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Questa citazione di Franz Kafka, tratta dal libro Colloqui con Kafka di Gustav Janouh del 1953, incarna, meglio di qualsiasi altra frase, il concetto di fantasia che, legatasi alla realtà, diventa un mondo alternativo proiettato fuori dalla mente del pensatore e reso visibile a chiunque grazie ad un moderno “veicolo artistico”: la cinematografia. E' incantevole immergersi in realtà sconosciute entrando a far parte di quello che è il genio di chi dirige e dà alla luce un film, interrogarsi sul perchè di alcune scene, appassionarsi e immedesimarsi nei personaggi che si muovono sulla scena.
Diversi sono i generi cinematografici e i registi che sono stati in grado di carpire la mia attenzione, ma nessuno quanto Tim Burton e le sue figure grottesche destinate a rappresentare il tema della diversità e dell'incomprensione, per cui ho deciso di dedicare a questo grande regista la mia tesina di maturità.
Timothy William Burton, meglio noto come Tim Burton, nato a Burbank, in California, il 25 agosto 1958, è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, animatore e disegnatore statunitense, noto per essere il regista di riferimento di un particolarissimo cinema dalle ambientazioni gotiche, fiabesche, poetiche e fortemente malinconiche, incentrato molto spesso su temi quali l'emarginazione e la solitudine e caratterizzato da una forte bizzarria creativa che sfocia spesso in sottile critica satirica. Nel 2007, alla Mostra del Cinema di Venezia, dopo varie nominations agli Oscar, Tim Burton ha ricevuto il Leone d'Oro alla carriera, diventando il più giovane regista della storia ad aver conseguito tale riconoscimento. Inoltre, nel maggio 2010 siede a capo della giuria del Festival di Cannes, primo regista proveniente in parte dal mondo dell'animazione a ricoprire tale ruolo.
La sua produzione ricalca aspetti della sua vita: sin dai primi anni, per l'incompatibilità che sente verso i genitori, preferisce andare a vivere con la nonna e a sedici ha già una casa tutta per sé. Il timido ed eccentrico Tim, dalla stravagante zazzera disordinata, non ha molti amici e, sebbene non nutra nessun tipo di particolare rancore verso il paese natale, trova la piccola città americana troppo ipocrita, mediocre ed eccessivamente “normale” per i suoi gusti.
Il giovane mostra una portentosa vena artistica nel campo del disegno e della poesia. Il cinema è l'altra sua passione: tra le sue preferenze, i cosiddetti “film di serie B”, gli horror come Godzilla, l'animazione in stop motion e, tra i suoi idoli, il regista italiano Federico Fellini e l'attore statunitense Vincent Price, interprete di numerosi adattamenti cinematografici dei racconti di Edgar Allan Poe.
Dopo aver vinto una borsa di studio messa in palio dalla Disney, entra a far parte della casa cinematografica come animatore, ma, insoddisfatto dal dover disegnare “ disgustose creature graziose” ,abbandona il lavoro, iniziando a collaborare con la Warner Bros. Quest'ultima gli dà la possibilità di sviluppare il proprio genio artistico, dando inizio a una straordinaria carriera che lo rende famoso in tutto il mondo. Burton, a mio avviso, può esser definito “artista a trecentosessanta gradi”: non solo per la sua produzione ma per lo stile con il quale conduce la propria vita. Egli sembra spinto dalla passione creatrice, non dalla ricerca sfrenata di fama, come si può notare dal fatto che sia una persona schiva, dedita a mantenere la propria vita privata lontana dai riflettori; non ama Hollywood preferendo vivere a Londra con la moglie ed attrice Helena Bonham Carter. E' inoltre importante da ricordare la collaborazione con l' amico Johnny Depp, attore di molti suoi film.
Tutta la sua produzione è indirettamente adiacente a lui stesso e il suo stile è visionario, tracciando contrasti netti come il binomio humor-pessimismo . Le scenografie e i trucchi giocano un ruolo fondamentale, per far introdurre lo spettatore nel suo mondo immaginario. La sua cinematografia sviluppa il personaggio dell'outsider ossia l'emarginato che nasce dal rapporto esistenziale e conflittuale fra umanità e mostruosità. Sin da bambina ho avuto modo di apprezzare la sua produzione. Il primo film che vidi fu “Nightmare before Christmas”, opera realizzata come produttore per la Disney nel 1993, che a mio avviso resta la miglior fiaba moderna degli ultimi tempi.
