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Storia: Francesco Guccini (Auschwitz); la Shoah
Filosofia: Friedrich Nietzsche
Geografia astronomica: gli archi magnetici
Fisica: le onde sonore
Matematica: la sinusoide (rappresentazione dell'onda sonora)
Latino: Lucrezio (il canto)
Greco: Callimaco (gli Inni)
Arte: l'Astrattismo (rapporto tra la musica e l'arte di Kandiskij)
muore il figlio Antonietto, all'età di nove anni, per un'appendicite mal curata, lasciando il
poeta in uno stato di grande prostrazione interiore, evidente in molte delle poesie raccolte
ne Il Dolore del 1947 e in Un Grido e Paesaggi del 1952.
Nel 1942 Ungaretti torna in Italia e viene nominato Accademico d'Italia e «per chiara
fama» professore di letteratura moderna e contemporanea presso l'Università di Roma,
ruolo che mantiene fino al 1958 e poi, come "fuori ruolo", fino al 1965.
A partire dal 1942 la casa editrice Mondadori inizia la pubblicazione dell'opera omnia di
Ungaretti, intitolata Vita di un uomo. Nel secondo dopoguerra Ungaretti pubblica nuove
raccolte poetiche, dedicandosi con entusiasmo a quei viaggi che gli davano modo di
diffondere il suo messaggio, e ottenendo significativi premi come il Premio Montefeltro nel
1960 e il Premio Etna-Taormina nel 1966.
In Italia raggiunge una certa notorietà presso il grande pubblico nel 1968, grazie alle sue
intense letture televisive di versi dell'Odissea (che precedevano la nota versione italiana
del poema omerico per il piccolo schermo, a cura del regista Franco Rossi).
Nel 1969 fonda l'associazione Rome et son histoire.
Nella notte tra il 31 dicembre 1969 e il 1º gennaio 1970 scrive l'ultima poesia, L'Impietrito e
il Velluto, pubblicata in una cartella litografica il giorno dell'ottantaduesimo compleanno del
poeta.
Nel 1970 consegue un prestigioso premio internazionale dell'Università dell'Oklahoma,
negli Stati Uniti, dove si reca per il suo ultimo viaggio che debilita definitivamente la sua
pur solida fibra. Muore, infatti, a Milano nella notte tra il 1º e il 2 giugno 1970 per
broncopolmonite.
Il 4 giugno si svolge il suo funerale a Roma, nella Chiesa di San Lorenzo fuori le Mura, ma
non vi partecipa alcuna rappresentanza ufficiale del Governo italiano.
È sepolto nel Cimitero del Verano accanto alla moglie Jeanne.
C O
RONOLOGIA DELLE PERE
1916: Il porto sepolto
1919: Allegria di naufragi
1923: Nuova edizione del Il porto sepolto, con presentazione di Benito Mussolini
L’Allegria
1931:
1932: Sentimento del tempo
1937: Il dolore
Vita d’un uomo
1940:
P OETICA
La poesia di Ungaretti crea un certo disorientamento sin dalla prima apparizione del Porto
Sepolto. Ad essa arridono i favori sia degli intellettuali de La Voce sia degli amici francesi,
da Guillaume Apollinaire ad Aragon, che vi riconoscono la comune matrice simbolista. Non
mancano polemiche e vivaci ostilità da parte di molti critici tradizionali e del grande
pubblico.
A riconoscere in Ungaretti il poeta che per primo riesce a rinnovare formalmente e
profondamente il verso della tradizione italiana, sono soprattutto i poeti dell'ermetismo,
che, all'indomani della pubblicazione del Sentimento del tempo, salutano in Ungaretti il
maestro e precursore della propria scuola poetica, iniziatore della poesia «pura». Da
questo momento la poesia ungarettiana conosce una fortuna ininterrotta. A lui, assieme a
Umberto Saba e Eugenio Montale, guardano, come un imprescindibile punto di partenza,
molti poeti del secondo Novecento.
La poesia di Ungaretti nasce in stretto rapporto con un’esperienza autobiografica
traumatica: fante nella prima guerra mondiale, il poeta scopre, improvvisamente e
dolorosamente, tutta la distanza che separa la retorica interventistica dalla realtà della vita
al fronte. È a partire da questa esperienza che Ungaretti sente l’esigenza di una nuova
poesia, questa fase della sua poesia corrisponde alla “presa di coscienza umana, della
degli uomini nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione”.
fraternità
L’elemento fondamentale su cui egli lavora per trovare una nuova forma di espressione è
la parola.
