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Introduzione Anglicismi, tesina
Questa tesina di maturità tratta degli anglicismi. Di fronte a quello che succede ormai in ogni angolo del mondo, l’italiano non fa certo eccezione: anche da noi l’influenza dell’inglese è da tempo un fenomeno vistoso che ha una parte non piccola nel caratterizzare la lingua contemporanea e nel determinarne le sorti. In altre parole, assistiamo alla sempre più crescente pressione degli anglicismi che si diffondono a macchia d’olio nei linguaggi tecnici e nei gerghi giovanili, ripetuti in modo martellante dalla pubblicità o sui giornali: i termini inglesi sono apprezzati e ricercati per la loro immediatezza nell’esprimere un concetto, per la loro brevità ed intelligibilità. Data l’importanza di questo fenomeno, ho deciso di farne l’oggetto della mia tesina di maturità, dove intendo sfatare ogni mito legato alla progressiva preoccupazione dell’opinione pubblica riguardo la rapida diffusione di termini inglesi nella nostra lingua. Basti pensare che nel Webster e nell’Oxford Dictionary gli italianismi raggiungono il 4% senza che ciò susciti alcuna preoccupazione, mentre gli anglicismi, nei nostri dizionari, raggiungono appena il 2%. Nella prima parte della mia tesina mi soffermo sull’aspetto storico-linguistico dell’anglicismo, delineando la diffusione di termini inglesi dal Medioevo fino ad oggi e presentando gli effetti di quest’ultimo sulla lingua italiana. Nella seconda parte, mi focalizzo sul ruolo della stampa riguardo la diffusione degli anglicismi nella nostra lingua, essendo il mezzo di comunicazione scritto per eccellenza, evidenziando come quest’ultima è stata la fautrice di tanta terminologia nuova in Italia. A partire dal Novecento, infatti, la stampa inizia a diffondere la terminologia inglese e, dal dopoguerra ad oggi, insieme ad altri mezzi di comunicazione, tale divulgazione continua a subire un notevole incremento. I termini inglesi, nella stampa, sono apprezzati per la loro immediatezza e brevità nell’esprimere un concetto. Delineo anche il delicato dibattito dei linguisti riguardo l’ “invasione” di termini inglesi nella nostra lingua, accennando i più importanti: Arrigo Castellani, Giovanni Nencioni e Tullio de Mauro. Infine, approfondisco, nella mia tesina, un importante aspetto della nostra storia che non dobbiamo dimenticare, ovvero, l’autarchia linguistica del regime fascista, presentando i severi provvedimenti legislativi presi dal regime per “ripulire la nostra lingua dalla gramigna delle parole straniere che hanno invaso e guastato ogni campo”, come scriveva la “Gazzetta del Popolo di Torino”.
Collegamenti
Anglicismi, tesina
Italiano - Giacomo Leopardi, pensiero tratto dallo Zibaldone che data l'11 maggio 1821.
Storia - Il fascismo, ma ho approfondito, nella mia trattazione, l'autarchia linguistica del regime.
LICEO SCIENTIFICO “A. VALLISNERI”
INDIRIZZO LINGUISTICO
CLASSE 5LD
TESINA
ANGLICISMI? “NO PROBLEM, MY DEAR”
FEDERICA BAGNI
ANNO SCOLASTICO 2015/16
Anglicismi? “No problem, my dear” 1
INDICE
…………………………………………………………………....3
INTRODUZIONE
COS’E’ UN ANGLICISMO………………………………………………………..4
1. anglicismi in italiano dal medioevo al primo Novecento ……..………………..4
1.1 Gli
Gli anglicismi in italiano dal secondo Novecento ad oggi ……………..…………
1.2 5
Gli pseudoanglicismi………………………………………………………….…….6
1.3 italiana………………………………………………………6
1.4 Gli effetti sulla lingua
2. “MORBUS ANGLICUS”: l’invasione della lingua inglese…………………….. 7
2.1 Il ruolo della stampa nella diffusione degli anglicismi…..………………………….7
2.2 Il dibattito dei linguisti: “puristi” e “antipuristi”…………………………………. 9
2. 3 La lotta contro i forestierismi in epoca fascista....………………….……………...11
Francia e Cina..…………………………12
2.4 Interventi a favore della lingua in Italia,
…………………………………………………………………. 13
3. CONCLUSIONI …………………………………………………………………..15
4. BIBLIOGRAFIA
Anglicismi? “No problem, my dear” 2
INTRODUZIONE
Di fronte a quello che succede ormai in ogni angolo del mondo, l’italiano non fa certo
eccezione: anche da noi l’influenza dell’inglese è da tempo un fenomeno vistoso che ha
una parte non piccola nel caratterizzare la lingua contemporanea e nel determinarne le
sorti.
