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Il calcolo infinitesimale è stato uno degli strumenti più importanti per lo sviluppo di molte teorie nel campo delle scienze e in particolare della matematica. Margaret Baron nel suo The origins of the infinitesimal calculus paragona il concetto di calcolo ad un grande albero con le radici nell’aritmetica, nell’algebra e nella geometria, e un potente tronco a sostegno di una vasta rete di rami: l’albero cresce in altezza quanto più forti sono le radici e i rami, poi una volta separate dalle principali le discipline si diramano ulteriormente, fino a divergere così tanto da mai più riunirsi.
Il calcolo infinitesimale è stato il principale strumento per l’esplorazione delle risorse della terra, per i grafici dei cieli, per la costruzione della moderna tecnologia e in quelle applicazioni che si verificano ovunque esistano fenomeni misurabili: gravitazione, calore, luce, suono, elettricità, magnetismo e onde radio.
Praticamente ogni importante sviluppo scientifico e matematico dal 1600 al 1900 è stato collegato in un modo o in un altro al metodo differenziale o integrale. “Ritengo di poter affermare che nessuna disciplina scientifica ha avuto sulle altre Scienze un impatto così vasto e profondo come il Calcolo infinitesimale. Esso ha costituito un’autentica svolta nell’umano pensiero e, con le scoperte scientifiche che ha originato e le realizzazioni tecniche che ha permesso, ha contribuito, in modo determinante, al progresso ed al benessere del genere umano […].”
Il calcolo, tuttavia, è molto di più di uno strumento tecnico: si tratta di una raccolta di idee matematiche astratte accumulate per lunghi periodi di tempo. Il fondamento e il concetto centrale di oggi, però, non sono ciò che sono stati negli ultimi secoli. La forza unificante e la ricchezza del suo campo di applicazione dipendono non solo da ciò che il calcolo è ora, ma da tutti i concetti che hanno contribuito in un modo o nell’altro alla sua evoluzione.
È sbagliato però pensare che il problema dell’infinitamente piccolo sia sorto solo in tempi così moderni, poiché ne troviamo tracce anche nell’antichità, soprattutto nella matematica greca. Allora la mentalità e i problemi analizzati presupponevano un metodo diverso di procedere, cercando di ridurre il conflitto tra le richieste di rigore matematico e la natura dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo che conduceva continuamente a paradossi e anomalie. Tra i tanti matematici greci che si occuparono di questi problemi spicca la figura di Archimede di Siracusa.
Archimede può in qualche modo essere concepito come il precursore di quella fisica-matematica che oggi si basa quasi esclusivamente su procedimenti infinitesimali. Egli fornisce un vero e proprio metodo di analisi volto a divulgare questi procedimenti giudicati importanti dallo stesso matematico siracusano. I problemi affrontati da Archimede e qui riproposti sono poco o quasi per nulla conosciuti e affrontati nella scuola forse perché ritenuti troppo prolissi e complicati.
È noto il fatto che le questioni di cui si occupava Archimede erano tra le più insolite, ma proprio questo le rendeva sicuramente interessanti e stimolanti.
In questo lavoro abbiamo provato ad affrontare questi problemi cercando di utilizzare metodi nuovi e strumenti tecnici che potrebbero essere efficaci.
Facendo uso del Cabri Géomètre abbiamo realizzato disegni dinamici e non, che ci hanno permesso sia di semplificare le stesse dimostrazioni di Archimede, sia di proporne altre che, grazie alla dinamicità della figura, si riducono a pochi passaggi. Prendendo spunto dal pensiero di Jacques Hadamard che nel 1945 così scrive sulla psicologia dell’invenzione in campo matematico: “l’invenzione è scelta” e “questa scelta è governata dal senso della bellezza”, abbiamo cercato prevalentemente di realizzare disegni esteticamente piacevoli, puntando sull’accostamento dei colori, su chiaroscuri e trasparenze in modo da evidenziare i particolari. Abbiamo ancora cercato di essere più chiari e brevi possibile, provando ad utilizzare i colori in luogo delle lettere in maniera tale da evidenziare le figure e associando i file di Cabri, che permettono il “movimento” delle figure stesse, per cercare di ridurre al massimo i passaggi matematici. Tutto questo con lo scopo di alleggerire e rendere “appetibili” le dimostrazioni archimedee e provare così ad utilizzarle anche a scuola, cercando di stimolare l’intuizione e le capacità intellettive dello studente.
