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Lo scopo che mi sono prefissata tramite la stesura di questa tesina di maturità è mettere in evidenza un particolare modo di concepire l’arte e la bellezza. Una concezione che non si limita solamente al puro giudizio estetico, ma che cerca di spingersi oltre, ricercando il vero significato del termine “bello” all’interno dei sentimenti e delle sensazioni che un’opera d’arte, una poesia, o anche solo l’universo possono trasmetterci. Da qui il motivo per cui ho scelto di elaborare l'introduzione della mia presentazione con un’immagine che ritrae il celebre dipinto di Munch, “L'Urlo”. L’opera del pittore norvegese, seppur basandoci sui canoni classici non possa ritenersi esteticamente bella, è in grado di far scaturire in chi la guarda un forte senso di angoscia e inquietudine. Ed è proprio in questa capacità di trasmettere sensazioni, di coinvolgere che è racchiusa la vera bellezza di un’opera d’arte.
Saggezza popolare e filosofia convergono per dirci quello che è uno dei luoghi comuni più usati quando si parla di “bellezza”: “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. Ma è proprio così? E anche se fosse, se davvero il bello è ciò che piace soggettivamente, perché in determinate epoche storiche o in determinate culture piacciono alcune cose che non piacciono più in altri contesti o in altri periodi?
Nell’arte classica dell’antica Grecia uno dei metri di giudizio più importanti era la corrispondenza tra la forma che prendeva l’opera d’arte e la natura stessa. Una statua umana ad esempio era tanto più bella quanto riusciva a riprodurre per imitazione il corpo umano nella natura. L’estetica si riduceva così a una misurazione attenta e anatomica delle parti del corpo, alla ricerca di un’armonia delle forme che voleva essere appunto, imitazione di una perfezione umana idealizzata e forse non reale. Ma che dire allora dei quadri di Picasso? Se li valutiamo secondo l’estetica classica come possiamo definirli belli? Eppure, soffermandoci ad esempio su uno dei più famosi quadri di Picasso, Guernica, non possiamo che rimanere incantati di fronte alle sensazioni che esso è in grado di suscitare in noi. Siamo davanti a un quadro le cui dimensioni ci danno già l’idea dell’entità della tragedia, si aggiunga poi a questo fatto quantitativo, il silenzio gridato dalla tela. Tale antitesi fa parte della sublimità dell’opera che inaspettatamente si scaglia con violenza nello spazio e nel tempo. Guernica di Picasso ci ha dato un esempio di violenza trattenuta nella tela, eppure essa fuoriesce prepotente e nel suo movimento produce in noi osservatori un’immobilità stupefatta.
Abbiamo parlato, all'interno della tesina, di arte e qui dobbiamo fare un passo in avanti: è bello ciò che riesce a trasmetterci emozioni e a comunicarci gli stati d’animo di un artista.
Eccola la vera bellezza, quella bellezza capace di resistere alle mode, quella bellezza non misurabile con il centimetro, la bellezza di una forma che, forse incomprensibile immediatamente, ci racconta dell’uomo che l’ha creata e rimane immortale e duratura. Inoltre nella mia tesina ho cercato di effettuare vari collegamenti con altre discipline di studio.
Italiano: Gabriele D'Annunzio, Il Piacere.
Inglese: Oscar Wilde, The Picture of Dorian Gray.
Francese: Charles Baudelaire, Hymne à la beauté.
Storia: La Belle époque.
Arte: Antoni Gaudi, Casa Batllò.
Spagnolo: Rubén Darìo, Venus.
Scienze: L'universo e i pianeti.
