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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: ..a proposito di donne.. arte, colore, calore, dolore, emozioni

Autore: Eleonora Garbagni

Descrizione: Un percorso attraverso le immagini per arrivare allo stato puro dell'essere donna. Biografie, pensieri, opere e parole di cinque donne diverse per cultura, estrazione sociale e collocazione nel mondo ma simili nell'anima e sicuramente straordinarie.

Materie trattate: arte, filosofia, letteratura italiana, letteratura americana, musica

Area: umanistica

Sommario: "…Stavo sfogliando un libro d'arte e, per la prima volta, vidi l'immagine di un quadro di Frida Kahlo. Non avevo mai visto una sua opera, non la conoscevo, ignoravo la sua vita… L'impatto è stato violento e tenero allo stesso tempo (il nastro sulla bomba). Ho immaginato quanta sofferenza, sensibilità  e intelligenza (oltre che ad un evidente talento) poteva possedere quella donna. Così ho incominciato ad informarmi, a leggere la sua biografia, vedere il film che le è stato dedicato, studiare le sue opere…ne è uscita proprio l'immagine che mi ero creata: quello di una donna sofferente, forte e fragile allo stesso tempo, passionale, innamorata… Credo che sia impossibile descriverla in poche righe… Ho incominciato a palesare l'idea di poter sviluppare la mia tesi su questa grande artista e, a mano a mano che concretizzavo la mia scelta, mi era inevitabile incominciare a pensare qualcosa che fosse tutto femminile. Quante grandi donne sono passate in questo secolo e quanto poco riscontro si da a loro! Offuscate da una concezione del mondo strettamente patriarcale, dove bisogna essere veramente eccellenti per poter emergere e dove bisogna soffrire di più per farsi spazio. Ho incontrato così altre grandi donne, ne ho letto le biografie, i romanzi, le poesie, le ho "ascoltate"… e mi sono accorta di quanto fosse ricco l'universo femminile. Ho scelto altri quattro personaggi: Sylvia Plath (poetessa- scrittrice), Simone Weil (filosofa), Billie Holiday (cantante) e Sibilla Aleramo (poetessa-scrittrice). Donne molto diverse per provenienza, estrazione sociale, condizioni economiche ma, allo stesso tempo molto simili. Ho incominciato a pensare cosa e quanto avessero in comune fra loro e, più le conoscevo, più mi veniva facile fare dei collegamenti, riscoprirmi come donna, soffrire e gioire con loro. Non volevo che la tesina diventasse un pro-forma, una costrizione… volevo portare qualcosa di mio, di "sentito"."

Estratto del documento

Frida e la politica

Nel 1923 Frida e Alejandro erano amanti e trascorrevano ore alla Biblioteca

Ispanico-Americana, dove si immergevano nelle pagine dei più grandi autori. Da

queste e da altre letture, Frida sviluppò gradualmente una profonda affinità con il

socialismo e con il concetto di rivoluzione della masse. Rimase una comunista

schietta e impegnata per tutta la vita, benché ritenesse che il concetto di

socialismo e di rivoluzione non fossero che parole in quel circolo di studenti

arrampicatori sociali. Per dimostrare la sua fede negli ideali rivoluzionari, cambiò

addirittura la sua data di nascita, il 1907, con quella che segnò l’inizio della

rivoluzione messicana, il 1910.

L’atmosfera a Città del Messico era satura di dibattiti politici e colma di minacce:

oratori improponibili sfidavano qualsiasi regime desideroso di potere, per poi

venire uccisi per strada o essere assorbiti da meccanismi corrotti.

Nonostante la dialettica e i dibattiti politici di tendenza decisamente progressiste,

Frida non si sbarazzò mai degli insegnamenti cattolici della madre e, dopo un

ironico interesse per gli abiti e gli atteggiamenti europei, incluso l’abbigliamento

maschile con abiti su misura, sviluppò una passione per le tradizioni messicane.

