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Ho svolto la mia tesina sui sistemi elettorali europei. In questo ultimo anno sono stato chiamato ad esercitare per la prima volta, insieme ai miei coetanei, il fondamentale diritto di voto, il quale rende la nostra una Repubblica democratica e rappresentativa.
Trovandomi per la prima volta così vicino alla politica, e vista la mia non eccelsa informazione su di essa, mi sono deciso a capirne qualcosa di più. Per questo ho iniziato a informarmi sui vari programmi politici e su chi erano le persone che presentavano e dibattevano sui programmi. In poche parole mi sono immerso in un mondo che fino a poco prima per me era sconosciuto o quasi.
Deciso a dare un senso al voto ho cominciato a seguire i dibattiti, i discorsi, i comizi, le discussioni che avvenivano in tv, a casa, a scuola. Ho cominciato a confrontare le idee che mi stavano nascendo in testa con quelle dei miei compagni, parenti, amici e professori così da avere una visione più chiara sulla mole di informazioni con le quali entravo in contatto. Il mio particolare interesse e la mia curiosità mi condussero a cercare di capire perché in molti proponevano di modificare la legge elettorale e soprattutto perché questa venisse definita Porcellum.
Da qui le domande mi sono cominciate a venire spontanee. Perché tutti contro questa legge? Che cos'ha che non va? In cosa è sbagliata? Come dovrebbe essere?
In effetti ero venuto a conoscenza che la governabilità del nostro paese in questi anni era molto precaria e poco stabile. In particolare mi aveva colpito il fatto che tutti gli esponenti politici si dichiaravano contrari a questa legge (entrata in vigore nel 2005) e nonostante questo nessuno aveva fatto proposte o era venuto a patti con gli altri partiti per cambiarla e migliorarla.
Da queste piccole domande che crescevano dentro di me è nata la curiosità per capire se anche gli Paesi europei avevano questo problema che sembrava il principale obbiettivo del nostro nuovo Governo. Queste considerazioni sono state la scintilla che mi ha convinto a informarmi su un così delicato argomento e capirne in particolare il funzionamento. Così ho esaminato le varie tipologie di sistemi elettorali che sono tuttora vigenti in Europa. Cercando di comprendere le differenze, i pregi e i difetti, la base storica che appartiene ad ogni sistema.
Giunto alla fine del mio percorso scolastico, e avendo la possibilità di tenere una piccola parte del colloquio orale dell'esame di stato 2012/2013 su un argomento a mia scelta, non mi è venuto in mente argomento migliore di questo da trattare nella mia tesina di maturità.
CHE COS'È UN SISTEMA ELETTORALE
Il sistema elettorale è costituito dall’insieme delle regole che si adottano in una democrazia
rappresentativa per trasformare le preferenze espresse degli elettori durante le elezioni in voti
e i voti in seggi da assegnare all'interno del Parlamento o più in generale di un'assemblea
legislativa.
I componenti che assumono maggior rilevanza all'interno di un sistema elettorale sono
principalmente tre:
I metodi per la distribuzione dei seggi.
La scheda elettorale;
Il collegio elettorale;
Di particolare rilevanza sono i metodi attraverso i quali vengono distribuiti i seggi. I
principali sono:
1. Il sistema maggioritario: è il sistema matematicamente più semplice perché assegna i
seggi solo a coloro che hanno vinto le elezioni. Questo sistema si basa sulla suddivisione
del territorio in collegi elettorali dove verranno proposte liste uninominali. Ne sono un
esempio, nonostante differiscano tra loro, il sistema Inglese e quello Francese. In
particolare in Gran Bretagna viene usata un metodo a maggioranza semplice (first past
the post) ovvero il candidato che ottiene più voti nel collegio elettorale si aggiudica il
seggio. Il sistema Francese, o a doppio turno, assegna il seggio a chi ottiene la
maggioranza assoluta (50%+1), e se non si raggiunge alla prima votazione, se ne esegue
una seconda che esclude i candidati che non hanno raggiunto una determinata soglia; si
reitera questo procedimento fino all'assegnazione del seggio. Il sistema maggioritario è il
più semplice da attuare. Il suo utilizzo risale direttamente al mondo classico dove veniva
usato per effettuare la rappresentanza politica diretta. Il principale vantaggio di questo
metodo è la creazione di una maggioranza solida, perché andranno al potere quelle
fazioni che sono radicate in tutto il territorio. Si comprende facilmente come lo
svantaggio sia la non rappresentanza delle minoranze che difficilmente avranno un
elettorato concentrato su una piccola porzione di territorio così da garantirgli un seggio.
