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Sintesi
Inglese - "Dubliners" di James Joyce
Pedagogia - La descolarizzazione in Ivan Illich
Italiano - "Meriggiare pallido e assorto" di Eugenio Montale
Filosofia - Il concetto di alienazione in Karl Marx
Storia - Il crollo del muro di Berlino
Estratto del documento

Tesina di Caterina Angeluzzi

Pink Floyd - The Wall: Oltre il muro

INTRODUZIONE: “Da soli o in coppia quelli che davvero ti amano camminano

su e giù al di là del muro. Alcuni mano nella mano, alcuni in gruppo. I cuori

sanguinanti e gli artisti resistono, e quando t'avran dato il meglio di loro stessi

qualcuno barcollerà e cadrà. Non è facile dopotutto picchiare il tuo cuore

contro un dannato muro.” - Outside the wall, Pink Floyd

The Wall é innanzitutto uno degli album più significativi nella carriera del gruppo rock

britannico Pink Floyd, sia da un punto di vista musicale che da un punto di vista

strettamente concettuale.

Pubblicato nel 1979, tre anni dopo viene riproposto in ambito cinematografico con un

maggiore approfondimento dei temi già presenti nei brani dell’album. Pertanto l’intera

vicenda ha inizio nel momento in cui il protagonista Pink, una giovane rockstar,

attraverso la visione di un film di guerra ripercorre la sua intera vita.

E’ un momento estremamente introspettivo: egli ripensa alla morte di suo padre

deceduto in guerra quando lui era soltanto un bambino, riflette in merito al ruolo

estremamente protettivo che sua madre ha assunto nel corso della sua vita, ricorda il

modo in cui le esperienze vissute a scuola hanno segnato in maniera negativa la sua

crescita, comprende il rapporto di profonda incomunicabilità tra lui e la sua attuale

moglie, realizza il vuoto che lo separa dal pubblico e dalle corteggiatrici che

accompagnano i suoi tour.

Il muro in cui egli arbitrariamente si rinchiude è costituito così, mattone per mattone,

da una serie di circostanze nel corso della sua esistenza che lo hanno portato a

provare un senso di alienazione, di isolamento e di insofferenza nei confronti

dell’intera società. Il muro psicologico che costruisce, non è per lui una pena quanto

piuttosto una protezione, è concepito come l’unica salvezza possibile.

Tuttavia, è proprio ponendo simbolicamente l’ultimo mattone nel muro, che il

protagonista giunge a una fase di follia che si manifesta con atti di rabbia e di

violenza nei confronti delle persone che tentano di avvicinarsi a lui.

E’ giunto così il momento in cui egli realizza un vero e proprio processo immaginario,

con giudice e testimoni, attraverso il quale condannare l’imputato (cioè lui stesso)

alla distruzione del muro: elimina le proprie difese, si espone a nudo nella sua

fragilità e decide di tornare a far parte di quella realtà che tanto lo spaventava.

Oltre il muro

“ ” è l’espressione con cui indicare la situazione di incomprensione e

divisione che caratterizza sia chi è dentro il muro, sia tutti coloro che ne sono lasciati

fuori.

INGLESE: “Mother’s gonna keep you right here under wings, she won’t let you

fly but she might let you sing. Mama will keep baby cozy and warm, of course

mama’s gonna help to build the wall.” - Mother from Pink Floyd’s The Wall

“They thought they had only a girl to deal with and that therefore, they could

ride roughshod over her. But she [the mother] would show them their mistake.

They wouldn't have dared to have treated her like that, if she had been a man.

But she would see that her daughter got her rights: she wouldn't be fooled.”

- A Mother from James Joyce’s Dubliners

James Joyce

In my opinion we can consider Pink as a ’s Dubliner. Infact, Pink is

totally paralyzed by his situation and his relationships, but he knows that he cannot

change its destiny because every attempt would be doomed to failure.

Pink becomes aware of his condition through a moment that can be compared to

James Joyce’s epiphanies. Infact an epiphany is a sudden spiritual manifestation

caused by a banal object or fact through which the character gets a sudden self-

realisation about himself (or herself) and the reality that surrounds him (or her). In the

case of Pink, the epiphany happens when he watches the war film and he starts

thinking about the bricks in the wall of his life that he has built.