Premessa
Lo scopo che mi sono prefissata tramite la stesura di questa tesina è mettere in
evidenza un particolare modo di concepire l’arte e la bellezza. Una concezione
che non si limita solamente al puro giudizio estetico, ma che cerca di spingersi
oltre, ricercando il vero significato del termine “bello” all’interno dei sentimenti
e delle sensazioni che un’opera d’arte, una poesia, o anche solo l’universo
possono trasmetterci. Da qui il motivo per cui ho scelto di elaborare
l'introduzione della mia presentazione con un’immagine che ritrae il celebre
dipinto di Munch, “Il Grido”. L’opera del pittore norvegese, seppur basandoci
sui canoni classici non possa ritenersi esteticamente bella, è in grado di far
scaturire in chi la guarda un forte senso di angoscia e inquietudine. Ed è
proprio in questa capacità di trasmettere sensazioni, di coinvolgere che è
racchiusa la vera bellezza di un’opera d’arte.
Saggezza popolare e filosofia convergono per dirci quello che è uno dei luoghi
comuni più usati quando si parla di “bellezza”: “non è bello ciò che è bello, ma
è bello ciò che piace”. Ma è proprio così? E anche se fosse, se davvero il bello è
ciò che piace soggettivamente, perché in determinate epoche storiche o in
determinate culture piacciono alcune cose che non piacciono più in altri
contesti o in altri periodi?
Nell’arte classica dell’antica Grecia uno dei metri di giudizio più importanti era
la corrispondenza tra la forma che prendeva l’opera d’arte e la natura stessa.
Una statua umana ad esempio era tanto più bella quanto riusciva a riprodurre
per imitazione il corpo umano nella natura. L’estetica si riduceva così a una
misurazione attenta e anatomica delle parti del corpo, alla ricerca di
un’armonia delle forme che voleva essere appunto, imitazione di una
perfezione umana idealizzata e forse non reale. Ma che dire allora dei quadri di
Picasso? Se li valutiamo secondo l’estetica classica come possiamo definirli
belli? Eppure, soffermandoci ad esempio su uno dei più famosi quadri di
Picasso, Guernica, non possiamo che rimanere incantati di fronte alle
sensazioni che esso è in grado di suscitare in noi. Siamo davanti a un quadro le
cui dimensioni ci danno già l’idea dell’entità della tragedia, si aggiunga poi a
questo fatto quantitativo, il silenzio gridato dalla tela. Tale antitesi fa parte
della sublimità dell’opera che inaspettatamente si scaglia con violenza nello
spazio e nel tempo. Guernica di Picasso ci ha dato un esempio di violenza
trattenuta nella tela, eppure essa fuoriesce prepotente e nel suo movimento
produce in noi osservatori un’immobilità stupefatta.
Abbiamo parlato di arte e qui dobbiamo fare un passo in avanti: è bello ciò che
riesce a trasmetterci emozioni e a comunicarci gli stati d’animo di un artista.
Eccola la vera bellezza, quella bellezza capace di resistere alle mode, quella
bellezza non misurabile con il centimetro, la bellezza di una forma che, forse
incomprensibile immediatamente, ci racconta dell’uomo che l’ha creata e
rimane immortale e duratura.
L’esteta, tratti di una nuova figura umana
Prima di arrivare a capire chi realmente sia l’esteta e quale concezione abbia
della bellezza, è importante riuscire a inquadrare questa figura all’interno
dell’Estetismo, un movimento artistico e letterario nato in Inghilterra nella
seconda metà dell’Ottocento. Esso rappresenta inoltre una tendenza del
Decadentismo autonomamente sviluppatasi, insieme anche al movimento
simbolista in Francia.
L'Estetismo presenta anche un continuo invito a godere della giovinezza
fuggente, un edonismo nuovo in cui l'esaltazione del piacere è morbosamente
collegata alla corruzione della decadenza e in cui la bellezza è intesa come
manifestazione del genio, ma superiore, al contempo, al genio stesso.