In altre parole, assistiamo alla sempre più crescente pressione degli anglicismi che si
diffondono a macchia d’olio nei linguaggi tecnici e nei gerghi giovanili, ripetuti in
modo martellante dalla pubblicità o sui giornali: i termini inglesi sono apprezzati e
ricercati per la loro immediatezza nell’esprimere un concetto, per la loro brevità ed
intelligibilità.
Data l’importanza di questo fenomeno, ho deciso di farne l’oggetto della mia tesina di
maturità, dove intendo sfatare ogni mito legato alla progressiva preoccupazione
dell’opinione pubblica riguardo la rapida diffusione di termini inglesi nella nostra lingua.
nell’Oxford
Basti pensare che nel Webster e Dictionary gli italianismi raggiungono il
4% senza che ciò susciti alcuna preoccupazione, mentre gli anglicismi, nei nostri
dizionari, raggiungono appena il 2%.
Nella prima parte della mia tesina mi soffermo sull’aspetto storico-linguistico
dell’anglicismo, delineando la diffusione di termini inglesi dal Medioevo fino ad oggi e
presentando gli effetti di quest’ultimo sulla lingua italiana.
Nella seconda parte, mi focalizzo sul ruolo della stampa riguardo la diffusione degli
anglicismi nella nostra lingua, essendo il mezzo di comunicazione scritto per eccellenza,
quest’ultima
evidenziando come è stata la fautrice di tanta terminologia nuova in Italia.
A partire dal Novecento, infatti, la stampa inizia a diffondere la terminologia inglese e,
dal dopoguerra ad oggi, insieme ad altri mezzi di comunicazione, tale divulgazione
continua a subire un notevole incremento. I termini inglesi, nella stampa, sono
apprezzati per la loro immediatezza e brevità nell’esprimere un concetto.
Delineo anche il delicato dibattito dei linguisti riguardo l’ “invasione” di termini inglesi
nella nostra lingua, accennando i più importanti: Arrigo Castellani, Giovanni Nencioni e
Tullio de Mauro.
Infine, approfondisco un importante aspetto della nostra storia che non dobbiamo
l’autarchia linguistica del regime fascista,
dimenticare, ovvero, presentando i severi
“ripulire la nostra lingua dalla gramigna
provvedimenti legislativi presi dal regime per
delle parole straniere che hanno invaso e guastato ogni campo”, come scriveva la
“Gazzetta del Popolo di Torino”.
Anglicismi? “No problem, my dear” 3
Capitolo 1
Cos’è un anglicismo
voce o frase dell’idioma inglese; ovvero una
Il termine anglicismo significa «una
maniera di parlare». Si tratta di una parola, locuzione o costrutto proprio della lingua
un’altra
inglese, importato in lingua, sia nella forma originale (per esempio, blue jeans,
sandwich, week-end), sia adattato foneticamente.
secolo, quando la cosiddetta “anglomania”
Il termine compare alla metà del XVIII
riscuoteva grande successo in Francia e andava contagiando tutta l’Europa, per poi
manifestarsi anche in Italia attraverso un interesse crescente per le parole inglesi.
