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Arte: Gauguin
Discipline turistiche: Viaggi a domanda
Metallica è l’album del gruppo che ha venduto più copie nella
storia della loro carriera. Proprio quest’anno è in corso un tour
in occasione del ventennale dell’album, 2012
European Black Album Tour,
in cui verrà suonato per la prima volta
interamente in tutti i concerti
Per l’album, è stato scelto un titolo
semplice e coinciso destinato a colpire,
come dichiara la band «abbiamo voluto
optare per la semplicità». La copertina
dell'album presenta il logo della band, e
un serpente attorcigliato (derivato dalla
bandiera Gadsden, una delle prime
bandiere americane) in una tonalità
scura di grigio in modo da essere poco
visibile nello sfondo nero; proprio per
questo i fan hanno iniziato a chiamarlo
«The Black Album ». Hetfield dichiara
che non c’era un tema preciso , la
copertina era tutta nera per non
distrarre l’ascoltatore dalla musica
Il 28 settembre del 1991 una data del
tour promozionale fu a Mosca; l’evento è
descritto come il primo concerto rock
gratuito all'aperto in occidente nella
storia sovietica in cui si stima vi furono
500,000 persone.
Il primo tour di supporto dell’album fu
Wherever I May Roam, titolo di una
Viaggio per passione
La vita del tour è uno dei momenti più significativi di una famosa band. Il live è l’aspetto più
amato dai fans ma anche il più faticoso per un gruppo. La vita da nomade per mesi e mesi costa
molti sacrifici: lontananza dalla famiglia, spostamenti lampo nel giro di poche ore, prove, concerti
e fatica. Proprio di questo ci parla il brano «Wherever I May Roam», in cui il cantante esprime il
suo vivere girovagando, quasi come un vagabondo. Le parole del testo parlano di uno "spirito
libero" che racconta il suo vagabondare tra le strade del mondo.
Ma questo girovagare è passione, è musica, è vita.
...And the earth becomes my throne
Wherever I May Roam
I adapt to the unknown
Under wandering stars I've grown
...And the road becomes my By myself but not alone
bride I ask no one
I have stripped of all but
pride ...And my ties are severed clean
So in her I do confide The less I have, the more I gain
And she keeps me satisfied Off the beaten path I reign
Gives me all I need Rover, wanderer
...And with dust in throat I Nomad, vagabond
crave Call me what you will
Only knowledge will I save
To the game you stay a slave But I'll take my time anywhere
I'm free to speak my mind anywhere
Rover, wanderer And I'll never mind anywhere
Nomad, vagabond
Call me what you will I'm free to speak my mind
And I'll take my find anywhere
But I'll take my time
anywhere Carved upon my stone
Free to speak my mind My body lie, but still I roam
anywhere Wherever I may roam
And I'll redefine anywhere
«OVUNQUE IO VAGHI»
La strada diventa come la sposa del protagonista, perché si sente un tutt’uno con essa. Egli si è
spogliato di tutto per dedicarvisi (ha lasciato la sua vita da ragazzo comune per donarsi
interamente alla musica), tranne dell’orgoglio, che dev’essere sempre presente nella carriera di
un artista e di un uomo. E così egli confida in quella strada, in quello che ha da offrigli giorno
per giorno, provvedendo ai suoi bisogni e dandogli tutto ciò che possa servire per affrontare
quella vita da vagabondo.
L’unica cosa importante è la "conoscenza": sapere di che “gioco” e vita l’artista è schiavo,
questa è l'unica cosa che conta davvero, ed egli la desidera fortemente per non sentirsi
spaesato. Si definisce girovago, vagabondo, nomade e giramondo, “Chiamatemi come vi pare”
dice, “Ma io mi prenderò il mio tempo ovunque vada, sarò libero di dire ciò che penso ovunque
vada, e di reinventarmi ovunque”. Egli è disposto a modellarsi, ed adattarsi ai posti dove si
troverà, spinto solo dalla passione per la sua musica. In qualunque posto egli si troverà
fisicamente e mentalmente, lì sarà la sua casa, anche se temporanea, saprà apprezzarla.
E la terra diventa come un trono, il suo, dove egli si adatta e si sente importante (sostegno dei
fans) anche se spesso si trova nell’ignoto (in quanto non sempre conosce le culture e i luoghi
che lo ospitano), ed è cresciuto in questo modo, sotto un cielo di stelle vagabonde, come se
anch’esse non avessero casa e lo seguissero ovunque.
