Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 15
Avidità e sete di ricchezza Pag. 1 Avidità e sete di ricchezza Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 15.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Avidità e sete di ricchezza Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 15.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Avidità e sete di ricchezza Pag. 11
1 su 15
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Italiano: Giovanni Verga (La roba)

Storia: l'imperialismo

Inglese: George Orwell (Animal Farm)

Latino
: Petronio (la figura di Trimalchione)
Estratto del documento

Pagina di

2 15

Tesina multidisciplinare: Avidità e sete di ricchezza dell’uomo

Edoardo Zuliani – Classe V E – Liceo Scientifico “Keplero” di Roma – Anno scolastico 2010-2011

Anno scolastico 2010 – 2011

Liceo scientifico “Keplero” Roma

24/06/2011 Pagina di

3 15

Tesina multidisciplinare: Avidità e sete di ricchezza dell’uomo

Edoardo Zuliani – Classe V E – Liceo Scientifico “Keplero” di Roma – Anno scolastico 2010-2011

I

NTRODUZIONE

Gandhi sosteneva che:”Nel mondo c'e' quanto basta per le necessita' dell'uomo, ma

non per la sua avidità”! L' uomo, infatti, non si accontenta di ciò che possiede ma,

mira sempre ad avere di più. Il dibattito sull’avidità dell’uomo appassionò i filosofi

dell’antica Grecia come Socrate il quale, mirando a dipingere i contorni di uno stato

ideale costituito di soli uomini buoni, asseriva che il vero uomo di governo, il quale

"per sua natura non mira al proprio utile, ma a quello del suddito", deve essere privo

di vizi vergognosi come la brama di onori e appunto l'avidità di denaro. Quest' ultima

infatti domina quando "si è governati da qualcuno peggiore" e trasforma i cittadini al

potere, in mercenari e ladri. Il concetto di avidità lo ritroviamo successivamente, a

metà dell' ottocento, nel massimo esponente del Verismo italiano, Giovanni Verga.

Pagina di

4 15

Tesina multidisciplinare: Avidità e sete di ricchezza dell’uomo

Edoardo Zuliani – Classe V E – Liceo Scientifico “Keplero” di Roma – Anno scolastico 2010-2011

Q “ ” V

UANDO LA ROBA IN ERGA DIVENTA RAGION DI VIVERE

Giovanni Verga è considerato il maggior esponente della corrente

letteraria del Verismo. Verga aderisce alla teoria del Darwinismo

sociale, per cui la vita è una lotta di individui che competono tra

loro per eliminarsi a vicenda. Egli vede anche il limite dello

individualismo borghese che, riducendo la vita all' aspetto

economico, non riesce a trovare valori forti. Verga, in un primo

ITALIANO momento cerca ancora una possibilità di valori alternativi nella

società arcaico-rurale della Sicilia, ma poi approda ad un

conseguente pessimismo materialistico che constata ovunque il

trionfo dell' interesse e della “roba”. Il desiderio di essa comporta

nell' uomo una alienazione che, come accade in Mastro-don

Gesualdo, lo estranea anche dalla famiglia, rendendolo solo avido

di ricchezza. Il tema della roba è presente in una delle dodici

Novelle rusticane intitolata: “la roba” e poi ripreso nel romanzo di

Mastro-don Gesualdo. Nella novella, la roba, protagonista è

Mazzarò, un contadino siciliano che a poco a poco, sacrificando

tutto alla logica economica, è diventato il maggior proprietario

terriero della regione, sostituendosi al barone. Ma il processo di

accumulazione economica si scontra con la sua sostanziale

insensatezza: di fronte alla morte, infatti Mazzarò scopre il non-

senso di una vita dedicata esclusivamente ad ammucchiare

ricchezze. In questa novella Mazzarò viene presentato come un

uomo basso e grasso come un “maiale”, metafora che rappresenta la

sua avidità di ricchezza. Come si evince in un tratto del racconto:

“Egli solo non si logorava, pensando alla sua roba, ch'era tutto

quello ch'ei avesse al mondo; perché non aveva né figli, né nipoti,

né parenti; non aveva altro che la sua roba. Quando uno é fatto

così, vuol dire che è fatto per la roba”; la roba è fatta soltanto per

chi è disposto a sacrificarle tutta la vita, alienandosi fino al punto di

non concedersi nessun altro affetto. Si tratta della medesima logica

autodistruttiva incarnata dal protagonista di Mastro-don Gesualdo.

