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Materie interessate: Biologia, Matematica
Sommario
Prefazione
1. Perché i Modelli Matematici per la Biologia?
2. La Cellula della Biologia Classica
2.1 Duplicazione del DNA
2.2 Sintesi proteica
3. Un nuovo dogma per la Biologia Cellulare Computazionale
4. Network cellulare nel dettaglio
5. Da fenomeno biologico a modello matematico
6. Operone Lac in termini computazionali
Focus: Controllo dell’espressione genica
6.1 Analisi del fenomeno biologico
6.2 Creazione del modello matematico
6.3 Simulazione del funzionamento del modello
6.4 Esiti della simulazione
7. Possiamo fidarci del nuovo dogma?
Conclusioni
Fonti e bibliografia
Prefazione
L’idea di questa tesina è basata sulla mia partecipazione ad uno stage estivo presso l’IFOM
(Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) di Milano. Presso questo istituto, sono stato inserito nel
gruppo di ricerca di ‘Computational Cell Biology’, un team di ricercatori che avevano il compito
di studiare approfonditamente le diverse interazioni tra macromolecole in determinati processi
(quali la divisione cellulare, …).
Durante il periodo di stage, ho appreso che la matematica e l’informatica sono ormai diventati
due potenti mezzi, anche per analizzare fenomeni biologici: grazie a software specifici, è
possibile convertire un fenomeno biologico in un modello matematico, che verrà poi analizzato
per capire meglio ciò che avviene a livello biologico.
I ricercatori che lavorano in questo gruppo di ricerca utilizzano le equazioni differenziali per
descrivere i modelli matematici realizzati; io, non avendo affrontato a scuola l’argomento delle
equazioni differenziali, ho avuto lo stesso la possibilità di convertire qualche fenomeno biologico
in modello matematico tramite qualche elemento di logica (come si vedrà più avanti) ed un
software java: GINsim.
Nella mia tesina, quindi, parlerò di come la matematica è utile alla biologia sperimentale
odierna, supportando la mia idea con esempi, nozioni, difficoltà e vantaggi.
La matematica è una scienza meravigliosa, ma non ha ancora trovato il modo di
dividere un triciclo fra tre ragazzini.
(Thomas Woodrow Wilson)
1. Perché i Modelli Matematici per la Biologia?
Negli ultimi anni, si è ricorso all’uso di Modelli Matematici per
studiare fenomeni biologici, al fine di:
Fornire strumenti di analisi di dati
Elaborare leggi (che possono essere predittive)
Modellare la realtà, in modo da riprodurre un modello
dinamico che rappresenti il fenomeno biologico preso in
esame
Costruire e formalizzare teorie, che possono essere
discusse, accettate o confutate dalla comunità scientifica
Per giungere alla realizzazione di Modelli Matematici per la
Biologia, però, è stata necessaria una rivoluzione del concetto di
funzionamento di una cellula.
2. La Cellula della Biologia Classica
In quali processi fondamentali è riassumibile il funzionamento di una cellula?
Con le conoscenze acquisite nel XX secolo, sappiamo che una cellula, in generale, ha la capacità
di duplicarsi (tramite la mitosi) e di produrre specifiche proteine, a seconda del tipo di cellula;
queste due funzioni strettamente importanti sono legate da un altro fattore, che incide
notevolmente sul funzionamento di una cellula: il DNA.
Infatti, è proprio il DNA che viene duplicato durante i processi di mitosi e meiosi; inoltre, la
sintesi proteica è resa possibile grazie a filamenti di mRNA (derivati dal DNA tramite la
trascrizione), le cui triplette di nucleotidi vengono riconosciuti da altrettante triplette di tRNA:
con questo appaiamento di nucleotidi, viene sintetizzato un amminoacido.
Si può dire, quindi, che il dogma principale della Cellula è il seguente:
DNA mRNA Proteine
Æ Æ
I processi che rendono possibile, quindi, la funzione principale di una cellula sono:
Duplicazione di molecole di DNA
Sintesi proteica:
Trascrizione di mRNA, a partire da DNA
o Traduzione di mRNA in amminoacidi
o
2.1 Duplicazione del DNA
Il processo di duplicazione del DNA avviene nel nucleo della cellula.
1. La duplicazione inizia quando una proteina ‘iniziatore’ riconosce chimicamente una
particolare sequenza di nucleotidi, il punto di origine.