In the same way in “Dubliners”, that is a collection of short stories written by Joyce

and published in 1914, every character is condemned to a physical and

psychological paralysis. They try to change their social, economical, religious or

political situation but they always fail.

In particular I also found a connection between a short story in the book called “A

Mother” and the relation between Pink and his mother. Pink and Kathleen, the son

and the daughter of these two stories, are oppressed and totally controlled by their

mothers. Kathleen’s mother wants her daughter to become a singer but at the same

time she introduces too violently in every working chance that Kathleen gets because

she’s too ambitious.

PEDAGOGIA: “Non abbiamo bisogno dell’istruzione, non abbiamo bisogno di

controllo mentale, nessun cupo sarcasmo in classe. Maestri, lasciate in pace i

ragazzi, dopo tutto siete soltanto un altro mattone nel muro…”

- Another brick in the wall, Pink Floyd

“La scuola pretende […] di costruire presso l’allievo un programma fatto di

blocchi prefabbricati e di giudicare il risultato secondo una scala

internazionale. […] L’uomo si inserisce da se stesso nel posto angusto che gli

è stato assegnato, si rannicchia nel luogo che gli è stato insegnato a ricercare

e, attraverso questo stesso processo, mette i suoi coetanei anch’essi ai loro

posti, affinchè tutto, ciascuno e ogni cosa siano in ordine.”

- Distruggere la scuola, Ivan Illich

Come ho detto precedentemente, la soffocante presenza materna è dunque uno dei

tanti mattoni nel muro, ma nell’infanzia del protagonista un altro blocco fondamentale

è costituito dall’influenza negativa dell’istituzione scolastica. Nel celebre brano

“Another brick in the wall” (“un altro mattone nel muro”) Pink descrive la condizione

degli alunni concepiti non nella loro umanità e singolarità, ma come oggetti da

inserire nel progetto prefabbricato di una scuola interessata solo a seguire

pedissequamente un programma scolastico imposto dallo stato. L’insegnante

punisce ogni espressione di creatività e individualità, come nel momento in cui deride

di fronte all’intera classe le poesie che il bambino Pink scrive nel suo diario. Ivan

La canzone dei Pink Floyd sembra così dar voce alle teorie pedagogiche di

Illich riguardo il concetto di descolarizzazione portato avanti intorno agli anni ’70 del

ventesimo secolo, tra le proposte pedagogiche alternative. L’autore in questione si

pone in maniera totalmente critica e polemica nei confronti della cosiddetta “era della

scolarizzazione”, denunciandone in particolare la discrepanza tra il mito

dell’uguaglianza enfatizzato e la diseguaglianza che alimenta nei fatti. Il ruolo

dell’insegnante viene concepito come distributore mentre l’allievo come consumatore

poiché la scuola stessa è il riflesso di una società malata: vende programmi educativi

prodotti e confezionati da esperti come fossero merce qualsiasi con cui condizionare

ed indottrinare gli alunni, i quali a loro volta sono condotti all’apprendimento

attraverso un atteggiamento passivo. La scuola riproduce così l’ideologia sociale e

politica di un potere oppressivo, ed è pertanto un’istituzione che per Illich non può

essere riformata ma dev’essere necessariamente abolita.

ITALIANO: “Ma era soltanto una fantasia, il muro era troppo alto come vedi e

per quanto ci provasse, non poteva evadere.” - Hey you, Pink Floyd

“E andando nel sole che abbaglia / sentire con triste meraviglia / com’è tutta la

vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci

aguzzi di bottiglia.”

- Meriggiare pallido e assorto da “Ossi di seppia” di Eugenio Montale

Il muro in Pink è parte integrante della vita stessa, assume ormai un ruolo universale

che non riguarda soltanto i suoi rapporti privati e familiari ma che altera totalmente la

percezione che egli ha del mondo intero. E’ resa quindi evidente un’incomunicabilità

e un’incomprensione di fondo che non solo divide gli uomini tra loro, ma li rende

anche distanti dall’effettiva realtà delle cose.