Ricordo ancora quanto rimasi estasiata e incuriosita nel vedere tutte quelle figure macabre e allo stesso tempo amichevoli che animavano il “mondo incantato delle feste”. Subito non compresi perchè ma con il tempo capii che la mia attrazione verso questa fantastica realtà all'insegna del macabro e del grottesco arrivava dal fatto che inconsciamente mi sentissi appartenente alla figura del “diverso”, tante volte affrontata da Burton.
Ancora oggi mi reputo una persona non convenzionale e per molti aspetti affine a questo regista, capace di proiettare se stesso nelle figure da lui proposte. Burton si pone dalla parte dei suoi mostri perché si sente uno di loro, sa cosa vuol dire essere considerato “strano”, conosce ciò che provano e per questo riesce facilmente ad approfondire le loro psicologie e a presentarci i loro sentimenti: ci mostra la loro bellezza nascosta e li contrappone ai cosiddetti “normali” che si rivelano essere i veri mostri. I personaggi , hanno una capacità innata nel catturare l'animo dello spettatore, rendendo possibile l'idea di un mondo migliore dopo la morte. Il regista ci permette di ridere e provare piacere trattando ciò che l'uomo più ripudia o teme. Molto spesso gli artisti vengono riconosciuti come tali solo post mortem, ma Burton, nonostante la sua eccentricità, che lo porta ad essere “una voce fuori dal coro”, ha conquistato un grande consenso. A mio avviso ciò è dovuto al fatto che in una società sempre più composta da individui a sé stanti e alienati, è facile trovarsi “estranei” come i “diversi burtoniani” e la visione cinematografica, facilmente fruibile al pubblico, dà la possibilità di identificarsi in ciò che la pellicola propone con immediatezza.
Ho scelto di trattare nella mia tesina una parte della filmografia di Tim Burton, perchè nel mio percorso di studio ho avuto modo di trovare alcuni argomenti che facilmente sono collegabili al ruolo che la pellicola assume nella sua produzione del regista, ma soprattutto perché trovo interessante la possibilità di poter approfondire i temi trattati da una persona che sento così simile a me e che ha fatto strada grazie alla sua diversità.
Letteratura italiana: “Nightmare Before Christmas” a confronto con il romanzo “Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello.
Letteratura inglese: Confronto tra il film d'animazione “Frankenweenie” e il romanzo gotico “Frankenstein or the modern Prometheus” di Mary Shelley.
Letteratura tedesca: Confronto tra il film “Edward mani di forbice” con il romanzo espressionista a toni grotteschi “Die Verwandlung” di Franz Kafka.
Letteratura francese: Confronto tra l'impegno sociale di Tim Burton e quello di Victor Hugo.
Letteratura latina: Tim Burton e Marco Valerio Marziale posti in analogia.
Storia: Il film “Mars Attacks!” e i duri rapporti di convivenza esistenti nel mondo dopo la fine della Seconda Guerra mondiale.
Filosofia: Il film “Alice in Wonderland” e la filosofia freudiana.
Storia dell'arte: “L'orrore, la faccia più incantevole del Bello” .
Indice ragionato
Premessa
Il “perchè” della scelta del tema da trattare in tesina e cenni biografici su Tim Burton.
Filo conduttore: la filmografia & le tematiche burtoniane
Letteratura italiana:
Porre a confronto il film d'animazione “Nightmare Before Christmas” con il romanzo
“Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello evidenziando differenze e analogie, soffermandosi sul concetto di
“crisi d'identità” posto in relazione alla “teoria delle maschere” e alla poetica pirandelliana.
Letteratura inglese:
Porre a confronto il film d'animazione “Frankenweenie” con il romanzo gotico “Frankenstein or the modern
Prometheus” di Mary Shelley evidenziando il ruolo assunto dalla scienza e gli aspetti sociali che emergono
in entrambe le produzioni, soffermandosi su possibili riflessioni inerenti alla bioetica ma soprattutto sulla
tematica della discriminazione.
