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Sintesi

Con questa tesina ho voluto rappresentare me stessa!

Materie trattate: Storia dell'arte, Letteratura italiana, Geografia astronomica, Letteratura inglese, Letteratura francese, Filosofia, Storia

STORIA DELL'ARTE L'Impressionismo: Eduard Manet, "Il Bar delle Folies-Bergeres" Il Cubismo : Pablo Picasso, "Guernica"

LETTERATURA ITALIANA Il movimento Crepuscolare: Guido Gozzano, "La Signorina Felicita ovvero la Felicità " La letteratura fra le due guerre: Eugenio Montale, " I Limoni"

GEOGRAFIA ASTRONOMICA L'Arcobaleno L'eclissi

ENGLISH LITERATURE Francis Scott Fitzgerald: The Great Gatsby Thomas Stearns Eliot: The Waste Land Joseph Conrad: Heart of Darkness Edward Morgan Forster : A Passage to India

LITTERATURE FRANÇAISE Charles Baudelaire: Les Fleurs du Mal; Les Paradis Artificiels FILOSOFIA Freud e il sogno come vortice di colori

STORIA L'Italia in Nero fascista, Il Rosso comunista

STORIA DELL'ARTE L'Impressionismo : Eduard Manet, "Il Bar delle Folies-Bergeres" Il Cubismo: Pablo Picasso, "Guernica"

Estratto del documento

STORIA DELL’ARTE

L’Impressionismo : Eduard Manet, “Il Bar delle Folies-Bergeres”

Il Cubismo : Pablo Picasso, “Guernica”

LETTERATURA ITALIANA

Il movimento Crepuscolare : Guido Gozzano, “La Signorina Felicita

ovvero la Felicità”

La letteratura fra le due guerre : Eugenio Montale, “ I Limoni”

GEOGRAFIA ASTRONOMICA

L’Arcobaleno

L’eclissi

ENGLISH LITERATURE

Francis Scott Fitzgerald : The Great Gatsby

Thomas Stearns Eliot : The Waste Land

Joseph Conrad : Heart of Darkness

Edward Morgan Forster : A Passage to India

LITTERATURE FRANÇAISE

Charles Baudelaire : Les Fleurs du Mal ; Les Paradis Artificiels

FILOSOFIA

Freud e il sogno come vortice di colori

STORIA

L’Italia Fascista

Il Comunismo

STORIA DELL’ARTE

L’Impressionismo : Eduard Manet, “Il Bar delle Folies-Bergeres”

Il Cubismo : Pablo Picasso, “Guernica”

IL COLORE NELL’ARTE

L’IMPRESSIONISMO : LA RIVOLUZIONE DEL COLORE

Nel mondo dell’arte il colore ha da sempre avuto un’importanza fondamentale, poiché è proprio grazie ad

esso che gli artisti sin dall’antichità hanno potuto esternare in forme, in sfumature, in passaggi cromatici, le loro

emozioni e ciò che sentivano nell’animo. Ogni artista del mondo dell’arte ha prodotto tecniche personali che

lo differenziavano dai suoi contemporanei, sino ad allontanarlo, in alcuni casi, dalla propria corrente

d’appartenenza. Ma a parte qualche critica, ciò non ha mai fatto grande scalpore.

Ciò che invece è rimasto nella storia, è stato il ruolo del colore nella rivoluzione impressionista del secondo

‘800. In questo caso non era un unico artista ad allontanarsi dalle convenzioni dell’arte, bensì un gruppo di

pittori, scultori, incisori… insomma una vera generazione artistica che dimostrava attraverso l’uso del pennello

e della tavolozza un grande cambiamento nella storia dell’arte. Il fulcro centrale di tale rivoluzione fu proprio il

colore e la luce, il cui modo d’intenderli, dopo l’impressionismo, non è stato più lo stesso.

Prima che questa nuova corrente si sviluppasse, gli artisti singolarmente covavano, nel loro modo di pensare ed

agire, insofferenze e cambiamenti. Infatti gli impressionisti, analogamente ad altre correnti artistiche, non

nascono con un programma o come un movimento ben organizzato. Semplicemente erano accomunati dal

rifiuto delle convenzioni dell’arte accademica e ufficiale e necessitavano di nuovi linguaggi artistici per poter

esprimere se stessi.

Luogo d’incontro degli impressionisti era il caffè Guerbois a Parigi, dove, d’apprima casualmente, poi in modo

sempre più organizzato, ci si incontrava nel tardo pomeriggio, quando ormai la luce era insufficiente per

dipingere, si discutevano idee e si confrontavano progetti. I pittori che si riunivano erano diversi per

temperamento, estrazione e condizione sociale, idee politiche; ma nonostante ciò formarono, ancor prima

della nascita del termine “impressionisti”, una “Libera associazione di pittori, scultori ed incisori”, e ciò che li

teneva uniti era proprio la loro avversione per le regole troppo antiche dell’arte ufficiale e la voglia di gridare al

mondo le loro idee di innovazione.

