Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 22
Battaglia di Iwo Jiima tesina Pag. 1 Battaglia di Iwo Jiima tesina Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Battaglia di Iwo Jiima tesina Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Battaglia di Iwo Jiima tesina Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Battaglia di Iwo Jiima tesina Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Battaglia di Iwo Jiima tesina Pag. 21
1 su 22
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Storia- la guerra nel pacifico e parte della Seconda Guerra Mondiale
Filosofia- Hegel e la concezione della guerra
Italiano- Ungaretti
fisica- Einstein
Estratto del documento

INTRODUZIONE

Tra le varie battaglie che si sono combattute nello scenario del Pacifico, ho scelto di raccontare quella di

Iwo Jima, in quanto mi ha incuriosito la strategia usata dal generale giapponese Kuribayashi per difendere

l’isola, che è diversa da quella usata solitamente dai Giapponesi, inoltre mi ha colpito anche la particolarità

dell’isola, che ha reso difficile lo sbarco degli Americani ed ha facilitato la difesa dei Giapponesi.

In ultima analisi ha attirato la mia attenzione la figura del generale Kuribayashi perché personifica la poesia

di Ungaretti nelle seguenti parole:

“……. Nella mia poesia……. c’è la presa di coscienza della condizione umana, della fraternità degli uomini

nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione. …….. non amo la guerra. Sono anzi un uomo

della pace. Non l’amavo neanche allora, ma pareva che la guerra s’imponesse per eliminare la guerra. »

(Giuseppe Ungaretti in L’allegria pag. 520 – 521).

Questo generale , con il suo modo di fare, di mettere in salvo prima di tutto la popolazione, mette in risalto

la figura del soldato che, nonostante privo di fede e di speranze, non abbandona il campo di battaglia ma va

incontro al suo destino da “naufrago” tra “naufraghi”, come appunto sottolinea il poeta Ungaretti nella sua

raccolta di poesie “Allegria” in cui si mette in risalto la fraternità solidale che nasce in guerra tra “ uomini di

pena” che scoprono così la precarietà della vita ( SOLDATI ), la crudeltà della morte( VEGLIA ),

l’annientamento provocato dalla guerra anche nello spirito ( S.Martino del Carso )tanto da trasformare il

cuore del poeta nel “paese più straziato”, come un immenso cimitero dove “ nessuna croce manca”.

Il poeta, da questa cosmica negatività , trae, però ,la disposizione d’animo e l’entusiasmo di ricominciare

sempre daccapo dopo ogni delusione e fallimento ( Allegria di naufraghi).

Di diversa opinione è invece il filosofo Hegel, che attribuisce alla guerra non solo un carattere di necessità

ed inevitabilità, ma anche un alto valore morale. Infatti Hegel dice che la guerra preserva i popoli dalla

fossilizzazione alla quale li ridurrebbe una pace durevole o perpetua; questo è ciò che il filosofo definisce

“astuzia della ragione”. Per Hegel non esiste nessuna realtà al di sopra dello stato e, l’unico rapporto che

può esistere tra i vari stati, è la guerra, perché la diplomazia è solo una “pace momentanea”.

SITUAZIONE GENERALE NEL 1941

Nell’anno dell’entrata in guerra dell’America, la situazione della guerra era molto confusa, infatti, nel 1941

l’Europa si trovava sotto il controllo Nazi-fascista; l’Inghilterra era l’unica potenza che combatteva i

nazifascisti, mentre l’America viveva in un clima di isolazionismo. Hitler, rompendo i patti di non

aggressione firmati con Stalin nel 1939,decise che era giunto il momento di invadere la Russia. Le cause

che spinsero Hitler ad invaderla furono prevalentemente motivi ideologici: egli, infatti , era convinto che la

Germania, per imporre la sua supremazia in Europa, doveva da un lato espandersi ad est per rafforzare il

suo “spazio vitale” e dall’altro distruggere il comunismo.

ATTACCO ALLA RUSSIA

L'attacco alla Russia iniziò il 22 giugno su un fronte largo più di 1600 chilometri dal mar Baltico al mar Nero.

Le forze dell'asse potevano contare su 3 milioni di soldati appoggiati da 600.000 mezzi; queste forze

comprendevano anche un’ armata italiana (CSIR, Corpo di Spedizione Italiano in Russia). I russi furono colti

di sorpresa, nonostante i 5.000.000 di soldati dell'esercito regolare e oltre 10.000.000 della riserva. Non

riuscirono, vista l'inesperienza di molti ufficiali dell'armata rossa (buona parte degli uomini che avevano

partecipato alla grande guerra furono vittime delle purghe staliniane), a fermare un’offensiva tanto ben

organizzata quanto inaspettata.