Letteratura tedesca:
Porre a confronto il film “Edward mani di forbice” con il romanzo espressionista a toni grotteschi “Die
Verwandlung” di Franz Kafka evidenziando analogie e differenze, soffermandosi sull'utilizzo dell'orrido
come manifestazione della condizione umana del “diverso” denigrato dalla società.
Letteratura francese:
Porre a confronto con dovute argomentazioni l'impegno sociale di Tim Burton con quello di Victor Hugo;
due “sfere d'azione”che sebbene appaiano lontane hanno un medesimo fine: l'utilizzo della produzione
artistica come mezzo di denuncia, con lo scopo di “dar voce” agli “ultimi”.
Letteratura latina:
Tim Burton e Marco Valerio Marziale posti in analogia: la denuncia mascherata che scatena il risus (sorriso
amaro) grazie all'aiuto di espedienti grotteschi.
Confronto unito a dovute argomentazioni.
Storia:
Legare alla visione del film “Mars Attacks!” i duri rapporti di convivenza esistenti nel mondo dopo la fine
: la
della Seconda Guerra Mondiale e protratti fino a poco prima dell'inizio degli anni '90 contrapposizione
venuta a crearsi tra due blocchi internazionali, generalmente categorizzati come Occidente ( gli Stati Uniti
d'America) ed Oriente, o più spesso "blocco comunista" (l'Unione Sovietica).
Il film “dà l'imput” a parlare delle condizioni socio-culturali e politiche venute a formarsi durante la Guerra
Fredda, in quanto più volte vengono ad identificarsi intenti propagandistici al fine di sottolineare la
grandezza americana, vista come unica realtà planetaria. Il regista rende lo spettatore partecipe a questa
presunzione con toni ironici, perpetrando il fine di criticare la stupidità umana avida di potere.
Filosofia:
Legare alla visione del film “Alice in Wonderland” la filosofia freudiana, soffermandosi sul concetto di
psicanalisi per poi meglio analizzare lo studio dei sogni con il fine di comprendere l'attività dell'inconscio
che regola la nostra vita indipendentemente dalla volontà razionale.
Arte:
“L'orrore, la faccia più incantevole del Bello” → storia dell'arte incentrata sul “gusto del macabro”: da
sempre considerata di serie B ma oggi rivalutata.
Iter che parte dall'antichità per arrivare all'epoca contemporanea. Tim Burton sfrutta elementi grotteschi
visionati in opere di pittori famosi: produzioni a confronto.
Bibliografia
Letteratura italiana:
– BALDI GUIDO, GIUSSO SILVIA, MARIO RAZETTI e GIUSEPPE ZACCARIA, LETTERATURA (LA) - VOLUME 6 (IL
PRIMO NOVECENTO E IL PERIODO TRA LE DUE GUERRE), PARAVIA;
– PIRANDELLO LUIGI, IL FU MATTIA PASCAL, MONDADORI;
Letteratura inglese:
– SPIAZZI MARINA e TAVELLA MARINA, ONLY CONNECT ... NEW DIRECTIONS (FROM THE EARLY
ROMANTIC AGE TO THE PRESENT AGE), ZANICHELLI;
– MARY SHELLEY, FRANKENSTEIN, EDISCO;
Letteratura tedesca:
– MARI MARIA PAOLA, FOCUS KONTEXTE, CIDEB;
Letteratura francese:
– LANGIN ELISA, ENTRE LES LIGNES HISTOIRE ET ANTHOLOGIE DE LA LITTÉRATURE FRANÇAISE,
LOESCHER EDITORE;
Letteratura latina:
– MORTARINO MARZIA, REALI MAURO e TURAZZA GISELLA, GENIUS LOCI VOL.3 DALLA PRIMA ETA'
IMPERIALE ALLA TARDOANTICA (STORIA E ANTOLOGIA DELLA LETTERATURA LATINA), LOESCHER
EDITORE;
Storia
– FELTRI F.M., BERTAZZONI M.M., NERI F., GIORNI E LE IDEE (I) 3, IL NOVECENTO (2 TOMI (A+B) ), SEI;
Filosofia
– M.DE BARTOLOMEO e V.MAGNI, FILOSOFIA (FILOSOFIE CONTEMPORANEE) TOMO 5, ATLAS;
Arte
– CRICCO GIORGIO e DI TEODORO FRANCESCO P., CRICCO DI TEODORO (IL) 3 (ITINERARIO NELL'ARTE
DALL'ETÀ DEI LUMI AI GIORNI NOSTRI), ZANICHELLI.
