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Storia- Storia della bandiera italiana
Geografia e Spagnolo- Agricultura in messico
Inglese- Braveheart
Scienze- La luce e il colore
Arte- Significato dei colori della bandiera italiana e " La prima bandiera italiana portata a Firenze nel 1859" di Altamura
Musica- Cavalleria Rusticana, Inno d' Italia e La bandiera tricolore
Tecnica- I cereali e la Pasta
I colori riflessi si chiamano spettri. Questo fenomeno è
detto dispersione della luce. I colori che vediamo sono
monocromatici. Il bianco diffonde in egual misura tutti i
colori dello spettro. Il nero assorbe tutti i colori infatti si
dice che non è un colore ma l’assenza di ogni colore. Un
oggetto lo vediamo colorato perché assorbe tutti i colori
tranne il colore che vediamo. Per esempio una foglia la
vediamo verde perché assorbe tutti i colori e riflette il
verde. Esistono radiazioni luminose che non riusciamo a
percepire: i raggi infrarossi e quelli ultravioletti. I primi
sono radiazioni emesse dal Sole e da tutti i corpi caldi
mentre i secondi sono prodotti con speciali lampade e
anche dal Sole ma la maggior parte viene catturata dallo
strato di Ozono.
Storia bandiera tricolore
Nella primavera del 1796, un giovane generale francese,
Napoleone Bonaparte, penetrò dalle Alpi in territorio
piemontese. Egli con la sua armata sconfisse molti
eserciti : quello del Regno di Savoia, e quello austriaco.
Entrò a Milano, impose l’armistizio, e le condizioni di
pace con l’ Imperatore d’Austria. Napoleone impose la
creazione della Repubblica Cisalpina; in seguito ce ne
furono altre fino ad arrivare al Regno d’Italia. Questo
fatto cambiò per sempre la storia della nostra patria.
Il Risorgimento trova le sue radici nella campagna
napoleonica e quello che accadde dal 1848 al 1870 è
solo la conclusione di un lungo processo. La nostra
bandiera risale alla Repubblica Cispadana, la prima in
ordine cronologico. Infatti su proposta di Giuseppe
Compagnoni, il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia i 110
rappresentanti delle province di Bologna, Ferrara,
Reggio e Modena, proclamarono la bandiera tricolore
bianco, rosso e verde, che divenne il simbolo della
Repubblica Cispadana. I colori erano in orizzontale :
quello rosso, il primo in alto, che portava l’iscrizione
libertà-eguaglianza; quello bianco, nel mezzo conteneva
lo stemma con il turcasso rosso e le iniziali R.C.; quello
verde in basso, su cui nelle bandiere di guerra era
indicato il nominativo dei reparti.
La nostra bandiera era certamente ispirata a quella francese,
adottata a sua volta il 15 febbraio 1794, dalla Convenzione di
Parigi. La decisione di adottare il tricolore fu condizionata dal fatto
accaduto a Bologna nell’autunno 1794. Luigi Zamboni e Giovanni
Battista de Rolandis, due giovani studenti,si erano prefissi di
innescare una rivoluzione per ridare al Comune di Bologna l’antica
indipendenza perduta con l’annessione agli Stati della Chiesa. Fu
proprio Zamboni l’ideatore del Tricolore italiano e uno dei primi
martiri. Insieme all’amico Giovanni, Luigi animò un’insurrezione
per affrancare Bologna dallo stato Pontificio. Con questo i due
studenti inneggiarono all’indipendenza e distribuendo coccarde da
tre colori, il verde, il bianco e il rosso, cucite dalla zia e dalla
madre di Luigi.
La sommossa fu messa in atto tra la notte del 13 ed il 14
novembre 1794, ma non ebbe l’esito sperato. Zamboni fu trovato
morto in una cella denominata Inferno il 18 agosto 1795, mentre
De Rolandis fu impiccato il 23 aprile1796.
Con l’uscita di Napoleone dalla scena europea,
scompare anche il tricolore. Per circa trent’anni, (Dopo il
congresso di Vienna), fino al 1848 il vessillo tricolore
divenne il simbolo di tutti coloro che si batterono per
l’Unità, l’indipendenza e la libertà dell’Italia. Il re di
Sardegna Carlo Alberto il 4 marzo 1848 promulgò lo
Statuto del Regno che trasformava un regime
assolutistico in un regime costituzionale. Il 23 marzo
1848, Carlo Alberto, per la prima guerra d’indipendenza,
adottò il tricolore italiano con lo stemma dei Savoia
come vessillo ufficiale. Da quel giorno la bandiera
italiana è stata presente e ha accompagnato i patrioti
nell’unità del nostro paese, avvenuta nel 1870 con la
presa di Roma e di fatto completata alla fine della Prima
Guerra Mondiale, ed ancora oggi quei colori ci
accompagnano nella nostra vita.
