vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Cultura classica: Orazio (Carpe diem)
Italiano: Verga, caratteristiche del verismo
Storia: Sbarco degli alleati in Sicilia (durante la II Guerra Mondiale)
Inglese: Virginia Woolf
«Lo scatto cattura l'attimo fuggente»
(Roiter)
La fotografia è probabilmente fra tutte le forme d’arte la più accessibile e la più
gratificante. Può registrare volti o avvenimenti, oppure narrare una storia. Può
sorprendere, divertire ed educare. Può cogliere e comunicare emozioni, e
documentare qualsiasi dettaglio con rapidità e precisione.
È difficile fissare la data esatta della sua nascita; la camera oscura, antenata
della macchina fotografica, con molta probabilità era già nota nell’antica
Grecia. Verso la fine del XVIII secolo Thomas Wedgwood cercò di fissare le
immagini prodotte dalla camera oscura. Joseph-Nicephore Niepce riuscì per
primo, nel 1827 a visualizzare e a fissare le immagini.
Si può far risalire l’invenzione della fotografia al 1837, quando Louis Daguerre
riuscì a fissare delle immagini su una lastra di rame argentata esposta alla
luce. Il procedimento di Daguerre consentiva di ottenere solo esemplari unici,
fu l’inglese Henry Fox Talbot, nel 1840, ad inventare il processo per ottenere le
immagini in negativo su carta.
L'essenza dell'arte fotografica è il cogli l'attimo, fermare per sempre momenti
ed effetti di luce di cui non rimarrebbe traccia nel tempo e nella memoria.
Con la macchina fotografica si può fermare il tempo e rivivere situazioni ed
emozioni immortalate in quello scatto, anche a distanza di anni.
Fin dall’inizio, la fotografia entrò in contatto con il mondo dell’arte, soprattutto
durante la seconda metà dell’800 con l’affermarsi del movimento
impressionista. Infatti, pittori come Delacroix e Courbet se ne servirono per
realizzare i loro quadri, poiché oltre alla qualità delle immagini la fotografia
evitava lunghe osservazioni dal vero. Ma il motivo di interesse maggiore era la
sua particolare capacità di rendere “concreto” ogni particolare, consentendo di
vedere ciò che sfugge alla percezione, o che l’occhio umano non può mettere a
fuoco. L’aspetto comune tra l’impressionismo e la fotografia è quello di
cogliere l’attimo fuggente. I pittori impressionisti rappresentano la realtà
cogliendone le impressioni istantanee, come fa una macchina fotografica. La
realtà muta continuamente di aspetto, la luce varia ad ogni istante, le cose si
muovono spostandosi nello spazio: la visione di un momento è già diversa nel
momento successivo. Tutto scorre, infatti nella pittura impressionista le
immagini trasmettono sempre una sensazione di mobilità.
Proprio perché il tempo scorre incessantemente, bisogna cogliere l’attimo non
solo attraverso la fotografia, ma anche nella vita, come sostiene Orazio con il
suo “Carpe Diem”.
Poiché la morte è inevitabile e la vita umana si svolge in un arco di tempo
limitato, è nell’attimo che fugge che occorre cercare la felicità, piuttosto che
attenderla in un futuro più o meno lontano, di cui non si ha certezza alcuna. La
felicità consiste nel piacere misurato. Orazio invita a cogliere concretamente il
presente e godere fino in fondo delle piccole e grandi gioie che la vita offre.
Tra i principali componimenti di Orazio vi sono le “Odi”. Essi comprendono 4
libri e devono essere interpretate come una progressiva maturazione artistica
dell’autore. labor limae,
L’elemento che caratterizza tutti i componimenti delle “Odi” è il
cioè la cura stilistica del verso. Esse costituiscono una delle espressioni più alte
della poesia “augustea”.
All’interno si possono fare suddivisioni eterogenee. Una prima distinzione va
fatta fra le odi dei primi 3 libri e le 15 del quarto libro, poiché il tono del poeta è
diverso.
Una seconda suddivisione va fatta fra le odi di carattere intimo e quelle di
carattere civile e politico.
Un primo gruppo di componimenti contiene esortazioni, consigli e parole di
conforto agli amici; un altro gruppo comprende inviti a festeggiare ricorrenze.
Di fotografia si interessò anche uno dei padri del Verismo, Giovanni Verga.
Piuttosto che la perfezione dell’immagine ciò che affascina Verga è cogliere
l’istante fuggente, fermare la vita nel suo movimento, e, nella rigidezza
fotografica, mantenere l’effetto di quel movimento.
Verga fotografava soprattutto il suo mondo: famiglia, casa, paese, parenti,
amici, servitori, contadini.
Ogni volta che nel panorama storico di un’ epoca entra in scena un nuovo
medium, una tecnologia cioè legata alle comunicazioni di massa, anche la
lingua, le forme stilistiche e le espressioni artistiche vengono sollecitate a
cambiare e ad assumere nuovi caratteri e nuove qualità. E' il caso della
letteratura verista e di Giovanni Verga che, condizionato dalla sua passione per
la fotografia, finì per scrivere racconti e romanzi senza l'ausilio dei colori, in
"bianco e nero".
Emergono insomma da queste foto non solo quegli scenari naturali e domestici,
ma anche quegli uomini e quelle donne che dovettero certamente servire da
modelli ideali, almeno in alcuni loro tratti, per le sue opere letterarie
appartenenti alla fase verista, dalla raccolta di novelle “Vita dei campi”,
pubblicata nel 1880, ai romanzi “I Malavoglia” e “Mastro don Gesualdo”.
