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storia: l'espansione americana
geografia: il Sudafrica
tecnica: il petrolio
ed. fisica: il rugby
spagnolo: Pablo Picasso e "Les Demoiselles D'Avignon"
Storia dell'arte: il cubismo
inglese: Martin Luther King
scienze: la pelle
Il Group Areas Act (legge sulle aree per i gruppi) sanciva la separazione: dette
diverse aree residenziali tra bianchi e neri, il Separate Amenities Act (legge sulle
strutture sociali separate) giustificava appunto la creazione di spiagge, autobus,
bagni, locali pubblici, scuole separate; veniva istituito il divieto di matrimoni misti e
l'obbligo per i neri di uscire di casa con uno speciale passaporto. Le leggi
prescrivevano quindi i luoghi in cui ciascun gruppo poteva vivere, pregare, il tipo di
lavori che poteva esercitare e a che tipo di sistema scolastico poteva accedere. Tra il
1949 e il 1950 furono introdotte diverse leggi che tra l'altro proibivano i matrimoni
misti e i rapporti sessuali tra persone appartenenti a gruppi etnici diversi. Nel 1959
furono costituiti alcuni bantustan, territori riservati ai neri e dotati di autogoverno,
quattro dei quali, eretti in Stati indipendenti (Transkei, 1976; Bophuthatswana, 1977;
Venda, 1979; Ciskei, 1981), non furono tuttavia mai riconosciuti internazionalmente.
Più di 2 milioni e mezzo di persone di colore furono costrette a vivere nel ghetto di
Soweto, a circa 20 chilometri di distanza dalla città.
Nel '58 uno dei teorici dell'apartheid, "H. Verwoerd”, diceva che la politica di
segregazione razziale doveva diventare politica per la negazione di tutti i diritti civili
e di cittadinanza per i neri. L 'obiettivo era di relegare 1'87% della popolazione non
bianca del Sudafrica in "riserve" isolate e poco visibili e di utilizzare i neri come
forza - lavoro. Ancora oggi, nei dintorni delle grandi città si individuano le
“township”, agglomerati di baracche e case di cemento ed eternit ad esclusiva
popolazione nera. Normalmente sono situate a 8-10 km dal centro, una distanza che
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spesso gli operai colmano a piedi, due volte al giorno, per raggiungere la fabbrica o la
miniera, formando piccole file lungo le grandi arterie del traffico.
Senza tenere in alcun conto il luogo d'origine di ciascuno, i neri furono divisi in dieci
gruppi tribali, poi furono espropriati dei propri beni e segregati in zone rurali isolate
che vennero chiamate “homeland”. Gli homeland erano dei quartieri - ghetto, poveri
e lontani dai luoghi di lavoro, limitando così la libertà di movimento della
popolazione nera: per spostarsi da un luogo all'altro gli Africani dovevano mostrare
un particolare passaporto. L'obiettivo era quello di confinare i neri nelle homeland,
che secondo la propaganda erano destinate a diventare stati autonomi con forme
proprie di governo. In realtà questi territori non avevano ne infrastrutture ne attività
produttive e non erano quindi nelle condizioni di fornire il mantenimento alla
popolazione nera. La sofferenza era grande e molto diffusa e molte famiglie di neri
fecero ritorno nelle città da cui erano state cacciate e andarono a vivere in squallidi
campi di baracche.
L'irrigidimento della politica di apartheid portò alla condanna da parte dell'ONU
(1962), che invitò i paesi membri a rompere le relazioni diplomatiche con il
Sudafrica e a boicottarlo economicamente.
All'opposizione rimasero il Progressive party di sinistra, e l'African National
Congress, che raggruppava la popolazione nera. Gli esponenti d'entrambi i partiti e
chiunque manifestava la propria opposizione alle leggi dell'apartheid fu perseguito
penalmente. Il governo inasprì la propria politica di repressione fino a trasformare il
Sudafrica in uno stato di polizia. Dopo gli scioperi contro I'apartheid che
culminarono nel massacro di Sharpeville nel marzo del 1960, il governo mise al
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bando tutte le organizzazioni politiche nere compreso I' ANC. Tuttavia le
dimostrazioni, gli scontri violenti, gli scioperi e i boicottaggi che si susseguirono
sempre più frequenti negli anni Sessanta e Settanta da parte degli oppositori
dell'apartheid, il fallimento della politica dei bantustan e la condanna internazionale
che aveva isolato il Sudafrica, costrinsero il governo ad allentare le restrizioni, ad
esempio quelle che riguardavano il contatto quotidiano tra membri delle diverse
componenti etniche (petty apartheid). Il capo Mangosuthu Buthelezi ebbe un ruolo
fondamentale per il movimento Inkatha, un tentativo fallito di unire i leader delle
varie homeland. La lotta dei neri si manifestò sotto forma di scioperi, atti di pubblica
disobbedienza e marce di protesta; venne appoggiata dall'opinione pubblica
internazionale già dai primi anni '60 dopo l'uccisione di 69 dimostranti a Sharpeville
e l'arresto di diversi leader dell'African National Congress (ANC) fra cui Nelson
Mandela, che veniva arrestato nel 1963 per cospirazione contro il governo e
condannato all'ergastolo.
