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Sintesi
anslatadams-combs.jpg La modellizzazione di diversi fenomeni (fisici, biologici, meccanici...) ha nei sistemi dinamici il suo fondamento. Mediante il loro studio si possono avere informazioni sull’andamento di tali fenomeni nel tempo. E' possibile, ad esempio, individuare caratteristiche particolari, come l’assestamento nell’intorno di un punto (equilibrio), la tendenza a percorrere una determinata orbita (ciclo limite) e i comportamenti caotici che alcuni sistemi possono presentare.
In questa tesi si e' affrontato tale studio con l’aiuto del software Matlab e di alcuni programmi sviluppati per esso, disponibili in Rete (pplane5.m). L’analisi eseguita da Matlab conduce, ovviamente, a delle rappresentazioni grafiche delle variabili dei sistemi; quello che, invece, si e' voluto inserire e' stata l’esplorazione di tali oggetti matematici da un nuovo punto di vista, o meglio... di ascolto! Ecco perche' “Sistemi dinamici e musica”! Il risultato di questa lavoro, infatti, e' la creazione di un programma (SDM: Sistemi Dinamici e Musica) capace di ricevere un sistema di equazioni differenziali del primo ordine, di visualizzare il suo ritratto nel piano (o eventualmente nello spazio) delle fasi e, a partire da tutto ciò, creare musica! E proprio attraverso questa musica, prodotta per via algoritmica, ho voluto provare a studiare il comportamento del sistema dinamico con i seguenti obiettivi:
Ascoltare le soluzioni e comprendere dalla musica il loro andamento, quantomeno da un punto di vista qualitativo. Nel processo di “musificazione” si è cercato, infatti, di riprodurre il più fedelmente possibile le caratteristiche del sistema dinamico.
• Riconoscere gli eventuali equilibri e cicli limite del sistema mediante la musica da loro prodotta.
• Confrontare musicalmente più soluzioni con condizioni iniziali differenti.
• Esplorare il caos attraverso la musica. Per creare questo genere di musica sono stati usati degli opportuni strumenti: principalmente i due software Matlab e Csound, per i quali sono stati implementati degli appositi file di programmazione. Ovviamente, però, non è stata tralasciata neanche la parte teorica, che ha richiesto lo studio delle basi matematiche del suono, i fondamenti della sintesi musicale (e quindi l’analisi di Fourier) e la teoria dei sistemi dinamici, con relativi teoremi fondamentali e analisi di particolari modelli (preda-predatore, mappa logistica, equazioni di Van der Pol, attrattore di Lorenz...).
La realizzazione di SDM è stata dunque un’applicazione della matematica alla musica. Tuttavia l’utilizzo di questo programma può anche essere considerato come uno strumento utile per la didattica. La fusione con la musica può stimolare e “addolcire” lo studio di una disciplina come la matematica, che non sempre riscuote troppi successi. D’altra parte, per coloro che invece gustano già i “sapori della matematica”, SDM può essere un’occasione per comprendere meglio (o comunque sotto un’altra prospettiva) quei concetti che si è abituati a vedere con formule e grafici.
Da un punto di vista strettamente musicale, SDM, come tutta la produzione di musica per via algoritmica, è uno stimolo per la creatività di ogni compositore. C’è anche da ricordare che la musica elaborata da SDM è legata strettamente a sistemi dinamici significativi, i quali, spesso, sono l’espressione di fenomeni naturali.
Sarebbe interessante approfondire questo uso di SDM, creando delle corrispondenze fra forme musicali e fenomeni naturali, e scoprire le eventuali similitudini o divergenze fra le musiche prodotte dai diversi fenomeni.
Un altro tipo di sviluppo di questo programma può essere quello di inserire nuovi parametri nella creazione musicale. Per sistemi con più di tre variabili, infatti, si potrebbero far corrispondere non solo le frequenze e le ampiezze delle note, ma ad esempio, ad una variabile si potrebbe associare una variazione di strumenti, oppure essa potrebbe controllare l’uscita del suono dalle casse, o ancora, introdurre variazioni ritmiche.
Questi gli argomenti trattati in ogni capitolo.
Nel primo capitolo ci avviciniamo alle basi della scienza del suono. Si inizia dalle radici storiche, con gli esperimenti compiuti dai Cinesi e dai Greci, e si giunge, passando attraverso l’esperienza decisiva del monocordo, alle diverse scale musicali (Pitagorica e Tolemaica) fino a quella ben temperata. Dopo una breve analisi dei caratteri fisici del suono, sono descritti i meccanismi del nostro apparato uditivo, per cercare di comprendere meglio il percorso effettuato dall’impulso sonoro, che dall’esterno giunge fino al cervello.
