vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Collegamenti percorso Banalità del male
Italiano: Pasolini.
Storia: Il processo ad Eichmann.
Filosofia: Kant .
Inglese: 1984.
Storia dell'arte: Il sonno/sogno della ragione genera mostri.
Latino: L'antisemitismo Tacitiano.
La banalità del
male
L’annullarsi della coscienza al
cospetto del potere.
Nel secolo scorso si è verificata una delle più grandi atrocità della storia dell’umanità,
l’olocausto degli ebrei. Alla base di questo avvenimento vi era un radicato sentimento
antisemita, che fa sentire la sua presenza nella storia da secoli. Paradossalmente agli
ebrei si rinfacciava di essere ciò che la maggioranza imponeva loro, cioè di separarsi
dagli altri quando erano costretti per legge a vivere in quartieri separati e di praticare
il prestito a interesse.
Un testo che ci permette di riscontrare la presenza dell’antisemitismo già nel I secolo
d.C. è il quinto libro delle Historiae di Tacito in cui il giudaismo viene definito una
religione per la quale sono empie tutte le cose che per i Romani sono sacre, mentre
sono permesse tutte quelle cose che per i Romani sono sacrileghe. Tacito li accusa di
proselitismo sleale, di coltivare un odio verso gli altri popoli, di avere come tradizioni
delle pratiche barbariche, tra cui la circoncisione e di disprezzare gli dei romani.
Collegare, però, la figura di Tacito all’antisemitismo non è del tutto corretto da un
punto di vista storiografico poiché il sentimento di disprezzo nei confronti degli ebrei
era largamente diffuso in tutta la comunità ed era anche fortemente ricambiato,
inoltre bisognerebbe distinguere, quando si parla di antisemitismo, che è, esso stesso,
un termine scorretto, perché Semiti non sono soltanto gli Ebrei, ma anche gli Arabi, fra
un antigiudaismo di tipo religioso, tipico dell’Europa cristiana medievale, e
l’antisemitismo propriamente detto, biologico e razziale, tipico della persecuzione
nazista.
…ed è proprio ciò che c’è dietro le quinte della persecuzione nazista che Hannah
Arendt, una filosofa tedesca appartenente ad una famiglia ebraica, volle analizzare nel
suo testo “La banalità del male”.
Nel 1961 Hannah Arendt seguì le 120 sedute del processo ad Eichmann a
Gerusalemme. Otto Adolf Eichmann fu un paramilitare e funzionario tedesco,
considerato uno dei maggiori responsabili dello sterminio degli ebrei. Egli era esperto
di questioni ebraiche, nel corso della cosiddetta soluzione finale organizzò il traffico
ferroviario che trasportava gli ebrei ai vari campi di concentramento. Sfuggito al
processo di Norimberga, si rifugiò in Argentina, ma venne poi catturato, processato e
condannato a morte in Israele per crimini contro l'umanità. Prima di entrare a far parte
delle SS Eichmann era sempre stato un individuo privo di grandi capacità ed interessi,
un uomo mediocre che riusciva ad agire solo sotto un capo e strette direttive. Fu
paradossale persino la sua entrata nelle SS, Eichmann, che non aveva mai mostrato
particolare interesse verso la politica, cominciò a partecipare a manifestazioni e raduni
di partiti politici che in quegli anni si svolgevano numerosi dappertutto sia in Germania
che in Austria e, durante una manifestazione del partito nazista, incontrò un vecchio
amico di famiglia che gli disse “Perché non entri nelle SS?” ed egli rispose “Già perché
no?”, senza avere ne tempo ne desiderio di informarsi bene, non conosceva il
programma e non aveva mai letto il Mein Kampf.
Eichmann fu dunque il coordinatore e il responsabile della macchina delle
deportazioni, colui che materialmente provvedeva a organizzare i convogli ferroviari
che trasportavano i deportati. Eichmann fu dunque fino alla fine della guerra uno dei
principali esecutori materiali dell'Olocausto, fu il padrone della vita e della morte di
centinaia di migliaia di persone, ma non divenne mai membro dell'élite nazista e non
ebbe mai alcun peso in alcuna decisione strategica della politica o della guerra
nazista, restando un efficiente ma oscuro burocrate. Durante il processo, infatti,
affermò “Io non ho mai ucciso né un ebreo né un non ebreo, né ho mai dato ordine di
uccidere un ebreo o un non ebreo: E’ andata così, non lo ho mai dovuto fare“.
La Arendt notò quindi che "le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché
normale, ne demoniaco ne mostruoso". Partendo dal caso Eichmann, ella giunse ad
una concezione nuova del male, lo considerò banale, ossia senza radici; solo il bene ha
profondità, il male non è radicato nell’intimo dell’uomo, ma nasce dalla stupidità,
dall’incapacità di pensare, dall’annullamento della propria coscienza, specialmente
dinnanzi al potere e agli ordini che da esso derivano. Eichmann ha sempre agito
secondo la legge e gli ordini di Hitler, con cieca obbedienza.