Giovanni Verga utilizzò con molta parsimonia i colori nei suoi racconti e nei suoi
romanzi, anche quando doveva descrivere paesaggi e personaggi. Il risultato a
livello stilistico fu un contrasto più spiccato fra personaggi e ambiente, sia
naturale che sociale, ed anche maggiore efficacia in termini di impersonalità e
distacco etico-emotivo, secondo i principi del Verismo.
Le caratteristiche del Verismo sono:
-la fotografia della realtà: gli scrittori devono descrivere la realtà così com’è,
senza alterarla;
-il pessimismo: le opere dei veristi esprimono una concezione pessimista della
vita; l’unità nazionale non ha cambiato le sorti delle classi più povere;
-il canone dell’impersonalità: gli autori non devono commentare la realtà, e
devono descriverla in modo oggettivo.
Verga nelle sue opere, dunque, fotografa la società del suo tempo. Ad esempio
nella novella “Rosso Malpelo” descrive la realtà di sfruttamento e di miseria
delle classi povere in Sicilia alla fine dell’Ottocento. La novella racconta la vita
di un ragazzo che lavora in una cava di rena, conosciuto da tutti con il
soprannome di Rosso Malpelo, dato il colore rosso dei capelli e appunto per
questo particolare viene giudicato da tutti un giovane cattivo e ribelle, al
contrario è lui ad essere maltrattato. Nella stessa cava precedentemente
lavorava il padre, prima di morire travolto da della terra durante un lavoro
notturno. Il figlio era presente a quella sventura e cercò di aiutare il padre, ma
non ricevette alcun sostegno da parte degli altri minatori. In seguito Malpelo
conobbe un ragazzo detto Ranocchio, a causa del suo modo di camminare, che
tenne sotto la sua protezione e che cercò di aiutare nel solo modo che
conosceva: cioè picchiandolo e bastonandolo come con un asino. Un giorno
l’asino morì e anche Ranocchio, il quale rappresentava l’unica persona alla
quale teneva. Mente verificava una nuova via sotterranea si smarrì nel
sottosuolo della cava e morì come il padre. In questa novella vi è l’artificio della
regressione, in cui lo scrittore trasferisce l’autorità del racconto direttamente ai
suoi personaggi per rispettare il principio dell’impersonalità. L’autore si pone
allo stesso livello del personaggio che descrive.
Attraverso la fotografia sono stati documentati importanti avvenimenti storici
come la Seconda Guerra Mondiale. Robert Capa è considerato il più grande
fotografo di guerra del mondo. Per quanto odiasse l’idea della guerra Capa
viveva l’urgenza di documentarne la crudeltà. I volti e le espressioni dei soldati
sono colti nei momenti più significativi, le sue sono foto di movimento che
colgono l’attimo in cui avviene l’azione.
Nel luglio del 1943 raggiunge la Sicilia per documentare lo sbarco Anglo-
Americano, sulle isolate montagne realizzò alcune foto che diventeranno tra le
più famose della sua carriera, fra queste quella che vede il soldato americano
accovacciato e il contadino che gli indica la strada scattata a Sperlinga (EN).
Alle prime luci dell’alba del 10 luglio inizia lo sbarco alleato sull’isola
(operazione “Husky”): 160.000 uomini con 600 carri armati mettono piede sulla
costa sud-orientale della Sicilia, gli americani della 7^ armata nel Golfo di Gela,
gli inglesi dell’8^ armata di Montgomery nel Golfo di Siracusa, tra il capoluogo
e Pachino. Gli sbarchi avvengono senza troppe difficoltà grazie al preciso e
intenso fuoco di copertura delle navi e perché i difensori non si aspettano uno
sbarco in quelle condizioni meteorologiche. Mentre l’8^ armata inglese non
trova praticamente resistenza e i suoi reparti nella notte entrano a Siracusa, gli
americani della 1^ divisione e i Rangers, una volta conquistata Gela, devono
affrontare i contrattacchi della divisione tedesca Hermann Goring e della
italiana Livorno. Gli scontri termineranno il 12 luglio, con la ritirata degli italo-
tedeschi. Alla fine gli americani catturano 18.000 prigionieri ma perdono, tra
morti e feriti, un migliaio di uomini. La conquista della Sicilia da parte degli
Alleati sarà completata in 39 giorni, il 17 agosto del 1943, con l'occupazione di
Messina e la ritirata delle truppe italo-tedesche in Calabria.
Guardando una fotografia vengono in mente ricordi particolari del momento
dello scatto, dei ricordi che sono rimasti nella nostra mente superando il
tempo.
Virginia Woolf said that human perception depends not on measurable time
(“time of clock”), but on the way the mind is affected by it (“time of the mind”).
Consequently the space of a few hours can contain a whole life. A minute can
be more important and “last” more than a year if the significant action happens
inside, not outside the mind.
Woolf’s novels followed the “stream of consciousness”. She prefers short
meaningful time units: one day in “Mrs. Dalloway” and two different days in “To
the lighthouse”.
Throughout her life Virginia Woolf was interested in problems concerning the
role of woman in society. She was a volunteer in the suffragettes and she wrote
some of her most inspired works about woman’s emancipation, “Three
guineas” and “A room of one’s own”.
“A room of one’s own” is a long essay based on a series of lectures about
women and literature.
It’s important because she shows her concerns for the role and status of
woman, any forms of discrimination against them and for their difficulty of
going financial independence and intellectual. For her, “a room of one’s own” is
a space of time in which a person can dedicate to herself. In it she observes
that in the past women had no existence in literature except in the fiction
written by men.