Nel secondo capitolo sono presentati invece i legami fra la musica e la matematica. Con lo studio del moto armonico e delle oscillazioni di una corda sono trattati gli argomenti base dell’analisi di Fourier, “ingredienti” fondamentali nella sintesi sonora. Successivamente viene descritta la sintesi effettuata attraverso sintetizzatori elettronici. Si pone dunque l’attenzione sull’inviluppo di un’onda, sui diversi tipi di sintesi (additiva e sottrattiva) e sulle modulazioni di frequenza (FM) e di ampiezza (AM), per concludere con il trattamento digitale del suono.
Nel terzo capitolo si introduce il concetto di musica generativa. Essa si basa sulla possibilità di una generazione musicale infinita, sempre diversa, grazie ad algoritmi semplici e sempre nuovi. Dopo un breve excursus sulle diverse tecniche di composizione algoritmica, sono descritte alcune sperimentazioni moderne.
Nel quarto capitolo è affrontato lo studio della teoria dei sistemi dinamici. Oltre ai teoremi base sull’esistenza e il prolungamento delle soluzioni è stata trattata la stabilità degli stati di equilibrio di un sistema, il criterio di Liapunov e la classificazione dei punti di equilibrio.
Nel quinto capitolo è riportato lo studio di alcuni sistemi specifici. Sono stati calcolati i loro punti di equilibrio e, con l’aiuto di Matlab, si sono potuti evidenziare alcuni comportamenti particolari, come ad esempio la presenza di cicli limiti o attrattori strani.
Nel sesto capitolo vengono descritti i file che SDM crea per produrre degli spartiti musicali (file per MIDI e per Csound). Inoltre sono presentate le diverse tecniche di musificazione necessarie per realizzare gli obiettivi esposti precedentemente.
Nel settimo capitolo, infine, vengono esposte, in modo dettagliato, le tecniche di musificazione utilizzate in SDM. Viene spiegato in che modo sono associate, algoritmicamente, le variabili fisiche del sistema dinamico alle variabili di musificazione. In questo capitolo, inoltre, è riprodotta l’esecuzione di SDM e la presentazione delle sue finestre grafiche, le quali permettono all’utente di creare musica secondo le proprie esigenze.
Nell’Appendice, infine, sono riportati alcuni codici di programmazione necessari per la realizzazione di SDM.
Introduzione I
1 Fondamenti della scienza del suono 1
1.1 Le radici storiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.1.1 Scala pitagorica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.1.2 Scala tolemaica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.2 Scale musicali e temperamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.2.1 Scala pitagorica e scala naturale . . . . . . . . . . . . . . 8
1.2.2 Scale temperate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.3 Caratteri fisici e musicali del suono . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
1.3.1 Ampiezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
1.3.2 Altezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
1.3.3 Timbro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
1.3.4 Frequenze formanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
1.3.5 Ritmo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
1.3.6 Livello sonico e Durata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
1.4 I meccanismi dell’udito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
2 Basi matematiche della Musica 22
2.1 Il moto armonico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
2.1.1 Corde vibranti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
2.1.2 Identità trigonometriche e battimenti . . . . . . . . . . . 25
2.2 Serie di Fourier . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
2.2.1 Coefficienti di Fourier . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
2.2.2 Convergenza e Cesaro-sommabilità . . . . . . . . . . . . . 31
2.2.3 Fenomeno di Gibbs . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
2.2.4 Funzioni di Bessel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
2.3 Trasformata di Fourier e Wavelet . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
2.3.1 Trasformata di Fourier . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
2.3.2 Dalla trasformata di Fourier a quella Wavelet . . . . . . . 45
2.3.3 La windowed trasformata di Fourier (WFT) . . . . . . . . 47
2.3.4 Trasformata wavelet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51
2.3.5 Applicazioni delle wavelets . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
2.4 Sintesi musicale da computer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