La tesi si divide in 4 capitoli.
Il primo vuole mettere in evidenza alcuni aspetti didattici del calcolo infinitesimale, come viene proposto a scuola e alcune difficoltà che potrebbe suscitare negli studenti.
Nel secondo capitolo vengono presentati gli strumenti didattici che potrebbero essere d’aiuto al processo di apprendimento degli studenti. Questi strumenti sono di facile utilizzo, ma purtroppo ancora poco introdotti nelle scuole italiane.
Nel terzo capitolo abbiamo esposto le descrizioni dei periodi storici, presentando il pensiero matematico dei greci ed in particolar modo lo sviluppo del concetto di “indivisibile”, passando da Democrito ad Aristotele, Eudosso ed Euclide, fino ad arrivare ad Archimede. Del famoso matematico siracusano abbiamo dato una breve biografia, con noti aneddoti (leggendari e non) sulla sua vita ed accennato ad alcuni suoi importanti lavori, al fine di fornire un quadro più completo possibile della situazione in cui le scoperte matematiche sono state fatte. Pensiamo, infatti che, la storia fornisca un ottimo supporto per capire il significato di molti avvenimenti. Non di meno gli aneddoti storici e i percorsi che portano i matematici alle loro scoperte, potrebbero stimolare la curiosità e offrire motivazioni in più per lo studio. Infine, negli ultimi due paragrafi di questo capitolo abbiamo esposto, nelle linee generali e con un esempio, il Metodo di Esaustione di Eudosso e il Metodo meccanico di Archimede, quest’ultimo basato sull’equilibrio della leva.
L’ultimo capitolo contiene le dimostrazioni archimedee e alcune proposte di dimostrazioni differenti degli stessi risultati. In particolare abbiamo trattato:
1) lo studio dell’"unghia cilindrica",
2) l’intersezione di due cilindri retti (problemi presenti nel Metodo, ritrovato solo nel 1906),
3) l’area della spirale di Archimede.
In queste dimostrazioni abbiamo cercato di affiancare ai passaggi matematici di Archimede, alcune figure (non presenti nel testo archimedeo) che li potessero chiarire meglio. Abbiamo realizzato alcune "bilance", per provare a rendere visibile l’applicazione del principio della leva di cui Archimede si serve in queste dimostrazioni. E nella seconda dimostrazione riguardante l’"unghia cilindrica", abbiamo provato a utilizzare le "funzioni" (strumento sconosciuto ad Archimede) per rendere scorrevoli alcuni passaggi. Infatti, in questa dimostrazione si possono trovare molti richiami a proposizioni presenti in altre opere, come le Coniche di Apollonio, gli scritti di Aristotele e Euclide o ancora opere archimedee precedenti al Metodo.
Successivamente abbiamo provato a semplificare le stesse dimostrazioni archimedee e a servirci di questi risultati per ottenere da esse altri risultati e considerazioni. Sfruttando il movimento prodotto da Cabri abbiamo ricavato l’area della superfice e il volume della sfera, l’area della superfice e il volume dell’unghia cilindria e l’area della sinusoide con dimostrazioni geometriche e "dinamiche". Attraverso una nuova trasformazione, la "radialità", che permette di avvolgere una figura attorno ad un cerchio in modo tale da avere una certa proporzionalità tra l’area della superfice della figura di partenza e quella ottenuta dopo la trasformazione, abbiamo ricavato, oltre all’area della spirale di Archimede, anche quella della cardioide, e abbiamo dato vita ad alcuni "fiori" grazie alla trasformazione radiale di un cerchio.
