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Sintesi Bellezza - Tesina
La tesina maturità liceo linguistico tratta il tema della bellezza. La tesina abbraccia anche altre discipline di studio, come Latino: l'Ars Poetica (Epistola ai Pisoni) di Orazio; Francese: Mademoiselle de Maupin, romanzo di Théophile Gautier, Inglese: il critico come artista, saggio di Oscar Wilde; Italiano Il Piacere, romanzo di Gabriele d'Annunzio; Spagnolo: Memoria delle mie puttane tristi, romanzo di Gabriel García Márquez; Storia: percorso generale sulle tappe evolutive del concetto di bellezza, dall'ellenismo all'età contemporanea.
Collegamenti
Bellezza - Tesina
Latino - L'Ars Poetica (Epistola ai Pisoni), di Orazio.
Francese - Mademoiselle de Maupin, romanzo di Théophile Gautier.
Inglese - Il critico come artista, saggio di Oscar Wilde.
Italiano - Il Piacere, romanzo di Gabriele d'Annunzio.
Spagnolo - Memoria delle mie puttane tristi, romanzo di Gabriel García Márquez.
Storia - Percorso generale sulle tappe evolutive del concetto di bellezza, dall'ellenismo all'età contemporanea.
certamente l’autonomia dell’individuo, ma è importante ricordare che
nell’accostamento ardito di parole o anche nella creazione di termini
nuovi vale sempre il criterio di riferimento del mondo greco:
...pur che sia discrezione potrai farlo: però bada
che i termini appena creati convincono solo se nati,
e con molta misura, dal mondo dei Greci.
Ogni genere ha una sua particolare forma: il metro, il linguaggio, il
tono, il quale va attentamente osservato e al contempo variato a
seconda della psicologia dei personaggi rappresentati; è indispensabile
averne una conoscenza approfondita prima di cimentarsi in qualsiasi
esercizio poetico, così da non utilizzarle a sproposito. Comunque, però,
non basta che un componimento sia Bello (ovvero aderente alla sua
specifica forma): è necessario che commuova.
E non basta che un canto sia bello; deve commuovere pure
e condurre là dove vuole il cuore di chi, rapito, lo ascolta.
Infatti la natura introduce nel nostro intimo una predisposizione alle
passioni, allietandoci o facendoci soffrire; il buon poeta è in grado di
tradurre in suono questo tumulto interiore, e di essere così convincente
da coinvolgere emotivamente gli spettatori nella rappresentazione di
quei medesimi moti dell’animo.
Per quanto riguarda i personaggi: se derivano dalla tradizione è ex
necessario che ad essa si conformino pienamente; se sono creati
novo, è necessario che rimangano sempre coerenti con se stessi.
Secondo Orazio è comunque più sicuro attingere dalla fonte omerica,
evitando però un’imitazione banale e servile, e perciò preferire una
riproduzione drammatica piuttosto che letteraria.
La seconda parte dell’opera si concentra sui canoni della poesia
drammatica.
Innanzitutto è necessario stabilire i criteri della rappresentazione
scenica: l’azione non può essere sottoposta completamente allo
sguardo diretto del narratore, ma deve omettere gli eventi più atroci
che dovranno essere narrati come da una voce fuori campo.
Gli atti devono essere rigorosamente cinque, e gli attori in scena non
possono essere più di tre; i personaggi, inoltre, devono essere
conformati alla loro età per quanto riguarda gli atteggiamenti, gli
impulsi e le espressioni, o risulteranno essere poco credibili. Il ruolo del
coro è quello disposto da Aristotele: il commento morale, armonizzato
nel modo migliore possibile con l’azione rappresentata. (“Quanto al coro
bisogna considerarlo come uno dei personaggi del dramma e deve
essere parte integrante del tutto oltre che partecipare all’azione.”)
La funzione dell’opera d’arte è la medesima che avevano stabilito i
Greci: la gloria, non l’utile materiale così come è per il popolo romano. Il
fine deve essere più che altro didattico, ma miscelata con il bello e il
piacevole, così da risultare più leggero e facilmente acquisibile; L’opera
meglio riuscita è quindi quella che sa congiungere una moralità di fondo
con il garbo formale.