Mazzarò era talmente attaccato ai suoi beni che rifiuta il denaro, in

quanto diceva “ che non era roba”. Questa roba lo aveva

ossessionato al punto tale che egli era ormai accecato da un delirio

di grandezza: “voleva arrivare ad avere della terra quanta ne ha il

re”. La sua più grande preoccupazione era la vecchiaia. Quando

Pagina di

5 15

Tesina multidisciplinare: Avidità e sete di ricchezza dell’uomo

Edoardo Zuliani – Classe V E – Liceo Scientifico “Keplero” di Roma – Anno scolastico 2010-2011

sarebbe morto non avrebbe potuto portare con sé quello che aveva

fino ad allora accumulato e questo problema lo tormentava

continuamente. Il suo attaccamento ai beni materiali è così forte che

quando verrà il momento di separarsene, poiché si trova sul punto

di morte, corre nelle sue terre come un pazzo uccidendo a bastonate

il bestiame e gridando: “Roba mia, vientene con me!”. La sua

ricchezza non riesce a riempire di significato la vita e anzi si rivela

un valore del tutto inadeguato nella prospettiva della morte. Il

protagonista di questa novella anticipa la figura di Gesualdo dello

omonimo romanzo: “Mastro-don Gesualdo”.

ITALIANO Mastro-don Gesualdo è il secondo romanzo del ciclo di vinti che

ha come protagonista Gesualdo Motta, un uomo che nel corso della

sua vita sacrifica ogni affetto a ragioni strettamente economiche

ritrovandosi alla fine schiacciato dall' aridità di cui si è circondato.

Gesualdo è soprannominato “Mastro Don” , una via di mezzo fra

“Mastro” (riservato a muratori o artigiani) e “Don”( riservato a

persone di alto livello sociale). Infatti Gesualdo da muratore

diventa imprenditore e proprietario terriero. La sua veloce ascesa

sociale, da povero muratore a ricco imprenditore, provocò le invidie

dei suoi compaesani e continue lotte per difendere i suoi averi:

“Costretto a difendere la sua roba contro tutti, per fare il suo

interesse. Nel paese non un solo che non gli fosse nemico, o alleato

pericoloso e temuto”. Infatti nel mondo della roba si riproduce la

dinamica del “bellum omnium contra omnes”, ovvero, guerra di

tutti contro tutti, che la filosofia positivistica aveva individuato

come caratteristica costante del mondo umano e naturale. Il

rapporto di Gesualdo con al roba non è solo di tipo economico, ma

soprattutto esistenziale. La roba si identifica con il sangue, con la

vita; è un mezzo di autorealizzazione e identità (“E la mia roba?”...

Non mi sono fatto da me quello che sono?”), ma anche di

alienazione. Abituato a trattare persone e sentimenti come affari,

egli pagherà con la solitudine e con l' estraneità alla sua stessa

famiglia l' alienazione nella roba. Il cancro che subentrerà alla fine,

è l' incarnazione stessa della logica del desiderio di accumulazione

di beni che ha distrutto l' esistenza del protagonista. Artefice del suo

successo, Gesualdo è allo stesso tempo artefice del suo fallimento.

Identificata la roba con la vita, nel momento in cui questa si

vanifica, Gesualdo, non sostenuto da nessun affetto, si rende conto

Pagina di

6 15

Tesina multidisciplinare: Avidità e sete di ricchezza dell’uomo

Edoardo Zuliani – Classe V E – Liceo Scientifico “Keplero” di Roma – Anno scolastico 2010-2011