Indice
INTRODUZIONE
Capitolo 1
ALCUNI ASPETTI DIDATTICICI DEL CALCOLO INFINITESIMALE
1.1 Calcolo infinitesimale a scuola
1.2 Calcolo infinitesimale e il computer
1.3 Dimostrazioni matematiche e immagini mentali
Capitolo 2
STRUMENTI DIDATTICI
2.1 Gli strumenti a disposizione: ieri e oggi
2.1.1 Le calcolatrici grafiche
2.1.2 Un nuovo software: il CABRI GÉOMÈTRE
2.1.3 Un aiuto dalla rete: il CABRI JAVA
2.2 Le motivazioni per l’utilizzo di software di geometria dinamica (DGS
Capitolo 3
LE RADICI DEL CALCOLO INFINITESIMALE
3.1 Il pensiero matematico greco
3.2 Archimede di Siracusa
3.3 Il metodo di esaustione
3.4 Un esempio del metodo di esaustione tratto dalla Misura del cerchio
3.5 Il Metodo meccanico di Archimede
Capitolo 4
TEOREMI ANTICHI CON NUOVE SOLUZIONI
4.1 Due teoremi dal Metodo di Archimede
4.1.1 L’unghia cilindrica
- I risultati di Archimede
- Nuove soluzioni e applicazioni
- Area e volume della sfera
- Area della superficie curva e volume dell’unghia cilindrica
- Area della sinusoide
4.1.2 L’intersezione dei cilindri
- Il risultato di Archimede
- Nuova soluzione e alcune considerazioni
4.2 Da Sulle Spirali
4.2.1 La spirale di Archimede
- L’area della spirale determinata da Archimede
- Le “radialità
- Area della spirale di Archimede (Nuova soluzione
- Calcolo di altre aree
- Area dell’artiglio
- Area della cardioide
- Area del solido iperbolico acutissimo
APPENDICE 1: Somma dei quadrati degli interi
APPENDICE 2: Elenco dei siti che utilizzano CABRI Géomètre e CABRI JAVA
BIBLIOGRAFIA
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- http://www.archimedespalimpsest.org/
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- http://education.ti.com/
- http://www.arkeomania.com/macchinearchimede.html
- archimede
- http://www.matmedia.it
- http://www.ibolli.it/
- http://brunelleschi.imss.fi.it/museum/isim.asp?c=500164
X O
R
D C
Fig. 3.4
Ma anche il perimetro del poligono è a sua volta minore della
base, dato che è minore della circonferenza del cerchio. Di conseguenza,
l’area del poligono è minore di quella del triangolo, il che è assurdo.
- 57 -
Sempre ragionando per assurdo, si suppone ora che l’area del
cerchio sia minore di quella del triangolo: C < T, cioè T – C = D.
Si circoscriva al cerchio un quadrato, si dividano gli archi in due parti
uguali e si tirino le tangenti ai punti di divisione (Fig. 3.5). T
R
Q A
P
S O
Fig. 3. 5 Fig. 3.6
L’angolo QAR è retto, e quindi QR è maggiore di TR, dato che TR è
uguale a RA, e il triangolo RQP è maggiore della metà della figura
QSATQ. Partendo ora dal quadrato circoscritto e togliendo ogni volta i
triangoli detti, si ottengono i vari poligoni circoscritti di aree P , P’, P’’,
… (Fig. 3.7). Fig. 3.7 Fig. 3.8
La differenza tra questi e il cerchio finirà col diventare minore
dell’ipotetica differenza tra l’area del triangolo e quella del cerchio
- 58 -
(parte gialla in Fig. 3.8): C < P < T, e quindi l’area del poligono
circoscritto è minore di quella del triangolo. Ma, dato che OA, essendo il
raggio del cerchio, è uguale all’altezza del triangolo e che il perimetro
del poligono è maggiore della circonferenza del cerchio e quindi
maggiore della base del triangolo, si ha che l’aerea del poligono inscritto
è maggiore di quella del triangolo. Assurdo di nuovo. Pertanto il cerchio
è equivalente al triangolo. - 59 -
§ 3.5 I M M
L ETODO ECCANICO
A
DI RCHIMEDE
Nel Medio Evo spesso, gli antichi codici che non erano di argomento
religioso venivano grattati via col raschietto e un nuovo testo devoto
veniva a ricoprire la prosa precedente. Si creava così un “palinsesto”,
ossia un libro cancellato e soprascritto. Uno di questi palinsesti, scritto
prima dell’anno Mille, è oggi l’unico manoscritto greco esistente al
mondo, il più antico, che contenga l’opera di Archimede. Non è
l’originale, ma una copia successiva, si ritiene però, che questa ne sia
una riproduzione molto fedele, come pure le tavole geometriche che
contiene.