Egli non era l'unica persona che appariva normale mentre gli altri burocrati apparivano
come mostri, ma vi era una massa di uomini perfettamente "normali" i cui atti erano
mostruosi ed è proprio dietro questa "terribile normalità" della massa burocratica, che
vi era la capacità di commettere le più grandi atrocità che il mondo avesse mai visto.
Le azioni di Eichmann, infatti, erano criminose soltanto guardando retrospettivamente,
egli era sempre stato un cittadino ligio alla legge, poiché gli ordini di Hitler
possedevano “Forza di legge”.
Eichmann, inoltre, rivelò di aver letto la Critica della ragion pratica di Kant e distorse la
formula “Agisci in modo tale che la massima della tua volontà possa sempre valere
come principio di una legislazione universale” e la tramutò in “Agisci come se il
principio delle tue azioni fosse quello stesso del legislatore o della legge del tuo paese,
agisci in maniera che il Fuhrer, se conoscesse le tue azioni, approverebbe”. In questo
modo Eichmann si convinse di non essere più “padrone delle proprie azioni”, poiché la
sua volontà obbediva ciecamente, zittendo quegli apriori che Kant ritrovava in ogni
individuo, non elevando più a legge l’esigenza stessa di una legge, come l’imperativo
universale kantiano permetteva, ma elevando a legge la volontà di Hitler e, di
conseguenza, ritenendo giuste tutte le azioni conformi ad essa.
Ciò che spaventa del caso Eichmann è che siamo tutti uomini normali ed è la
coscienza di qualsiasi individuo che può improvvisamente venir meno, lasciando
spazio al male che questo “sonno” può generare, portando l’individuo alla perdita della
proprio individualità.
Possiamo estendere queste considerazioni anche all’annullamento di massa delle
coscienze di interi popoli, che perdono se stessi sotto l’oppressione di regimi totalitari,
in cui ogni individuo si aliena, diviene “altro da se”, per conformarsi ai dettami del
nuovo potere e delle nuove ideologie.
George Orwell in “1984” descrisse un regime totalitario e distopico che fondava la sua
esistenza proprio sul “non pensare” degli individui, sull’annullamento delle loro
coscienze individuali, alimentato anche dalla “neolingua”, una lingua ridotta ai termini
essenziali che rende impossibile esprimere ed addirittura pensare concetti contrari ai
principi del Partito. Le parole sgradite convogliano tutte in “psicoreato” ed i semplici
concetti che renderebbero discutibile l’operato del partito diventano inesprimibili.
This language has been widely described by the author in his novel, in a separate
appendix entitled “The Principles of Newspeak”.
Newspeak is a device which the author uses to emphasize the nature of the system
described in the book, which uses it to eliminate the possibility of expressing an
opinion that differs from that approved by the party.
Newspeak is used for the impoverishment of the thoughts of the masses and to
increase their inability to value and criticize through the reduction of the vocabulary,
the elimination of all words that are not essential to the existence of free men, in order
to deprive men of the opportunity to rebel against a dictatorial regime, which is that of
Big Brother.
This shows that it is in the culture and free thinking, not in arms, not in physical
strength, the true defense of every man against every form of manipulation and
oppression.
Through this impoverishment of language, which then reduces the speech almost to a
series of monosyllables, the party hoped that, for those who used such language, the
action of the talk was a mere movement of the vocal cords, with the smallest possible
implication of the brain, similar to the cackling of a goose.
Il potere descritto in 1984 riesce a conformare gli individui così come riescono a fare il
capitalismo ed il consumismo, omologando le masse e privandole del proprio libero
pensare. Sulla base di questa visione Pier Paolo Pasolini impegnò una battaglia feroce
contro le trasformazioni neocapitalistiche e consumistiche della società italiana,
bollate come “nuovo fascismo”, e contro il ceto politico corrotto, il cosiddetto
“Palazzo”. La sua riflessione si concentrò sui processi di omologazione provocati dal
boom economico e dall’istaurarsi dalla civiltà dei consumi, che trasformano tutte le
classi sociali in un indifferenziato universo piccolo borghese e conformista, cancellando
ogni differenza individuale, sociale, etnica e negano la libertà. Dal volume “Il caos”,
che raccoglie i suoi interventi sul settimanale “Tempo”, possiamo estrapolare una
citazione “Certe cose sono sconvolgenti e inaccettabili alla comune coscienza. La
comune coscienza è inadattabile alle atrocità. E ci sarà pure qualche ragione. Forse
perché essa, in realtà, le vuole. La comune coscienza prima non ha accettato le
atrocità naziste, e poi ha preferito dimenticarle.”. Ciò fa parte della sua critica contro
la società, con le sue incoerenze ed i suoi mutamenti verso un peggioramento, e
contro la classe dirigente e il ceto politico, che sostiene questo sistema. Dall’impegno
polemico nacquero numerosi saggi e articoli, raccolti nei volumi “Empirismo eretico”
del 1972, “Scritti corsari” del 1975 e “Lettere luterane” pubblicato postumo.