Concetti Chiave
- Il capitolo 21 aggiunge il personaggio di Marta e si svolge nel castello dell'Innominato a novembre 1628, mantenendo temi costanti del romanzo.
- Lucia viene rapita e portata al castello. L'Innominato, pur avendo compassione per lei, è tormentato dai suoi ordini e pensa di liberarla il giorno seguente.
- L'Innominato è profondamente colpito dalle parole di Lucia, che lo spingono a riflettere sulla sua vita e sulle sue azioni passate.
- Lucia, disperata, prega e fa un voto alla Madonna per la sua liberazione, promettendo di rinunciare a sposare Renzo.
- L'Innominato passa una notte agitata, combattuto tra il desiderio di liberare Lucia e la paura delle conseguenze, e viene infine turbato da un suono di campane festose all'alba.
Questo ventunesimo capitolo dei Promessi Sposi, oltre a mantenere gli stessi temi che ormai prevalgono dall’inizio del romanzo, vede l’aggiunta di un nuovo personaggio, Marta, mentre tutti gli altri rimangono. Le vicende hanno luogo nel castello dell’Innominato e per quanto riguarda il tempo della storia, è collocabile alla fine del mese di novembre 1628.
Indice
L'Arrivo di Lucia al Castello
La vecchia corre ad eseguire gli ordini dell’Innominato, e tutti gli altri le obbediscono al solo sentire il nome del padrone di casa; la donna giunge con la portantina alla Malanotte poco prima dell’arrivo della carrozza, quindi ferma il cocchiere e sussurra quanto voluto dall’Innominato al Nibbio.
Lucia scuote la testa, come da una specie di confusione, e vede il volto della vecchia che si affaccia allo sportello, e la invita a scendere con voce alquanto raddolcita, il che costringe i bravi a far obbedire la loro prigioniera qualora si opponesse. La ragazza è molto spaventata e vorrebbe gettare un urlo, ma il Nibbio la minaccia di soffocarle il grido col fazzoletto, al che Lucia viene fatta scendere e sale sulla portantina, seguita dalla vecchia. Il Nibbio sale velocemente lungo l’erta, seguito da altri due bravi, mentre la portantina si dirige verso il castello, e la ragazza, all’interno, continua a domandare alla vecchia chi sia e dove la stia portando. La donna cerca di consolarla e di farle coraggio, come il padrone le ha detto, anche se Lucia non sembra tranquillizzarsi affatto e la prega più volte di lasciarla andare, invocando persino il santo nome di Maria.Il Dubbio dell'Innominato
Intanto l’Innominato è in piedi dinanzi alla porta del castello, e osserva la portantina avanzare, mentre il Nibbio procede a passi rapidi verso il padrone, appartandosi con lui in una sala. Il bravo fa il suo rapporto sul quanto compiuto, sottolineando che tutto si è svolto secondo i piani, anche se ammette che avrebbe preferito uccidere la ragazza piuttosto che vederla soffrire in viso: l’Innominato chiede poi spiegazioni e il Nibbio afferma che la giovane gli ha ispirato compassione, cosa che stupisce non poco il padrone. Il Nibbio dichiara che la compassione è simile alla paura e quando uno ne è in preda non è più uomo, come ha sperimentato lui stesso nel viaggio da Monza, dove ha visto Lucia piangere e disperarsi. L’Innominato pensa tra sé e sé che non vuole avere nel suo castello quella prigioniera, ed è sul punto di ordinare al Nibbio di condurla subito da Don Rodrigo, ma poi qualcosa dentro di lui lo trattiene e si limita a indurre il bravo a riposarsi, in attesa di nuovi ordini. Rimasto solo, l’uomo inizia a rodersi e chiedersi quale demonio protegga la ragazza che ha sconvolto il bravo a tal punto, ripromettendosi di mandarla via il mattino seguente e pensando che ha servito il signorotto perché lo ha promesso e perché questo è in fondo il suo destino, mentre medita di chiedere a Don Rodrigo una ricompensa scabrosa a compenso di questa cosa che lo tormenta.
