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Sintesi
Filosofia - Nietzsche
Arte - Architettura, Espressionismo
Storia - Fordismo e Taylorismo
Inglese - Oscar Wilde
Italiano - Gabriele D'Annunzio
Estratto del documento

Scamardella Roberto

Arte come espressione dell'anima umana

Un conflitto radicale tra progresso ed espressione fra '800 e '900

In questo lavoro mi sono occupato del contrasto culturale che attraversa '800 e

'900 fra le dinamiche del progresso produttivo e l'arte come strumento attraverso

cui dare voce all'interiorità umana.

Se da un lato troviamo l'avanzare dell'omologazione e l'annientamento

dell'espressività degli individui, dall'altro emerge con forza il bisogno di

rappresentare e affermare una realtà interiore caratterizzata da una vitalità

insopprimibile.

Filosofia: Nietzsche

Nella visione di Nietzsche l'arte è quello strumento che permette di ritrovare e di

far riemergere la reale struttura della vita, fatta di avversità tra lo spirito apollineo

(perfetto e regolare) e quello dionisiaco (dominato dai contrasti e dalle pulsioni).

Questi due aspetti trovano equilibrio nella tragedia greca, da cui parte l’analisi

filosofica nietzschiana.

Con la sua prima opera, “La nascita della tragedia”, Nietzsche critica

l’idealizzazione del mondo greco come regno della serenità, dell’armonia e del

controllo razionale, mettendo in luce anche la presenza di aspetti caotici,

inquietanti e dolorosi. Di conseguenza la vita non può essere interpretata come il

dominio della razionalità sugli istinti, ma è un continuo contrasto tra gli impulsi

fondamentali dell’esistenza stessa.

La tragedia greca quindi, secondo il pensiero nietzschiano, è la più calzante

rappresentazione del valore dell’arte, non più intesa come fattore esclusivamente

estetico, ma anche come “grande stimolante della vita”.

Arte: Espressionismo

Questo desiderio di porre al centro della riflessione una realtà non

necessariamente armonica e razionale, ma strutturalmente segnata da contrasti

vitali, è presente anche nella corrente espressionista di inizio '900.

In particolar modo l’architettura espressionista individua il “nemico” nella città,

dominata dalla riproducibilità tecnica e dall'alienazione spirituale dell'uomo. Lo

scopo dell'architettura espressionista non è la pacificazione tra uomo e metropoli,

ma il riconoscimento della realtà nell'angoscia e nel dissidio, cercando nelle

spinte emozionali e nella frammentazione dei volumi il valore che la città va

perdendo nella “tecnologizzazione” e nella sua crescita abnorme.

“ Nell'ideale del costruire espressionistico.... l'architettura diviene pianta, acqua,

terra, cosmo.” (Oswald M. Ungers, “espressionismo e architettura” in “Marcatrè”,

n. 8/9/10, 1964)

Sulla base di questa ideologia l’architetto Erich Mendelsohn realizzava nel 1920

(vedi modellino e immagini al

la “Torre osservatorio Einstein” a Postdam

termine del testo), un oggetto architettonico bloccato, ideato per essere costruito

in cemento armato ma invece realizzato in laterizio e reso plastico da un

particolare intonaco. Ne risulta una struttura di un'organicità suggestiva, in cui

le finestre incassate creano un gioco di luce e di ombra con diretta allusione allo

scopo dell'edificio. È in quest'opera che appare chiaro il tentativo di dar forma

all’utopia espressionista architettonica e il rapporto tra Mendelsohn e il Gaudì di

Casa Milà. È infatti nell'aspetto strutturale delle sue architetture che emerge il

vero messaggio della sua opera, un'architettura di carattere spaziale, in

estensione, che si pone come risultante di forze compresse che tendono ad

esplodere verso l'esterno.

Storia: 2° rivoluzione industriale

La società e la cultura di fine '800 mostrano in maniera particolarmente evidente

il conflitto che nell’ottica nietzschiana è la struttura stessa della vita. I

cambiamenti economici e sociali legati alla seconda rivoluzione industriale,

infatti, confermano questa visione, benché in ambito diverso da quello filosofico-

religioso. Da un lato le avanguardie artistiche europee con la volontà di dare vita

a nuove forme espressive per consentire all'arte di coincidere con l'inarrestabile e

caotico flusso della vita, e dall'altro una rivoluzione industriale che impone

all'uomo la tendenza all'omogeneità e al perfetto sfruttamento economico delle

risorse.