In un mondo lacerato dalla guerra, il poeta rinuncia ad elaborare complessi discorsi e si
limita ad annotare pochi frammenti di straordinaria intensità. Le sue poesie sono
strettamente legate all’esperienza soggettiva, individuale, autobiografica. Egli, però, non si
limita ad esprimere in maniera diaristica e immediata le sue sensazioni e i suoi stati
d’animo; al contrario, va alla ricerca dell’essenziale, di ciò che, nella sua esperienza
individuale, ha valore universale e riguarda tutti gli uomini e sottopone le sue poesie a un
lunghissimo processo di elaborazione e di revisione formale.
Per dare centralità alla parola, Ungaretti si serve di alcune tecniche che rappresentano
una vera e propria rivoluzione nella poesia italiana. Tali tecniche, che derivano in una
certa misura da quelle dei futuristi e dei tardosimbolisti francesi, si possono riassumere tre
elementi:
poesie brevi o brevissime, spesso di poche parole, veri e propri frammenti in cui si
condensa il significato di un’esperienza complessa, ciascuna parola si carica così di
una grande ricchezza di significati;
sintassi semplificata, subordinazione ridotta al minimo ed eliminazione della
punteggiatura, ciascun elemento della frase acquista il massimo rilievo;
regolare utilizzo del verso libero, fatto spesso coincidere con una singola parola,
che richiede perciò una lettura quasi sillabata.
L’Allegria, la prima raccolta di versi di Ungaretti, si caratterizza proprio per questi elementi
e basa sulla cosiddetta “poetica della parola”: il poeta riscopre il valore originario e
profondo delle parole che usa, contrapponendosi alla retorica dannunziana.
L’Allegria si caratterizza, quindi, per i seguenti aspetti formali:
uso di versi liberi, tendenzialmente brevi e brevissimi, senza rime;
assenza di punteggiatura e semplificazione della sintassi;
ricorso a similitudini, metafore e analogie.
I punti di riferimento del poeta sono soprattutto le avanguardie del primo Novecento: i
futuristi italiani e Apollinaire. I temi affrontati sono da un lato quelli tipici del simbolismo
(l’esilio, la disarmonia interiore, la malinconia
tardo-ottocentesco e il sentimento religioso),
dall’altro quelli legati alla prima guerra mondiale (la fragilità dell’uomo, la violenza della
storia).
Un altro fondamento della poetica ungarettiana è l’uso dell’analogia (similitudine senza il
come), accostamento di cose e sensazioni apparentemente lontane e loro fusione con
l’animo che le intuisce. È un procedimento tipico della poesia decadentista e simbolista,
che Ungaretti riduce all’essenziale: non più a un fluire di immagini, ma alla vibrazione
evocativa della parola singola.
L’uso dell'analogia serve per ottenere quell’essenzialità indispensabile a chi ha rinnegato
ogni espressione logico-discorsiva.
R '
ITORNO ALL ORDINE d’avanguardia del primo Novecento,
Gran parte delle esperienze si interrompono
bruscamente con la grande guerra, che rappresenta un poderoso spartiacque:
crepuscolarismo, futurismo, vocianesimo cedono il passo ad altre esperienze.
Dopo le trasgressioni avanguardistiche e il trauma bellico si assiste, non solo in Italia ma
di "ritorno all’ordine": si sente la necessità di guardare
in tutta Europa, ad un processo
indietro e di riconnettersi più direttamente anche alle esperienze decadentiste e simboliste
europee, le cui ragioni ideali, culturali e letterarie non si sono ancora esaurite.
farsi portavoce di questo organico “ritorno all’ordine” e di un nuovo classicismo
In Italia, a
è la rivista «La Ronda», uscita a Roma tra il 1919 e il 1922, diretta da Vincenzo Cardarelli,
alla quale anche Ungaretti partecipa. La rivista letteraria proponeva il superamento delle
esperienze d’avanguardia e un ritorno alla tradizione italiana con la riproposta di Petrarca,
Manzoni, Leopardi. Il modello di stile riconosciuto dai rondisti è quello della prosa delle
dell’arte come esercizio formale,
Operette Morali che porta alla definizione di un concetto
estraneo ad implicazioni ideologiche e contenutistiche e che si esplica nella raffinatezza
della cosiddetta “prosa d’arte”.