L'Incontro tra Lucia e l'Innominato
L'Innominato continua a pensare alla compassione ispirata da Lucia al Nibbio, ed è preso dal desiderio di volerla vedere, si reca perciò a passi rapidi verso la camera della vecchia dove la giovane è rinchiusa. Giunge fino alla porta, dove bussa con un calcio, al che la vecchia accorre e il bandito si affaccia sulla soglia, vedendo rannicchiata a terra la ragazza in un punto lontano dalla porta: irritato, l’uomo rimprovera la vecchia per aver lasciato la giovane in quelle condizioni, ma la donna si difende dicendo che Lucia si è messa dove desiderava e che lei non si è sottratta a darle coraggio. A questo punto l’Innominato ordina con voce più severa a Lucia di alzarsi, anche se la giovane non si muove e rimane con la testa tra le mani, ancor di più spaventata dall’arrivo di quell’uomo; egli rinnova l’invito dicendole che non intende affatto farle del male, al che si inginocchia a mani giunte di fronte a lui, invitandolo a ucciderla. L’Innominato ritorna nuovamente a dire che non vuole farle del male, e Lucia si lamenta del fatto di essere stata rapita e condotta in quel luogo, chiedendo infine, al suo sequestratore, pietà nel nome di Dio. L'uomo è avvilito a sentire quelle parole, rimproverando direttamente la giovane di volergli incutere timore invocando quel tipo di Dio che lui non riconosce, ma la ragazza torna a supplicare l’Innominato di liberarla e di riportarla da sua madre, che potrebbe essere non molto lontana da lì. Lucia crede di vedere un’ombra di compassione sul volto del suo rapitore e lo invita a dire solamente una parola per liberarla, poiché “Dio perdona tante cose”. L’Innominato si rammarica di nuovo del fatto che Lucia non sia figlia di uno dei suoi nemici, e la giovane, rincuorata, torna a pregarlo di liberarla, venendo poi consolata dal bandito con un tono di voce talmente raddolcito e pietoso che perfino la vecchia non crede alle proprie orecchie. L’uomo non promette nulla, e si limita a dire “domattina”, quindi, conforta Lucia dicendo che una donna presto le porterà da mangiare, e si rivolge poi alla vecchia, ordinandole con tono impietoso di tenere “allegra” la giovane, di farla mangiare, e di metterla poi a dormire nel suo letto e anche di passare la notte sul pavimento se Lucia non vorrà con sé. L’uomo ammonisce la vecchia a far sì che la giovane non si lamenti troppo del suo operato, e si congeda quindi prima che Lucia possa avere altro tempo per trattenerlo.
La Notte di Lucia
Lucia prega la vecchia di chiudere subito la porta, e ritorna a rannicchiarsi in un cantuccio, chiedendo solo alla sua carceriera di dirle il nome di quell’uomo: la vecchia, irritata dal tipo di domande, rifiuta di rispondere per evitare guai, e maledice tra sé le giovani donne che suscitano commozione negli uomini. Poi sente la giovane singhiozzare e prova a consolarla, dicendole che molti sarebbero felice di sentire le parole che il padrone le ha appena rivolto e rammaricandogli che tra poco le porteranno da mangiare. Poi Lucia potrà andare a letto e, spera che la giovane le lascerà un angolo anche per lei, ma la ragazza ribatte di non voler mangiare né dormire, e chiede soltanto di essere lasciata in pace, al che la vecchia si siede su una seggiola e lancia ogni tanto occhiate astiose alla prigioniera. Lucia è come stordita, e non prova né fame, né freddo, simile a un febbricitante in preda al panico, quando a un tratto sente bussare: atterrita, esorta la vecchia di non far entrare nessuno, ma la donna dice che è Marta con la cena, al che, aperta la porta, prende dall’altra donna una cesta che ripone sul tavolo al centro della stanza, non prima di aver chiuso l’uscio. La vecchia inizia a mangiare desiderosa, invitando Lucia a unirsi a lei e lodando la squisitezza della cena, nonostante la ragazza non vuol saperne niente di consumare qualcosa. La donna termina il suo pasto, ed invita Lucia a venire a letto, anche se la giovane rifiuta anche questo e si limita a chiedere se la porta è ben chiusa, alzandosi e facendo di dirigersi a controllare. La vecchia la precede e le mostra il paletto ben saldo nella saldatura, quindi esorta ancora la ragazza a riposare e a non restare accucciata come un cane per terra. La vecchia si stende infine a letto e si mette sulla sponda, lasciando un po' di spazio a Lucia in caso cambiasse idea; quindi, si infila vestita nelle coperte e dopo poco tempo, tutto tace.
