiare gli effetti e avere una maggiore quantità di casi osservabili. Nel 1927 Muller, un
membro del Drosophila Group, arrivò alla conclusione che i raggi X in dosi massicce fossero in
grado di provocare mutazioni indotte nelle cellule e che tali mutazioni fossero della stessa natura di
quelle spontanee. Le sue tesi furono confermate da diversi esperimenti sulle cellule animali sia
vegetali e portarono, all’inizio della seconda guerra mondiale, alla scoperta di altri agenti mutageni
chimici, come il gas di mostarda.
Grazie alla mutagenesi artificiale vennero condotti gli esperimenti che portarono alla formulazione
del famoso dogma un gene- una proteina e alla scoperta della coniugazione batterica.
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DAL DNA ALL’INGEGNERIA GENETICA
• Tuttavia l’uso dei raggi X o di altri agenti mutageni non consentiva di controllare i processi di
mutazione o le loro conseguenze, per riuscire a farlo
bisognava comprendere la struttura molecolare dei geni e
il loro funzionamento. Nel 1953 Watson e Crick
costruirono un modello di DNA a doppia elica, rendendo
così possibile spiegare i meccanismi di duplicazione e di
funzionamento del materiale genetico. Grazie a questa
scoperta si posero le basi dell’ingegneria genetica, che
consiste nel trasferire materiale ereditario da un
organismo a un altro.
Edward Tatum suddivise l’ingegneria genetica in tre
categorie: Eugenetica, cioè la ricombinazione di geni
esistenti, Ingegneria genetica, cioè la produzione di nuovi
geni, e Ingegneria eufenica, cioè la modificazione o il
controllo dell’espressione dei geni.
Negli anni ’60 venne messa a punto una delle tecniche
più importanti per la manipolazione del materiale F 2 WATSON E CRICK
IGURA
genetico: il DNA ricombinante. La tecnica del DNA
ricombinante sfrutta la capacità degli enzimi di
restrizione,
presenti nei
batteri, di tagliare il DNA in punti precisi, in modo da
creare segmenti che possono essere ricombinati e
successivamente introdotti nelle cellule.
Grazie a questo metodo nel 1973 venne prodotto il primo
O.G.M. moderno da Stanley Cohen E Herbert Boyer, che
inserirono all’interno di un batterio Escherichia coli un
gene clonato di rana.
Da allora sono stati creati molti prodotti ad uso
commerciale derivati da O.G.M come l’insulina
ricombinate, la somatostatina e diversi tipi di sementi,
F 3 COLONIA DI E
IGURA SCHERICHIA COLI modificati per resistere al gelo e ai pesticidi.
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COME LE CELLULE CAMBIANO
LA STORIA DELLA TRASFEZIONE
• I geni, una volta modificati, devono essere inseriti nelle cellule in modo da poter essere espressi.
I metodi più usati all’inizio furono l’uso della trasformazione batterica o di vettori virali.
La trasformazione sfrutta la capacità dei batteri di acquisire il DNA di altre cellule batteriche lisate
attraverso la membrana cellulare, mentre i vettori virali consistono nell’infezione delle cellule da
parte di virus contenenti il DNA da inserire. Queste tecniche tuttavia risultano molto imprecise e
soprattutto l’uso dei virus può risultare difficile da controllare o pericoloso, visto il loro potere
patogeno. D’altra parte, l’introduzione di DNA nelle cellule senza l’utilizzo di vettori appare
impossibile visto che sia la membrana che il DNA stesso sono carichi negativamente.
Negli anni ’70 vennero quindi messi a punto dei metodi per rendere il materiale genetico neutro
grazie a sostanze chimiche e nel 1978 Graham e Van der Eb descrissero per la prima volta
l’inserimento di geni in una cellula grazie a una soluzione di fosfato di calcio.
COME FUNZIONA
• La trasfezione è un processo che permette
di inserire artificialmente
e in modo stabile nei cromosomi una
sequenza di DNA estranea. Questo processo
può avvenire con la mediazione di soluzioni
di fosfato di calcio, per elettroporazione,
si praticano aperture nella membrana
cellulare grazie a scariche elettriche da cui il
DNA entra, o con i liposomi.
