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dall’inquinamento a quelli della tutela degli animali fino al parafrasare la società moderna ricorrendo a
piccoli mostriciattoli che vivono a Mostropoli. Insomma, negli anni la Disney ha saputo rinnovarsi, pur
rimanendo sempre fedele a se stessa e al suo scopo educativo in cui è leader da decenni.
Infine, i Classici Disney hanno un fattore comune: tutti trasmettono la necessità di credere sempre nei
nostri sogni, ma soprattutto in noi stessi, persino nei momenti di sconforto. Nella sua modestia, lo stesso
nei momenti più bui, il successo, a volte, è dietro l’angolo:
Walt amava ricordare che addirittura
«I only hope that we never lose sight of one «Spero solo che non ci dimentichiamo di una
thing: that it all started with a mouse». cosa: tutto è cominciato con un topo».
Walt Disney, 1963
Nel 1928, infatti, Disney stava attraversando un periodo di depressione causato dai continui insuccessi
e dalle avversità della vita, ma durante un lungo e noioso viaggio in treno ideò un personaggio destinato
ad avere una portata rivoluzionaria: Mickey Mouse. Scopo della mia tesina è mostrare come, da allora,
la società di Walt e suo fratello Roy si sia espansa producendo una lunga serie di lungometraggi, cia-
scuno con storia e significato specifici, spesso trasposizione di alcune vicende vissute da Walt che hanno
a loro volta influenzato la società, provando che il cartone Disney non serve solo ad intrattenere i bam-
bini, bensì nasconde anche messaggi per i più grandi. In fondo, come diceva Lewis Carroll:
«Ogni cosa ha la sua morale, se solo si sa trovarla». 3
«È molto divertente fare l’impossibile»
Walter Elias Disney Jr. nacque nel 1901 a Chicago (Illinois).
Per problemi economici, la famiglia nel 1906 si trasferì in Missouri, vicino allo
zio Robert, dove acquistò una fattoria, venduta nel 1909 quando il padre, aggra-
vato dall’avanzare dell’età e spesso costretto a letto, non poté più dare il proprio
contributo. I Disney trovarono miracolosamente un alloggio temporaneo a poco
prezzo, traslocando a Kansas City, la città trampolino di lancio per Walt, la cui
infanzia fu segnata da una dura vita nei campi che lo fece maturare in fretta, in-
debolendo la sua vivacità e il suo estro artistico.
Il ragazzo, preoccupato dalla situazione finanziaria dei genitori, mise in secondo piano gli studi e decise
di lavorare insieme al fratello Roy distribuendo giornali a Chicago.
I suoi sogni andarono in frantumi quando fu costretto a tornare dallo zio Rob in fattoria. Solo e lontano
l’opportunità di fuggire dall’angosciosa
dal mondo, a quattordici anni ebbe situazione grazie allo zio
Michael, ingegnere ferroviario, che lo fece assumere come venditore a bordo dei treni. Il suo compito
consisteva nella vendita di giornali, dolciumi, frutta e bibite. Grazie a questa esperienza comprese la
situazione dell’Europa, devastata dalla Prima guerra mondiale, e pensò che fosse doveroso intervenire.
quando l’esercito americano entrò nel conflitto, con l’espediente del modificare la data di
Nel 1917,
nascita sul passaporto, Walt abbandonò la scuola spacciandosi per diciassettenne e partendo per la Fran-
cia come volontario della Croce Rossa americana. Viaggiando per le cittadine francesi scoprì di avere
la passione per il cinema e in particolare restò colpito dalle proiezioni
di film d’animazione trasmesse nei cinema di Parigi. Tornato a casa,
decise di lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra dedicandosi alla sua
nuova passione. Trovò un impiego presso una società locale per ani-
mazioni pubblicitarie e proprio qui si incontrò con quello che diverrà
poi il suo più fedele amico: Ub Iwerks, con cui nel 1920 fondò la
Iwerks-Disney Society.