1.1 Gli anglicismi in italiano dal Medioevo al primo Novecento
Fino alla metà del Settecento, oltre a mancare il termine che li indicasse, anche gli
anglicismi erano piuttosto rari. Nel medioevo sono attestate alcune parole dovute ai
rapporti commerciali con l’Inghilterra: dall’inglese
sterlini (1211), costuma ( «dogana»,
customs); in epoca rinascimentale voci relative alla vita politica e alla società inglese in
relazioni di ambasciatori, viaggiatori o in opere storiche.
l’inglese esercitò un’influenza sempre più incisiva. La rivoluzione
Solo dal Settecento
industriale, il nuovo sistema politico consolidatosi dopo la guerra civile del 1642 con le
l’impero coloniale,
istituzioni parlamentari, il mito della rivoluzione americana ed il
crescente prestigio culturale e militare dei paesi anglosassoni, hanno via via alimentato
un generale sentimento di ammirazione nei confronti della Gran Bretagna e degli Stati
Uniti.
Inoltre, nel XVIII secolo diversi intellettuali italiani soggiornano in Inghilterra e la
lingua inglese, prima considerata barbara, viene rivalutata e studiata, se ne scopre la
letteratura, se ne traducono i capolavori, la si impara per diletto, per essere al corrente,
per necessità commerciali: lo comprovano le tante edizioni e ristampe di grammatiche
inglesi destinate a italiani.
E’ sempre in quest’epoca che compaiono i primi consistenti nuclei di anglicismi: un
settore particolarmente ricco è quello dei termini della vita politica e sociale che, a
1
parte pochi casi (club, pamphlet, humour), sono rappresentati da calchi facilmente
integrabili.
Nel corso dell’Ottocento, col diffondersi della stampa, l’influenza dell’inglese si fa più
capillare e, oltre al linguaggio politico (leader, meeting) interessa anche la vita mondana
(dandy, fashion, festival), i nomi di abiti e stoffe, di mezzi di trasporto navali, la
terminologia ferroviaria ed anche i nomi di cibi e bevande (brandy, gin, whisky, rostbif
adattamento di roastbeef e curry) .
sono una trasposizione di modelli sintattici e lessicali da una lingua a un’altra (ad esempio,
1 I calchi fai
rispetto all’inglese
da te do it yourself).
Anglicismi? “No problem, my dear” 4
A cavallo fra Otto e Novecento sono interi settori del lessico che si sviluppano sotto la
spinta del modello inglese: dall’economia (boom, business, copyright) a diverse scienze
e tecniche nuove, come quelle dei trasporti (yacht, bus, clacson), della radio e del
cinema (cast, film, set, vamp).
Si pensi in particolare alle terminologie di sport che cominciano a praticarsi adesso, dal
al calcio (goal, cross, offside), al tennis, al pugilato (ring, knock-out). Abbondano anche
i termini riferiti alla vita quotidiana, al costume sociale, alle professioni (barman, boss,
gangster, shopping, snob).
1.2 La lingua inglese dalla seconda metà del Novecento ad oggi
Se fino agli anni Quaranta la lingua inglese era conosciuta quasi solo per il commercio e
veniva studiata da una cerchia non molto ampia di persone colte, negli ultimi decenni
quest’ultima riesce a diventare un formidabile strumento comunicativo nelle relazioni
politiche e diplomatiche fra Stati, nelle grandi organizzazioni internazionali, nella
comunicazione interpersonale fra parlanti di lingue diverse, negli scambi legati alla
vita culturale e alla ricerca scientifica.