La strategia decisa da Hitler prevedeva l'impiego di tre gruppi di armate incaricati di conquistare regioni ben

definite, obiettivi specifici quali i grandi bacini industriali e le importanti città dell'Unione Sovietica:

• Il gruppo d'armata Nord, partendo dalla Prussia Orientale, aveva il compito di marciare in direzione

nord-est, attraverso i paesi baltici e nella Russia settentrionale, al fine di occupare Leningrado. La Finlandia

avrebbe attaccato dalla Carelia, una ventina di giorni dopo l'inizio dell'offensiva tedesca.

• Il gruppo d'armate Centro costituiva la forza più consistente. Le sue 57 divisioni avrebbero dovuto

attaccare a nord delle paludi di Rokitno puntando sulla direttrice Smolensk-Mosca

• Il gruppo d'armate Sud, era diviso in due colonne distinte: quella settentrionale, più forte e meglio

equipaggiata, doveva avanzare lungo l'estremità meridionale delle paludi di Rokitno e penetrare in Ucraina

con obiettivo Kiev ed il fiume Dnepr, mentre la più modesta colonna meridionale, formata da 6 divisioni

tedesche e da circa 200.000 soldati rumeni, sarebbe penetrata in Unione Sovietica dalla Romania il 1º

luglio, appoggiata da tre brigate ungheresi e da due divisioni più una brigata slovacca provenienti dai

Carpazi.

Inizialmente l’attacco ebbe successo, ma i tedeschi arrivarono alle porte di Mosca i primi di Dicembre. La

pecca fatale di questo piano fu il suo rinvio rispetto alla data iniziale del 15 maggio, poiché Hitler volle

intervenire contro il rovesciamento anti tedesco in Jugoslavia. Questo tolse cinque settimane della già

breve estate russa e del tempo a disposizione delle truppe tedesche. Comunque, durante la campagna,

Hitler ordinò alla forza principale che era diretta verso Mosca di piegare verso sud, per aiutare il gruppo

d'armata sud ad occupare l'Ucraina. Questa mossa ritardò l'assalto alla capitale sovietica, anche se servì ad

assicurare il fianco sud del gruppo d'armata centrale. Quando le truppe tedesche ripresero nuovamente la

marcia su Mosca, rimasero impantanate nel fango e, con le successive piogge e nevicate, si fermarono del

tutto. I soldati non erano pronti ad affrontare il rigido inverno russo. Qui la strategia adottata dai nazisti si

rivelò errata; infatti avendo avanzato velocemente, non si erano assicurati una via veloce per i rifornimenti;

inoltre il territorio era vasto, privo di strade e pieno di fango, così che i rifornimenti avevano grandi

difficoltà ad arrivare.

Contrariamente, la strategia di Stalin risultò vincente: infatti, aveva lasciato “terra bruciata” ai tedeschi

che, quindi, non potevano usufruire né dei campi coltivati dai Russi, né delle loro case ,rimanendo così

facile preda del freddo e della fame. L’errore logistico fatto da Hitler fu lo stesso che fece Napoleone nel

1812, errore che invece riuscì ad evitare Traiano nel 101 d.C. quando decise di invadere la Dacia:

l’imperatore romano preferì avanzare lentamente assicurandosi una sicura rete di rifornimento; fece

abbattere alberi e costruire strade per evitare imboscate da parte dei daci. Quest’ultima strategia avrebbe

assicurato ad Hitler il mantenimento delle truppe in Russia: cibo, coperte e truppe di aiuto sarebbero

potute arrivare in tutta sicurezza e in maniera veloce. Invece le truppe italo-tedesche soffrirono la fame e il

freddo inverno russo, tanto che, ormai stremate, furono spazzate via con facilità dall’avanzata delle truppe

Russe.

MUSSOLINI BLOCCATO IN GRECIA

Hitler è costretto ad intervenire in Grecia per aiutare gli italiani. Infatti Mussolini, senza dire niente ad

Hitler, decise di invadere la Grecia con la quale da tempo era in tensione per l’area di influenza di alcuni

territori. Per dimostrare ad Hitler che anche l’Italia era in grado di conquistare territori come la Germania, il

28 Ottobre 1940 il Duce ordinò di oltrepassare il confine Albania-Grecia ed iniziare così la Campagna Greca

che prevedeva un’azione a tenaglia. Inizialmente gli italiani non trovarono grandi difficoltà, ma poi furono

bloccati e la guerra divenne difensiva, tanto che gli italiani ripiegarono in Albania e furono costretti a

chiedere aiuto ai Tedeschi per poterla difendere. La guerra ormai era diventata di trincea, ma in poco

tempo i Tedeschi riuscirono a liberare l’Albania ed ad invadere la Grecia. Questa poi venne spartita tra

Italiani e Tedeschi.