Il 16 luglio 1907 la prima pagina del New York Times riportava la
notizia di una scoperta sensazionale:
- 60 - il professor Johan Ludwig
Heiberg di Copenhagen aveva
rinvenuto un nuovo
manoscritto di Archimede a
Costantinopoli. Un certo
professor H. Schöne gli aveva
segnalato la descrizione di un
codice nel catalogo della biblioteca di un monastero ortodosso di
Costantinopoli, redatto sette anni prima, nel 1899, da un erudito greco.
Questi aveva individuato, sotto al testo di un messale proveniente dal
monastero bizantino di San
Saba, nel deserto della Giudea,
non lontano da Gerusalemme, la
traccia di un secondo, più antico
testo greco.
Ne trascrisse qualche riga,
anche se non aveva la più
pallida idea di che cosa si
trattasse. Ma Heiberg intuì, si precipitò a Costantinopoli, e, avendo poco
tempo, fece fotografare il palinsesto. Tornato a Copenaghen e munito di
una lente d’ingrandimento, si mise a decifrare: tra quei fogli aveva
ritrovato il “Metodo” di Archimede.
Va anche detto che nel manoscritto in questione non si trova soltanto
gran parte del ma si trovano anche ampi brani delle Spirali e
Metodo,
della Sfera e cilindro, e più brevi brani dell’Equilibrio dei piani e della
Misura del cerchio.
Il libro venne battuto il 29 ottobre 1998 per due milioni di dollari. Il
17 gennaio del 1999 il nuovo proprietario, un collezionista americano,
- 61 -
accetta di affidarlo alle cure del Walters Art Museum di Baltimora
(USA). La conservazione del palinsesto di Archimede
Per ulteriori approfondimenti sulla storia del palinsesto ritrovato si
può consultare The Archimedes Palimpsest pubblicato da Christie’s in
occasione dell’asta e il sito della Walters Art Gallery:
http://www.thewalters.org/archimedes/frame.html
o il sito http://www.archimedespalimpsest.org/.
Inoltre, di recente è stato pubblicato, anche in italiano, un libro che
racconta in modo dettagliato la scoperta del palinsesto da parte del
professor Heiberg: Il codice perduto di Archimede. La storia di un libro
ritrovato e dei suoi segreti matematici, di Netz R. e Noel W., BUR
saggi, 2008.
La massima importanza del manoscritto ritrovato risiede nel fatto
che essa contiene quasi al completo l’opera sul Viene chiamato
Metodo.
Αρχιμήδουζ περί τωυ
così in base al titolo dell’opera, che è
μηχανιхωυ θεωρημάτων πρòς ‘Ερατοσθένηυ έφοδος (Metodo,
via, di Archimede sui teoremi meccanici, a Eratostene).
Il Metodo di Archimede ha un’importanza tutta particolare, perché
rivela un aspetto del pensiero di Archimede che non è dato riscontrare
altrove. Ad alcuni matematici del XVII secolo le sue dimostrazioni
apparivano così completamente sprovviste di motivazioni da indurli a
- 62 -
sospettare che Archimede avesse tenuto nascosto il suo metodo affinché
le sue opere potessero essere ammirate ancor di più.
I procedimenti seguiti da Archimede non mostrano quale sia la
strada seguita per giungere ai risultati, ma generalmente questi risultati
presuppongono una via segreta seguita dal siracusano.
Qui Archimede aveva reso pubblica, perché tutti la potessero
leggere, una descrizione delle indagini “meccaniche” preliminari che lo
avevano portato a fare la maggior parte delle sue principali scoperte
matematiche:
«…anche a me alcune cose si manifestarono prima per via
meccanica, e poi le dimostrai geometricamente; perché la ricerca fatta
24
con questo metodo non importa una vera dimostrazione.»
Egli riteneva, infatti, che il suo “metodo” in questi casi mancasse di
rigore, perché era basato su assunzioni condotte mediante tecniche
talvolta basate sull’intuizione, e queste non erano considerate sufficienti
a garantire la verità del risultato. Era per questo che ad esse seguiva
sempre una dimostrazione per esaustione, in questo modo egli
dimostrava rigorosamente l’esattezza del risultato al quale era giunto per
altra via.