Uno dei metodi più efficaci e sicuri è quello
che utilizza i liposomi. I liposomi sono
piccole membrane lipidiche che incapsulano
il costrutto e, grazie alla loro struttura simile
alla membrana, possono essere facilmente
inglobate per endocitosi. I geni estranei
possono quindi integrarsi con quelli del
nucleo consentendo di ottenere una
popolazione di cellule modificate. 8
IN PRATICA …
CELLULE HeLa e UBIQUITINA
• L’ubiquitina è una proteina prodotta da tutte le cellule eucariote. La sua funzione principale è
quella di segnalare la presenza di proteine inutili in modo che possano essere riconosciute dal
sistema di distruzione della cellula, legandosi ad esse. Sfruttando il suo ruolo di marcatore, svolge
inoltre altri compiti importanti, come la direzione del trasporto delle molecole dentro e fuori la
cellula.
A causa delle sue funzioni molto complesse una possibile anomalia nella produzione normale di
ubiquitina potrebbe generare modifiche pericolose all’interno della cellula. Per capirne le
conseguenze occorre creare una linea cellulare stabile con una sovrapproduzione della proteina.
Le cellule usate per l’esperimento sono cellule HeLa, cioè cellule provenienti dall’adenocarcinoma
della cervice uterina, di cui si conoscono molto bene le caratteristiche.
Queste cellule vengono modificate in modo che possano
produrre una quantità doppia di proteina, grazie
all’inserimento nel loro nucleo di un costrutto, chiamato
Flag- HIS-Ub, contenente il gene per la sintesi
dell’ubiquitina.
F 5 CELLULE H L
IGURA E A
IL PROTOCOLLO
• Il costrutto Flag- HIS-Ub viene fatto entrare nelle cellule secondo la procedura:
- In una provetta unire 3 μl di DNA (0.33 γ/ μl) all’Optimem fino a ottenere 100 μl di
soluzione
- In una seconda provetta mettere 6 μl di Lipofectamine, la soluzione contenente i liposomi,
e l’Optimem sempre fino a 100 μl di volume, lasciare 5 min a temperatura ambiente
- Unire goccia-goccia la seconda soluzione alla prima e lasciare per 20 min a temperatura
ambiente, per fare in modo che il DNA venga correttamente incapsulato
- Preparare le piastre a pozzetti con le cellule togliendo il terreno e mettendo 800 μl di
Optimem per ognuno
- Aggiungere 200 μl di soluzione di DNA più il Lipofectamine in ogni pozzetto e lasciare per
4h
Dopo quattro ore la trasfezione dovrebbe essere avvenuta e, qualche giorno più tardi, si possono
verificare i risultati al microscopio. 9
I RISULTATI
• Le cellule modificate vengono colorate grazie a particolari anticorpi che si legano solo all’ubiquitina
presente nel citoplasma e al nucleo con un procedimento chiamato immunofluorescenza.
In questo modo si possono distinguere da quelle
rimaste normali, in caso di trasfezione non riuscita,
e confrontare con i campioni negativi.
Infatti, i campioni positivi appaiono rossi, mentre in
quelli negativi si vedono solo i nuclei delle cellule
colorati di blu.
Le cellule trasfettate vengono in seguito coltivate e
usate per altri esperimenti. F 6 CELLULE NEGATIVE
IGURA
F 7 CELLULE POSITIVE
IGURA 10
O.G.M. e PROBLEMI
UNA DEFINIZIONE
• Le cellule che si ottengono con questi processi sono a tutti gli effetti degli O.G.M.
Con questa definizione si intendono degli organismi il cui patrimonio genetico è stato manipolato
attraverso le tecniche dell’ingegneria genetica e che, oltre alle singole cellule, come in questo caso,
possono essere applicate anche ad altri organismi più complessi.
In questo modo si possono ottenere piante o animali con caratteristiche completamente diverse da
quelle di partenza, oppure velocizzando notevolmente i risultati ottenibili precedentemente con i
tradizionali incroci.
BENEFICI e RISCHI
• Oggi gli organismi geneticamente modificati vengono prodotti e studiati principalmente in campo
medico-farmacologico e in campo agroalimentare.
Lo scopo è quello di ottenere piante o animali più adatti alle esigenze umane come, ad esempio,
batteri capaci di sintetizzare farmaci, piante più resistenti e produttive o animali d’allevamento con
ritmi di accrescimento più veloci. Grazie a queste caratteristiche e ai loro vantaggi commerciali, gli