
Mezzo secolo dopo l'entrata in vigore della Legge Basaglia (poi confluita nel Sistema Sanitario Nazionale), l'Italia resta l'unico Paese ad avere attuato in modo così radicale il processo di smantellamento degli ospedali psichiatrici. La ricorrenza potrebbe trovare ampio spazio durante l'esame di Stato 2023, motivo per cui abbiamo pensato ad un piccolo approfondimento per i maturandi.
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Il pensiero di Franco Basaglia: l'uomo che parlava ai folli
”Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c'è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione”, parole queste di Franco Basaglia, psichiatra e promotore della riforma in Italia, in un'intervista rilasciata al giornalista Maurizio Costanzo. Ispirandosi alle idee dello psichiatra statunitense Thomas Szasz, Basaglia s'impegnò nel compito di riformare l'organizzazione dell'assistenza psichiatrica ospedaliera e territoriale, proponendo un superamento della logica manicomiale anche tramite la regolamentazione del trattamento sanitario obbligatorio.”La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d'essere” diceva il celebre psichiatra, da molti considerato ”l'uomo che parlava ai folli”.
I manicomi e la Legge Basaglia
Prima di allora i manicomi erano spesso accomunati a luoghi di contenimento (e isolamento) sociale: luoghi in cui veniva dato poco spazio all'intervento terapeutico e riabilitativo a causa di un'impostazione sanitaria di vecchio stampo e restia ai contributi della psicoterapia. I manicomi furono a lungo teatro di violenze e abusi, come testimonia anche la storiografia più recente. Erano il risultato di una visione del mondo che tendeva a ghettizzare i pazienti affetti da patologie mentali. Finché arrivò un neurologo veneto che, quasi da solo, riformò la dottrina psichiatrica in Italia. Franco Basaglia voleva modernizzare l'impostazione clinica dell'assistenza psichiatrica, instaurando rapporti umani rinnovati con il personale e la società, riconoscendo appieno i diritti e la necessità di una vita di qualità dei pazienti, seguiti e curati anche da strutture territoriali. La legge rimase in vigore fino al 23 dicembre dello stesso anno, quando fu assorbita dalla legge n° 833 che ha dato i natali al nostro Servizio Sanitario Nazionale. Fu allora che nacquero i servizi di igiene mentale pubblici.La legge stabiliva piena potestà legislativa alle regioni, in materia di salute mentale pubblica, le quali legiferarono in maniera eterogenea, producendo risultati diversificati nel territorio. Nel 1978 solo nel 55% delle province italiane vi era un ospedale psichiatrico pubblico, mentre nel resto del Paese ci si avvaleva di strutture private per il 18%, o delle strutture di altre province per il 27%. Di fatto, solo dopo il 1994, con il "Progetto Obiettivo" e la razionalizzazione delle strutture di assistenza psichiatrica da attivare a livello nazionale, si attuò l'eliminazione delle strutture rimaste.