Mameli e Novaro
Tornando un po’ indietro,possiamo ricordare un giovane, Goffredo
Mameli che il 10 dicembre 1847 si rifiutò di togliere il tricolore a
Genova, così il corteo di oltre venti mila genovesi si avviò dietro
alla bandiera e fu, proprio in quella circostanza che fu intonato per
la prima volta il Canto degli Italiani scritto dallo stesso Mameli e
musicato da Michele Novaro. Fratelli d’Italia è stato il canto più
amato nella stagione risorgimentale e anche nei decenni
successivi per l’immediatezza dei suoi versi e l’impeto della
melodia. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni
del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani -e non alla Marcia
Reale -il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo
addirittura accanto a God Save The Queen e alla Marsigliese. Fu
quasi naturale,dunque, che il 12 ottobre 1946 l’Inno di Mameli
divenisse l’inno nazionale della Repubblica Italiana.
Fratelli d’ Italia
Fratelli d’Italia Noi siam da secoli
l’Italia s’è desta , calpesti, derisi,
dell’elmo di Scipio perché non siam popolo
perché siam divisi .
s’è cinta la testa. raccolgaci un’ unica
dov’è la Vittoria ? bandiera, una speme:
le porga la chioma , di fonderci insieme
chè schiava di Roma già l’ora suonò.
Iddio la creò. Stringiamoci a coorte
Stringiamoci a coorte siam pronti alla morte
siam pronti alla morte l’Italia chiamò (x2)
l’ Italia chiamò (x2) Dall’Alpi a Sicilia
Uniamoci, Amiamoci dovunque è Legnano,
l’Unione , e l’ amore ogn’uomo di Ferruccio
rivelano ai Popoli ha il core, ha la mano
le vie del Signore; i bimbi d’Italia
giuriamo far libero si chiaman Balilla
il suolo natio : il suon d’ogni squilla
uniti per Dio i Vespri suonò.
Chi vincer ci può ? Stringiamoci a coorte
Stringiamoci a coorte siam pronti alla morte
siam pronti alla morte l’Italia chiamò (x2)
l’Italia chiamò (x2)
Son gionchi che piegano
le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
le penne ha perdute
il sangue Polacco
bevé, col cosacco ,
ma il core le bruciò.
Stringiamoci a coorte
siam pronti alla morte
l’ Italia chiamò (x2)
Sì !
Parafrasi
O Fratelli d’Italia, l’Italia si è svegliata e si è messa sulla testa
l’elmo di Scipione l’ Africano. Dov’è la Vittoria? L’Italia deve
porgere il capo alla vittoria perché Dio la obbliga a essere sempre
vittoriosa come l’antica Roma. Noi italiani siamo da secoli umiliati
e dominati da altri popoli, perché non siamo un popolo ma siamo
divisi tra di noi; dobbiamo raccoglierci sotto un’unica bandiera, in
una sola speranza; è arrivata l’ora di essere tutti uniti. Uniamoci
per combattere, cerchiamo di essere pronti a morire; lo vuole la
nostra nazione. Dal nord al sud, tutti sono pronti a combattere
contro l’invasore; ognuno ha il coraggio e il valore per essere a
capo della rivolta, anche i bambini; il suono di ogni campana ci
chiama ad insorgere, come la campana dei Vespri siciliani. Alla
fine le spade dei soldati mercenari che ci opprimono saranno
piegate come canne e l’Austria sarà sconfitta. L’Austria bevve il
sangue italiano e polacco con i mercenari cosacchi, ma questo il
cuore le bruciò. Commento
Secondo me, il nostro canto nazionale ha un significato profondo.
Tutto lo spirito risorgimentale è concentrato/riassunto in queste
strofe: la voglia degli italiani di essere padroni del loro destino,
riuscire per una volta a chiamare Italia la loro terra ma non come
espressione geografica ma come sentimento in cui tutto il popolo
ci si può riconoscere. Secondo me, oggi giorno siamo ancora un
po’ presi in giro a livello sia europeo che mondiale. Per citare
alcuni esempi possiamo ricorrere alla recente e spiacevole
vicenda dei marò in India e all’asilo politico del terrorista italiano
Battisti in Brasile. Quindi come Italia ma soprattutto come italiani
dovremmo riuscire a farci rispettare, tornando a essere una
nazione forte quale tutto il popolo ci si possa riconoscere e non in
una semplice espressione geografica, così come auspicato
nell’inno di Mameli. Braveheart
Braveheart is an 1995 american movie. It is a
historical drama war film directed and starring by
Mel Gibson. In the film Gibson is William Wallece,
a 13 century Scottish warrior who led Scottish in
the First War for the Indipendence of Scottish
against King Edward I of England.