Se la nuova poesia in Italia nasce dunque tra il 1903 e il 1907, raggiungendo il suo
momento più consapevole e significativo negli anni Dieci, dopo la guerra si assiste allo
sviluppo di nuove tendenze regressive e conservatrici. La guerra mondiale costringe,
infatti, gli scrittori ad un ripiegamento su se stessi. Gli atteggiamenti di rottura e di
provocazione perdono buona parte della loro attualità.
Subito dopo la guerra, le tendenze avanguardistiche conoscono un breve periodo di
ripresa, nel clima delle tensioni sociali e politiche immediatamente successivo alla fine del
conflitto, ma poi il trionfo del fascismo, tra il 1922 e il 1925, rappresenta un generale
ritorno all’ordine sia nella società che nella letteratura. L’allegria di
E così anche Ungaretti, che ha pubblicato nel 1916 Il porto sepolto e nel 1919
l’esperienza dell’avanguardia, avvia negli anni
naufragi, dove ancora si sente fortissima
Venti un processo di revisione sia nel lavoro di riscrittura di quest’ultima opera (che
L’allegria),
porterà, attraverso varie riedizioni, a quella definitiva del 1942 intitolata sia nelle
nuove liriche che confluiranno in Sentimento del tempo (1932), tenuto a modello, di lì a
poco, dall’Ermetismo fiorentino. Tale processo rivela un ritorno alla tradizione classica del
petrarchismo e a quella moderna del simbolismo analogico: il poeta sente il bisogno di
recuperare, almeno in parte, la tradizione da cui si era allontanato e di costruirsi nuove
certezze, dopo le devastazioni della guerra.
Sul piano ideologico, Ungaretti aderisce in questi anni al fascismo e, parallelamente, al
cattolicesimo: la problematica religiosa, è già presente nelle prime poesie di Ungaretti, ma
ora emerge chiaramente che il processo di ricerca e di problematizzazione si è ormai
concluso con l’adesione alla Chiesa di Roma.
Le cause che portano ad un'evoluzione della sua poetica sono da attribuire in parte alla
sfera personale, in parte a quella letteraria, sociale e politica e in parte alla sfera religiosa:
la morte della madre, dispiaceri famigliari e disagio economico creano nell’animo di
Ungaretti uno stato di malinconia nei confronti del passato.
Tra il 1920 e il 1936, infatti, il poeta è segnato da un profondo travaglio interiore, da una
crisi religiosa che lo induce ad accostarsi al cattolicesimo. È da questa riflessione che
nascono le poesie di Sentimento del tempo, segnate da un ritorno a moduli espressivi più
tradizionali.
Ungaretti stesso esprime in modo chiaro questo senso di ritorno al classico nello scritto del
1949 Ragioni di una poesia:
«Le mie preoccupazioni in quei primi anni del dopoguerra [...] erano tutte tese
un ordine […] io rileggevo umilmente i poeti, i poeti che cantano
a ritrovare
[…] cercavo il loro canto. [...] era il canto della lingua che cercavo nella sua
costanza attraverso i secoli […] era il battito del mio cuore che volevo sentire
in armonia con il battito del cuore dei miei maggiori di una terra
disperatamente amata»
S ENTIMENTO DEL TEMPO
È da questa riflessione che nascono le poesie di Sentimento del tempo, seconda raccolta
di Ungaretti pubblicata nel 1933 che raccoglie tutti i testi del quindicennio precedente,
segnata da un ritorno a moduli espressivi più tradizionali. La ripresa della metrica classica
si accompagna a nuovi paesaggi e a nuovi temi: sullo sfondo della campagna romana o
tra le rovine dei Fori imperiali, il poeta parla d’amore profano e d’amore sacro, di
sensualità e di religione, di attimi e di eternità. Sentimento del tempo presenta, dunque,
L’Allegria
temi molto diversi rispetto a con significative novità formali rispetto alla prima
opera dell'autore.
Nello scritto Ungaretti commenta Ungaretti del 1963 il poeta così sintetizza i temi
dell’opera:
«Ci sono tre momenti nel Sentimento del tempo del mio modo di sentire
successivamente il tempo. Nel primo mi provavo a sentire il tempo nel
paesaggio come profondità storica; nel secondo, una civiltà minacciata di
morte mi induceva a meditare sul destino dell’uomo e a sentire il tempo,
l’effimero, in relazione con l’eterno; l’ultima parte del Sentimento del tempo,
ha per titolo L’Amore, e in essa mi vado accorgendo dell’invecchiamento e