La Preghiera di Lucia
Lucia rimane immobile nella semi-oscurità, e con il volto nascosto tra le mani, in preda a uno stato tra la veglia e il sonno caratterizzato da torbidi pensieri. Dopo un lungo periodo di angoscia, in cui passa dalla coscienza della sua situazione alla paura per l’avvenire, la ragazza cade a terra stremata e fa di addormentarsi, anche se poco dopo si scuote per riprendere padronanza di sé: tende l’orecchio e sente il russare continuo della vecchia, mentre la luce incerta del lucignolo getta ombre sinistre e confuse. Riacquista così la piena coscienza della situazione e si rammenta di tutto ciò che è successo nella giornata, provando una tale angoscia che desidera di morire: poi però è presa da una volontà di preghiera e, riguadagnando tale speranza, prende la corona del rosario e inizia a sgranarlo recitando sottovoce delle orazioni, mentre sente a poco a poco nascere in sé una nuova fiducia. A un tratto la giovane si rende conto che magari le sue preghiere sarebbero più facilmente accolte se promettesse in cambio qualcosa, e poiché si rende conto che tutto ciò di più caro che ha avuto è l’amore per Renzo, decide di fare sacrificio di questo con un voto alla Madonna. Si alza dunque da terra e si inginocchia sul pavimento, con le mani giunte prende la corona del rosario e solleva gli occhi al cielo, chiedendo a Maria di salvarla da questo pericolo facendola tornare dalla madre, promettendo in cambio di rimanere vergine e rinunciare a sposare Renzo, proposito per il quale pronuncia un voto solenne. In seguito, si mette il rosario intorno al collo e siede per terra, sentendo nascere nuovamente dentro di sé una nuova e profonda tranquillità, specie ripensando alle parole dell’uomo, che le ha detto “domattina” e che la ragazza interpreta ora come delle parole di salvezza. Stremata da tante emozioni, si addormenta alla fine quando ormai sta nascendo un nuovo giorno e con il santo nome di Maria tra le labbra.
L'Insonnia dell'Innominato
Anche l’Innominato desidererebbe dormire come Lucia, in un’altra stanza del suo castello, tuttavia però non vi riuscirà per tutta la notte. Dopo essere quasi scappato dalla camera ove la ragazza è “rinchiusa”, il bandito le ordina di portarle la cena e fa poi il consueto giro di guardia della fortezza, chiudendosi infine nella sua stanza come se volesse fuggire da qualcosa. Tuttavia, il pensiero fisso di Lucia tremante e le parole che le ha rivolto la giovane, continuano a tormentarlo ed è chiaro che non riuscirà a prender sonno facilmente: maledice allora la sua decisione di voler vedere la ragazza, rimproverandosi di essersi lasciato impietosire da una donnicciola, e cercando di scuotersi dal pensiero che spesso, nella sua vita, abbia sentito donne piangere e talvolta anche uomini. Questi ricordi, però, non gli ridanno affatto coraggio, né lo motivano a terminare l’impresa cominciata, ma anzi, gli inducono nell’animo una specie di terrore, quasi un pentimento, di cui si rammarica molto. È tentato all’idea di liberare Lucia e di vedere il suo volto rasserenato, per riuscire a trovare sollievo dall’inquietudine che sembra logorarlo, anche se subito dopo è atterrito dalla propria debolezza e si dice certo che la questione passerà, cercando di pensare a qualche altra impresa da ideare per tenere la mente occupata. Non trova tuttavia alcun pensiero che gli possa recare conforto e, al contrario, le imprese iniziate lo atterriscono ancor di più, facendolo pentire delle azioni fatte, mentre il futuro gli appare privo di stimoli e la memoria del passato cala pesantemente sulla sua anima. Medita nuovamente di liberare Lucia, nonostante vorrebbe dire mancare alla promessa fatta a Don Rodrigo, e inizia poi a pensare come possa essersi messo d’accordo con un simile individuo, per far patire una povera e innocente contadina, concludendo che l’ha fatto per l’antica abitudine verso il male che lo “guida” da sempre: ciò lo spinge a passare in rassegna tutte le cattive opere commesse negli anni precedenti, a pensare a tutti i delitti commessi, pensiero che gli sembra insopportabile e che gli si presenta in tutta la sua mostruosità, portandolo all’esasperazione. Afferra dunque una pistola posta alla parete accanto, ed è sul punto di uccidersi, quando pensa al suo cadavere che verrebbe trovato il giorno dopo e allo scompiglio nel castello, alla gioia dei suoi nemici e di chi gli sopravvivrà; suicidarsi nel buio della notte non gli sembra un’azione corretta, e continua ad abbassare ed alzare il cane della pistola, mentre lo assale anche il pensiero angoscioso che forse, quella vita dopo la morte di cui gli hanno parlato fin da piccolo, esiste davvero.
