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Viaggio:la strada è la vita, Percorso



Italiano: Giovanni Pascoli - Italy
Storia: Viaggio di Kruscev negli Stati Uniti nel 1959
Filosofia: Sigmund Froid - L'Interpretazione dei sogni
Spagnolo: Juan Ramon Jimenez - El viaje definitivo
Inglese: Jack Kerouac - On the road
Francese: Charles Baudelaire - L'invitation au voyage
Estratto del documento

Si può dire che il viaggio è da sempre considerato come fonte di svago e un mezzo

attraverso cui conoscere nuove culture. E’ quello attraverso cui il tempo si sospende,

l’uomo perde per un momento la consapevolezza di se stesso, si allontana dal suo

ruolo nella società sentendosi libero. E’ anche visto come momento di crescita, di

esperienza, che ci arricchisce ogni volta che si incontra qualcosa di nuovo durante il

cammino.

In questo percorso quindi viene analizzato questo tema sotto vari punti di vista.

Innanzi tutto si può considerare Freud poiché attraverso il sogno, che è ciò su cui si

L’Interpretazione dei sogni,

basa la sua opera più rappresentativa ogni individuo riesce

ad evadere e ad allontanarsi dalla realtà in cui vive per viaggiare verso un mondo solo

a lui noto. Infatti il sogno è l’espressione distorta di un forte desiderio represso,

nascosto nell’inconscio cioè nella parte più profonda di noi stessi che nessuno

conosce, il quale emerge solo quando la cosiddetta censura si indebolisce durante il

sonno e permette a questo desiderio di emergere, anche se parzialmente, ed arrivare

alla coscienza. E’ una sorta di viaggio eseguito dal sogno dalla profondità di noi stessi

fino alla coscienza. Allo stesso modo Baudelaire, esponente principale del

Simbolismo francese, per sfuggire alla realtà in cui vive e in cui non si riconosce,

L’Invitation

propone come soluzione proprio il viaggio, come afferma nella sua poesia

au voyage. Infatti qui parla di un viaggio immaginario che gli permette di guardare

verso un mondo diverso da quello in cui vive, fatto di bellezza e amore e non di

corruzione, e descriverlo per questo con colori caldi invece che con il nero, con il quale

rappresenta la realtà. Nonostante ciò, Baudelaire affermerà che neanche il viaggio è

una via di liberazione dal dolore e soprattutto dallo spleen perché è un’esperienza

momentanea. L’unica soluzione sarà l’arte. Un altro autore che utilizza il viaggio come

evasione dalla realtà che schiaccia l’uomo con le sue basate sul conformismo e sul

materialismo tipici del periodo della Beat Generation in America alla quale appartiene

On the road,

lo stesso autore, è Kerouac il quale nella sua opera principale parla del

proprio viaggio per tutta America insieme al suo amico Neal Cassady alla ricerca della

propria identità che gli è stata tolta da questa società. E’ un viaggio inteso come

elemento che rompe la monotonia della vita e porta l’uomo a confrontarsi sempre con

nuove realtà, alla continua ricerca di una nuova forma di esistenza che possa

allontanare per sempre il pericolo della noia. Inoltre non è inteso come viaggio fisico,

come spostamento attraverso mezzi di trasporto, ma anche mentale perché i

protagonisti fanno uso di alcol e droghe per sfuggire a questa realtà opprimente.

Proprio come fa Baudelaire abbandonandosi al paradiso artificiale tipico della vita da

bohemien. Un altro aspetto che ho incontrato è il viaggio inteso come metafore di vita.

El viaje

Juan Ramón Jiménez, poeta spagnolo della prima metà del ‘900, scrisse

definitivo “definitivo”

dove l’aggettivo mette in evidenza l’ultima tappa del viaggio

inteso come vita. Si tratta infatti di una riflessione sulla morte, suscitata dal suono

delle campane di un funerale. Jiménez pensa a quando finirà il suo viaggio e a quelle

campane che suoneranno per lui e descrivere con malinconia la bellezza che lo

circonda, ossia tutto ciò che dopo la sua morte rimarrà al proprio posto. Questa

staticità è in realtà solo apparente perché niente dura per sempre; serve solo al poeta

per rappresentare il contrasto tra chi partirà per quest’ultimo viaggio, lui stesso, e ciò

che resterà, la vita. Ho riscontrato questo argomento anche in Pascoli, uno degli

esponenti principali del Decadentismo italiano, nel fatto che tutta la sua poetica è un

continuo regredire ad una condizione di fanciullino e che secondo me rappresenta

come un viaggio indietro nel tempo: invece di accettare la propria condizione di

adulto, la rifiuta preferendo quella di fanciullino. Tutto questo deriva dal suo trauma

infantile, ossia la morte del padre avvenuta il 10 agosto 1867 mentre stava tornando a

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