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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: 900

Autore: De nigris Fabio

Descrizione: la tesina e basata principalmente sul novecento

Materie trattate: Italiano,storia,sistemi,elettronica,ed.fisica,inglese

Area: umanistica

Sommario: Letteratura - Caratteri generali del Novecento letterario in Europa - Decadentismo - Gabriele DAnnunzio Storia - La nascita del movimento fascista - Il regime fascista in Italia Elettronica - I mezzi trasmissivi - Le linee in cavo Sistemi - Le reti locali di terminali e di centraline telefoniche - Il progetto Arpanet - I tipi di reti Lingua straniera: Inglese - Conductors Educazione Fisica - Lo sport

Estratto del documento

pensiero di Antonio Fogazzaro, che si interessò anche di occultismo e magia, tendenza, questa,

contrastata dalla Chiesa, fino alla presa di posizione ufficiale rappresentata dall'enciclica Pascendi

del 1907 contro il movimento modernista. Quello di Fogazzaro fu comunque un

Dominici Gregis

cattolicesimo irrequieto, che conviveva con una sensibilità a tratti morbosa. Le donne dei suoi

romanzi sono spesso nervose ai limiti della malattia, instabili e volubili, impossibili da comprendere

fino in fondo e perciò affascinanti. Fu proprio la componente religiosa a dare profondità alla

rappresentazione del fascino femminile, l'emozione della tentazione inconfessabile ad alimentare la

costruzione di personaggi come Marina di (1881) o Violet del (1888).

Malombra Mistero del poeta

- Gabriele D’Annunzio

Nella figura letteraria di Gabriele D’Annunzio sono raccolti tutti gli elementi delle arti poetiche del

Decadentismo.

Gabriele D’ Annunzio (Pescara 1863 - Gardone Riviera, Brescia 1938), frequentò a Prato il

prestigioso Collegio Cicognani; giovanissimo, esordì con la raccolta di poesie (1879),

Primo vere

ben accolta dalla critica: finito il liceo giunse perciò a Roma preceduto da una certa notorietà negli

ambienti culturali.

Grazie a Edoardo Scarfoglio frequentò il mondo del giornalismo e fece vita di società, collaborando

a varie testate. Come cronista mondano fu molto apprezzato dal pubblico, e la sua popolarità crebbe

ulteriormente quando venne pubblicato il secondo libro di poesie, (1882), che

Canto novo

arricchiva il linguaggio carducciano, già utilizzato per la raccolta d'esordio, di una solare e corporea

vitalità, sempre sorretta da un registro alto. Nel 1883 apparve attorno al quale si

Intermezzo di rime,

accese una polemica giornalistica per i temi trattati, giudicati scandalosi. Un sensualismo e un

erotismo di chiara impronta decadente, che accosta figure squisite a immagini deformi e corrotte,

pervade anche la raccolta (1886), mentre con le

Isaotta Guttadàuro ed altre poesie Elegie romane

(1892) D'Annunzio si riaccostò ai modelli classicisti di Carducci. Del 1893 è il Poema paradisiaco,

che mostra toni ulteriormente smorzati e, con una più decisa apertura alle moderne esperienze

europee, accoglie le suggestioni del simbolismo. Intanto D'Annunzio aveva dato avvio alla

produzione in prosa. I racconti di questo periodo vennero pubblicati in seguito con il titolo Novelle

(1902), un libro in cui il verismo è sapientemente mescolato a una sensibilità

della Pescara

decadente. Nel 1889 fu pubblicato il romanzo protagonista ne è Andrea Sperelli, un

Il piacere:

giovane aristocratico che ama l'eleganza e l'arte; il suo estetismo lo porta a trascurare la vita pratica

a favore di un'egoistica e distruttiva idealizzazione dell'amore e della vita sotto il segno del bello, e

così travolge non solo le sue amanti ma anche se stesso.

D'Annunzio cercò di trasferire il suo gusto estetizzante anche nella vita, coltivando l'eleganza e

indulgendo al gesto clamoroso. Si sposò molto giovane, dopo una fuga d'amore, ed ebbe una vita

sentimentale intensissima, costellata di numerose amanti. Adorava circondarsi di raffinate opere

d'arte e conduceva una vita dispendiosa che lo portò a indebitarsi. Proprio per sfuggire ai debiti si

trasferì nel 1891 a Napoli, dove rimase fino al 1894 mantenendosi soprattutto grazie alla

collaborazione con il quotidiano della città, "Il Mattino".