Gli affari stentavano a decollare, così Disney sfruttò un vecchio garage e una cinepresa a basso costo
per realizzare brevi filmati di animazioni e satira. Nonostante qualche compenso, il fallimento nel 1923
fu inevitabile. Disney si recò in California alla ricerca di fortuna e dopo aver comprato il biglietto del
treno vendendo molti dei suoi beni, finalmente trovò qualcuno disposto a promuovere le sue abilità. Walt
nell’ottobre del ’23 la
e Ub fondarono Walt Disney Productions. Il loro prodotto migliore fu Oswald il
l’attenzione del pubblico e
Coniglio Fortunato, che attirò in breve della critica. Ad ogni modo, gli sti-
pendi erano davvero miseri e nonostante la diffusione quasi virale di Oswald, Disney fu ricattato dal suo
l’animatore si era recato a New York per chiedere uno stipendio più alto,
produttore, Charles Mintz:
dato il crescente successo dei film con Oswald, ma Mintz, da buon affarista, aveva rifiutato di aumen-
targli la paga e lo aveva minacciato di crearsi un proprio studio assieme a tutti quei disegnatori che
avevano già firmato un contratto con lui. Disney non demorse e così Mintz, dopo il matrimonio con
d’animazione, il controllo di quest’ultima
Margaret Winkler, vera proprietaria della società assumendo
ed avendo anche i diritti su Oswald, affidò il personaggio e futuri progetti agli stessi artisti che in seguito
avrebbero dato vita ai Looney Toones.
rimasto fedele all’amico,
Disney e Ub, si ritrovarono al verde.
Secondo la leggenda, nonostante la depressione Disney riuscì ad inventare comunque un altro personag-
gio rivoluzionario. Per recarsi dal fratello Roy in California ed entrare nelle grazie di Hollywood, Disney
racimolò del denaro e prese un biglietto di sola andata da New York a Los Angeles. Il viaggio all’epoca
era ancora più lungo di quanto si possa credere oggi, per cui Walt trascorse parecchie ore a divagare sul
4
D’un tratto ebbe l’ispirazione. Consapevole che
paesaggio. Oswald era comunque frutto della
sua immaginazione, ne riprese il soggetto e lo ritoccò. Con due enormi orecchie tonde, una
coda poco visibile, pantaloncini rossi e scarpe, il coniglietto fortunato si trasformò nel
in stazione, Disney aveva ipo-
topo più famoso della storia: Topolino (1928). All’arrivo
tizzato di battezzarlo come Mortimer Mouse, ma la moglie Lillian, rimasta colpita
“Mortimer”
dallo schizzo del personaggio su un comune foglio di carta, pensò che
fosse un nome eccessivamente lugubre e convinse il marito a chiamarlo Mickey
Mouse. In società con il fratello Roy e il caro amico Iwerks, Walt realizzò dei
cortometraggi animati con Topolino. L’idea era originale, ma Ub intuì che un car-
toon senza sonoro valeva poco. Con il tempo, i due colleghi sperimentarono nuove tecniche per Steam-
boat Willie, un cartone animato col sonoro incentrato su Topolino, la sua fidanzata Minnie e il cattivo
Gambadilegno. Per arginare le spese per il corto, Disney dovette addirittura vendere la propria auto. Ad
al cinema, la società d’animazione
ogni modo, dopo il debutto riscosse un successo inaspettato e dozzine
l’esclusiva sui nuovi film.
di produttori si contesero
La Disney diventava sempre più grande e con i primi collaboratori la neonata società spiccò il volo. Fu
un periodo denso, quello dei primi anni Trenta, durante il quale Walt e i
suoi compagni erano in fermento, sempre con la matita alla mano e pronti ad
abbozzare qualche nuovo personaggio. La personalità di Walt si rifletteva
molto nel suo lavoro, d’altronde senza mai smarrire la fiducia in se stesso
era riuscito a cambiare l’idea che la gente aveva dell’animazione. Sentiva,
tuttavia, che questo non era sufficiente. Intorno a lui cerchie sempre più am-
pie di curiosi tentavano di emulare il suo successo copiando i suoi personaggi o corrompendo i tecnici
della società. Disney aveva la vittoria in pugno, voleva schiacciare la concorrenza una volta per tutte e
riesumando dalla sua infanzia alcune fra le storie che amava di più, si reinventò inserendo nei suoi cor-
tometraggi degli insegnamenti morali. E quale miglior modo di iniziare se non con una trasposizione
cinematografica di una fiaba?