L’estetismo nutre un fortissimo disprezzo per la volgarità e la folla, e, nello
stesso tempo, un'ossessiva predilezione per la mondanità, per la vita frivola e
capricciosa, per gli oggetti minuti e preziosi. A caratterizzare questo nuovo
movimento è inoltre la sua forte attenzione per gli elementi simbolici e
allegorici per ciò che sta ‘oltre’ la realtà. Tutti gli artisti di questo periodo sono
volti a ‘fare della propria vita un’opera d’arte’. Tale concetto viene ripreso da
Oscar Wilde; Anche D’Annunzio e Baudelaire sono molto importanti se si vuole
realmente entrare nell’ottica dell’esteta e capire la visione che egli ha nei
confronti della vita e dell’arte. Questi tre grandi autori, che successivamente
andrò ad analizzare, hanno indirizzato la loro esistenza verso una continua
ricerca della bellezza, incarnando perfettamente l’ideale del dandy e
dell’esteta. Gabriele D’Annunzio
In Italia Gabriele D’Annunzio è il portavoce principale dell’estetismo.
La vita di D’Annunzio può essere considerata una delle
sue opere più interessanti. Secondo i principi
dell’estetismo, bisognava fare della vita un’opera d'arte, e
D’Annunzio fu costantemente teso alla ricerca di questo
obiettivo. Oltre a vivere una vita mondana e scandalosa,
ricca di lusso e di piacere, egli diviene un’artista
inimitabile soprattutto grazie a gesta clamorose e
avventurose. Come ad esempio la leggendaria “Beffa di
Buccari” (una località vicino a fiume), e il volo su Vienna; Inoltre
nel 1919 organizzò la marcia su Fiume e prese parte a quei
movimenti che poi permisero la vittoria del Fascismo.
Comunque sia è importante ricordare che D’Annunzio fu
definito un ‘precursore’ del Fascismo e quindi NON un fascista, poiché lui era
sempre e comunque in conflitto con Mussolini.
In letteratura la prima e più famosa incarnazione dell’esteta dannunziano, la si
Il piacere.
trova in Andrea Sperelli protagonista del romanzo
Il piacere
Il protagonista Andrea Sperelli rispecchia la tipica figura di esteta nel quale
confluisce tutta l’esperienza mondana fino ad allora vissuta dallo stesso
D’Annunzio. Andrea è combattuto tra due donne: Elena Muti che incarna la
donna fatale e l’erotismo lussuoso, e Maria Ferres donna angelo e pura. Le
vicende non seguono un ordine cronologico. Vi è una continua lotta tra la
ricerca e la voglia inappagata nei confronti di Elena (la quale si è sposata) e il
rifugio sicuro presso Maria, la quale però lo rifiuta lasciandolo solo nella sua
sconfitta. Il Piacere non rappresenta il definitivo distacco del poeta dalla figura
di esteta, in quanto se da un lato egli critica il personaggio, dall’altro è ancora
affascinato dal gusto raffinato con cui Andrea si costruisce la vita. Per quanto
riguarda lo stile dell’opera l’intreccio del romanzo viene reso più fragile dall’uso
dei ‘flashback’, ovvero ‘salti nel passato’, ed infine lo stile risulta lontano dal
linguaggio comune e quindi levigato e raffinato.
Ne “Il Piacere” di D’Annunzio spesso la narrazione è un monologo del protagonista
(focalizzazione intera sul protagonista), ma riportato con la tenacia del discorso
indiretto libero. Altrove invece riappare il narratore onnisciente (focalizzazione esterna)
che ci descrive dall’esterno il suo personaggio (in genere nelle pagine maggiormente
critiche e di riflessione). Il lessico utilizzato è conforme al comportamento e
all’educazione da esteta di Andrea Sperelli e soprattutto all’ambiente aristocratico in
cui si svolgono i fatti: pregiato, quasi artefatto, aulico e molto ricercato, in particolar
modo nella descrizione degli ambienti e nell’analisi degli stati d’animo; si prendano ad
esempio l’uso di parole tronche, o le forme arcaiche e letterarie, come nel caso di
articoli e preposizioni articolate. Quanto appena detto è rintracciabile in un famoso
Il Piacere, ‘’Il ritratto d’ esteta’’.
passo de
Questa letteratura di crisi, impregnata d'estetismo, giunge a sconvolgere anche
la tranquilla Inghilterra vittoriana con Wilde e il suo “Il ritratto di Dorian Gray”.