Cresciuto per conto suo, ma non da solo, insieme ai suoi compagni musicisti, senza però
chiedere nulla a nessuno (riferito alla perdita precoce dei genitori).
Hetfield introduce l’aspetto negativo della vita in tour, parlando dei suoi legami che vengono
come tagliati ogni volta che riparte. Anche se i suoi affetti si riducono ad ogni partenza, come
effetto direttamente proporzionale cresce il numero dei fan e dei successi, ottenendo così
sempre di più nella carriera personale.
Noncurante di dove andrà viene ripetuto il concetto di libertà che rimane vivo nell’animo del
cantante. Libero di dire e pensare ciò che gli pare.
E in un domani, quando la morte arriverà, e il suo nome sarà scolpito su una lapide, allora la
Written By: Hetfield/Ulrich
sua anima sarà ancora in viaggio e vagherà ovunque, mentre il suo corpo giacerà.
First Release: Metallica
Times Played: 723
First Played: October 12, 1991 - Oakland, CA
Italiano
Viaggio per dovere
C’è chi viaggia dunque per la propria passione come i Metallica, ma c’è
Giuseppe
anche chi ha viaggiato per dovere, e per la patria come
Ungaretti , e proprio come
James Hetfield, il poeta si è sentito girovago e vagabondo…
…ma certamente in un modo differente…
PE UNGARETTI
PE FONDAMENTALI DI UNA VITA SEGNATA DALLA GUER
Giuseppe Ungaretti nasce l’8 Febbraio 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi. Il padre morirà molto
presto, mentre il poeta compirà nella città africana i primi studi, mostrando la sua passione per la letteratura.
A 24 anni parte per Parigi. Qui ha modo di approfondire la poeta decadente e simbolista di Baudelaire, e
conoscere i maggiori esponenti dell’ambiente culturale francese. Nel 1914 , scoppiata la Prima Guerra
Mondiale, rientra in Italia, e si arruola volontario, combattendo come fante sul Carso contro gli austriaci. E’
proprio qui che prendono forma le inconfondibili liriche di guerra. Alla fine del conflitto torna a Parigi dove sposa
Jeanne Dupoix. Dopo poco si trasferì a Roma dove aderirà al fascismo e collaborò con i più prestigiosi periodici
italiani. Diventa uno dei più importanti letterati italiani, e viene chiamato a San Paolo, in Brasile, per ricoprire la
cattedra di letteratura italiana. Tornato in Italia, nel 1942, inizia ad insegnare all’Università di Roma. Le vicende
della Seconda Guerra Mondiale lo segnano nuovamente, e una serie di lutti familiari (perde il fratello e il figlio
di soli nove anni) lo addolorano fortemente. Mentre la sua fama cresceva notevolmente tra il grande pubblico,
fu pubblicato «Vita d’un uomo», nel 1969, che raccoglieva l’intera sua produzione. Morì a Milano nel 1970.
LA POESIA IN GUERRA
Fu un ufficiale ad accorgersi che quel soldato portava con sé, alla rinfusa, un manipolo di proprie poesie; erano
state scritte quasi tutte in trincea e annotate su pezzi di carta qualunque, anche sui margini di vecchi giornali.
Queste furono pubblicate a Udine nel 1916 in una piccola raccolta chiamata «Il porto sepolto», che
successivamente divenne parte di una più ampia raccolta, intitolata «Allegria di naufragi». Questo nuovo titolo
sottolinea che, sia nell’esperienza di guerra, sia, più in generale, nella condizione umana, gli estremi (vita,
morte, felicità e dramma) si toccano e s’intrecciano. Lavorando sui medesimi testi, Ungaretti, approdò infine ad
una terza versione dell’opera, pubblicata a Milano nel 1931, col titolo «L’Allegria». Tutte le poesie di questa
raccolta sono datate e recano la segnalazione del luogo di composizione, costituendo così una sorta di diario
autobiografico di un periodo particolare della sua vita.