Con il racconto (1891) e il romanzo (1892; da quest'opera il regista

Giovanni Episcopo L'Innocente

Luchino Visconti trasse un film nel 1976) D'Annunzio diede di nuovo prova di saper assorbire e

rielaborare con straordinaria rapidità i più vari modelli espressivi. Le raccolte poetiche maggiori

sono del 1903-1904: con i primi tre libri (Maia, delle

Elettra, Alcyone) Laudi del cielo del mare

si sarebbero misurati i poeti italiani delle successive generazioni. Soprattutto

della terra e degli eroi

nel primo libro D'Annunzio, recuperando il mito greco, si autocelebra "poeta vate", eroe

superomistico della rinascita dell'umanità, mentre con al quale appartengono le

Alcyone,

famosissime liriche e viene ripreso il tema, già

La sera fiesolana La pioggia nel pineto,

preannunciato nel dell'immedesimazione panica del poeta con la natura.

Canto novo,

4

Dal 1898 visse a Settignano (Firenze) nella villa La Capponcina, vicina alla residenza di

un'ennesima donna amata, la celebre attrice Eleonora Duse, con la quale ebbe un'intensa relazione

rispecchiata senza molto pudore nel romanzo (1900). La vicinanza della Duse fece sì che

Il fuoco

D'Annunzio intensificasse l'attività teatrale: durante la loro relazione scrisse nel 1899 La città morta

e ma il meglio del suo teatro è costituito dalle tragedie (1901),

La Gioconda, Francesca da Rimini

(1904) e (1905).

La figlia di Iorio La fiaccola sotto il moggio

Nel 1910, quando i creditori riuscirono a sequestrargli la villa e gli arredi, D'Annunzio emigrò in

volontario esilio in Francia, dove continuò a scrivere. Visse a Parigi quattro anni. Sin dalla fine

dell'Ottocento aveva registrato appunti e ricordi, costituendo così la base per le prose raccolte nelle

(1928), la prima delle quali fu stampata sul "Corriere della Sera" nel 1911. In

Faville del maglio

esse si esprime una vena memorialistica che culminerà nel (ultimato nel 1921), opera di

Notturno

uno scrittore non più "magnifico" ma ripiegato su se stesso, alla quale sarebbero seguite, nel 1935,

le Cento e cento e cento e cento pagine del libro segreto.

Tornato in Italia nel 1915, tenne altisonanti e violenti discorsi a favore dell'intervento in guerra e si

impegnò personalmente in ardite azioni belliche. Dal 1921 alla morte visse sul lago di Garda, a villa

Cargnacco, trasformata progressivamente nel Vittoriale, una sorta di monumento a se stesso e a

futura memoria: il luogo più elevato del parco ospita infatti il mausoleo che lo scrittore fece

edificare per farvi riporre le proprie spoglie. In Italia, dove D'Annunzio fu celebrato come eroe e

artista nazionale dal regime fascista, venne realizzata un'imponente edizione nazionale delle sue

opere (42 volumi); nel 1937, già famoso anche all'estero, fu nominato presidente dell'Accademia

d'Italia.

Nell'opera di D'Annunzio la vita dell'autore e la letteratura non solo si rispecchiano, ma l'esistenza

privata diventa spettacolo per il pubblico, attirando sul poeta un interesse mai raggiunto da nessun

autore italiano precedente e contemporaneo. In questo modo si spiega l'apparente paradosso per cui

lo scrittore più popolare del tempo fu un artista aristocratico ed esclusivista. Un artista "inimitabile"

anche grazie a gesta clamorose e avventurose come la Beffa di Buccari (incursione di MAS nella

baia di Buccari, nel corso della quale D'Annunzio lanciò bottiglie che contenevano messaggi di

scherno) e l'impresa di Fiume. Del resto, la modernità della sua sensibilità è provata da altri fatti:

non solo D'Annunzio fu tra i primi a interessarsi di cinema, ma molti si rivolsero a lui per battezzare

prodotti commerciali (la penna Aurora o il liquore Aurum), grandi magazzini (la Rinascente), fatti,

questi, che denotano una precoce sensibilità “pubblicitaria”.

D’ Annunzio lasciò in eredità al Fascismo i suoi schemi esteriori, la mancanza di senso storico, il

disprezzo per il lavoro umile, ma i rapporti tra il Duce e il poeta , secondo la testimonianza del noto

giornalista Indro Montanelli, furono difficili al punto da definire che entrambi “non si amarono

mai,…”.

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STORIA

- La nascita del Fascismo

fascismo

Il fu un movimento politico italiano del XX secolo, rivoluzionario e reazionario, di

carattere nazionalista, autoritario e totalitario, che sorse in Italia per iniziativa di Benito Mussolini

alla fine della prima guerra mondiale.

