Sintesi
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Cenni sul Decadentismo:

Il passaggio dall’Ottocento al Novecento fu segnato da una reazione ai valori del verismo e alla pretesa di spiegare e conoscere la realtà umana, così complessa, solo mediante la scienza. Al movimento che si contrappose al Verismo è stato dato il nome di Decadentismo.
Il Decadentismo, nato come “un’età della crisi che aveva alle spalle tante crisi”, ebbe origine in Francia e si sviluppò in Europa e rappresenta una reazione decisa agli aspetti ideologici, morali e letterari del Positivismo. Il termine “decadente” ebbe, in origine, un senso negativo; fu infatti rivolto contro alcuni poeti che esprimevano lo smarrimento delle coscienze e la crisi di valori di fine Ottocento, ma questo giudizio negativo fu totalmente ribaltato e trasformato in privilegio dello spirito, in emblema di libertà creativa.
Due sono gli aspetti fondamentali della spiritualità decadente: il sentimento della realtà come mistero e la scoperta di una nuova dimensione nello spirito umano, quella cioè, dell’inconscio, dell’istinto, concepita come anteriore e sostanzialmente superiore alla razionalità.
Le opere dei decadenti trattano temi come l’inconscio e il sogno, la memoria e l’infanzia, l’angoscia e il senso della morte.
Il prototipo del “poeta maledetto”, (il termine si deve a Paul Verlaine), fu Charles Baudelaire che, con “ Le fleurs du mal” (I fiori del male), rappresentò un simbolico viaggio all’inferno, ove egli coglie tutto il male presenti nelle ramificazioni dell’anima umana e lo trasforma nei fiori, nello splendore e nella forma levigata della sua poesia.
Un libro che si può considerare il manifesto del decadentismo è Controcorrente di Joris-Karl Huysmans. Il romanzo racconta lo squisito stile di vita del protagonista, Des Esseintes, un sofisticato e perfezionista intenditore d'arte che vive in campagna isolato dal mondo. In Inghilterra Oscar Wilde costruì un personaggio altrettanto individualista nel Ritratto di Dorian Gray (1891), dove un cultore delle apparenze, innamorato della propria eccezionale bellezza, tenta di conservare per sempre la gioventù.

Un importante esempio del Decadentismo italiano ci viene fornito dalla produzione di Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio, che si incontrano entrambi nella comune tendenza all’evasione dal reale.
Un altro aspetto del nostro Decadentismo si ha con la figura dell’inetto, l’uomo di ogni giorno, diverso dal Superuomo dannunziano, ma a questo accomunato dall’incapacità di aderire alla quotidianità di vivere.

La coscienza della crisi e della complessità dell’uomo fu al centro delle opere di Luigi Pirandello (1867-1936) e di Italo Svevo (1861-1928). Nel romanzo “Uno, nessuno, centomila” (1925), ad esempio, Pirandello sottolineò che ciascuno di noi è visto e giudicato dagli altri in numerosi modi diversi.
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