2. Il sistema proporzionale: venne introdotto nel corso del '900 su spinta delle fazioni
politiche più vicine al proletariato; in particolare dalle sinistre socialiste e da quelle
centriste popolari. La caratteristica distintiva di questo sistema è l'assegnazione dei seggi
tra tutte le liste o partiti che hanno ottenuto voti. Si ottiene in questo modo un organo che
rispecchia perfettamente le preferenze del popolo. L'altra faccia della medaglia è che si
avrà un Parlamento che potrebbe anche essere molto diversificato e che costringa i partiti
a venire a patti (creando coalizioni) per poter adempiere al loro progetto politico. Spesso
però se ne ricavano accordi instabili che complicano solamente la vita politica del paese.
I principali metodi proporzionali sono 2 e sono il metodo dei divisori e il metodo dei
quozienti. Il metodo dei divisori consiste nel dividere i numeri dei suffragi espressi per
una serie di divisori che possono assumere valori fino al massimo di seggi disponibili (es.
seggi disp. 8 divisori: 1-2-...-8). Esistono diverse varianti di questi metodi che
differiscono per il valore che i divisori assumono. Il metodo del quoziente si basa sul
calcolo, appunto, di un quoziente, di solito trovato dal rapporto tra il numero di voti e i
seggi da assegnare. I calcoli per l'assegnazione vanno fatti per interi, e i seggi rimanenti
verranno assegnati in relazione ai resti in modo decrescente.
3. Il sistema misto: si comprende quindi che nessuno dei sistemi sopra citati è perfetto. Il
sistema maggioritario favorisce la governabilità del paese ma lo fa a discapito di una
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reale trasposizione del voto popolare all'interno del parlamento. Viceversa con un sistema
proporzionale vengono rispecchiate nel Parlamento le preferenze dei cittadini, ma a
discapito della governabilità. Per fronteggiare questo ed evitare situazioni problematiche
sono stati studiati dei sistemi che cercano di fronteggiare le mancanze sia del sistema
maggioritario sia del sistema proporzionale creando sistemi misti o corretti. Il nostro
Paese ora adotta un sistema proporzionale corretto, ma nel corso della sua storia ha
accolto sia il sistema proporzionale, con la prima Repubblica, che il sistema
maggioritario con la legge elettorale del '93. Al giorno d'oggi i sistemi misti sono adottati
oltre che dallo Stato Italiano, anche dall' Est europeo, dalla Svizzera in determinate
votazioni e in Spagna.
Per comprendere appieno il funzionamento dei sistemi elettorali non ci si può basare solo
sulla conoscenza dei metodi per la trasposizione dei voti in seggi, ma occorre considerare
altri componenti che compongono il sistema. Uno di questi componenti è la forma che
scheda elettorale può assumere. In particolare si può distinguere tra la possibilità dell'elettore
di votare un solo candidato o una sola lista (di solito nei sistemi maggioritari) o di esprimere
una scelta più articolata sistemando in un ordine soggettivo i candidati o le liste o i partiti
(questa libertà di solito viene concessa nei sistemi proporzionali e proporzionali corretti).
Altro componente importante ed essenziale dei sistemi elettorali lo si trova nel collegio
elettorale. Generalmente questo è rappresentato da aree territoriali, ma può anche essere
definito da vincoli razziali, religiosi, di censo o di casta. In questo modo si riesce a
distribuire un definito numero di seggi ad una specifica minoranza che si vuole tutelare.
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I MAGGIORI SISTEMI ELETTORALI EUROPEI
IL SISTEMA MAGGIORITARIO INGLESE
Il Parlamento del Regno Unito è composto da due Camere con funzioni diverse, la Camera
dei Comuni (House of Commons) e la Camera dei Lords (House of Lords). Di queste due
camere, solo quella dei Comuni è elettiva, per questo mi soffermerò solo sul meccanismo per
formare codesta.
Come detto prima il sistema elettorale Britannico è un sistema maggioritario. Essendo di tipo
maggioritario i collegi sono uninominali, anche se si è arrivati a questo solo dal 1950, prima
erano plurinominali.
Il funzionamento è abbastanza semplice; il territorio è suddiviso in tanti collegi
(constituencies) uninominali quanti sono i membri del Parlamento. La suddivisione del
territorio viene effettuata seguendo un criterio demografico. Per seguire questo criterio si
cerca di formare constituencies di circa 68'000 elettori, vi sono eccezioni per motivi
geografici e di praticità. Attualmente il territorio britannico è suddiviso in 646 collegi. Da
ogni collegio quindi viene nominato un Parlamentare. Ricoprirà il ruolo il candidato che
riporterà più voti indipendentemente dal margine di distacco dagli altri candidati.
Fanno parte del corpo elettorale tutti i cittadini del Regno Unito, del Commonwealth e della
Repubblica d'Irlanda che hanno compiuto il 18esimo anno di età e risiedono in Gran
Bretagna o Irlanda del Nord.
Per quanto riguarda la scheda elettorale essa riporta in ordine alfabetico i nomi dei candidati
in gara nel collegio. Il diritto di voto viene espresso attraverso l'apposizione di una croce sul
nome del candidato scelto.
