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Le persone scomparse nella folla: massa e potere nella società della globalizzazione
Il concetto di popolo visto come “massa” da pilotare in modo più o meno limpido non è, in realtà, un patrimonio esclusivo dei nostri giorni.
Nel mondo della globalizzazione questo effetto è, però , ovviamente ingigantito dalla facilità in cui si reperiscono informazioni, si percorrono distanze, si compra e si vende, si usufruisce di prodotti culturali. In realtà, in ogni epoca storica il potere ha dovuto fare i conti con la gente, il popolo, la massa: e come nelle epoche antiche i demagoghi, gli oratori e i politici, così come i culti, hanno cercato di controllare questa forza sociale, così anche in questa epoca storica esiste il tentativo di gestire la società in maniera da non turbare l’ordine costituito.
Nelle pagine di storia si leggono spesso i nomi di eroi e di grandi uomini di potere, di “individui” che in qualche modo hanno interpretato i propri tempi e portato avanti la storia del genere umano: essi hanno mantenuto il loro nome e cognome, e per quanto fosse possibile, la propria identità. Il resto delle forze che agivano nei contesti storici e culturali sono descritte con nomi e concetti di tipo generale, sparendo nel mucchio. Così troviamo “i soldati” o “l’esercito” con Cesare, il “demo” di Pericle, “il terzo stato” della Rivoluzione Francese dietro Robespierre. E oggi, l’individuo privo di fama o di potere si disperde nella “massa”, che diventa il nome in cui si perde la gente comune, la materia prima su cui si basano sondaggi, elezioni e audience.
Così come nel passato, quindi, nella “massa” si perdono i contorni dell’individuo per assumerne altri, collettivi, che hanno caratteristiche che tendono a ripetersi nella storia e che mai come nella società di oggi si manifestano con tanta chiarezza. Gli studi della Scuola di Francoforte, per primi, si sono dedicati ad analizzare una società di massa odierna che differisce di molto da quelle del passato. In primo luogo, se in passato la “gente” o il “popolo” era quella parte della società che faceva da contraltare ad un potere più o meno forte, ed era la parte della società su cui si riversava questo potere, nella società democratica e consumistica occidentale il concetto si è reso talmente largo da perdere le proprie precise caratteristiche. La “massa” di oggi non può essere controllata e repressa nei modi del passato o dei regimi totalitari, perché i nuovi sistemi di produzione e le conquiste sul campo dei diritti umani e sociali lo impediscono. Per questo il potere ha dovuto scegliere delle forme di controllo indiretto che, tuttavia, hanno il medesimo effetto: conformare e dirigere l’opinione comune.
Pasolini negli anni 70 scriveva “nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della società dei consumi. […] L’adesione ai modelli imposti dal Centro è totale e incondizionata.[…] La “tolleranza” della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere è la peggiore delle repressioni della storia umana.” In queste parole si nota come Pasolini avesse posto l’accento sullo stretto rapporto tra massa e potere, per cui la massa non è vista solo come “popolo“ sui cui i governi odierni esercitano in maniera democratica il potere come dovrebbero, ma anche e soprattutto come la parte sociale repressa e dominata da modelli, ideologie e condizionamenti.
L’uso politico e concentrato dei media è considerato oggi uno dei maggiori problemi nei termini di libertà individuale e di dignità, conquiste dell’umanesimo europeo che con l’avvento della democrazia non dovevano essere più estese solo alle élite come nelle passate forme di potere, ma a tutti i cittadini. In realtà qui è l’illusione, e il nuovo sistema economico, culturale e sociale “rischia di introdurre nuove forme di assoggettamento gregario “ scrive Bodel nel suo scritto “ Destini personali, L’età della colonizzazione delle coscienze”.
Anche nei paesi occidentali, democratici e liberali, esistono quindi queste forme di controllo che tendono ad uniformare l’individuo nella massa, più facile da condizionare e quindi dirigere. In questo contesto egli non può fare altro che rendersi un “originale”, una “minoranza”, un “isolato”, spesso oggetto del pregiudizio e di violenze più o meno velate “degli altri”, cioè della massa stessa, che partecipa così inconsapevolmente alla sua repressione.
Ma c’è qualcosa che sfugge a questa esigenza di ordine e di controllo, se non di dominazione, che la rende ancora più necessaria a chi detiene il potere. E’ la forza impetuosa dell’irrazionale e della violenza, resa ancora più pericolosa proprio dall’assenza di volto che comporta un movimento collettivo.
Racconta Elias Canetti, nel suo scritto “ Il frutto del fuoco. Storie di una vita. 1921-1931” l’esperienza di un moto operaio avvenuto a Vienna, che portò alla fucilazione di novanta lavoratori dopo che un gigantesco corteo appiccò il fuoco al Pazzo di Giustizia. “ Quel giorno tremendo, di luce abbagliante, lasciò in me la vera immagine della massa, la massa che riempie il nostro secolo.”