2. Enzimi conosciuti come elicàsi rompono i legami che uniscono i due filamenti.
3. La duplicazione procede allontanandosi dal punto di origine nelle due direzioni opposte;
speciali proteine tengono separati i due filamenti.
4. Un altro enzima, la primàsi, posiziona il primer, un segmento nucleotidico che serve
come punto di partenza per la nuova doppia elica.
5. Gli enzimi DNA-polimerasi creano il DNA complementare; questi enzimi percorrono il
filamento aperto aggiungendo i nucleotidi complementari per costruire una nuova
molecola di DNA a doppia elica.
Durante la duplicazione, dove il doppio filamento del DNA è aperto, c’è un’ansa chiamata bolla
di duplicazione.
Ogni estremità di quest’ansa è detta forcella di duplicazione e qui alcuni enzimi (topoisomerasi)
svolgono la doppia elica, cercando di non attorcerla su sé stessa ed esponendo i singoli filamenti
del DNA parentale.
Le DNA-polimerasi possono costruire una nuova catena complementare solo aggiungendo
nucleotidi nella direzione 5’–3’; di conseguenza, solo un filamento può essere replicato nel
giusto verso. Questo filamento è chiamato leading-strand, o filamento guida; l’altro filamento
si replica nel verso opposto ed è chiamato
lagging-strand, o filamento in ritardo.
Per duplicare il filamento in ritardo sono
richiesti diversi primer perché le DNA
polimerasi che lo costruiscono nella
direzione 5’–3’ devono continuamente
interrompersi contro la forcella di
duplicazione: così si generano corti segmenti
di DNA a doppia elica, chiamati frammenti
di Okazaki. Alla fine, l’enzima chiamato
ligàsi lega i frammenti di Okazaki e i
filamenti di DNA prodotti in due nuove
catene a doppia elica di DNA.
La duplicazione dei cromosomi di una cellula
avviene in molti punti simultaneamente,
producendo molte bolle di duplicazione che crescono una verso l’altra e si fondono duplicando
l’intero corredo genetico della cellula.
2.2 Sintesi proteica
La sintesi proteica è articolata in 2 passaggi:
1. Con la trascrizione avviene la produzione di un filamento di mRNA, a partire da un
filamento stampo di DNA.
2. Con la traduzione avviene la conversione del linguaggio da acidi nucleici nel linguaggio
polipeptidico costituito da amminoacidi, un passaggio d’informazioni che si basa su un
codice a triplette: le istruzioni genetiche per la sequenza di amminoacidi di una catena
polipeptidica sono scritte nel DNA e nell’RNA sotto forma di una serie di tre nucleotidi,
che nel loro insieme formano un codone.
Riassumendo, i codoni a 3 basi azotate del DNA sono trascritti in codoni a 3 basi complementari
dell’RNA e poi i codoni dell’RNA sono tradotti negli amminoacidi che formano un polipeptide.
Il codice genetico
⇒ La tripletta AUG codifica per l’amminoacido metionina e fornisce il segnale d’inizio di
una catena polipeptica, mentre UAA UAG e UGA sono i codoni d’arresto che
comandano ai ribosomi di far terminare il polipeptide.
⇒ I nucleotidi che costituiscono i codoni hanno una disposizione lineare lungo il DNA e
l’RNA e non vi sono intervalli o interruzioni tra un codone e l’altro.
La trascrizione del DNA
La trascrizione avviene nel nucleo della cellula.
1. I 2 filamenti di DNA si separano nel punto in cui il processo ha inizio, ma solo uno dei 2
filamenti funziona da stampo per la molecola che dovrà formarsi.
2. I nucleotidi che costituiscono la nuova molecola di RNA, si posizionano una alla volta
lungo il filamento stampo del DNA formando legami a idrogeno con le sue basi azotate.
3. I nucleotidi dell’RNA seguono la stessa regola dell’appaiamento delle basi che vale per la
duplicazione tranne per il fatto che A si appaia con U invece che con T.
4. I nucleotidi dell’RNA si legano tra loro grazie all’enzima RNA-polimerasi, istruito in
merito al punto in cui il processo di trascrizione deve iniziare e terminare.
5. Il segnale d’inizio è una sequenza nucleotidica detta promotore (un speciale sito di
legame per l’RNA-polimerasi), posta nel DNA vicino all’estremità iniziale del gene.