2.4.1 Inviluppo dell’onda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
2.4.2 Sintesi additiva e sottrattiva . . . . . . . . . . . . . . . . 58
2.4.3 Modulazione di ampiezza (AM) e di frequenza (FM) . . . 59
2.5 Trattamento digitale del suono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
2.5.1 Campionamento del suono . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
2.5.2 Teorema di Nyquist ed effetto di aliasing . . . . . . . . . 64
2.5.3 Sintesi digitale FM . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66
2.5.4 Sintesi FM e Yamaha DX7 . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
3 Musica generativa 70
3.1 Musica e algoritmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
3.1.1 Tecniche di composizione algoritmica . . . . . . . . . . . 71
3.2 Esempi-base di musica algoritmica . . . . . . . . . . . . . . . . . 74
3.3 Alcune sperimentazioni moderne . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76
3.3.1 Composizioni Frattali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78
3.3.2 Esempio di composizione multimediale . . . . . . . . . . . 82
3.3.3 Elaborazione cerebrale dei segnali . . . . . . . . . . . . . 83
3.3.4 Comporre con gli automi cellulari . . . . . . . . . . . . . 84
3.3.5 Esempio di composizione con i sistemi dinamici . . . . . . 89
3.4 Musica algoritmica e Csound . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
4 Teoria dei sistemi dinamici 93
4.1 Un primo approccio ai sistemi dinamici . . . . . . . . . . . . . . . 94
4.1.1 Lo spazio delle fasi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97
4.2 Teoremi fondamentali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98
4.2.1 Esistenza ed unicità locale . . . . . . . . . . . . . . . . . 98
4.2.2 Prolungamento delle soluzioni . . . . . . . . . . . . . . . 100
4.2.3 Soluzione globale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103
4.2.4 Il flusso di un’equazione differenziale . . . . . . . . . . . . 105
4.3 Stabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110
4.3.1 Stabilità dei sistemi lineari . . . . . . . . . . . . . . . . . 111
4.3.2 Stabilità dei sistemi NON lineari . . . . . . . . . . . . . . 115
4.4 Funzioni di Liapunov . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 123
4.5 Classificazione dei punti di equilibrio . . . . . . . . . . . . . . . . 132
5 Sistemi dinamici e Matlab 142
5.1 Matlab e Pplane5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 142
5.2 Modello preda-predatore di Lotka-Volterra . . . . . . . . . . . . . 144
5.2.1 Andamento intuitivo del sistema . . . . . . . . . . . . . . 144
5.2.2 Punti di equilibrio del sistema . . . . . . . . . . . . . . . 145
5.2.3 Linearizzazione del sistema . . . . . . . . . . . . . . . . . 146
5.2.4 Simulazioni con Pplane5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 150
5.2.5 Soluzioni particolari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 155
5.3 Il pendolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 160
5.4 Crescita di una popolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164
5.5 Equazione di Van der Pol . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168
5.6 Sistema di sospensioni di un autobus . . . . . . . . . . . . . . . . 172
5.7 Pitch-Controller (Beccheggio di un aereo) . . . . . . . . . . . . . 176
5.8 L’attrattore di Rossler . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 180
5.9 Le equazioni di Lorenz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 183
6 Sistemi dinamici e musica 185
6.1 Uso di Matlab, non solo da utente . . . . . . . . . . . . . . . . . 185
6.2 SDM . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 187
6.2.1 I file score . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 187
6.2.2 I file Met . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 188
6.3 Corrispondenze fra musica e immagini . . . . . . . . . . . . . . . 191
7 SDM, Csound e Midi 200
7.1 Eseguiamo SDM . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 200
7.2 Creazione dei file .sco e .met da SDM . . . . . . . . . . . . . . . 205
7.2.1 File score . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 205
7.2.2 File Met . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 208
7.3 Dallo spartito alla musica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 209
A File di programmazione per SDM 211
Bibliografia
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[44]
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[46]
[47]
[48]
[49]
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Estratto del documento