La Bellezza dell’arte non sta nella grandiosità del linguaggio o dello
stile, bensì nella sua capacità di rappresentare poeticamente gli
elementi più comuni. L’espressione letteraria più corretta, che possa
rendere meno arduo questo compito supremo, è quella che si basa sul
labor limae, ovvero su un lungo lavoro di scrematura che deve essere
effettuato con precisione sul testo poetico così da renderlo perfetto. In
questo senso la fonte principale dell’arte non è “furor dell’ingegno”,
bensì il “retto sapere”, ovvero la conoscenza.
l’artifex,
Il poeta, ovvero a cui Orazio si riferisce nell’ultima parte
dell’epistola, dev’essere perciò un uomo colto, e deve essere
consapevole della difficoltà del suo mestiere, poiché se la poesia non
raggiunge la vetta, precipita immediatamente nella mediocrità.
3. Medioevo
La cultura medievale parte da un’idea di origine platonica per la quale il
mondo è come un grande animale, e viceversa l’uomo è come un
piccolo cosmo; conseguentemente, le regole che ordinano il mondo
homo
sono le medesime dell’anima umana. Nasce così la teoria dell’
quadratus, secondo la quale tutta la natura è organizzata sulla base del
numero mistico quattro: i punti cardinali, le stagioni, i venti principali, le
fasi della luna, e così anche le proporzioni dell’uomo che sulla base
degli insegnamenti di Vitruvio risulta essere inserito in un quadrato
ideale, ovvero ha le medesime dimensioni di base e altezza. Oltre
all’organizzazione numerica del cosmo, nel Medioevo viene ripreso un
altro concetto pitagorico che è quello dell’armonia musicale, la quale
pone le proporzioni basilari di tutta la realtà fenomenica.
Conseguentemente, micro e macrocosmo appaiono legati da un’unica
regola che è contemporaneamente matematica ed estetica.
Nel Medioevo ritorna anche un’eco della concezione greca di Apollo e
Dioniso: alle forme visibili si applica la definizione di bello ordinato,
apollineo; mentre disordine e musica vanno a costituire una sorta di lato
oscuro, ovvero la bellezza dionisiaca. È forse per questa idea che nella
concezione del cosmo medievale anche il male assume una sua
ragione, perché da esso nasce il bene e accanto ad esso il bene rifulge.
La Bellezza si origina anche da questi contrasti che sembrerebbero
inconciliabili.
Anche il Brutto ha un suo posto in questo sistema: esiste come
negazione del bello, sia fisica che morale (perciò il bello è nuovamente
identificato con il bene, e il brutto con male). La funzione dell’Arte, in
questo nuovo panorama storico, è di rappresentare la bruttezza in
modo bello, rendendola accettabile tramite l’imitazione.
È necessario sottolineare che il Medioevo è fortemente influenzato dalla
sensibilità cristiana, tanto da
filtrare con un’accezione
simbolica e spiritualistica ogni
aspetto della realtà fenomenica;
ne consegue che ogni aspetto
della vita è influenzato in un certo
modo da questa distorsione
interpretativa. In questo periodo
l’arte è al servizio del
cristianesimo, perché ha come
principale funzione quella di
propagandare e diffondere la
religione tra il popolo, che
essendo per la maggior parte
analfabeta non ha accesso alle
fonti letterarie. Pittori e scultori
medievali compiono però,
sebbene gradualmente, un
passaggio molto importante: se
gli egizi rappresentavano ciò che
God the Geometer, Manuscript sapevano, e i greci ciò che
Illustration vedevano, l’artista medievale
impara ad esprimere nella sua opera ciò che sente.
4. Umanesimo e Rinascimento
In questo periodo si assiste ad un ritorno del platonismo con la nascita
del movimento neoplatonico di Marsilio Ficino, e in larga parte anche del
classicismo, ritenuto un mezzo indispensabile per la riscoperta
dell’uomo; è in questi anni infatti che si rifiuta la concezione religiosa e
simbolica del mondo che era stata propria del Medioevo,
riorganizzando la realtà sensibile sulla base di una profonda fiducia nei
confronti dell’essere umano.
Proprio durante il Rinascimento un matematico scopre la cosiddetta
sezione aurea, che indica il rapporto tra due lunghezze diseguali, si
indica con la lettera greca Phi ed equivale approssimativamente a
1.618: in questa formula si è voluto cogliere un ideale di armonia tale
da ritenerlo un vero e proprio canone di bellezza, dotato di una presunta
superiorità estetica rispetto a qualunque altro criterio di proporzione. È
Grande Teoria,
l’affermazione matematica della cosiddetta secondo la
quale la Bellezza consiste appunto nella proporzione delle parti.
