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FINANZE: NORMATIVA PER IL PAGAMENTO DELLE IMPOSTE IRAP ED IRES DA PARTE DI EXPO
ECONOMIA AZIENDALE: ANALISI DEI BILANCI 2009-2014 DI EXPO 2015
STORIA: LE ESPOSIZIONI NEL CORSO DELLA STORIA
ITALIANO: SITUAZIONE DI FAME E POVERTA’ DELL’ITALIA POST UNITARIA (VERGA)
INGLESE: LA PRIMA ESPOSIZIONE UNIVERSALE A LONDRA
1.2 IL LOGO
Ben pochi sanno che durante la competizione per scegliere la città ospitante dell’ Expo (2006) il logo
presentato dall’Italia al Bureau International des Exposition fu l’uomo vitruviano di DaVinci. Nel 2011 però
fu aperto un concorso per rinnovare il simbolo dell’Expo: la giuria, presieduta da Giorgio Armani, decretò
vincitore Andrea Puppa con il logo che tutti noi conosciamo. Lo stesso Puppa spiegò che il disegno sta ad
indicare il fatto che utilizzando i pochi frutti che il nostro pianeta ci dona (rappresentati dai tre colori
primari giallo, blu, rosso) si possono creare infiniti piatti (rappresentati dalle tonalità che si creano
dall’incontro tra i colori primari) ma anche come l’Expo sia il trampolino per la conoscenza di culture
lontane e, a volte, sconosciute.
2.1 GLI APPALTI
La normativa che regola gli appalti in Italia è molto chiara, nonostante questo però, all’expo è stata
applicata una regolamentazione particolare in seguito ai numerosi arresti di fine 2013 ed inizio 2014; infatti
il consiglio dei ministri ha approvato nel marzo 2014 il decreto legge n.47 che prevedeva l’abrogazione di
particolari norme del codice degli appalti in attuazione del decreto legge n.59/2012 (procedure da seguire
in caso di emergenza emanata dalla Protezione Civile). Infatti, per gli evidenti ritardi che si sarebbero
altrimenti protratti all’infinito, il consiglio dei ministri ha preferito realizzare l’Expo come una procedura
urgente della Protezione Civile. 3
2.2 LE IMPOSTE
Con la circolare n.26/E, l’Agenzia delle Entrate illustra, nel dettaglio, le regole di carattere fiscale previste
dall’Accordo siglato tra l’Italia e il Bureau International des Expositions. Il documento fa un quadro dei
soggetti coinvolti nell’evento: I Partecipanti ufficiali (cioè gli Stati e le Organizzazioni internazionali
intergovernative) e i Partecipanti non ufficiali (amministrazioni pubbliche territoriali, organizzazioni
internazionali, associazioni e imprese estere e non). I Partecipanti ufficiali e non ufficiali sono esentati dalle
imposte dirette per i redditi prodotti nell’ambito delle attività istituzionali espositive e non commerciali.
Tali agevolazioni, non valgono, invece, per i redditi derivanti da attività commerciali, in riferimento alle
quali si dovranno osservare gli obblighi e gli adempimenti previsti dalle disposizioni fiscali italiane.
L’esenzione dalle imposte indirette è riconosciuta ai soli Partecipanti ufficiali.
In particolare, la circolare precisa che essi possono acquistare beni e servizi “di importo rilevante” destinati
all’attività espositiva in regime di non imponibilità Iva. Il beneficio spetta per gli acquisti di importo
superiore a 300 euro. Partecipanti ufficiali e Partecipanti non ufficiali, invece, possono entrambi fruire
dell’esenzione dall’Imu e dalla Tasi per i fabbricati da essi posseduti. Inoltre, gli atti e le transazioni relativi
agli acquisti di beni e servizi effettuati dai Commissariati generali di sezione per fini espositivi e non
commerciali sono esenti dalle imposte di registro, di bollo, ipotecaria e catastale. La regola vale anche per i
Partecipanti non ufficiali, ma limitatamente agli atti, transazioni e operazioni finanziarie relativi ai fabbricati
utilizzati dagli stessi per partecipare a “Expo 2015” 4
2.3 L’ANALISI DEI BILANCI: INDICI E MARGINI
Dalla riclassificazione degli stati patrimoniali della società è stato possibile eseguire l’analisi per indici da cui
è emerso che l’azienda, all’interno degli impieghi, possiede una forte elasticità data dalla maggioranza
dell’attivo circolante rispetto alle immobilizzazioni (che poi va ad assottigliarsi nel corso degli anni). Le fonti
della società sono costituite prevalentemente da debiti a breve termine che addirittura nel 2013 occupano
oltre il 90% del passivo; il capitale proprio si riduce nel corso del tempo a fronte di un aumento delle
passività consolidate e, infine, i debiti a media e lunga scadenza sono praticamente inesistenti dato che
ricoprono meno dell’1% delle fonti durante gli anni di attività. Il rapporto debt/equity ci permette quindi di
stabilire che l’azienda si trova in una grave situazione di dipendenza finanziaria data dall’elevato valore del
quoziente: soprattutto negli ultimi anni gli impieghi risultano finanziati, praticamente nella loro totalità, da
capitale di debito (soprattutto a breve termine).