R

1

• ∈ ∼

Se f L [0,2π] con f (c ) e F (x) = K + f (t)dt, dove K è una

k 0

c

k

− ∼

costante; allora F (x) c x .

0 ik

In generale per una funzione periodica di periodo T , i coefficienti di Fourier sono

dati da: T

Z

1

a = f (t)dt

0 T 0

T

Z

2

a = cos(2πmt/T )f (t)dt

m T 0

T

Z

2

b = sin(2πmt/T )f (t)dt.

m T 0

2.2.2 Convergenza e Cesaro-sommabilità

Sfortunatamente non è vero che partendo da una qualsiasi funzione periodica f (t),

calcolando i coefficienti di Fourier a e b e poi valutandone la serie corrispon-

m m

dente riusciamo sempre ad ottenere la funzione f (t). Il problema più evidente

è che se due funzioni differiscono solo per un certo valore di t, i coefficienti di

Fourier saranno identici. In definitiva abbiamo bisogno di ulteriori condizioni che

31

2 – Basi matematiche della Musica

garantiscano la convergenza della serie di Fourier e le andiamo ad esplicitare nei

seguenti teoremi:

Teorema 2.2.2 Sia f (x) una funzione periodica di periodo 2π regolare a tratti;

la serie di Fourier della f , ∞

a X

0 + (a cos(kx) + b sin(kx)) ,

k k

2 k=1

converge a f (x) nei punti in cui f è continua. Inoltre in un punto x di discon-

0

tinuità, la serie converge alla media dei limiti destro e sinistro:

1 − −

(f (x 0) f (x + 0)).

0 0

2

Dopo aver visto le condizioni necessarie per la convergenza puntuale, enunciamo

ora alcuni teoremi che riguardano la convergenza uniforme:

Teorema 2.2.3 Se la funzione f (x) è continua in e regolare a tratti, la serie

R

di Fourier di f converge totalmente, e quindi uniformemente, alla funzione f (x)

Teorema 2.2.4 Se f (x) è regolare a tratti, la serie di Fourier di f converge

uniformemente in ogni intervallo chiuso [a,b] in cui la funzione f (x) è continua.

I prossimi due teoremi danno delle condizioni sufficienti per la convergenza uni-

(n) p

forme di una serie di Fourier in termini di f L . In entrambi i casi si ha

n + p = 3. 00 00 1

Teorema 2.2.5 Se f (x) esiste per ogni x in [0, 2π] e f L [0, 2π], allora la

serie di Fourier converge uniformemente ad f su [0, 2π].

Teorema 2.2.6 Se f è una funzione periodica, assolutamente continua su [0, 2π]

0 2

e f L [0, 2π], allora la serie di Fourier converge uniformemente ad f (x) su

[0, 2π]. 32

2 – Basi matematiche della Musica

Un altro teorema sulla convergenza della serie di Fourier è il seguente, che riguarda

le funzioni a variazione limitata (BV):

Teorema 2.2.7 ( Test di Jordan)

1. Se f è BV in un intorno del punto x, allora la sua serie di Fourier converge

− −

in x a [f (x + 0) f (x 0)]/2. In particolare, se f è continua in x ed è BV

in qualche intorno di x, allora S(x,f ) = f (x).

∈ ∩

2. Se f C[a,b] BV (a,b), allora S(x,f ) converge uniformemente ad f (x) in

qualche intervallo chiuso [α,β] contenuto in [a,b].

Infine altri due teoremi che offrono delle condizioni sufficienti sui coefficienti di

Fourier per la convergenza uniforme della serie sono:

Teorema 2.2.8 Se f C e i suoi coefficienti di Fourier soddisfano

2π n

X | |b |)

k(|a + = o(n)

k k

k=1

allora S(x,f ) converge uniformemente ad f (x) su ogni intervallo.