Il si presenta sotto la forma di una lunga lettera scritta da
Metodo
Archimede al suo amico Eratostene. In essa si espone appunto il
“metodo” da lui utilizzato per scoprire le formule che in un secondo
momento avrebbe dimostrato mediante il metodo di esaustione.
L’autore iniziava dicendo che è “più facile, dopo avere con tal
metodo acquistato una certa cognizione delle questioni, trovarne la
25
dimostrazione” . Annunciava, poi, che egli stesso possedeva un metodo
o approccio “meccanico” che apriva la strada ad alcune delle sue
24 Dalla lettera di Archimede a Eratostene, Rufini E., Il “metodo” di Archimede e le origini del
calcolo infinitesimale nell’antichità, Casa editrice di Alberto Stock, Roma, 1926, p. 107.
25 Dalla lettera di Archimede a Eratostene, Rufini E., Il “metodo” di Archimede e le origini del
calcolo infinitesimale nell’antichità, Casa editrice di Alberto Stock, Roma, 1926, p. 107.
- 63 -
dimostrazioni, persuaso del fatto che “non poca utilità esso arrecherà
26
alla matematica” .
Il suo procedimento, descritto con imponente maestria nel
manoscritto ritrovato, è il risultato della “felice combinazione di
27
ragionamenti meccanici e di ragionamenti infinitesimali” .
L’esposizione parte da semplici principi e giunge mano a mano, con
deduzioni successive, alle proposizioni più complesse. Lo stile di
quest’opera è notevolmente diverso da quello di tutte le altre opere
archimedee. In genere l’autore tralascia i passaggi intermedi, che affida
alla sagacia del lettore e procede per sommi capi. Ma qui segue passo
passo l’andamento delle dimostrazioni fino a completare il
ragionamento.
Un’altra sostanziale differenza con le altre opere sta nel contenuto
delle dimostrazioni. Archimede giunge ai risultati in base a
considerazioni meccaniche, e soprattutto in base a certe considerazioni di
carattere infinitesimale, alle quali egli è il primo a negare valore
dimostrativo.
Al di fuori di ogni preoccupazione di rigore, Archimede considera
ogni figura piana come composta di elementi infinitesimali: linee rette
tracciate parallelamente ad una certa direzione, e similmente le figure
solide come costituite dalle loro sezioni piane parallele ad una certa
giacitura. Ciò equivaleva, implicitamente, a dire che ogni figura era
composta di un numero infinito di elementi. Archimede, ovviamente,
non espone il concetto in questa maniera, ma dice solamente che ogni
28
figura è “composta o riempita da tutti i suoi elementi”.
26 Dalla lettera di Archimede a Eratostene, Rufini E., Il “metodo” di Archimede e le origini del
calcolo infinitesimale nell’antichità, Casa editrice di Alberto Stock, Roma, 1926, p. 108.
27 Rufini E., Il “metodo” di Archimede e le origini del calcolo infinitesimale nell’antichità, Casa
editrice di Alberto Stock, Roma, 1926, p. 84.
28 Questa concezione delle figure fu poi riportata in auge e sviluppata con successo dal matematico
italiano Bonaventura Cavalieri (1598-1647) con la sua teoria degli indivisibili.
- 64 -
Per quanto riguarda i ragionamenti meccanici, l’elemento che sta alla
base del suo metodo è la legge della leva (di 1° genere), da lui scoperta,
secondo la quale un corpo di massa M sospeso ad un braccio di una leva
a una distanza D dal punto d’appoggio è in equilibrio con un corpo di
massa sospeso all’altro braccio ad una distanza se M·D =
m d m·d.
L’idea fondamentale di Archimede è quella di considerare gli infiniti
oggetti che compongono la figura come “fili pesanti”, paralleli tra loro, e
attribuendo ad essi un “peso reale” li pone sulla leva.
La combinazione dei due tipi di ragionamenti precedentemente
descritti, da luogo al metodo di Archimede. Questo può essere riassunto,
29
come descritto da Rufini nel modo seguente:
[…] Supponiamo che si debba calcolare la superficie o il volume di
una figura X, piana