Intanto suo padre le regalò un set di acquarelli e pennelli: spesso, durante gli

spostamenti di lavoro, lui portava con sé i suoi colori insieme alla macchina

fotografica, e Frida cominciò a seguire il suo esempio.

I dieci anni di rivoluzione indebolirono pesantemente l’economia del Messico e

significarono, per Guillermo, la perdita del proprio incarico statale. La madre

dovette rinunciare ai domestici e la qualità della vita nella Casa Azul perse il suo

splendore: le ragazze iniziarono ad occuparsi dei lavori domestici quotidiani,

mentre Guillermo andava in cerca di commissioni per ritratti, con la sua Graflex.

Frida divenne una studentessa occasionale della Scuola Preparatoria, poiché le sue

preferenze andavano ai suoi amici intellettuali, che la stimolavano più di quanto

non facessero gli studi.

Panzon

L’approccio con

All’età di quindici anni godeva di un’intelligenza acuta che la spinse ad avvicinarsi

a dottrine politiche e filosofiche, grazie a dibattiti tenuti dai suoi giovani

compagni. Il questo periodo, venne a sapere che il Ministero dell’istruzione aveva

commissionato un grande murales per il cortile dell’istituto scolastico. Tale opera

si sarebbe intitolata Creazione e si sarebbe sviluppata su 150 metri quadri.

L’autore, l’artista messicano Diego Rivera, ritornò dopo quattordici anni di 10

commissioni in Europa. Assistito dalla moglie Guadalupe (Lupe) Marin e da un

gruppo di artigiani, egli allestì l’impalcatura e preparò gli strumenti necessari,

come la lampada che scaldava la cera colorata fino a trasformarla in resina da

stendere sul muro preparato a carbone. Frida trovava molto affascinante il

crescere della scena che prendeva forma sul muro bianco. Lei ed alcuni amici

amavano introdursi silenziosamente nell’auditorium e osservarlo mentre lavorava

per intere giornate.

L’aspetto di Rivera non era quello di un artista che moriva di fame. L’impalcatura

cigolava sotto il suo peso, mentre si spostava lungo il muro. Tutto in lui eccedeva,

dalla sua nera capigliatura ribelle all’informe cintura che teneva su i pantaloni, che

si abbassavano mentre si sedeva fino a cascargli sulle ginocchia.

I suoi studenti lo chiamavano Panzon (panzone).

Queste intrusioni finirono nel momento in cui un altro gruppo di studenti,

appoggiati da genitori appartenenti ad un’elitè ultra-conservatrice, cominciarono

a danneggiare il murales ritenendo che questo genere d’arte promuovesse

l’ateismo e l’ideologi socialista. Gli artisti decisero così di armarsi per difendere la

propria arte. Rivera stesso cominciò ad alimentare l’immagine di sé come

difensore, armato, della libertà creativa. Partecipava spesso a feste indossando la

sua pistola Colt, che posizionava nella cintura o nella tasca della giacca.

Sin da giovane Frida era stata educata da suo padre ad apprezzare l’arte della

pittura. Come parte integrante della sua istruzione, la incoraggiava a copiare i

disegni e le stampe popolari di altri artisti.

Frida e l’arte

Per migliorare la difficile situazione finanziaria della famiglia, Frida cominciò un

apprendistato con l’incisore Fernando Fernandez, amico di suo padre. Elogiando il

suo lavoro, Fernandez le diede tempo per copiare con cura le stampe e i disegni a

penna e inchiostro. Lei dipingeva con lo stesso entusiasmo di quando collezionava

giocattoli fatti a mano..

Considerava le capacità di artisti come Rivera lontane anni luce dalle sue.