Canetti racconta la folla di allora con i tratti di un essere a sé stante, quasi senza connotati umani, dalla forza fragorosa e violenta, che sa incutere timore, e ricorda da vicino il Manzoni quando parlò dei moti di Milano nei suoi Promessi Sposi. Oggi, dietro le televisioni , le pubblicità, facebook e i Social Network e le diverse mode, credenze e tormentoni, si nascondono allo stesso modo i tanti volti di una potenza difficile da arginare. Così, il soddisfacimento dei bisogni proprio della società del consumo apporta una necessaria calma sociale apparente, la stessa che ha sviluppato l’entusiasmo per il benessere che descrisse la pop art di Andy Warhol, che vide in Marylin una delle icone di questa nuova realtà. Ma, come scrive Bodel, “L’acclimatazione a questo sistema di potere e di cultura si paga però con la banalizzazione dell’esperienza, anche a causa dell’inflazione dei desideri così scatenata e del corrispondente bisogno di gestire le inevitabili frustrazioni.”
La doppia faccia della massa, oggi, è costituita dalla relativa facilità del suo condizionamento e dalla sua contemporanea forza distruttiva. Ecco quindi che lo sport e la sua mercificazione, nato come distrazione e hobby, è diventato l’ occasione in cui si scatena la parte più oscura dell’unione dei vari individui nell’anonima folla di tifosi, con i ben noti episodi di violenza e razzismo negli stadi.
In conclusione, possiamo affermare che la necessità di controllo e direzione delle masse, nella loro imprevedibile forza, esiste da quando esistono forme di potere, che anche il sistema democratico occidentale con il suo modello economico, culturale e sociale non ha cancellato. La libertà individuale tende necessariamente a cancellarsi nell’ uniforme condizionamento, pur rimanendo, forse in maniera del tutto apparente, nel privato. Montale, nella poesia “Sulla spiaggia” tratta da “ Diario del ‘71 e del ‘72” , coglie in maniera malinconica e inquietante la cancellazione dell’individualità a favore di una generalità che toglie quasi l’anima all’uomo, reprimendolo e regredendolo. Il poeta, infatti, definisce “lemuri umani con al collo croci e catene” i componenti della folla che trova intorno a sé sulla spiaggia. Lui, nostalgico della solitudine di un uomo che non si riconosce parte di quel gruppo, parlando di sé stesso “ E c’è chi s’era illuso” scrive “ di ripetere l’exploit di Crusoe!”
A cura di Carletta A.
Pag. 2/7 Sessione ordinaria 2013
Prima prova scritta
Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca
TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE” O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”
(puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in tutto o in
parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti.
Se scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue
conoscenze ed esperienze di studio.
Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi.
Se scegli la forma dell’«articolo di giornale», indica il titolo dell’articolo e il tipo di giornale sul quale pensi
che l’articolo debba essere pubblicato.
Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo.
1. AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO
ARGOMENTO: Individuo e società di massa. DOCUMENTI
Lascia o raddoppia?, 28 marzo 1956 Renato G , Calciatori, 1965 Andy W , Marilyn Monroe, 1967
UTTUSO ARHOL
«Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva
un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine,
sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad
ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è totale e incondizionata. I
modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la “tolleranza” della ideologia
edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale
repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la
rivoluzione del sistema d’informazioni. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno ormai strettamente unito la periferia al
Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva.
Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di
culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè –
come dicevo – i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un
“uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-
laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.»
Pier Paolo P , 9 dicembre 1973. Acculturazione e acculturazione, in Scritti corsari, Garzanti, Milano 1975
ASOLINI
«La mattina del 15 luglio 1927 ero rimasto a casa, non ero andato come al solito all’Istituto di Chimica nella
Währingerstrasse. Nel caffé di Ober-Sankt-Veit mi misi a leggere i giornali del mattino. Sento ancora l’indignazione che mi
travolse quando presi in mano la “Reichspost” e lessi un titolo a caratteri cubitali: “Una giusta sentenza”. Nel Burgenland
c’era stata una sparatoria, alcuni operai erano rimasti uccisi. Il tribunale aveva assolto gli assassini. L’organo di stampa del
partito al governo dichiarava, o meglio strombazzava, che con quella assoluzione era stata emessa una “giusta sentenza”. Più
che l’assoluzione in quanto tale, fu proprio questo oltraggio a ogni sentimento di giustizia che esasperò enormemente gli
operai viennesi. Da tutte le zone della città i lavoratori sfilarono, in cortei compatti, fino al Palazzo di Giustizia, che già per il
nome incarnava ai loro occhi l’ingiustizia in sé. La reazione fu assolutamente spontanea, me ne accorsi più che mai dai miei
sentimenti. Inforcai la bicicletta, volai in città e mi unii a uno di questi cortei. Gli operai di Vienna, che normalmente erano
disciplinati, avevano fiducia nei loro capi del partito socialdemocratico e si dichiaravano soddisfatti del modo esemplare in
cui essi amministravano il Comune di Vienna, agirono in quel giorno senza consultare i loro capi. Quando appiccarono il