Prima negli Stati Uniti e poi in Europa, si avviò in questi anni una profonda

trasformazione dei modelli di produzione. Il taylorismo ed il fordismo diedero vita

ad un modello di organizzazione scientifica del lavoro che eliminò l’aspetto

artigianale del processo produttivo ed ogni forma di individualità ed espressività

dell'operaio, con importanti conseguenze sulla vita a livello psicologico, morale e

sociale.

Il Fordismo in particolare, con l'introduzione della catena di montaggio, sarà lo

strumento attraverso cui arrivare a livelli di produzione su larga scala prima

impensabili, superando la teoria di Taylor secondo la quale esistesse un tempo

medio per compiere un lavoro. Infatti il ritmo della produzione era legato alla

velocità della catena di montaggio, che poteva essere raddoppiata o triplicata, così

da estirpare completamente il controllo all'operaio sul proprio lavoro e sulla

propria capacità decisionale.

Inglese: Oscar Wilde

La riflessione sul rapporto fra arte e vita si fa strada anche in ambito letterario,

pensiamo ad Oscar Wilde, in Inghilterra, e a Gabriele D'Annunzio, in Italia.

Wilde was the symbol of the aesthetic movement. In 1891 he published his first

literary success, "The Picture of Dorian Gray", but in 1895 his success had a

dramatic end after being sentenced for homosexuality, a revenge of the

contemporary aristocracy out of which Wilde had denounced the aspects of false

respectability and hypocrisy.

The basic aspect of aestheticism is “Art for art's sake” it consists in considering

Art as having its own life, independent like the thought. The aesthete is horrified

of common life, of a society dominated by interests and he despises material

profits, he looks down on the banal life and vulgarity of common people, that

remains deaf and indifferent to the revelation of beauty, so he isolates himself

surrounded only by art and beauty.

The personification of this way of thought is Dorian Gray, a young aristocrat who

lives in London in the second half of the nineteenth century. He was fascinated

both by his beauty and by the culture and the aesthetic sense of the elegant Lord

Henry Wotton, that he begins to consider beauty as the ultimate end of things.

After seeing his portrait made by his friend and artists Basil, Dorian wish himself

never to grow old through a strange sort of magic. He will not age infact it will be

the picture to grow old in his place, but this idea of beauty was so stratified in

Dorian's soul led him to stab the picture, that returns to its original glory while

Dorian falls down dead, taking on the appearance that time and life have earned

him.

Italiano: Gabriele D'Annunzio

Il decadimento della società moderna su cui riflette Nietzsche e del quale Wilde ha

orrore a causa del decisivo impatto negativo sull'arte e sulla figura stessa

dell'artista, è ripreso anche dall'estetismo di D'Annunzio.

La sua vita può essere considerata una delle sue opere più interessanti. Secondo i

principi dell'estetismo bisogna infatti “fare della propria vita un'opera d'arte” e

l'autore fu costantemente alla ricerca di questo obbiettivo. L'esteta si isola dalla

società contemporanea, la disprezza perchè schiaccia la personalità degli

individui, e si sottopone unicamente alla legge del bello.

La personificazione di questi ideali è Andrea Sperelli, vero e proprio alter-ego

dell'autore che propone un'immagine nuova dell'intellettuale, risarcimento

immaginario per quella condizione di degrado dell'artista costretto ad adeguarsi al

mercato, al gusto banale ed inferiore della gente comune.

Tuttavia l'obbiettivo di svincolarsi dalla società contemporanea continua con la

figura del superuomo, che D'Annunzio reinterpreta dalla filosofia nietzschiana

inglobando in esso l'esteta, affinché l'estetismo non sia più il rifiuto sdegnoso

della realtà, ma strumento di una volontà di dominio sulla realtà. Il superuomo

d'annunziano impone attraverso l'arte il dominio di un'elite su un mondo

meschino e vile come quello borghese.

Decretando così il definitivo riscatto dell'arte, come rivelatrice, come strumento

per esprimere l'interiorità maltrattata dell'uomo ed in linea, in fine, con l'avanzare

delle avanguardie artistiche europee e la progressiva affermazione dell'autonomia

dell'arte in nome della libertà espressiva.

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