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Italiano: Eugenio Montale
Filosofia: Soren Kierkegaard
Sociologia e psicologia: Emile Durkheim
Butterfly Effect
“il tocco di Dio, nelle ali di una farfalla”
BELLO VINCENZO
5 °BSS
Anno Scolastico 2010/2011
Vorrei coronare il mio percorso di studi passando in accurata rassegna un tema che mi ha tanto appassionato:
“Effetto
la teoria del caos, che sfocia nella definizione di Farfalla”.
In principio, col “panta rei”, fu Eraclito a parlare di dinamismo e divenire, col “tutto scorre; tutto si trasforma”,
esaminando in toto un tema che sarebbe stato perfettamente ripreso da uno scrittore della prima metà del ‘900: Ray
Bradbury. Il termine “Butterfly Effect”venne infatti coniato nel 1952 dal famoso autore del celebre racconto
fantascientifico “Rumore di tuono”, in cui egli immagina che nel 2055, grazie ad una macchina del tempo, vengano
organizzati dei safari temporali per turisti. In una remota epoca preistorica un escursionista del futuro calpesta così una
farfalla e questo fatto provoca una catena di allucinanti conseguenze per la storia umana. L'idea di fondo si basa quindi
sul fatto che piccole variazioni nelle condizioni iniziali di un fenomeno, producano grandi variazioni nel
comportamento a lungo termine di un sistema. A questo romanzo si ispirò per esporre le sue teorie un famoso fisico:
Edward Lorenz. In una sua conferenza del 1972 infatti egli esordì con la domanda:
<< Può un semplice battito d’ali di farfalla in Brasile provocare un uragano in Texas? >>.
E' perciò possibile che qualcosa di insignificante posto all’inizio di un processo possa influenzarlo fino a cambiare
esponenzialmente le sue conseguenze nel corso del tempo? In tutto questo vi è una sola certezza: Dio. Nel grande flusso
di eventi infatti il volere del Creatore è supremo, ed è proprio la fede a liberare l’uomo dall’angoscia e dalla disperazione
di dover affrontare la realtà senza certezze. Lo afferma nelle sue tesi il filosofo Søren Kierkegaard, che, posizionabile
sulla falsa riga della filosofia del divenire e sulla teoria del “Butterfly Effect”, riconduce in effetti l’intera esistenza
umana alla possibilità; l’uomo ha infatti varie determinate possibilità di esistenza con cui è costretto a relazionarsi,
e nella scelta egli si sente angosciato, perché la semplice “selezione” andrà a determinare un particolare andamento degli
eventi, sia esso positivo (possibilità-che-sì) o negativo (possibilità-che-non). Il senso di disperazione che affligge l’uomo
nella scelta viene così placato attraverso la fede, o, sociologicamente parlando, attraverso modelli collettivi di agire già
sperimentati. In questo modo, afferma il sociologo Emile Durkheim, l’azione assume carattere sociale, e gli individui
obbediscono a modi collettivi di agire, pensare o sentire, sia che essi facciano parte della cultura dominante o di una
semplice subcultura. Il mio approfondimento ha poi percorso l’idea di varco in Montale, che lascia intravedere la
condizione dovuta ad una determinata scelta, ma non la fa vivere, lasciando l’uomo montaliano imprigionato nella sua
vita senza scopo. Il mio lavoro si conclude così con “l’idea di scelta prima”, con un parallelo tra Ray Bradbury e Samuel
Taylor Coleridge, analizzando la possibilità della scelta e le conseguenze che la stessa può determinare.
“Mi sono inoltrato nel sangue fino a tal punto che se non dovessi spingermi oltre, il tornare indietro
mi sarebbe tanto pericoloso quanto l’andare avanti” (Macbeth, III°, 4 di William Shakespeare)