dell' assurdità della sua esistenza, in cui la corsa alla roba si rivela

corsa alla morte. Come successe per Mazzarò, anche Gesualdo non

riesce a togliersi dalla testa l' idea della morte. Il vero dramma

vissuto da Gesualdo negli ultimi giorni della sua vita non è

provocato dalla paura della morte, ma dall' impossibilità di

“disporre della sua roba”. Sul suo letto, “sbuffava”, “urlava di

collera”, perchè sapeva che gli avrebbero tolto la sua roba. Ma alla

fine si rassegnò al fatto che avrebbe dovuto abbandonarla e allora

decise di lasciare tutti i suoi beni a Isabella, figlia di Bianca

(moglie di Gesualdo) che l' aveva avuta dalla relazione con il

ITALIANO cugino. Isabella era sposata con il duca de Leyra che aveva vissuto

sulle spalle del suocero, sperperando tutte le ricchezze. Infatti lo

unico rammarico di Gesualdo, nel lasciare tutto a Isabella, era il

presagio che le ricchezze, accumulate con tanto sacrificio,

sarebbero state dilapidate dal genero: “Le raccomandava la sua

roba, di proteggerla, di difenderla”: - Piuttosto farti tagliare la

mano, vedi!... quando tuo marito torna a proporti di firmare delle

carte!... lui non sa cosa vuol dire!-

Alla fine del romanzo morirà solo nella totale indifferenza; questo

perchè dall’ avidità di ricchezza non c'è salvezza. L' esistenza di

Gesualdo si esaurisce nella passione divorante per la roba, alla

quale va sacrificato ogni sentimento e porta ad una morte desolata e

solitaria. La passione per la roba si rivela, alla fine, un istinto

autodistruttivo. Il romanzo della roba è così il romanzo dello

autoannientamento. Pagina di

7 15

Tesina multidisciplinare: Avidità e sete di ricchezza dell’uomo

Edoardo Zuliani – Classe V E – Liceo Scientifico “Keplero” di Roma – Anno scolastico 2010-2011

L' E ' '

UROPA NELL ETÀ DELL IMPERIALISMO

Il termine “Imperialismo” fu coniato in Francia nel primo Ottocento

per definire il regime instaurato da Napoleone I. In seguito fu usato

in Inghilterra, associato all'idea di dispotismo, per indicare il regime

di Napoleone III. Infine il termine “Imperialismo” assunse il suo

significato più noto: la tendenza di una nazione ad imporre la

propria egemonia su un altro stato, influenzandolo dal punto di vista

STORIA politico, economico e sociale. Per i paesi dominanti uno degli

obiettivi principali di questo sistema era quello di ricavare dai paesi

occupati una grande quantità di materie prime. Alla fine del XIX

secolo, Europa e USA erano progrediti economicamente e

socialmente; il mutamento dovuto ai progressi nella scienza, nella

cultura, nella tecnologia, fu sbalorditivo. In Europa, tra Germania e

Gran Bretagna, nacque una sfida economica che riguardava sia il

settore industriale, sia quello commerciale. Nonostante lo sviluppo

tecnologico e economico conferisse all’ Europa una schiacciante

superiorità sul resto del mondo, nuove potenze cominciavano ad

affacciarsi sulla scena mondiale ( Usa e Giappone) ed ad ambire a

posizioni più prestigiose e di potere; ciò iniziò ad inasprire i

rapporti internazionali tra i vari stati. In questo contesto, negli anni

che vanno dal 1871 al 1914, nasce un nuovo tipo di colonialismo,

inteso come Imperialismo.

In questi anni infatti abbiamo una vera e propria “corsa alle

colonie”, intrapresa dalle grandi potenze europee. Esse imposero la

propria sovranità sull' Asia e sull' Africa. Le maggiori potenze

coloniali inizialmente erano: Inghilterra, Francia, Spagna,

Portogallo e Paesi Bassi. Italia e Germania entrarono nella “gara”

imperialistica con un certo ritardo e si mossero soprattutto per

ragioni di prestigio. La Germania si orientò a fine anni ottanta,

verso l' Africa centrorientale. L' Italia nel 1885 verso il cono

etiopico e occupò la Libia nel 1912. Il 15 novembre 1884 Bismark,

allora cancelliere dell'impero tedesco, convocò a Berlino una

grande conferenza. Qui le grandi potenze europee stabilirono il loro

diritto di spartizione delle colonie e vennero fissate le condizioni di

accaparramento dei territori. Ogni Stato che avesse voluto

colonizzare un altro, avrebbe dovuto chiedere il consenso alle altre

potenze. Esempio di ciò si ebbe nel 1911 quando l' Italia di Giolitti,

Pagina di

8 15

Tesina multidisciplinare: Avidità e sete di ricchezza dell’uomo

Edoardo Zuliani – Classe V E – Liceo Scientifico “Keplero” di Roma – Anno scolastico 2010-2011

che voleva tornare alla politica espansionistica con la presa della

Libia, dovette chiedere il consenso a Francia e Inghilterra; in

cambio l' Italia doveva riconoscere i diritti francesi in Marocco e

inglesi in Egitto.

In seguito alla prima Rivoluzione Industriale, il capitalismo

industriale si era affermato nei principali paesi europei e a partire

dalla seconda metà dell'ottocento, con l'avvento della seconda

STORIA Rivoluzione Industriale, esso fu affiancato dal capitalismo

finanziario. L'Imperialismo è quindi espressione della Rivoluzione

Industriale e dello sviluppo capitalistico. I paesi colonizzatori erano

spinti dal desiderio di procurarsi nuovi mercati di vendita per i

prodotti nazionali e di accaparrarsi materie prime e risorse

energetiche a basso costo; questo tipo di politica imperialistica

Dettagli
Publisher
15 pagine
664 download