We can found in Mel
Gibson words, the same
thing who said Mameli
in his song, when he
said to all the Scottish
clans, that they are
brothers and they have
to fight togather against
the England. Oltre che all’inno di
Mameli, di canti
patriottici ce ne furono
moltissimi; io mi ricordo
una canzoncina che
cantavo da piccola: La
bandiera tricolore di
Francesco dell’Ongaro
e musicato da
Cordigliani, 1848.
La bandiera tricolore
E la bandiera dei tre colori
sempre è stata la più bella:
noi vogliamo sempre quella ,
noi vogliamo la libertà!
E la bandiera gialla e nera
qui ha finito di regnare ,
la bandiera gialla e nera
qui ha finito di regnare.
Tutti uniti in un sol patto ,
stretti intorno alla bandiera ,
griderem mattina e sera :
viva, viva la libertà!
Commento
Questa è una canzoncina allegra che per
me, simboleggia perfettamente lo spirito di
una bandiera,non solo italiana, dove con dei
colori si fa riferimento ad un intero popolo.
Questo sentimento emerge soprattutto
quando siamo all’estero. Infatti appena
scorgiamo il verde, il bianco e il rosso, ci
risentiamo a casa.
Differenze agricole e industriali
In seguito all’unificazione si
venne a creare un’ Italia unita
unicamente sulla carta; ciò
avvenne in quanto l’unificazione
non fu il risultato di un graduale
processo di integrazione
economica tra le varie aree che
andavano a comporre il nuovo
Regno. L’Italia non era un
mercato economico unitario: le
varie aree regionali avevano
forti specializzazioni produttive
ma molto differenti e non
complementari. Nord
Al nord vigeva un’ agricoltura florida di tipo
intensivo, a partire dal secondo decennio dell’
Ottocento si era diffusa rapidamente la
coltivazione del gelso a cui era connesso l’
allevamento del baco da seta. La seta univa
mondi molto differenti: quelli delle campagne, del
commercio, delle prime esperienze
manifatturiere. Il Lombardo Veneto produceva nel
1858 più seta greggia di tutta la Francia.
Sud
Al sud, il predominio del settore primario si
concretizzava invece nelle colture cerealicole destinate
quasi esclusivamente al consumo interno, realizzate in
un panorama dominato dal latifondo e dalla mezzadria.
Ai cereali si affiancavano altre colture:dall’ulivo agli
agrumi, dalla vigna a mandorli e noccioli, i cui frutti
prendevano la via dell’esportazione (l’olio d’oliva, usato
per l’illuminazione, rappresentava la metà del valore
delle esportazioni) ma queste erano tutte gestite fin dal
porto d’imbarco da imprese straniere, le quali si
accaparravano così il valore aggiunto del prodotto
esportato,questo valeva anche per il commercio
dell’unica materia prima della Sicilia: lo zolfo.
Le differenze sopra citate
vennero maggiormente
evidenziate dalle diverse
relazioni esistenti col
sistema economico
mondiale. Al nord il mercato
della seta mobilitava risorse
finanziarie e generava
contatti internazionali. Tutto
ciò portava ad un accumulo
di risorse finanziarie che
furono presto uno degli
elementi di sviluppo
industriale. I cereali
I cereali sono piante
erbacee che danno
come frutto una
granella. I cereali più
importanti sono il
frumento, il riso e il
mais. Cereali minori
sono l’orzo, l’avena, la
segale, il miglio e il
sorgo. Il grano
Il grano (o frumento) è una pianta erbacea
con fusto dritto e foglie strette, è alto ca. 1m.
All’apice si trova la spiga contenente i
chicchi. Il grano tenero, con il chicco opaco,
è ricco di amido. Il grano duro, con il chicco
vetroso, ha molto glutine. Ha un ciclo
vegetativo di ca. 9 mesi. Si semina alla
profondità di 2-3 cm.
Il riso
Il riso è una pianta erbacea con fusto sottile
e foglie lineari, è alta ca. 1 m. Sulla sommità
si trova una spiga a grappolo, con tanti rami
laterali a cui sono attaccati i semi. I chicchi
dopo la trebbiatura rimangono “vestiti” dalle
glumelle e si chiamano risone. Il ciclo
vegetativo è di ca. 4-6 mesi. Il riso viene