L’inglese viene impiegato sempre di più come una sorta di 2
esperanto mondiale,
adattandosi così bene a questa sua funzione da semplificarsi e rimodellarsi per favorire
la massima comunicatività. E’ stato accolto perciò come miscela linguistica ideale per
un mezzo capillare come Internet. funzione di strumento globale, l’inglese abbia
Non si può negare che in questa sua
assunto un’estensione e goda un favore che mai nessuna lingua del passato aveva avuto
(a eccezione, forse, del latino durante il Medioevo), al punto che in molti settori esso è
l’inglese è la lingua straniera più studiata
ormai insostituibile. Di conseguenza, in Italia
e nel resto del mondo.
L’esperanto
2 è una lingua internazionale artificiale, la più diffusa tra le lingue ausiliarie, creata nel 1887
per favorire le relazioni e l’avvicinamento dei popoli.
dal medico polacco Zamenhof La sua grammatica
consta di poche e semplici regole e il suo lessico consiste di vocaboli formati modificando, con
determinati prefissi e suffissi, un certo numero di radici tratte da lingue neolatine, germaniche e slave, e
scelte in base al principio della massima internazionalità.
Anglicismi? “No problem, my dear” 5
1.3 Gli pseudoanglicismi
Si tratta di interferenze “ibride”, derivati italiani da basi inglesi; ciò testimonia l’alta
influenza dell’inglese nella nostra lingua. I falsi anglicismi sono dovuti a parlanti che
hanno una certa dimestichezza con elementi inglesi ma che li interpretano in modo
errato o li riutilizzano per nuove creazioni indipendenti.
Ci sono i veri e propri pseudoanglicismi dovuti a un fraintendimento della struttura o
3
del significato: prestiti decurtati (lift per lift-boy), reinterpretazioni semantiche
(parking «luogo di parcheggio» invece che «sosta»), calchi inesatti (aria condizionata
«condizionato per mezzo dell’aria», fuga di cervelli su
da air conditioned brain drain
«esodo di cervelli»).
Ci sono poi gli anglicismi apparenti, creati in modo più o meno corretto in italiano
strutture formative dell’inglese, note dai
impiegando prestiti o dalla lingua.
Oggi è questo il tipo più ricorrente, specie nel settore pubblicitario-commerciale dove,
pur di disporre di un anglicismo di richiamo, lo si inventa. Se tali neo-coniazioni
muovono da morfemi già radicati in italiano (autostop, videobar), o seguono moduli
tradizionali (baby - pensionato, sostanza killer), sono equiparabili alle formazioni della
lingua. 1.4 Gli effetti sulla lingua italiana
L’influenza dell’inglese non si esaurisce nelle interferenze lessicali, ma attraverso di
esse giunge a interessare altri settori. Sul piano grafico si nota un maggior impiego, nel
linguaggio pubblicitario, di lettere non tradizionali (specie k, y e x) e nel linguaggio
l’inglese ha contribuito ad aprire l’italiano a
parlato nuovi modi di dire e parole
rendendo tutto il linguaggio più duttile e moderno.
A livello linguistico, possiamo notare il fenomeno dei neologismi: la parola neologismo
λόγος
(dal francese néologisme e comp. di néo- «neo-» e dal greco che significa
“parola”) è una parola o locuzione nuova, non appartenente cioè al corpo lessicale di
una lingua, tratta per derivazione da parole già in uso o introdotta con adattamenti da
un’altra lingua ( per esempio, informatica deriva dal francese informatique e
dall’inglese informatics). l’uso di
Nella prefissazione è noto co- anche davanti a consonante (cobelligerante,
copilota) e di non- coi nomi (non violenza, no comment, non conformismo), e- da
electronics (e-mail, e-book), cyber- da cybernetics (cyberbullismo), docu- da document,
net- da internet. Il suffisso -ese, su modello americano, è usato per indicare varietà o
stili linguistici (giornalese, politichese).
3 Un prestito è una parola, una struttura sintattica o un fonema che entra a far parte del patrimonio di una
determinata lingua e proviene da una comunità di lingua diversa, in seguito al contatto tra culture diverse
(cfr. forestierismi). I prestiti decurtati sono composti, principalmente inglesi, che passando in italiano