Attraverso l’indice di disponibilità si può desumere che la società, almeno nei primi anni, è riuscita a far
fronte agli impegni finanziari a breve utilizzando tutte le attività che si rendono liquide entro l’esercizio;
probabilmente dopo l’aumento spropositato delle passività correnti l’azienda non ha più saputo controllare
la situazione. Naturalmente, per la mancanza totale di rimanenze in bilancio, l’indice di disponibilità e
quello di liquidità secondaria coincidono. Il concetto appena espresso viene ripreso dall’indice di auto
copertura delle immobilizzazioni il quale evidenzia il fatto che l’azienda, per finanziare le immobilizzazioni,
oltre che ricorrere al capitale proprio utilizza anche capitale di debito soprattutto negli ultimi anni ma
l’indice di copertura globale delle immobilizzazioni ci rivela che gli investimenti, almeno nei primi anni, sono
finanziati ricorrendo alle passività consolidate oltre che al capitale proprio (capitale permanente).
Premessa per iniziare l’analisi degli indici di redditività è di considerare il fatto che l’azienda, per tutti gli
esercizi dall’apertura, ha registrato solo perdite. Come risulta dal quoziente del ROA, gli impieghi della
società hanno portato solo ad un risultato negativo molto elevato nei primi due esercizi che poi è
improvvisamente sceso negli esercizi successivi. Naturalmente i soci dell’azienda non hanno mai ricevuto
né dividendi né qualsiasi altra remunerazione offerta dal capitale di rischio investito dato che anche il ROE
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ed il ROI risultano negativi. Per effetto di questo gli investitori potrebbero essere scoraggiati dall’investire
capitali nella società e quest’ ultima potrebbe esserlo per finanziare gli investimenti tramite
l’indebitamento esterno dato che il ROD risulta essere superiore rispetto al ROI e quindi il costo medio
dell’indebitamento è superiore rispetto al tasso di redditività che potrebbe ottenere l’azienda investendo il
finanziamento in attività di qualunque tipo. Prendendo invece il ROS ci viene comunicato che la società non
è ancora in grado di ottenere il quantitativo di ricavi necessario per poter coprire i costi unitari del
prodotto: addirittura nei primi esercizi il valore del ROS superava il -100%. Come conseguenza del
quoziente negativo del ROS si può evidenziare che il rapporto espresso dall’indice di rotazione degli
impieghi risulta praticamente pari a zero e quindi il grado di velocità dell’impresa nel concludere il ciclo
operativo (acquisti-trasformazione-vendite) è molto basso (basta pensare che dal 2009 sarebbero dovuti
passare 73000 giorni per poter vedere il riciclo degli impieghi). Guardando al conto economico della società
di può osservare che il reddito d’esercizio è costituito, quasi nella sua totalità, dagli importi della gestione
accessoria, finanziaria e straordinaria dell’azienda (addirittura nell’ultimo esercizio l’incidenza è superiore al
200%). Infine, il Leverage esprime la sottocapitalizzazione della società (dato che i suoi valori superano il 2 e
sfiorano il 25) e che quindi essa ricorre in modo considerevole al capitale di debito.
Attraverso i margini patrimoniali si può osservare che la società ha avuto un buon andamento per i primi
due anni di gestione ma che poi ha avuto qualche problema operativo dal terzo esercizio. Il PCN ed il
margine di tesoreria ci fanno osservare che la società, almeno per i primi due anni di gestione, è stata
capace di estinguere le passività a breve termine attraverso il realizzo di attività a breve termine o differite.
