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Perdita di biodiverisità: perdita del valore del corpo, percorso
Perdita di biodiverisità: perdita del valore del corpo, percorso
Storia- Movimenti no global
Italiano- La Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus
Filosofia- La riscoperta del corpo tra Schopenhauer e Feuerbach
Chimica- Il glucosio: il cibo del cervello
Educazione fisica- Alimentazione e salute
"I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e
cervello, in materia di pensieri e di sentimenti.
L'alimento umano è il fondamento della cultura e del
sentimento. Se volete far migliorare il popolo in luogo di
declamazioni contro il peccato, dategli un'alimentazione
migliore, poichè l'uomo è ciò che mangia" Ludwing
Feuerbach
Ciò che poniamo all'interno dei nostri piatti ci plasma, modifica
sensazioni stati d'animo e pensieri che altro non sono se non
l'essenza del nostro essere. Se siamo a conoscenza dei processi che
creano il nostro pensiero potremo cogliere e interiorizzare in
maniera illimitata le sfide che ci pone la vita.
La Terra può essere descritta come un unico grande ecosistema
risultante dalle multiple interazioni tra componenti biotiche e
abiotiche, che interagiscono tra di loro per dar vita alla biodiversità:
che è la vita, dalla molteplicità di microorganismi che agiscono a
nostra insaputa alla complessità dell'essere umano inequiparabile
per la sua perfezione e inimitabile.
Bestiame, insetti, funghi e microrganismi decompongono la materia
organica e trasferiscono al terreno le sostanze nutrienti. Api,
farfalle, uccelli e pipistrelli impollinano le piante. Paludi e acquitrini
filtrano i residui inquinanti. Le foreste impediscono le alluvioni e
riducono le erosioni. I predatori naturali tengono sotto controllo la
crescita di qualsiasi specie. La selezione adoperata dall'uomo è un
caso particolare della legge generale della selezione naturale: infatti
da quando comparse l'agricoltura, 10 000 anni fa, contadini,
pescatori, pastori e montanari hanno gestito la diversità genetica
selezionando piante ed animali secondo le condizioni ambientali e
le necessità alimentari. Gli agricoltori si tramandano questa
esperienza da una generazione all'altra. Quindi la biodiversità
agricola é gestita da noi ma non dev'essere universale bensì
diversificata nelle varie parti del mondo a seconda delle esigenze di
un popolo. Ma così non è attualmente, soltanto 12 specie vegetali e
5 specie animali costituiscono circa il 75% dell’alimentazione
umana. In particolare, 4 specie vegetali (patate, riso, mais e grano)
e 3 specie animali (bovini, suini e polli) forniscono oltre la metà
degli alimenti. Tutto ciò per rispondere alle esigenze del mercato
globale, indifferente al legame con i territori ma capace di produrre
in molti luoghi diversi e di resistere a lunghi viaggi e con un gusto
standard. La produzione alimentare è responsabile del consumo del
38% delle terre emerse, del degrado di habitat e della perdita di
biodiversità. Il 70% dell'acqua é utilizzata per la produzione di
mangimi, il 50% dei vegetali coltivati nel mondo sono destinati a
nutrire gli animali da allevamento (L'agricoltura ha già distrutto o
trasformato radicalmente il 70% dei pascoli, il 50% delle savane, il
45% delle foreste temperate e il 25% delle foreste tropicali.)
L'attuale produzione mondiale di derrate potrebbe soddisfare i
fabbisogni energetici e vitali di ogni essere umano. La colpa è
vastamente imputata alle multinazionali che sfruttano territori non
propri per ricavarne materie prime e a tutti gli organismi
internazionali ritenuti responsabili di una gestione iniqua
dell’economia mondiale.
Pacifisti, ambientalisti, esponenti di Organizzazioni non governative,
membri di associazioni di volontariato si riunirono il 30 novembre
1999 a Seattle durante la terza conferenza dell’Organizzazione
mondiale per il commercio volta a liberalizzare ancor di più i
commerci mondiali. Questo è un movimento variegato ma tenuto
insieme da alcuni obbiettivi comuni, raccolti nel manifesto del
forum sociale approvato a Porto Alegre nel 2002, in cui si battono
contro il saccheggio e lo spreco delle risorse naturali del pianeta,
l’urbanizzazione selvaggia, l’inquinamento radioattivo, in difesa
della biodiversità come si legge nel 14esimo punto del manifesto
"Acqua, terra, cibo, foreste, semi, la cultura e le identità dei popoli
sono beni comuni dell'umanità per le generazioni presenti e future.
E' essenziale conservare la biodiversità. I popoli hanno il diritto a un
cibo sano e stabile, libero da organismi geneticamente modificati.
La sovranità alimentare a livello nazionale, regionale e locale è un
diritto umano fondamentale; in questo senso costituiscono richieste
fondamentali la riforma agraria e l'accesso dei contadini alla terra",
ma anche della diversità culturale e linguistica; caratteristica di
alcuni settori del movimento, infatti, è la battaglia in difesa delle
culture locali contro l’omologazione al modello occidentale. Non
lottano contro la globalizzazione come fenomeno ma pretendono
una globalizzazione solidale, in cui ci siano pari diritti per tutti i
lavoratori e la diffusione di una democrazia globale.
Esistono anche organizzazioni anti-protesta che agiscono sul campo
come: La Fondazione Slow Food per la Biodiversità-Onlus che conta
80.000 membri di 45 paesi che difende la biodiversità alimentare e
le tradizioni gastronomiche di tutto il mondo, promuove
un'agricoltura sostenibile, rispettosa dell'ambiente, dell'identità
culturale dei popoli e del benessere animale. Attraverso l'arca del
gusto, i presidi e i mercati della terra raccoglie specie vegetali,
animali e trasformati tipici di un luogo e della loro storia ma anche
informazioni sulle tecniche di produzione e le caratteristiche di un
paesaggio e di un ecosistema e li salvaguardia per favorire l'identità
e di conseguenza la salvezza di un popolo.
Il deterioramento delle funzioni della natura e la sostituzione di essa
con formule di arricchimento ha permesso che gli uomini
perdessero il rapporto con il proprio corpo che è la rappresentazione
stessa della natura. Il corpo è la conciliazione tra natura e cultura,
il corpo, con i suoi movimenti spontanei e incontrollabili, coi suoi
processi metabolici, con la sua circolazione cardiovascolare e i suoi
infiniti microeventi chimico-fisici si presenta come qualcosa di più di
un oggetto fra gli oggetti e ci rivela la presenza di una volontà che
va oltre la nostra volontà, di un istinto che è anteposto a ogni altro
impulso che crediamo di definire ‘nostro'.La corporeità è il modo per
andare al di là della rappresentazione e afferrare l’essenza delle
cose. É la chiave d'accesso all'interpretazione della complessità. Ciò
che ci offre la natura, considerato sacro nelle tradizioni primitive,
diventa una banale risorsa in dispensa la cui dieta, per esorcizzare
secoli di penuria in un momento di spettacolare disponibilità, è
smodatamente ipercalorica. È un mangiare senza pensiero, senza
cogliere il nesso tra il modo in cui si consuma il cibo e il modo in cui
l’uomo costruisce la propria identità. Non a caso, Feuerbach tratta