Il sistema elettorale inglese, essendo un sistema maggioritario puro, premia soprattutto i due
partiti più grandi, laburisti e conservatori, mentre svantaggia notevolmente il terzo partito, i
liberali, che pur riuscendo ad ottenere una buona fetta del voto popolare, difficilmente
riescono a conquistare seggi, in quanto il loro elettorato è inferiore a quello dei due maggiori
partiti ed è disperso su tutto il territorio. Il sistema ha favorito l’affermazione di un modello
sostanzialmente
bipartitico, in cui i due principali partiti si alternano al governo, anche se è importante
sottolineare che in realtà un sistema maggioritario non può produrre di per sé un formato
bipartitico ma può contribuire a mantenerlo se è già esistente.
Nonostante questo ci sono delle eccezioni che portano comunque le minoranze al potere, ed
un esempio è dato dal governo di D. Cameron, che si basa sull'alleanza tra conservatori e
liberal-democratici.
Commento sul sistema:
Le critiche a questo sistema sono principalmente due: la poca rappresentatività e la
possibilità del voto strategico. La poca rappresentatività di un sistema maggioritario l'ho già
citata prima, ma visto che la storia ci fornisce un esempio pratico perché non usarlo? Nel
1951 il popolo britannico si trovò pressoché equamente diviso tra conservatori e laburisti, lo
scarto era di un punto percentuale a favore dei laburisti, ma ciò nonostante i conservatori
strapparono una maggioranza alla camera con 321 seggi (294 laburisti, 6 liberali, 3 altri
partiti). Si può sfruttare questo esempio anche per far notare come il bipartitismo sia forte in
Gran Bretagna, e sia aiutato dal sistema maggioritario.
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Per voto strategico si considera la possibilità che un elettore, visto che solo un candidato
uscirà dal collegio, opti per votare il candidato che ha più probabilità di uscire vincitore e che
gli resti meno scomodo. Inerente a questo fatto c'è il fatto che molti voti andranno sprecati
perché fedeli al loro candidato. Per quest'ultima ragione il sistema first past the post è stato
considerato antidemocratico. Nel '97 fu istituita una commissione per correggere questa
pecca, ma nel corso degli anni le soluzioni trovate non furono mai messe in atto e finirono
accantonate
È anche vero che un sistema come questo ha anche dei vantaggi. Oltre a garantire una larga
maggioranza al partito vincitore, il meccanismo di trasformazione voto-seggio è facilmente
comprensibile per l'elettore a differenza di altri sistemi elettorali. Il fatto che al governo ci sia
un solo partito e non una coalizione, fa ci che merito e colpe siano facilmente imputabili agli
occhi dell'elettore. Inoltre si viene a creare un rapporto molto stretto tra il deputato e
l'elettore, il che comporta una maggior responsabilità del deputato nei confronti del suo
elettorato. Il fatto che le minoranze non siano rappresentate non è sempre un male visto che
si evita di avere il potere parlamentare in mano a piccoli partiti (partiti ricatto) e si estirpa la
possibilità di governi estremisti.
Non essendoci coalizioni, si ha il governo in mano ad un unico partito scelto dagli elettori e
il potere non sarà distribuito ad una coalizione retta da accordi tra partiti.
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IL SISTEMA A DOPPIO TURNO FRANCESE
In Francia vige uno stato di Repubblica semipresidenziale, dove il potere esecutivo è
condiviso da Presidente e Primo Ministro, ma solo il primo è eletto direttamente dal popolo.
Il Parlamento francese è composto da due camere con compiti e ruoli diversi. Il Senato è la
camera eletta indirettamente a livello locale, mentre l'Assemblea Nazionale è eletta con un
sistema di voto maggioritario, diretto a doppio turno.
In particolare ora esplicherò come la Francia è arrivata ad avere questo sistema
maggioritario, come questo influisca sulla politica francese, il suo funzionamento, pregi e
difetti.
In questi ultimi due secoli la Francia ha adottato sia sistemi proporzionali che sistemi
maggioritari. Dopo la rivoluzione francese, allo stato è dato un sistema elettorale
proporzionale che per motivi di stabilità è diventato maggioritario nel corso degli anni.
Quando ci si è resi conto della poca rappresentatività che avevano le minoranze si è
rieffettuato il cambio, salvo poi trovarsi 17 governi diversi in 12 anni, vista l'impossibilità
della vita politica in tali condizioni, si è ritornati al sistema maggioritario ampliandolo
inserendo il doppio turno ('58).
Un sistema a doppio turno, come dice il nome, presuppone due votazioni a distanza di breve
tempo (7 giorni) entro il quale si convertiranno i voti in seggi. Per ottenere il seggio
direttamente al primo turno un candidato deve ottenere la maggioranza assoluta (50%+1) dei
voti espressi e questi devono rappresentare almeno il 25% degli iscritti alla lista del collegio
elettorale. In pratica però è molto difficile che questo si realizzi visto che il primo turno