Il margine di struttura primario e secondario ci permettono di evidenziare il fatto che la società è riuscita a
far fronte alle immobilizzazioni utilizzando il capitale proprio nei primi due anni ma che poi ha dovuto
ricorrere al capitale di terzi per coprire la parte mancante. 6
N.B. l’analisi per indici di Expo 2009 è stata fatta autonomamente riclassificando gli stati patrimoniali,
secondo criteri finanziari, presenti sul sito di Expo nella sezione “Amministrazione trasparente”.
3.1 TRA EXPO E VERGA
Dopo tutte queste considerazioni di carattere economico e tecnico è doveroso fare un paragone tra l’Italia
che oggi ospita l’Expo e quella della fine dell’ 800 cioè l’Italia post-unitaria narrata da Verga, ben lontana dal
rappresentare il messaggio che oggi, invece, viene comunicato in tutto il mondo. Lo scrittore venne a
conoscenza di tutti i problemi dell’Italia e soprattutto del Mezzogiorno (su tutti, le altissime percentuali di
analfabetismo, il brigantaggio, la distanza percepita dai cittadini rispetto al Paese legale, le drammatiche
condizioni di vita dei contadini) grazie ad una lettera inviatagli dall’esponente della Destra Storica Sonnino
(in seguito ad un suo viaggio in Sicilia) che indaga le ragioni e le cause del sottosviluppo del Meridione
d’Italia. Il dito è puntato sia contro questioni economiche strutturali (come la mancata riforma agragria,
fatto che tutela il potere feudale di nobili e gli interessi dei “baroni” del latifondo) e ferite aperte di natura
sociale, come lo sfruttamento del lavoro minorile. È, in primo luogo, al livello contenutistico che, nelle
opere verghiane, si riconoscono i riferimenti dello scrittore all’inchiesta di Sonnino; e una novella
rappresentativa della raccolta Vita dei campi come Rosso Malpelo li rivela con particolare efficacia. Il
protagonista Malpelo - lavorante presso la stessa cava dove è impiegato, e dove trova la morte, il padre -
sembra modellato sul ritratto che lo studioso fa dei bambini impiegati in miniera. Anche a proposito del
romanzo I Malavoglia, sono molti i nuclei contenutistici che Verga, con ogni probabilità, deriva dalla lucida
disamina di Sonnino. Gli elementi della prepotenza, dell’ingiustizia, della necessaria sopraffazione del più
debole da parte del più forte, all’interno di un tessuto sociale invischiato di favori, personalismi, di stampo
quasi feudale - come d’altro canto è ben rappresentato ancora nel più tardo Mastro don Gesualdo - che
muovono la vicenda romanzesca, fanno da sfondo costante alle pagine dell’inchiesta. Sembra, però,
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soprattutto un altro elemento ad avvicinare I Malavoglia all’Inchiesta; in essa si legge: “il Governo e tutto
ciò che lo rappresenta o che è da lui rappresentato, è in molti luoghi profondamente disprezzato”. È la già
citata distanza tra il Paese reale, quello della complessa e immobile società siciliana, e il Paese legale: quello
del nuovo Stato nazionale, e delle sue leggi; per i contadini e i pescatori siciliani - come per i personaggi del
romanzo verghiano - quello del Regno che sottrae i figli per mandarli a morire come soldati in guerre
lontane, che mette in prigione, e soprattutto che impone le tasse: Dunque, anche presso il letterario borgo
di Aci Trezza, l’“autorità pubblica” è “simile a un esercito in mezzo a paese nemico”, come si legge ancora
nel resoconto di Sonnino. La vicinanza che si è descritta, tra le opere di Verga e i contributi fondativi della
questione meridionale, dipende naturalmente anche da una sostanziale adesione dello scrittore verista
siciliano all’atteggiamento di analisi positivista degli studiosi e uomini politici impegnati in questa impresa
di messa a fuoco del fenomeno. Sonnino diventerà infatti, negli anni immediatamente successivi
all’Inchiesta, figura di riferimento di quella Destra storica a cui pure è vicino lo scrittore, soprattutto negli
anni della maturità. L’unità nazionale e il suo rafforzamento sono per questi intellettuali, e per gli esponenti