
Breve presentazione del percorso:
"i modelli mitici fondamentali sono appunto così pregnanti, così validi, così vincolanti, così coinvolgenti - in ogni senso - che ci convincono sempre, che ci si presentano sempre come il materiale più adatto ogni volta che cerchiamo quali siano i dati elementari dell'esistenza umana. [...] come si spiega questo fatto straordinario, che negli albori della nostra documentabile storia letteraria compaiano quelle icone che dovevano essere capaci di questa inverosimile sopravvivenza fino al presente ?".
In questa affermazione, Blumenberg sintetizza magistralmente, a mio parere, l'incontestabile e quasi trimillenario fascino esercitato dal mito greco sull'uomo occidentale. Per secoli, pressoché ogni settore della società umana si è ispirato e misurato col mito, spesse volte sostrato culturale inconsapevole. Benchè denigratoriamente accusato di essere creazione dell'irrazionalità umana (nonostante la matematica stessa accolga la figura mitica di "Achille pie' veloce" nel noto paradosso zenoniano), il mito greco permea tuttora una parte non trascurabile della realtà attuale, dalla letteratura al cinema, ai cartoni animati, agli spot pubblicitari.
E' inevitabile domandarsi la ragione dell'invidiabile successo di questo potente mezzo di comunicazione.
Mi sono riproposta di comprendere, pur superficialmente, la natura dei mito greco, di scoprirne la "formula di immortalità", ripercorrendone la costante attualizzazione operata nei secoli da manifestazioni letterarie, artistiche e di pensiero. In particolare ho localizzato l'attenzione su due diversi momenti in cui il mito mi è parso assumere, sotto molteplici vesti, un ruolo estremamente significativo: non solo sterile repertorio di immagini e di modelli, bensì mezzo d'espressione dell'individualità.
Mi sono sembrati rilevanti, al tramonto del XVIII secolo, i rapporti con l'antico sviluppati da Hegel nella "Fenomenologia dello Spirito", da Foscolo nel poema incompiuto "Le Grazie", da Canova nel complesso della sua produzione scultorea. A distanza di un secolo, il mito greco si ripropone con accentuata pregnanza nell'opera di Nietzsche, di Pascoli, e, in pieno Novecento, di Joyce.