Contemporaneamente però, specialmente durante il periodo
rinascimentale, si assiste all’insorgere di una concezione differente, di
stampo dionisiaco. Difatti in questo periodo la Bellezza viene
generalmente concepita secondo un duplice orientamento, che alla
sensibilità odierna si rivela contraddittorio, ma era ritenuto coerente
dagli uomini del tempo:
- Imitazione della natura secondo regole scientificamente accertate
- Contemplazione di una perfeziona sovrannaturale, non percepibile con
la vista
Il neoplatonismo ha un ruolo decisivo nella riabilitazione della
concezione della Bellezza come imitazione della natura, che era stata
severamente
condannata
da Platone:
difatti nobilita
la Bellezza
sensibile
vedendo in
essa il mezzo
attraverso cui
accedere ad
una Bellezza
Nascita di Venere, Sandro
Botticelli
sovrasensibile che le è superiore, ed è conoscibile grazie alla
contemplazione.
Al tramonto della civiltà rinascimentale, si fra strada l’idea che la
bellezza non nasca da un’equilibrata proporzione, bensì da una tensione
inquieta che sta al di là delle regole matematiche che governano il
mondo fisico: è la progressiva affermazione dello spirito dionisiaco su
quello apollineo.
5. Manierismo
È il periodo del totale rifiuto della bellezza classica, sentita come vuota
e sterile. Se apparentemente si imitano i modelli ellenistici, in realtà se
ne dissolvono le regole, lasciando emergere una dimensione onirica e
surreale. La causa di questa nuova sfiducia nelle certezze
dell’umanesimo e del
rinascimento è probabilmente
identificabile nella rivoluzione
copernicana e nei suoi sviluppi
successivi in ambito scientifico,
ovvero la perdita del centro
dell’universo e la crisi di ogni
sicurezza umana. La Bellezza
manierista è tormentata e
lacerata: l’ordine del mondo è
inesistente e non può essere
ricreato, perciò ne consegue una
vittoria in negativo dello spirito
dionisiaco, ovvero l’affermazione
di un Caos mortificante.
6. Barocco
Nel Seicento si ha un ritorno
all’irrazionale: gli artisti rifiutano
completamente le regole
armoniche classiche e ricercano
un nuovo concetto di bellezza,
che non può più essere
soddisfatto dai canoni della
tradizione. È il secolo della Ratto di Proserpina, Gian Lorenzo
Bernini
bellezza al di là del bene e del male: essa può dire il bello attraverso il
brutto, il vero attraverso il falso, la vita attraverso la morte. L’arte si
libera dai vincoli del cristianesimo, e diventa Realismo: in questo senso
la bellezza coincide con la natura, la realtà è rappresentata senza veli, e
rimanda ad un infinito non più spirituale ma effettivamente fisico,
scoperto dalle nuove osservazioni scientifiche.
7. Illuminismo
È nel Settecento che la riflessione sul bello e l’arte acquista una
configurazione specifica, dando origine a una nuova disciplina filosofica
che prende il nome di estetica. ll termine è usato per la prima volta
dall’illuminista tedesco Baumgarten nella sua opera omonima
(Aesthetica). In realtà egli non propone una scienza dell’arte, né una
filosofia del bello artistico, ma conduce più che altro una riflessione
metodica su ambiti del sapere che fino ad allora erano considerati
extrafilosofici, come la poetica e la retorica.
Solo con Immanuel Kant l’estetica inizia a indicare quello specifico tipo
di giudizio che riguarda la bellezza e l’arte.
Critica del Giudizio
Nella il filosofo si pone in particolare l’obiettivo di
affermare l’autonomia e l’universalità del giudizio di gusto, inteso
come la forma originale per rapportarsi con gli oggetti.
Le filosofie di ispirazione platonica e quelle a base utilitaristica (es.
Hume) tendevano a collegare l’esperienza estetica con quella etica,
affermando che ciò che è bello è anche buono e viceversa. Kant ritiene
invece che l’esperienza artistica sia una conoscenza originaria e
specifica, che non ha bisogno di ulteriori integrazioni.
Se il giudizio logico ha come obiettivo la valutazione di ciò che è vero o
falso, il giudizio estetico invece non riguarda la costituzione degli
oggetti, bensì una reazione soggettiva dell’uomo nell’atto di percepirli.
L’arte si fonda quindi sulla soggettività: il gusto difatti è la facoltà di
giudicare un oggetto o un tipo di rappresentazione mediante un piacere
oppure un dispiacere che è assolutamente personale.
Distinguiamo tre distinzioni nell’ambito della realtà sensibile che genera
una sensazione piacevole: (Inclinazione)
· Il piacevole : ciò che diletta Favore)
· Il bello : ciò che piace senz’altro, ovvero piace per sé stesso (
Stima)
· Il buono : ciò a cui si dà un valore oggettivo e si approva (