L’impressionismo fece la sua definitiva comparsa nel 1874 a Parigi, con la prima mostra del gruppo, nello

studio fotografico di Nadar, un’ex-pittore che si era consacrato alla fotografia nel periodo del suo boom. Alla

prima esposizione parteciparono alcuni dei più importanti artisti, quali il capofila Monet, Pissarro, Renoir,

Degas, Cezanne, Morisot, e furono proprio questi artisti, a loro spese, ad inaugurare la mostra, con l’intento di

contrapporsi ai salons ufficiali. Il fotografo Nadar, a differenza della maggior parte dei critici d’arte o di coloro

che in un certo qual modo se ne “intendevano”, accolse con piacere gli impressionisti nel suo studio,

innanzitutto poiché nel suo passato era stato anch’egli un pittore e conosceva bene le difficoltà degli artisti nel

momento di proporre nuovi stili, e inoltre perché, essendo un fotografo era molto più aperto agli ultimi

orizzonti artistici.

Diverso fu il comportamento dei critici d’arte, i cui pungenti commenti, nonostante tutto, suggerirono il nome

di questa corrente artistica. Fu infatti il critico Louis Leroy che, osservando il primo dipinto di Monet

“Impressione levar del sole” definì la nuova arte non pittura, ma una sorta di “impressione”. Altri affermarono

che l’accostamento stridente dei colori creava un’arte “impressionante”. Di qui nacque il termine che fu

accettato con piacere dagli stessi artisti, poiché era quello che meglio li rappresentava. Lo stesso Monet, infatti,

ha spesso descritto la sua corrente artistica utilizzando un esempio pratico: prendeva in considerazione un

grappolo d’uva e affermava che l’occhio umano non osserva quel soggetto nei dettagli, non ne mette in risalto i

contorni, ma ne coglie un’impressione totale; l’immagine si forma nella mente in modo generale. È proprio

per questa ragione che il termine impressionisti calzava a pennello.

Le innovazioni che gli impressionisti apportarono all’arte furono molteplici e toccarono vari aspetti del dipinto.

Innanzitutto criticavano la staticità e lo schematismo dei dipinti ufficiali.

Poiché l’occhio umano coglie l’insieme e la sua visione è totale, la prospettiva classica non ha più alcun senso.

La realtà percettiva infatti non conosce confini, determinati dalla prospettiva geometrica, ma continua anche al

di là della nostra visione. Non si poteva più applicare un rigido schema alla visone che diventa totalmente

libera. Proprio per questo motivo gli impressionisti applicarono ai loro dipinti una prospettiva stereometrica,

che simulava la visone dell’occhio umano, abbracciando tutto ciò che era davanti al campo visivo.

Poiché ciò su cui si basava la nuova corrente artistica era proprio l’impressione di un soggetto, ora viene

totalmente eliminato il disegno o bozzetto di fondo. Questo lo ritroviamo già nello stesso Leonardo Da Vinci,

che nei suoi dipinti utilizzava direttamente il colore sulla tela. La realtà infatti, non può rendersi con la

perfezione dei dettagli e dei contorni. E’ l’insieme che da l’effetto.

In questo interviene il colore, massimo protagonista della rivoluzione impressionista: è tramite il colore e la

luce che si costruiscono i dipinti. Cominciava quindi quello sfaldamento dell’immagine, quella sensazione di

realtà cangiante e sfuggente. Ora il colore viene utilizzato puro, ossia non miscelato, e in giustapposizione.

Questa nuova tecnica, che si basava sulla legge dei contrasti simultanei, andava ulteriormente contro l’arte

ufficiale, poiché non rispettava più i canoni che regolavano i passaggi tra i colori ed i diversi toni: questi infatti,

secondo le regole della pittura classica, erano graduali; si passava lentamente da zone d’ombra a zone immerse

nella luce. Nell’impressionismo tutto cambia. Giustapporre vuol dire infatti accostare toni caldi a toni freddi in

modo brusco e spontaneo, così da conferire vibrazione coloristica e da costruire il dipinto nell’insieme.