Le sue prime opere erano studi di colore e strutture di edifici, come Prendine un

altro. Dipinto nel 1925, questo quadro è una veduta aerea di una piazza che, per

la prospettiva schiacciata, accentuata dal carro trainato da un asino sulla strada

in primo piano, evoca l’approccio di un bambino. Quest’applicazione tecnica rivela

l’insegnamento di Fernandez e gli esercizi di copiatura, svolti sotto la sua tutela.

Rivela, inoltre, un’attenzione alla composizione non molto distante da quella della

fotografie di Edward Weston: il celebre fotografo aveva trascorso un anno in 11

Messico e stava rivoluzionando il modo di guardare le forme , le trame e le

relazioni tra esse.

Sebbene non considerasse la pittura come un semplice e piacevole passatempo,

Frida continuò a prendere posto nell’auditorium per guardare Rivera dipingere,

sfidando lo sguardo geloso e le imprecazioni di Lupe, che portava regolarmente a

Diego un cesto con il pranzo. Era un modo per tenerlo sott’occhio, soprattutto

quando dipingeva una modella particolarmente bella: Lupe era la sua seconda

moglie e lo conosceva bene.

L’incidente

Poi, all’improvviso tutto cambiò per sempre. Lo raccontano le parole di Frida allo

scrittore Raquel Tibol: “Gli autobus ai miei tempi erano tutt’altro che solidi;

cominciavano a circolare e avevano molto successo: i tram giravano vuoti. Salii

sull’autobus con Alejandro Gomez Arias. Io mi sedetti sul bordo, vicino al

corrimano, e Alejandro accanto a me. Pochi attimi dopo l’autobus si scontrò con

un tram della linea per Xochilmilco. Il tram schiacciò l’autobus contro l’angolo

della via. Fu un urto strano: non fu violento, ma sordo, e tutti ne uscirono

malconci. Io più degli altri. […] Io avevo allora diciotto anni, ma sembravo molto

più giovane, perfino più giovane di Cristi, che ha undici mesi meno di me. [….] Io

ero una ragazzina intelligente ma poco pratica, malgrado la libertà che avevo

conquistato. Forse per questo non valutai bene la situazione né intuii il genere di

ferite che avevo. […] L’urto ci spinse in avanti e il corrimano mi trafisse come la

spada trafigge un toro. Un uomo si accorse che avevo una tremenda emorragia,

mi sollevò e mi depose su un tavolo da biliardo finché La Croce Rossa non venne a

prendermi. [….] Non appena vidi mia madre le dissi: “Non sono morta e, per di

più, ho qualcosa per cui vivere; questo qualcosa è la pittura”. Poiché dovevo

rimanere sdraiata, con un busto di gesso che andava dalla clavicola al bacino, mia

madre mi costruì un dispositivo molto ingegnoso a cui appendeva la tavola di

legno che mi serviva per appoggiare il foglio. Fu a lei che venne in mente di far

fare un baldacchino al mio letto, come nel Rinascimento, e di fissarvi uno

specchio per tutta la lunghezza, in modo che potessi vedermi e utilizzare la mia

immagine come modello”.

La scena dell’incidente fu raccapricciante. In qualche modo la collisione strappò i

vestiti di Frida, scaraventando il suo corpo nudo sul pavimento dell’autobus.

Seduto accanto a lei c’era un pittore, o un artigiano, che portava con sé una

confezione di carta con polvere dorata. Questo si aprì, andando a ricoprire il suo

nudo corpo. Il parapetto di ferro si conficcò nel suo fianco e fuoriuscì dalla vagina.

12

Una macchia di sangue cominciò a riversarsi dalla sua ferita, mescolandosi alla

polvere dorata. Nel caos alcuni passanti, vedendo quel corpo perforato, dorato e

insanguinato, gridarono: “La Balarina! La Balarina!”. Uno di loro insistette per far

rimuovere il parapetto. Poi decise di farlo con le sue stesse mani. Frida emise un

grido così forte, che la sirena dell’ambulanza non venne neppure udita.

Nel 1946, il medico tedesco Henriette Begun stilò la cartella clinica di Frida Kahlo.

