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Pag. 1/3 Sessione ordinaria 2011

Seconda prova scritta

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca

BRP1 - ESAME DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE

CORSO SPERIMENTALE - Progetto “BROCCA”

Indirizzo: SOCIO - PSICO - PEDAGOGICO

Tema di: PEDAGOGIA

Il candidato svolga, a scelta, due dei seguenti temi proposti:

I

«L’espressione “visione del mondo” si riferisce, in generale, all’universo che ogni popolo, ogni cultura,

ogni epoca e ogni individuo si costituiscono conferendo al mondo un determinato senso e un

determinato valore. Tale visione non è mai definita e conclusa, ma sempre dinamica e aperta, perché

dipende dall’attribuzione di senso (Sinngebung) che l’uomo di volta in volta dà al mondo. In questa

attribuzione consistono la libertà dell’uomo e le radici ultime del suo modo di essere strettamente

dipendente dalla visione che egli ha del mondo. Questa concezione, già presente nella cultura tedesca di

fine Ottocento, è stata filosoficamente tematizzata da Dilthey, che col termine Weltanschauung ha

indicato la generalizzazione dei dati culturali, artistici e filosofici che incarnano lo spirito di un’epoca, e

da Jaspers, che nella visione del mondo ha distinto il versante soggettivo costituito dagli atteggiamenti e

il versante oggettivo rappresentato dalle immagini con la precisazione che “atteggiamenti e immagini

del mondo sono astrazioni, che separano ciò che in pratica coesiste”.»

. , Dizionario di Psicologia, Milano, 1999

U GALIMBERTI

Il candidato esponga le sue riflessioni sull’argomento del brano sopra riportato e si soffermi, in

particolare, sulle seguenti questioni:

− che cosa si intende per visione del mondo?

− c’è nell’educando l’esigenza di costruirsi una visione del mondo? e, in caso affermativo, da che cosa

nasce tale esigenza?

− quale rapporto intercorre fra processo educativo e costruzione di una visione del mondo da parte

dell’educando?

− quale ruolo deve svolgere l’educatore in riferimento a tale processo di costruzione?

II

«Io avevo definito la classe non come un luogo dove il ragazzo viene per apprendere dati conosciuti, ma

come una struttura sociale nella quale si sviluppino comunicazioni e interazioni tali da far maturare la

sua personalità. Oggi, per un insegnante, è difficile intuire le varie interazioni negative che si creano e si

modificano all’interno di una classe. Questa è formata da individui diversi per estrazione sociale,

sviluppo intellettivo ed educazione, rispetto alle grandi e alle piccole cose; e la scuola è considerata

anche come frutto del pensiero genitoriale, che non si capisce mai del tutto in che modo viva la figura

dell’insegnante. Dico questo perché in molti casi di cronaca si riscontrano le difficoltà degli insegnanti a

scoprire certe situazioni drammatiche e a evitarle. Di certo non sono esigue le difficoltà attuali, loro e di

tutto il sistema, riguardo alle classi dagli otto ai tredici-quattordici anni.

Segni indiretti come disattenzione, indifferenza, apprendimento ondulatorio, insicurezza o spavalderia,

impulsi e situazioni sessuali eccessivamente ansiogeni, autosufficienza, o al contrario passività e

dipendenza, possono essere campanelli d’allarme. Soprattutto se improvvisi.»

. , Genitori grandi maestri di felicità, Milano 2010

G BOLLEA

Il candidato, seguendo il ragionamento dell’autore del testo sopra riportato, sviluppi il concetto di classe

scolastica come struttura sociale, rilevando le possibili dinamiche comunicative e formative che si

aprono fra gli alunni.

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