Teorema 2.2.9 (Paley)

Se una funzione continua ha coefficienti di Fourier non negativi, allora la sua

serie di Fourier converge uniformemente.

Consideriamo, infine, le medie aritmetiche delle somme parziali.

Fejér provò un importante teorema a riguardo. La sua idea fu che se le somme

parziali s definite da

m m

1 X

s = a + (a cos(nt) + b sin(nt))

m 0 n n

2 n=1 33

2 – Basi matematiche della Musica

convergono, allora le loro medie: · · ·

s + + s

0 m

σ =

m m +1

convergono allo stesso limite (Cesàro sommabilità).

Naturalmente, σ potrebbe anche convergere senza garantire nulla sulla conver-

m

genza delle s .

m

Teorema 2.2.10 (Fejér). Se f (t) è una funzione periodica Riemann integrabile,

allora le somme di Cesàro σ convergono ad f (t), quando m tende ad infinito,

m

in ogni punto in cui f (t) è continua.

Possiamo interpretare questo teorema dicendo che ogni funzione continua ha

un’espansione in serie di Fourier, ma se la funzione non soddisfa le ipotesi del

teorema (2.2.2), allora la ricostruzione è fatta mediante le somme di Cesàro e non

semplicemente con la serie di Fourier.

2.2.3 Fenomeno di Gibbs

Abbiamo elencato fino ad ora i casi in cui si ha convergenza uniforme, ma poichè

le somme parziali sono tutte continue, se la funzione limite (somma della serie)

non è continua, la convergenza uniforme è impossibile.

Nelle serie di Fourier, la manifestazione di questa convergenza non uniforme

conduce ad un particolare fenomeno, detto fenomeno di Gibbs. Per analizzare tale

fenomeno consideriamo dunque una funzione che presenta un “salto” in x = 0:

 −

π x per 0 < x < 2π

 2

f (x) = 0 per x = 0

 34

2 – Basi matematiche della Musica

e definita altrove per periodicità. Essa è una funzione dispari la cui serie di

Fourier è: ∞ sin kx

X

S(x,f ) = .

k

k=1 ∈

Ora, nei punti in cui f è continua, essendo anche f BV , per il test di Jordan

si ha ∞ sin kx

X

f (x) = per 0 < x < 2π.

k

k=1

Per vedere, invece, l’andamento delle somme parziali della serie di Fourier nelle

vicinanze dell’origine, consideriamo:

n n x

Z

sin kx

X X

S (x) = = cos ktdt =

n k 0

k=1 k=1

x x

Z Z

1 x

= dt = D (t)dt

D (t)

n n

2 2

0 0

sin nt cos nt

dove D = + g(t) sin nt + è detto nucleo di Dirichelet e g(t) è una

n t 2

funzione limitata, pari a 1

1

 − 6

per t = 0

 2 tan(t/2) t

g(t) = (2.10)

 0 per x = 0

Allora, per le proprietà del nucleo di Dirichelet, si ha:

x

Z

x

S (x) + = D (t)dt

n n

2 0

x nx

Z Z

sin nt sin t

= dt + o(1) = dt + o(1) (2.11)

t t

0 0

dove o(1) rappresenta una funzione che tende a zero all’aumentare di n.

−→

Ponendo x = h nella 2.11, con h 0, si vede che:

n n nh

Z

h sin t

n

n

S (h ) + = n dt + o(1).

n n 2 t

0

35

2 – Basi matematiche della Musica

h

I due termini e o(1) al tendere di n all’∞, tendono a zero; cosı̀ S (h ) è deter-

n n n

2

minato solo dall’integrale. Scegliendo h tale che lim nh sia una costante

n n−→∞ n

y sin t

R

(y), si può considerare dt come una funzione della variabile y. Questa

t

0

funzione ha massimi relativi nei multipli dispari di π e minimi relativi nei suoi

multipli pari. Il massimo assoluto si ha in y = π (che corrisponde ad h = π/n)

n

e vale: ∞

π Z

Z sin t sin t π

dt = 1.85 . . . > dt = = 1.57 . . . .