Nel 1961 il Sudafrica uscì dal Commonwealth britannico e si trasformò in
Repubblica Sudafricana, trovandosi così sempre più isolato. Il potere legislativo
spettava alla Camera dei Rappresentanti, eletti dai cinque milioni di bianchi di
origine europea, mentre i due milioni di meticci, gli 800.000 asiatici e i 20 milioni di
neri rimanevano privi dei diritti politici.
Verso la metà degli anni '80 nelle township esplose la violenza all'interno della stessa
popolazione nera. Non c'è dubbio che esistesse una forte rivalità fra i membri
dell'ANC, orientato a sinistra e sostenuto dagli Xhosa, e i membri del partito Inkatha,
orientato a destra e appoggiato dagli Zulù. Occorre tenere conto della grande miseria
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economica e sociale che caratterizzava la popolazione nera del Sudafrica, dove i
motivi di contrasto erano molteplici. Vi erano scontri fra rivali politici, fra nemici per
ragioni tribali, fra semplici criminali e fra gli abitanti delle township e i lavoratori
immigrati che alloggiavano negli enormi caseggiati loro riservati.
Nel 1976 esplose la violenza a Soweto: la polizia aprì il fuoco sugli studenti in
marcia e ciò scatenò un'insurrezione nazionale che in un anno provocò oltre 1000
vittime. Nel '77 fu ucciso dalla polizia Steve Biko, leader del movimento di Presa di
coscienza dei neri (Black Consciousness).
Solo allora il mondo si risvegliò, denunciando finalmente L’inammissibilità di questo
stato di fatto, ma le tiepide riforme del presidente Botha non migliorarono la
situazione interna (ed esterna) del Sud Africa.
Il presidente P.W. Botha riuscì a mantenersi al potere dal 1978 fino al 1989 con l'uso
arbitrario del carcere, con la tortura e con la censura della stampa. Si ebbe anche una
prima riforma dell'apartheid, con la creazione di tre camere di rappresentanza
(bianchi, sanguemisti, asiatici). Questa costituzione, del 1984 estese la
rappresentanza parlamentare agli asiatici e ai coloured, ma non ai neri, nonostante
costituissero oltre il 75% della popolazione. L'Africa n National Congress si era
riorganizzato e la protesta, interna ed internazionale (sanzioni e boicottaggi),
cresceva.
Il 4 luglio 1989 avvenne il primo, storico incontro tra Botha e Mandela. Era un Botha
sorridente e cordiale quello che strinse la mano a Mandela. Ma quei sorrisi
nascondevano l'imbarazzo di un leader costretto a venire a patti con il nemico.
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L'incontro, segretissimo, durò poco più di mezz'ora e non portò a concreti risultati ma
servì per rompere il ghiaccio. Da lì in avanti si susseguirono vari incontri. Nello
stesso anno venne eletto presidente Frederick De Klerk.
Nel 1990, finalmente, dopo 350 anni di dominio dei bianchi, il nuovo presidente De
Klerk non poteva che cedere alle pressioni mondiali (e alla necessità di dare nuova
credibilità sul piano economico e della finanza internazionale al Paese): liberò
Mandela dal carcere e ne fece così il simbolo della nuova Africa. Egli si rese conto
del peggioramento dei rapporti internazionali e della situazione economica interna,
abolì tutte le leggi di discriminazione razziale, egli legalizzò così I'ANC che liberò
(dopo 27 anni di carcere) il suo leader Nelson Mandela. Nel 1993 venne raggiunto e
sottoscritto da Mandela e De Klerk un accordo sulle modalità del passaggio del
Sudafrica alla democrazia.