Filmografia burtoniana (pagine seguenti)
Lettertura italiana:
Nightmare Before Christmas, 1993;
Letteratura inglese:
Frankenweenie, (film) 2012 e (cortometraggio) 1984;
Letteratura tedesca:
Edward mani di forbice,1990;
Storia:
Mars Attacks!, 1996;
Filosofia:
Alice in Wonderland, 2010;
Arte:
Sposa Cadavere, 2005; Vincent, 1982. Sitografia
– http://it.wikipedia.org/wiki/
– http://it.wikiquote.org/wiki/
– https://www.facebook.com/
– forum on line
Il fu Mattia Pascal & Nightmare Before Christmas
Luigi Pirandello Agrigento, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) è tra le voci più rappresentative
(
del primo Novecento, di cui interpreta la crisi delle certezze positivistiche e la perdita di fiducia nella
possibilità di sistemare il reale entro precise categorie conoscitive. Autore versatile e attento alle nuove
forme di comunicazione culturale, egli si dedica principalmente alla narrativa e al dramma, ma si cimenta
anche nella saggistica , nella poesia, nella scrittura cinematografica, proponendo un’arte “moderna”,
radicalmente innovativa rispetto alle forme tradizionali e capace di riflettere un mondo frantumato,
contraddittorio, al limite dell’assurdo.
Alla base della visione del mondo pirandelliano vi è una concezione vitalistica, secondo cui la realtà e
l’uomo sono soggetti a un perpetuo fluire, a un’incessante trasformazione da uno stato all’altro. Tutto ciò che
si stacca da questo andamento è destinato a “morire”. Noi non siamo che parte indistinta dell’intero fluire
della vita, ma tendiamo a cristallizzarci in forme individuali, in una personalità che vogliamo coerente e
unitaria.
L’ ”apparenza” che tendiamo a dare noi stessi o che gli altri ci attribuiscono è dunque illusoria, è una
maschera sotto la quale si cela un’identità informe e inafferrabile: non c’è “nessuno”.
L’individuo viene a trovarsi privo di “riferimento fisso”: si assiste alla frantumazione dell’io in infinite
forme. Entra in crisi l’idea di una realtà oggettiva, caratterizzata dall’assenza di un soggetto “forte” e priva di
certezze. La persona, presa coscienza di questa situazione e venendo privato della propria identità illusoria
,prova angoscia, smarrimento e solitudine: dal credersi “uno”, si rende conto di essere “centomila” ma in
realtà e “nessuno”.
La società, in tutte le sue forme, appare a Pirandello come una costruzione artificiale e fittizia, che
imprigiona l’uomo in un ruolo inautentico (“trappola”), dal quale egli si può liberare solo abbandonandosi
all’immaginazione o alla follia, attraverso un’autentica spontaneità vitale.
Il rifiuto della socialità dà luogo alla figura del “forestiere della vita”, colui che “ha capito il giuoco” , ha
preso coscienza del carattere fittizio del meccanismo sociale e si esclude, guardando vivere gli altri
dall’esterno della vita e dall’alto della sua consapevolezza, rifiutando di assumere la sua “parte”: l’eroe
pirandelliano.
Dal vitalismo e dalla mancanza di “riferimenti fissi e oggettivi” deriva un radicale relativismo conoscitivo: le
cose e le persone, di per sé informi, si prestano a tante diverse interpretazioni quanti sono coloro che li
osservano (soggettivismo) e ciò rende impossibile una vera comunicazione tra gli uomini.
La concezione dell’arte e la poetica di Pirandello sono enunciate in vari saggi, tra cui il più importante e
famoso è L’Umorismo, che risale al 1908.