Il giorno 17 settembre 1925 si legge: “Incidente che causa: frattura della terza e

quarta vertebra lombari, tre fratture alla pelvi, (undici) fratture al piede destro,

lussazione del gomito sinistro, ferita penetrante all’addome prodotta da un tubo

di ferro che entrò dall’anca e uscì attraverso il sesso rompendo il labbro sinistro.

Peritonite acuta. Cistite con caterizzazione per parecchi giorni. Tre mesi di

degenza presso la Croce Rossa, durante la quale la frattura alla colonna vertebrale

non viene riscontrata dai medici, finché la malata non è visitata dal dottore Ortiz

Tirado, che ordina l’immobilizzazione con un busto di gesso per nove mesi. […]

Quando le viene tolto il busto riprende una vita “normale”, ma a partire da allora

con una “sensazione di stanchezza continua” e a volte dolori alla colonna e alla

gamba destra che non la lasceranno mai più”.

La malattia

Lo strazio del corpo di Frida Kahlo non si può che immaginare ma, nel momento

in cui lei capì che sarebbe sopravvissuta, le implicazioni si rivelarono addirittura

peggiori. La ragazza vitale e vivace, in procinto d’imboccare una delle numerose

vie professionali e lei dischiuse, era diventata invalida. Solo la sua giovinezza e la

sua energia le salvarono la vita.. ma di che vita si trattava? Gli sforzi del padre per

provvedere alla famiglia e alle spese mediche di Frida divennero sempre meno

efficaci, man mano che peggiorava l’economia messicana.

Il soggiorno all’ospedale della Croce Rossa, sovraffollato e carente di personale,

venne prolungato di un mese: “La Croce Rossa era molto povera. Ci tenevano in

una specie di capannone tremendo, il cibo faceva talmente schifo che non si

riusciva a mangiare”.

Dopo essere stata immobilizzata a letto, avvolta in bende e gesso, le fu concesso

di tornare alla Casa Azul. Lontana dai suoi amici di Città del Messico, diede inizio

a una voluminosa corrispondenza, soprattutto con Alejandro. La loro relazione

sessuale era già terminata prima di dell’incidente, quando entrambi si trovarono

d’accordo nel voler frequentare altre persone. Quando si incontrarono come

“amici”, comunque, Frida non venne quasi toccata dai racconti di Alejandro sulle 13

sue conquiste amorose, mentre lui si incupì quando lei gli elencò gli uomini con i

quali aveva avuto una, seppur breve, relazione.

Mentre lei si riprendeva dall’incidente, i genitori di Alejandro lo mandarono in

Europa, a Berlino, per compiere gli studi. La lunga separazione e la sua avventura

in giro per il mondo raffreddarono considerevolmente ciò che rimaneva

dell’ardore per quella donna. Frida invece gli scrisse molte lettere traboccanti di

desiderio, mentre era chiusa nella sua prigione di gesso: “Alex, voglio che tu

venga, non sai quanto ho avuto bisogno di te in questo periodo e quanto, ogni

giorno, ti amo di più..”.

Gradualmente la sua forza di volontà si fece sentire e Frida cominciò a prendere

decisioni all’interno di quello stretto ambito che poteva dominare. Nel dicembre

del 1925, aveva riacquistato l’uso delle gambe. Uno dei suoi primi, dolorosi,

viaggi la portò all’abitazione di Alejandro a Città del Messico, appena prima di

Natale: aspettò fuori dalla porta ma lui non arrivò mai.

La crisalide

Qualche tempo dopo fu colpita da dolori lancinanti alla schiena e altri dottori si

occuparono a forza della sua vita: scoprì di avere altre tre fratture che non le

erano state diagnosticate prima e fu obbligata e tornare nella prigione di gesso.

Nuovamente intrappolata e immobilizzata, dopo quei pochi giorni di libertà,

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