Il Pentimento dell'Innominato
Il dubbio getta l’Innominato in una fitta disperazione, che lo porta a lasciar cadere a terra la pistola e a mettersi le mani fra i capelli, tremando dalla paura: a un tratto però gli tornano in mente le parole di Lucia (“Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia”), pronunciate tuttavia con un accento autorevole che gli ridona un attimo di speranza, mentre vede Lucia non già come la sua prigioniera, bensì come colei che può dispensargli una grazia. È ansioso che spunti il giorno, per correre a liberarla e ottenere il suo perdono, disposto addirittura a portarla lui stesso in persona dalla madre, quando lo assale però l’incertezza su ciò che potrà fare la ragazza il giorno dopo, e poi quello seguente e quello dopo ancora; soprattutto lo atterrisce il pensiero che presto la notte calerà di nuovo e tornerà a tormentarlo, per cui passa dal proposito di fuggire in un paese lontano dove nessuno possa riconoscerlo, a quello di far ritorno alle sue malefatte superando una crisi passeggera, mentre teme di mostrarsi diverso ai suoi bravi.
L'Alba e la Speranza
Infine, sul far dell’alba, quando Lucia si è da poco addormentata, l’Innominato udisce un rumore confuso e festoso provenire dalla valle, e capisce che si tratta di uno scampanio: curioso di capire che cosa riguardi, l’uomo di alza dal letto e si affaccia a una finestra, vedendo una gran frotta di gente in cammino verso il fondo della valle e formata da uomini, donne, bambini, che aumentano via via di numero e procedono tutti allegramente verso una destinazione comune sconosciuta al bandito. L’Innominato non riesce proprio a spiegarsi le ragioni di quella marcia e, soprattutto, della gioia che traspare dagli atti delle persone e dalle campane a festa, il che accende in lui un forte desiderio di saperne di più: chiama perciò uno dei bravi che dorme nella stanza accanto, e lo incarica di informarsi sul proposito, mentre il bandito rimane sulla finestra ad osservare uno spettacolo così insolito per lui.
Domande da interrogazione
- Qual è il nuovo personaggio introdotto in questo capitolo dei Promessi Sposi?
- Quali sono i sentimenti dell'Innominato riguardo a Lucia?
- Come reagisce Lucia alla sua prigionia nel castello dell'Innominato?
- Quali pensieri tormentano l'Innominato durante la notte?
- Cosa accade all'alba che attira l'attenzione dell'Innominato?
Il nuovo personaggio introdotto è Marta, che appare durante la notte di Lucia al castello.
L'Innominato è tormentato dalla compassione che Lucia ispira, e si trova in conflitto tra il desiderio di liberarla e la sua abitudine al male.
Lucia è spaventata e disperata, prega per la sua liberazione e fa un voto alla Madonna di rimanere vergine se verrà salvata.
L'Innominato è tormentato dai ricordi delle sue azioni passate e dalla possibilità di una vita dopo la morte, che lo porta a considerare il suicidio.
All'alba, l'Innominato sente un rumore festoso e vede una folla di persone in cammino, il che accende in lui il desiderio di scoprire la causa di tale gioia.