L’opera d’arte, secondo Pirandello, nasce “dal libero movimento della vita interiore”; la riflessione, al
momento della concezione, resta invisibile, è quasi una forma del sentimento.
Nell’opera umoristica la meditazione si pone come giudice, che innalza e scompone la realtà artistica. Di qui
nasce il “sentimento del contrario”, che è il tratto caratterizzante dell’umorismo.
Lo scrittore propone un esempio: se vedo una vecchia signora coi capelli tinti e tutta imbellettata, avverto
che è il contrario di ciò che un’anziana dovrebbe essere: “avvertimento del contrario”. Da esso scaturisce il
“comico”.
Una volta che interviene la riflessione, e suggerisce che quella signora soffre a pararsi così e lo fa solo
nell’illusione di poter trattenere il marito più giovane, non posso solo ridere: dall’ “avvertimento del
contrario”, passo al “sentimento del contrario” che ha toni tragico-dramatici (atteggiamento umoristico).
La riflessione nell’arte umoristica coglie il carattere molteplice e contraddittorio della realtà: viene a
identificarsi la superficialità ridicola unita al fondo dolente del reale, o viceversa.
Attraverso la produzione letteraria, si avverte lo sviluppo delle varie fasi del pensiero pirandelliano: dalla
fase naturalista e verista di formazione a quella consapevole della crisi esistenziale con toni a tratti decadenti
fino ad arrivare alla narrazione umorista.
Tra i vari film proposti da Tim Burton giudico che la pellicola “Nightmare before Christmas” del 1993 si
amalgama al vissuto del protagonista de “Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello.
Dalla lettura di tale libro ho iniziato a maturare l’idea di poter collegare la filmografia del regista ad autori
appartenenti alla letteratura.
Il romanzo tratta della storia paradossale di un piccolo borghese, imprigionato come sempre nella “trappola”
di una famiglia insopportabile e di una misera condizione sociale, che, per caso fortuito, si trova
improvvisamente libero e padrone di sé: diviene economicamente autosufficiente grazie ad una cospicua
vincita a Montecarlo e apprende di essere ufficialmente morto, in quanto la moglie e la suocera lo hanno
riconosciuto nel cadavere di un annegato. Però, invece di approfittare della liberazione dalla “forma” sociale
per vivere immerso nel fluire della “vita”, senza più assumere maschere, Mattia Pascal si sforza di costruirsi
un’identità nuova, cadendo nell’errore di poter “diventar libero”. In lui resta insuperabile l’attaccamento alla
vita sociale, alla “trappola”, quindi egli soffre perché la sua identità falsa (Adriano Meis) lo costringe
all’esclusione dalla vita degli altri, rivelando al protagonista l’inconsistenza dell’io.
Decide pertanto di rientrare nella sua vecchia identità, tornando in famiglia, ma scopre che la moglie si è
risposata ed ha avuto una figlia da un altro. Non gli resta dunque che adattarsi alla sua condizione sospesa di
“forestiere della vita”, che contempla gli altri dall’esterno, consapevole di non essere più “nessuno”.
I motivi:
- La “trappola” delle istituzioni sociali che imprigionano il flusso vitale;
- La critica dell’identità individuale, che si rivela inconsistente, una maschera convenzionale
sovrapposta a un variare indistinto di stati psicologici continuamente in divenire;
- L’estraniarsi dal meccanismo sociale da chi ha “capito il giuoco”.
Nel film di Burton ci troviamo catapultati nella città di Halloween, un mondo alternativo dove il
protagonista, Jack Skeletron, è la figura più nota e “spaventosa” della sua comunità. Jack è amato e rispettato
da tutti, ma lui si sente annoiato dalla ripetitività dei festeggiamenti e sente che c’è qualcosa che manca nella
sua vita.
Mentre vagabonda nel bosco accompagnato dal suo cane Zero, Jack arriva fortuitamente nella città del
Natale. Viene attratto da tutti quei colori, dai regali e dalla gioia che si respira in questo posto rendendosi
subito conto che è questo ciò che stava cercando.
Appena rientra nella città di Halloween, Jack matura la decisione di rapire Babbo Natale e di sostituirsi a lui
nella consegna dei doni, per poter godere di una nuova gioia.