Disney capì che Biancaneve e i Sette Nani avrebbe segnato un punto di svolta nella sua carriera. Con
spirito intraprendente, non fidandosi del giudizio dei familiari e della critica, che considerava il progetto
una “follia”, Walt guidò il suo team di animatori alla proiezione del film nel dicembre 1937, riscuotendo
L’ingresso in guerra degli Stati Uniti sancì l’inizio di una nuova fase per la
un incredibile successo.
Disney: dal 1941 al 1944 furono realizzate decine di cortometraggi legati al conflitto mondiale. Defini-
tivamente stanco della produzione a carattere bellico, dal 1945 Walt propose di realizzare regolarmente
dei film d’animazione dedicati ai bambini ma con una morale intrinseca, più o meno implicita, noti in
seguito con la definizione di Classici Disney (ad oggi ben 54).
all’età di 65 anni, al mitico Walt fu diagnosticato un tumore ai polmoni in stato avanzato.
Nel 1966,
Nonostante i tentativi di cura, lo «zio Walt» si spense in quello stesso anno. I giornali di tutto il mondo
funerali, l’allora governatore della California, il
parlarono della sua scomparsa ed in occasione dei suoi
futuro Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, così si espresse:
«Da oggi il mondo è più povero».
Il fratello Roy continuò a gestire l’azienda e sulla scia del sogno di Walt, nel Natale 1971 inaugurò il
Magic Kingdom a Orlando, in Florida, il Castello dei Sogni che Walt aveva sempre sognato. 5
aveva raggiunto l’apice del proprio
Grazie a Topolino, Walt successo e la Grande Depressione, che
aveva quasi causato il tracollo degli Stati Uniti dopo il Wall Street Crash del 1929, sembrava non toc-
(all’infuori di Topolino
carlo più di tanto. A suo avviso, non vi era miglior modo di debuttare al cinema
e Co.) se non con una trasposizione animata di una fiaba.
Walt capì dunque che Biancaneve e i Sette Nani, essendo una delle fiabe più conosciute
e soggetta a svariate interpretazioni, avrebbe permesso agli animatori di disegnare una
storia senza incorrere in limiti o eccessi nella rappresentazione, problemi che si
avranno, invece, con la produzione di Pinocchio, basato su un romanzo. Gli avversari
della Disney considerarono il progetto di Biancaneve una follia e la stagione di produ-
“paz-
zione del film (1934-1937) fu definita beffardamente da Hollywood come
(Disney’s Folly),
zia Disney” poiché la società azzardava delle sfide mai
raccolte prima di allora, tra cui la realizzazione di un cartone con per-
sonaggi umani e non solo animali. Disney fu ritenuto pazzo perché si
credeva che l’animazione non fosse in grado – perlomeno non con gli
strumenti dell’epoca – di rendere giustizia ai tratti e ai movimenti di un es-
sere umano disegnato e animato. Lillian e Roy tentarono di dissuaderlo dal concludere il progetto di
Biancaneve, ma Walt si rifiutò asserendo che il film avrebbe condotto i suoi studios verso il successo.
Dopo aver ipotecato casa sua, Disney concluse il progetto e i suoi collaboratori lo distribuirono nei
cinema nel dicembre 1937, riscuotendo un incredibile successo.
Biancaneve e i sette nani debuttò a Los Angeles il 21 dicembre 1937 con degli spettatori entusiasti,
molti dei quali erano gli stessi oppositori che avevano soprannominato Biancaneve "Follia Disney". Il
da un pubblico d’eccezione
film ricevette una standing ovation che comprendeva Charlie Chaplin, Gin-
ger Rogers e Marlene Dietrich. In Italia venne presentato l'8 agosto 1938 alla 6ª Mostra internazionale
d'arte cinematografica di Venezia e uscì nelle sale nostrane l'8 dicembre.
Biancaneve è una principessa orfana che vive con la matrigna Grimilde, una regina vanitosa e malvagia
che ha assunto il controllo del regno dopo la morte del padre di Biancaneve. Temendo che la bellezza
della giovane possa superare la sua, Grimilde la costringe a lavorare come una serva, mentre ogni giorno
interroga lo Specchio magico con la solita formula: «Specchio, Specchio delle mie brame, chi è la più
bella del reame?». Per lungo tempo, lo Specchio soddisfa la regina. Quando Biancaneve diventa una
giovane ragazza, lo Specchio, costretto a dire sempre la verità, dice che è lei la più bella. La matrigna,