Vengono usati prevalentemente colori primari e puri, in modo tale che non si perda la luminosità di ciascuna

tonalità, nella miscelazione con le altre. Un'altra caratteristica fondamentale per non disperdere la luminosità

del colore è creare il dipinto per macchie, tocchi, pennellate veloci e brevi, poiché in questo modo è l’occhio

umano che ricostruisce il dipinto. Anche in quest’aspetto Da Vinci aveva anticipato gli impressionisti con le sue

“velature a macchia” e se vogliamo, gli impressionisti hanno anticipato la nostra moderna televisione, le cui

immagini vengono formate dal velocissimo accostamento di piccolissimi punti (pixel), macchie di colore che

nell’insieme restituiscono il soggetto.

Per essere quanto più fedeli alla natura nelle sue sfumature, ritennero opportuno abolire il colore locale:

secondo gli impressionisti il colore è il risultato della riflessione o della rifrazione della luce sugli oggetti; per

questo motivo, il colore di un oggetto non è unico ma è dato dalla sua interazione con gli altri oggetti. Ogni

porzione di realtà è determinata dai toni con i quali viene a contatto. Il colore quindi non esiste in se, ma in

rapporto con i toni vicini, dai quali viene influenzato e che, a sua volta, influenza. E proprio per potenziarlo,

abolirono ogni contorno, affidando ai soli passaggi cromatici la funzione di suggerire i volumi.

Gli impressionisti rivoluzionarono anche il metodo di rappresentare le ombre: essi volevano ritrarre paesaggi e

soggetti luminosi al massimo grado, e studiarono il modo per impedire alle ombre di togliere splendore al

quadro. Le parti in ombra infatti non erano prive di luce, ma semplicemente avevano un tono cromatico più

basso. Quindi per le ombre non più il nero, scuro e perciò privo di colore, ma l’utilizzo di una svariata gamma

coloristica, nella quale dominavano i colori complementari, quali il blu. Di qui, la nascita delle ombre colorate.

La visione sfuggente della realtà mette in evidenza come gli impressionisti avessero compreso che la natura non

era fissa e rigida, ma in continuo divenire. Per rendere questo aspetto, utilizzarono nuove tecniche, quali la

pittura en “plain aire”, ossia a diretto contatto con il soggetto che si stava rappresentando. I tempi di pittura

quindi si velocizzavano, quasi per cercare di immortalare il continuo fluire del tempo e delle cose. Assieme alla

pittura en “plain aire”, la rappresentazione del soggetto in vari momenti del giorno, in modo da cogliere ogni

sfumatura e cambiamento di colore. In questo era specializzato Monet, la cui pittura era in serie: di uno stesso

soggetto realizzava più tele in diversi momenti del giorno, in diverse stagioni e con differenti tonalità di luce e

colore, quasi come fotogrammi consequenziali di una macchina fotografica.

La pittura en “plain aire” fu resa più semplice e sbrigativa, grazie alla realizzazione dei colori in “tubetto”, che

permettevano una pittura più accurata e, soprattutto, realizzabile in qualsiasi luogo.

La scelta dei soggetti nell’Impressionismo era di secondaria importanza: ciò che interessava ai pittori era il

modo in cui il soggetto era raffigurato. Un soggetto valeva l’altro, ma si sceglieva quello che permetteva un

maggiore utilizzo del linguaggio artistico, della giustapposizione dei colori e della massima luminosità. A questo

proposito erano gettonati soggetti come superfici vitree, distese innevate, campi fioriti, in modo da rendere al

meglio le nuove tecniche. Quindi il linguaggio artistico non è più il mezzo, ma diventa il fine dell’arte.

L’impressionismo fu particolarmente influenzato dalla fotografia istantanea, in cui non si teneva più conto dei

canoni ufficiali: assenza di regole di centratura del soggetto, la cui riproduzione non richiedeva una perfetta

inquadratura e nella quale vigeva soprattutto la casualità.

Grande influenza ebbe anche l’arte giapponese: l’intensificazione degli scambi commerciali e culturali con

l’Oriente, proprio di tale periodo, aveva permesso l’incontro ed il contatto con nuovi modelli di arte pittorica,

definita anticonvenzionale e anticonformista, e per questo molto ammirata dagli impressionisti stessi, per i suoi

colori sgargianti e per la massima luminosità, nei cui dipinti i soggetti erano completamente decentrati e

sembrava non seguire alcun ordine.

Proprio per l’assenza di regole ufficiali, i pittori impressionisti guardarono all’arte orientale, prendendone

spunto. La loro arte rimane inoltre influenzata dalle stampe e dalla tecnica cartellonistica.

MANET : PRECURSORE DELL’IMPRESSIONISMO

L’artista che ho scelto per illustrare l’impressionismo è proprio il suo precursore, Edouard Manet. Infatti nella

sua arte, che è stata molto criticata dalle accademie e dalle esposizioni ufficiali, sono presenti tecniche

artistiche, quali la giustapposizione, che di fatto precedono l’impressionismo stesso. Solo nell’ultimo periodo

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