E’ ciò che viene espresso anche in letteratura nel componimento del 1916

Eugenio Montale

“Meriggiare pallido e assorto” di , tratto dalla sua più celebre

raccolta di poesie “Ossi di seppia”. In questi versi, il poeta introduce la tematica

generale dell’esistenza umana, partendo dal trascorrere di un pomeriggio estivo da

parte di un io lirico che passeggia accanto a un muro, contemplando il paesaggio, la

natura, gli odori a lui circostanti.

Tuttavia la quarta ed ultima strofa si distingue dalle altre, sia da un punto di vista

stilistico che da un punto di vista tematico, per il carattere profondamente

introspettivo e riflessivo. Attraverso la tecnica del correlativo oggettivo (che sarebbe

la rappresentazione di oggetti della realtà concreta non secondo scopi simbolici ma

come emblemi del destino dell’uomo e della sua condizione esistenziale), Montale

espone la visione di una vita concepita proprio come una “muraglia”, definendo così

l’insensatezza dell’esistenza e l’impossibilità da parte dell’uomo nel poter

comprendere ciò che si cela metaforicamente dietro il muro. Il tentativo di

oltrepassare questo limite non risulta soltanto essere vano ed illusorio ma è tra l’altro

anche doloroso: in cima al muro infatti sono posti “cocci aguzzi di bottiglia” che

rendono l’ostacolo insormontabile.

L’individuo che è oppresso da questa situazione, è condannato in conclusione al

male di vivere che viene accettato in maniera profonda e disincantata.

FILOSOFIA: “Riesci a sentirmi? Ehi tu, non aiutarli a seppellire la luce, non

arrenderti senza lottare. […] Vorresti aiutarmi a trasportare la pietra? Apri il tuo

cuore, sto tornando a casa. […] Non dirmi che non c'è proprio più speranza,

insieme ce la faremo, divisi cadremo.” - Hey you, Pink Floyd

“I proletari non hanno nulla da perdere, all’infuori delle loro catene: essi hanno

un mondo da guadagnare. Proletari di tutti i paesi, unitevi!”

- Manifesto del partito Comunista, Karl Marx

Risulta dunque evidente come la società, anche nel caso di Pink, abbia influenzato il

singolo individuo fino ad opprimerlo nella sua totalità. La critica alla società

consumistica e massificata si esprime in maniera evidente nei brani “Empty spaces”

e “What shall we do now?”, canzoni che nel film acquisiscono una denuncia ancora

più profonda, in particolare nella scena dove si vede la costruzione di un muro

composto da oggetti di consumo quali automobili, elettrodomestici, radio e televisioni.

Il posizionamento dell’ultimo mattone sul muro coincide così con il culmine

dell’estraniazione e dell’alienazione, condizione che si esprime al meglio nel brano

“Hey you”. L’alienazione assume pertanto un ruolo assolutamente negativo ma che

al tempo stesso rende l’uomo cosciente della sua necessità di liberarsi da ciò che lo

affligge. Pink comprende il bisogno di instaurare un nuovo legame con coloro che

sono aldilà del muro, è isolato ma cerca di avvicinarsi al confine di mattoni e

richiedere un ultimo disperato aiuto, sperando di poter essere sentito da qualcuno.

Il concetto di alienazione come conseguenza a una società capitalista, fondata

proprio sul guadagno economico del capitalista, è alla base in filosofia del pensiero di

Karl Marx . Dissociandosi dal duplice significato hegeliano di alienazione come

fattore sia positivo che negativo, Marx compie una critica all’alienazione percepita

innanzitutto come fatto reale, di natura socio-economica, che si identifica nel ruolo

dell’operaio sfruttato dal capitalista stesso. Innanzitutto il lavoro è per il filosofo un

processo nel quale l’uomo trasforma la natura in relazione a scopi prefissati, quindi

l’uomo la umanizza e la rende parte fondamentale della propria vita attribuendole un

significato umano; ma al tempo stesso attraverso il lavoro è anche la natura a

modificare l’uomo, il quale perfeziona le sue conoscenze tecnico-scientifiche e si

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