UNA POETICA «PURA ED ESSENZIALE»
Come lo stesso Ungaretti dichiarò, fu la guerra a rivelargli il linguaggio poetico: doveva condensare le
impressioni, perché non c’era tempo; doveva dire pochissime parole decise, assolute, solo quelle necessarie,
per esprimere la riflessione sulla precarietà della vita, sulla sofferenza e sulla drammaticità della guerra. Egli
rinuncia quasi del tutto alla punteggiatura e alle rime, per mettere in evidenza i singoli vocaboli scarnificati e
ridotti all’osso, scanditi e isolati graficamente. I suoi versi liberi sono brevissimi e spezzati dalle pause che
equivalgono a pause, silenzi che donano una carica emotiva struggente. Tutto ciò comunica il disordine e lo
sconcerto della guerra; la poesia deve rappresentare le cose essenziali, quelle che contano davvero
nell’umanità, proprio per questo la poesia di Ungaretti viene denominata «pura e autentica».
ANALISI E COMMENTO:
GIROVAGO, Giuseppe
Ungaretti In questa poesia Ungaretti esprime tutta l'ansia di trovare un paese che
Campo di Mailly maggio 1918 non abbia visto la distruzione e vissuto il dolore della guerra. Ha visitato
In nessuna diversi luoghi ma in nessuno di essi si è più sentito a casa propria. Dopo
Parte aver respirato climi, luoghi e paesi diversi, si ritrova sempre insofferente
e nostalgico per l'impossibilità di ambientarsi. Lui, reduce come di
Di terra epoche lontane, cerca la vita di “prima” che ricorda in origine
Mi posso «innocente», nel senso di “non in grado di nuocere”, ovvero di non aver
Accasare conosciuto uno stato di belligeranza che ha interessato tutto il mondo.
A ogni Esprime il desiderio di essere anche per un solo minuto in un paese che
non abbia commesso il peccato della guerra. Il titolo allude alla
Nuovo condizione esistenziale del poeta che è privo di radici e non riesce a
Clima trovare un punto stabile di riferimento, un luogo sicuro che lo accolga.
Che incontro Le prime tre strofe contengono in forma autobiografica le dichiarazioni
Mi trovo di sradicamento dello stato d’animo del poeta che lo porta alla ricerca
Languente inappagata della perduta identità. Il termine «accasare» nasconde
Che implicitamente la mancanza dei legami affettivi. Il poeta è «languente»
Una volta cioè estenuato ed indebolito, ciò si oppone al termine «assuefatto» che
Già gli ero stato indica, invece, la piena corrispondenza tra l’individuo e l’ambiente in cui
Assuefatto vive. Dunque ogni luogo gli appare come vecchio, perché ognuno di
questi è accumunato ad un altro dalla guerra che rende simili tutti i
E me ne stacco sempre territori che tocca. Elementi fondamentali sono il distacco e la
Straniero condizione spirituale di non appartenenza e il simbolico esilio reso
attraverso il termine “Straniero”, emblematicamente isolato dal
Nascendo contesto. Il carattere sofferto e faticoso di quest’esperienza è reso con
epoche troppo
Tornato da grade forza ed efficacia dalla costruzione sintattica contorta e faticosa
Vissute basata sull’anacoluto (figura retorica che in cui non è rispettata
volutamente la coesione tra le varie parti della frase. È quindi una
Godere un solo rottura della regolarità sintattica della frase) inoltre i versi sono
Minuto di vita brevissimi e vi sono numerosi enjambements. Le «epoche troppo
Iniziale vissute» di cui ci parla sono quelle della guerra, che sono intense e
Cerco un paese quasi come consumate. A questo stato d’animo confusionale si
Innocente contrappone un momento dell’esistenza breve ed autentico capace di
Storia dell’arte
Viaggio per evasione
Infine c’è stato chi ha viaggiato per evadere, per ricercare qualcosa di
profondo, incontaminato, ed esotico.
Qualcuno che si è chiesto qual è il senso della nostra esistenza,
ricercandolo
lontano da casa, nelle bellezze esotiche, e nei paesaggi incontaminati della
Polinesia….
…Tutto ciò Gauguin l’ha racchiuso nella sua arte…sintetica, simbolica ed
evasiva.
Gauguin: l’evasione e la ricerca dell’incontaminato
Paul Gauguin (1848-1903), francese di nascita, esordì come pittore
impressionista, ma sentì ben presto l’esigenza di allontanarsi dalle
mode parigine per cercare un ambiente primitivo, esotico e
incontaminato dalla civiltà, dove poter trovare ispirazione per la