INTERVENTO DI ROMMEL IN AFRICA

Rommel venne nominato personalmente da Hitler comandante delle truppe tedesche in Africa. Il Corpo di

spedizione tedesco venne inviato in Libia nel febbraio del 1941 in aiuto delle truppe italiane, formando così

il celebre Deutsches Afrika Korps. Fu proprio in Africa che Rommel conquistò definitivamente la sua grande

fama di comandante e l'appellativo di "volpe del deserto". Spese la maggior parte del 1941 riorganizzando

le sue truppe e soprattutto quelle italiane, che avevano subìto una serie di sconfitte, per mano dei

britannici guidati dal loro più importante generale Richard O'Connor. Una prima offensiva tedesca spinse le

forze britanniche fuori dalla Libia, ma si fermò poco oltre il confine egiziano, con l'importante porto di

Tobruk ancora nelle mani delle forze inglesi. Nel frattempo il generale Claude Auchinleck succedette al

generale Archibald Wavell quale comandante in capo delle forze britanniche in Medio Oriente. Auchinleck

lanciò subito una grande offensiva per alleggerire la pressione su Tobruk assediata. A novembre gli inglesi

attaccarono ancora e ,dopo aver prosciugato le esigue riserve dell'Afrika Korps, Rommel si ritirò al confine

tra la Tripolitania e la Cirenaica. A gennaio Rommel riprese l'iniziativa e a fine maggio cominciò la Battaglia

di Gazala. L'attacco tedesco e italiano, improvviso e ben coordinato, prese alla sprovvista le truppe

britanniche che nel giro di poche settimane furono respinte oltre il confine egiziano, sulla strada verso

Alessandria. L'offensiva italo-tedesca, a causa della scarsità dei rifornimenti, finì per esaurirsi nei pressi

della piccola stazione ferroviaria di El Alamein. Rientrato temporaneamente in patria, Rommel ottenne il

bastone di feldmaresciallo e chiese più volte l'invio di nuove truppe. Ma la Germania impegnata sul fronte

russo non disponeva più di riserve utilizzabili e così Hitler (che considerava il Medio Oriente un fronte

secondario) non accolse le sue richieste. Gli inglesi, al contrario, avevano provveduto ad un notevolissimo

rafforzamento delle loro truppe in Egitto, sapendo bene che un'ulteriore sconfitta avrebbe comportato la

perdita dell'Egitto e di tutto il Medio Oriente.

La Prima battaglia di El Alamein venne persa da Rommel, decimato nell’ esercito e con le linee di

approvvigionamento troppo allungate (l'eterno problema della guerra nel deserto). I britannici, in grave

difficoltà, erano però avvantaggiati dalla loro vicinanza alle basi di rifornimento, e disponevano di truppe

fresche. Col crescere delle difficoltà del supporto logistico, a causa dell'esaurimento dei materiali, dei

carburanti e dei rincalzi disponibili, nonché delle navi da trasporto italiane, e dell'enorme lunghezza delle

linee di rifornimento terrestri (per la distanza tra i porti e la linea del fronte), Rommel, incapace di ottenere

una maggiore disponibilità di risorse a causa dello Stato Maggiore Generale tedesco che riteneva quel

fronte di secondaria importanza rispetto a quello russo, non garantì più la tenuta della posizione di El

Alamein. Nonostante ciò, occorse un'altra grossa battaglia, la Seconda battaglia di El Alamein, per

costringere le sue truppe alla ritirata. Fu in questa battaglia che la divisione corazzata italiana "Ariete" diede

prova di grande coraggio meritandosi la stima del feldmaresciallo e degli stessi avversari. Dopo la sconfitta

di El Alamein le truppe di Rommel non riuscirono a resistere e dovettero intraprendere una estenuante

ritirata per quasi 2000 km fino in Tunisia. Lì Rommel affrontò le truppe americane nella battaglia del passo

di Kasserine: ottenne alcuni grossi successi iniziali e inflisse pesanti perdite alle inesperte forze nemiche;

Dettagli
Publisher
22 pagine
4 download