Gli occhi del mondo si fissarono sui due protagonisti: feste, celebrazioni, incontri, il
premio Nobel, libere elezioni. Nell'aprile 1994 le prime elezioni multirazziali videro
la vittoria dell'African National Congress (62%) sul National Party di De Klerk
(20%) e sull'Inkatha Freedom Party (10%): ma pesantemente sconfitta fu soprattutto
la destra razzista. Nelson Mandela divenne il primo presidente nero nella storia del
Sudafrica a capo di una coalizione governativa che comprendeva anche il Partito
nazionale di De Klerk. Pochi mesi più tardi il Sudafrica rientrava nel
Commonwealth.
Nel 1999, dopo cinque anni di “tirocinio” alla democrazia, il paese ha votato con
elezioni regolari. Erano state formulate ipotesi secondo le quali I'ANC avrebbe perso
voti con il ritiro dalla scena politica di Nelson Mandela, ma così non è stato. Nelle
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elezioni del 1999 è stato eletto presidente del Sudafrica Thabo Mbeki, che da Nelson
Mandela ha rilevato la leadership.
Nonostante le pesanti ferite del passato e gli enormi problemi che incombono per il
futuro, la situazione in Sudafrica è oggi molto più ottimista e rilassata di quanto fosse
alcuni anni fa. La comunità internazionale ha accolto benevolmente il nuovo
Sudafrica e l'apparentemente sincero impegno dell'ANC per formare una nazione in
cui non esistano discriminazioni razziali. I bianchi sono colti da un senso di
sbalordito sollievo mentre i neri sono euforici per aver conquistato la libertà. Sarà
necessario un certo tempo prima che la maggioranza nera riesca a sentire un
beneficio economico dalla propria nuova condizione, ma la struttura politica sembra
sufficientemente forte da tenere compatto questo paese di grandi diversità. Ci sono
grosse aspettative nei confronti del nuovo Sudafrica.
Il resto è storia d'oggi, delle difficoltà di governare un paese difficile, di vincere i
problemi di razzismo ancora esistenti, di far sviluppare economicamente anche quelle
zone nere più arretrate e di difendere la minoranza bianca. 10
SUDAFRICA
Il Sudafrica occupa la punta meridionale del continente. È delimitato a ovest
dall’Oceano Atlantico e a sud e a est dall’Oceano Indiano, confina a nord con il
Botswana, a nord-ovest con la Namibia e a nord-est con lo Zimbabwe e il
Mozambico.
Il Sudafrica è costituito da un vasto altopiano, detto Veld, circondato verso il mare
da un semicerchio di rilievi. Da ovest a est, l’altopiano aumenta di altitudine. La parte
occidentale è la più arida ed è occupata in gran parte dalla prateria, mentre quella
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orientale ha una vegetazione più florida. Lungo la costa sud orientale scorrono i
Monti dei Draghi, la catena più importante dell’Africa Meridionale. I Monti dei
Draghi comprendono il Parco nazionale Drakensberg, che fa parte del Patrimonio
dell’umanità dell’Unesco. Il Sudafrica ha una scarsa rete idrografica e poco adatta
alla navigazione. L’Orange (1860 km) nasce nel Lesotho e attraversa il Paese da est
a ovest, prima di gettarsi nell’Atlantico. Un altro fiume importante è il Limpopo
(1600 km), che nasce in Sudafrica a Pretoria. Il clima sudafricano è secco e
temperato, con alcune variazioni dovute alla vicinanza al mare a all’altitudine. La
costa orientale è calda e umida. Sulla costa occidentale le temperature sono più basse.
Intorno a Città del Capo una piccola area gode di clima mediterraneo, favorevole allo
sviluppo delle vite.
L’economia sudafricana è ancora in mano alla minoranza bianca, che detiene,
insieme alle multinazionali straniere, la gran parte delle imprese agricole e delle
industrie manifatturiere ed estrattiva. Tuttavia, negli ultimi anni, sta nascendo una
classe imprenditoriale nera. La distribuzione del reddito è molto sbilanciata a
favore dei bianchi, mentre la maggioranza nera vive in condizioni di povertà. Negli
ultimi anni sono diventati molto intensi gli scambi commerciali con l’economia
cinese. Il Paese dispone di ottime risorse minerarie. È il principale esportatore
mondiale di diamanti, oro e platino. Il Sudafrica dispone anche di carbone, petrolio,
ferro, manganese e vanadio. Il Paese dispone anche di un importante apparato