Il fascismo si basava su una visione interclassista, corporativista e totalitaria dello Stato.

Nacque contemporaneamente come reazione alla Rivoluzione Bolscevica del 1917 e alle lotte

sindacali, operaie e bracciantili, culminate nel Biennio rosso, in parte in polemica con la società

liberal-democratica uscita lacerata dall'esperienza della prima guerra mondiale,unendo aspetti

ideologici tipici dell'estrema destra (nazionalismo, militarismo, espansionismo, meritocrazia) con

quelli dell'estrema sinistra (primato del lavoro, rivoluzione sociale e generazionale, sindacalismo

rivoluzionario), inserendovi elementi ideali originali e non, quali l'aristocrazia dei lavoratori e dei

la concordia fra le classi (organicismo) ,il primato dei doveri dell'uomo sui diritti e il

combattenti,

principio gerarchico, portato al suo culmine dell'obbedienza cieca e pronta al capo di alcuni reparti

d'assalto (Arditi) durante la grande guerra.

Il nome deriva dai Fasci di combattimento fondati nel 1919 da Benito Mussolini.

fascismo

Il riferimento era ai fasci usati dagli antichi littori come simbolo del potere legittimo, e poi passati ai

movimenti popolari e rivoluzionari come simbolo di unione dei cittadini.

L'ascia presente nel fascio simboleggiava il supremo potere di diritto di vita o di

ius vitae necisque,

morte, esercitato solo dalle massime magistrature romane, mentre le verghe erano simbolo

dell'ordinaria potestà sanzionatoria, e materialmente usate dai littori per infliggere la pena (non

capitale) della verberatio.

Il richiamo ai fasci evidenzia l' innegabile fascino che il mito di Roma esercitava sul fascismo, il

quale di fatti tentò una restaurazione degli antichi fasti imperiali romani, e giustificò la sua politica

espansionistica alla luce di una missione civilizzatrice del popolo italiano, erede di Roma.

La crisi economica del dopoguerra, la disoccupazione e l'inflazione crescenti, la smobilitazione

dell'esercito (che restituì alla vita civile migliaia di persone), i conflitti sociali e gli scioperi nelle

fabbriche del nord, l'avanzata del partito socialista divenuto il primo partito alle elezioni del 1919,

crearono, negli anni 1919-1922, le condizioni per un grave indebolimento delle strutture statali e per

un crescente timore da parte dei ceti agrari e industriali di una rivoluzione comunista in Italia sul

modello di quella in corso in Russia.

In questa situazione fluida, Mussolini colse l'occasione e, abbandonando rapidamente il programma

socialista e repubblicano, si pose al servizio della causa antisocialista; le milizie fasciste, appoggiate

dai ceti possidenti e da buona parte dell'apparato statale che vedeva in Mussolini il restauratore

dell'ordine, lanciarono una violenta offensiva contro i sindacati e i partiti di ispirazione socialista

(ma anche cattolici), in particolar modo nel centro-nord d'Italia, causando numerose vittime nella

sostanziale indifferenza delle forze dell'ordine.

Fu l'indiscussa abilità di politico di Benito Mussolini, ex dirigente del Partito Socialista Italiano,

convertito alla causa del nazionalismo e della grande guerra, a fondere la confusa congerie di idee,

aspirazioni, frustrazioni degli ex combattenti reduci dalla dura esperienza della guerra di trincea, in

un movimento politico che all'inizio ebbe una chiara ispirazione socialista e rivoluzionaria e che

subito si contraddistinse per la violenza dei metodi impiegati contro gli oppositori.

Il fascismo nacque ufficialmente il 23 marzo 1919 a Milano. Quel giorno a Piazza San Sepolcro,

all'interno di Palazzo Castagni - sede in quel tempo del Circolo per gli Interessi Industriali,

Commerciali e Agricoli della provincia di Milano ed i cui locali erano stati regolarmente presi in

affitto e non certo «benevolmente concessi» dai responsabili del Capitalismo lombardo, si radunò

un piccolo gruppo di circa 120 ex combattenti, interventisti, arditi e intellettuali, che fondarono i

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Fasci italiani di combattimento.

Il programma di questo gruppo fu essenzialmente volto alla valorizzazione della vittoria sull'Austria

Ungheria, alla rivendicazione dei diritti degli ex-combattenti, al "sabotaggio con ogni mezzo delle

candidature dei neutralisti". Seguì un programma economico-sociale che prevedeva - fra l'altro -

l'abolizione del Senato, tasse progressive, pensione a 55 anni, giornata lavorativa di otto ore,

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