Oscar Wilde and The Aesthetic Movement
The Aesthetic Movement is a 19th century European movement that
emphasized aesthetic values over moral or social themes in literature. The
artists and writers of the Aesthetic movement believed that Art did not have
any didactic purpose; it needed only to be beautiful. As a consequence, they
did not accept John Ruskin’s utilitarian conception of art as something moral or
useful. So The Aesthetes, by using the slogan ‘’Art for art’s sake’’, affirmed that
was no connection between art and morality.
The founder of the English Aesthetic Movement was Walter Pater with his work
Studies in the History of the Renaissance in which he said that happiness is
linked to the interest for beauty, he also proclaimed the idea of treating life
itself "in the spirit of art". Moreover he thought that the only reality is that of
impressions and sensations. the most beautiful sensations are to be found in
the art.
The movement was important because it represented a complete break with
the ideas which had been fundamental in Victorian literature. The task of the
artist is first of all to feel sensations and live "aesthetically" and to express
himself freely not being slave to fixed rules. Such a hedonistic conception gave
rise to a type of Literature based on the cult of sensations. The aesthetic
message was to live one's life as a work of art, that is to say to feel all kinds of
sensations. If Pater is considered the father of the movement, Oscar Wilde is
the most astonishing representative, above all with his novel “The Picture of
Dorian Gray’’, that contains his aesthetic creed.
The Picture of Dorian Gray
Dorian is a young handsome men. The artist Basil Hallword is fascinated by his
beauty and wants to fix it forever in a portrait. Dorian is so enchanted by the
beauty that he wishes he could be beautiful and young forever while his
portrait grows old. But while all his dreams are satisfied all the sins and the
bad things of his life appear on the picture. Actually Dorian lived only for
pleasure making use of everyone and letting people die for his insensitivity.
When Dorian saw that the portrait has changed his appearance he decided to
stab the picture but he mysteriously kills himself In the very moment of the
dead the portrait returns to its purity, to its original beauty and perfection.
Dorian Gray, can also be considered as Faust, a man who loses his soul in
return for eternal beauty and youth. But Wilde owes much to Edgar Allan Poe
.
especially for the motive of the double
About the end, the stab to the picture and also the subsequent inversion of the
‘roles’ can be read in more than one way, for example: it means the triumph
of art over life, because in the end it is the picture that survives in the glory
of its beauty, then it also means the impossibility of a life pursuing
sensual and intellectual delight with no acceptance of moral
responsibility. Charles Baudelaire
Hymne à la Beauté
Baudelaire pense que les idées esthétiques coïncident avec les idées morales
et donc le beau est rattaché au bien et la laideur, la souffrance et le malheur
au mal. Cette conception est bien exprimée dans les poèmes d'amour que
Madame Sabatier lui inspire. Le poète s’adresse à une beauté personnifiée,
traitée comme valeur absolue qui comprend toute sorte de contradiction : la
beauté qui provient d’en haut ( du ciel profond = l’adjectif profond souligne
encor plus l’idée que la beauté est une notion morale) ou d’en bas ( de
l’abime= c’est-à-dire qui provient d’un gouffre très profond, qui parait
insondable) Les plusieurs comparaisons et métaphores traduisent une idée de
beauté qui est parfois contradictoire en mettant en valeur le charme du côté
maléfique de la beauté Comme par exemple
Métaphore
Comparaison
personnification Viens-tu du ciel profond ou sors-tu de l'abîme,
Ô Beauté! ton regard, infernal et divin,
Verse confusément le bienfait et le crime,
Et l'on peut pour cela te comparer au vin.
Tu contiens dans ton œil le couchant et l'aurore;
Tu répands des parfums comme un soir orageux;