La trascrizione avviene in tre fasi:
1. INIZIOÆavviene quando l’RNA-polimerasi si attacca al DNA promotore. Per ogni gene la
regione del promotore mette in evidenza quale dei 2 filamenti di DNA deve essere
trascritto
2. L’RNA si allunga e intanto si
stacca dal suo DNA stampo
consentendo ai 2 filamenti
separati di DNA di appaiarsi di
nuovo nella regione in cui è
già avvenuta la trascrizione.
3. TERMINAZIONEÆ L’enzima
RNA-polimerasi raggiunge una
speciale sequenza di basi
azotate del ‘DNA-stampo’
detta sequenza di terminazione: a questo punto la RNA-polimerasi si stacca dalla
molecola di RNA e dal gene.
RNA immaturo: lo splicing
Il filamento di RNA che si è ottenuto dalla trascrizione non è ancora pronto per essere coinvolto
nella traduzione.
Ogni filamento stampo di DNA è composto da due tipi di regioni:
⇒ Esoni (regioni codificanti, che vengono espresse)
⇒ Introni (regioni non codificanti)
Supponiamo di avere, quindi, un filamento di DNA con introni ed esoni. Quando questo filamento
viene trascritto, nel filamento di mRNA corrispondente vengono rimossi gli introni, mentre gli
esoni si saldano tra loro: questo processo è detto splicing.
Il nuovo filamento di RNA, prima di uscire dal nucleo per la traduzione, viene fornito di un
cappuccio e di una coda.
La traduzione dell’mRNA
Avviene nel citoplasma ed utilizza:
⇒ mRNA e tRNA
⇒ I ribosomi, organuli in cui avviene la sintesi dei polipeptidi
⇒ Enzimi e fattori proteici
⇒ ATP
Gli amminoacidi non sono in grado di riconoscere da soli i codoni in sequenza dell’mRNA: questa
funzione è svolta dal tRNA, il quale deve agganciarsi al codone corretto e riconoscere
l’amminoacido corrispondente.
Il ruolo del tRNA nella traduzione
Una molecola di tRNA è composta da un lungo filamento di RNA di circa 80
nucleotidi. Avvolgendosi e ripiegandosi su se stesso forma numerose regioni a
doppio filamento in cui i segmenti di RNA si appaiano. Un’ansa a filamento
unico posta all’estremità della molecola contiene una speciale tripletta detta
anticodone, complementare al codone corrispondente dell’mRNA; durante la
traduzione codone e anticodone si appaiano, e all’altra estremità del tRNA vi
è un sito dove si attacca l’amminoacido prodotto.
I ribosomi nella traduzione I ribosomi sono gli organuli citoplasmatici in
cui avviene la traduzione.
Ciascuno di essi è costituito da due
subunità, ciascuna formata da proteine e da rRNA:
⇒ Subunità più piccola: sito di legame per l’mRNA
⇒ Subunità più grande: i siti per il tRNA:
sito P(artenza)dove è ancorato il tRNA con la
catena polipeptidica in crescita
sito A(rrivo) dove si ancora il tRNA che porta
un amminoacido da aggiungere alla catena.
L’anticodone del tRNA si lega al codone corrispondente
dell’mRNA; le subunità tengono unite tra loro le 2 molecole. Si può così attaccare il nuovo
amminoacido alla catena polipeptidica.
Fasi della traduzione
Inizio
1. una molecola di mRNA si lega alla subunità ribosomiale più piccola. Uno speciale tRNA di
partenza si lega al codone specifico, detto codone d’inizio, con cui ha inizio la
traduzione.
2. una subunità ribosomiale più grande si lega a quella piccola dando vita a un ribosoma
funzionale. Il tRNA di partenza si colloca sul sito P del ribosoma.
Allungamento
In questa fase si aggiungono amminoacidi a quello di partenza:
1. riconoscimento del codone: l’anticodone di una molecola di tRNA che porta un
nuovo amminoacido, si appaia col codone dell’mRNA nel sito A.
2. formazione del legame peptidico:
l’amminoacido si stacca dal tRNA
nel sito P e si lega attraverso un
legame peptidico a quello del tRNA
del sito A. la catena si è allungata.
3. traslocazione: il tRNA del sito P
lascia il ribosoma e il tRNA del sito
A si sposta nel sito P; un altro tRNA
si potrà quindi attaccare al sito A.
Arresto
Un codone di arresto arriva nel sito A del
ribosoma. Questi codoni ( UAA,UAG e UGA) non codificano per nessun amminoacido ma