G = t t 2

0

0

Quindi i valori massimi delle somme parziali superano la funzione data con un

rapporto di G/(π/2), approssimativamente 1.18. Quindi l’ammontare del super-

amento è pari al 18% di π/2 o 9% del salto totale, cioè π. Questo andamento si

verifica in modo analogo sia dalla parte destra che dalla parte sinistra dell’origine.

Molte funzioni che si incontrano nella teoria di sintesi del suono sono continue

a tratti e presentano dunque questi punti di discontinuità. Nel sintetizzare ta-

li funzioni mediante la serie di Fourier si presenta l’esigenza pratica di stabilire

quanti termini della serie debbano essere considerati. Il fenomeno di Gibbs, ap-

Figura 2.2: Fenomeno di Gibbs

pena descritto, ci insegna che nei punti di discontinuità la funzione sintetizzata

36

2 – Basi matematiche della Musica

supererà, oscillando, la funzione data, indipendentemente dal numero di termini

della serie considerati. A partire da un punto vicino al “salto”, però, l’ampiezza

delle oscillazioni decrescerà sempre di più fino a che la somma della serie sarà

pari al valore della funzione di cui essa è la serie di Fourier.

2.2.4 Funzioni di Bessel

Le funzioni di Bessel sono il risultato dell’applicazione della teoria delle serie di

Fourier alle funzioni sin(z sin θ) e cos(z sin θ), come funzioni di θ. Le funzioni

di Bessel sono utili per la comprensione delle vibrazioni di un tamburo e per la

sintesi FM, che tratteremo più avanti.

sin(z sin θ) è una funzione dispari periodica. I suoi coefficienti di Fourier a sono

n

uguali a zero per ogni n. Inoltre, essendo −

sin(z sin(π + θ)) = sin(z sin θ),

anche i coefficienti b sono nulli. I coefficienti b dipendono da z, e cosı̀

2n 2n+1

possiamo indicarli con 2J (z). Il fattore 2 risulta opportuno per semplificare

2n+1

alcuni passaggi che saranno esposti in seguito. Cosı̀ lo sviluppo di Fourier è il

seguente: ∞

X J (z) sin(2n + 1)θ.

sin(z sin θ) = 2 2n+1

n=0

Similmente, cos(zsinθ) è una funzione pari periodica, cosı̀ i coefficienti b sono

n

nulli. E, dal momento che

cos(z sin(π + θ)) = cos(z sin θ)

si ha a = 0 e, ponendo 2J (z) = a , si ottiene:

2n+1 2n 2n ∞

X

cos(z sin θ) = J (z) + 2 J (z) cos(2nθ).

0 2n

n=1

37

2 – Basi matematiche della Musica

Le funzioni J (z) che danno i coefficienti di Fourier in questi sviluppi, sono chia-

n

mate funzioni di Bessel del primo ordine. Possiamo dunque riscrivere questi

J (z), grazie alle equazioni (2.8 e 2.9), sotto forma di integrali:

n 2π

Z

1 sin(2n + 1)θ sin(z sin θ)dθ.

2J (z) =

2n+1 π 0

Essendo l’integranda una funzione pari, si ottiene:

π

Z

1

J (z) = sin(2n + 1)θ sin(z sin θ)dθ.

2n+1 π 0

Poichè π

Z

1 cos(2n + 1)θ cos(z sin θ)dθ = 0,

π 0

sommando questa quantità (nulla) all’espressione di J (z), otteniamo:

2n+1

π

Z

1 [cos(2n + 1)θ cos(z sin θ) + sin(2n + 1)θ sin(z sin θ)]dθ

J (z) =

2n+1 π 0 π

Z

1 −

= cos((2n + 1)θ z sin θ)dθ.

π 0

Analogamente si ottiene: 2π

Z

1

2J (z) = cos 2nθ cos(z sin θ)dθ

2n π 0

che con simili operazioni, prende la forma:

π

Z

1 −

J (z) = cos(2nθ z sin θ)dθ.

2n π 0

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