Concetti Chiave
- Nel tredicesimo capitolo de "I Promessi Sposi", Renzo assiste all'assalto della folla alla casa del vicario a Milano, l'11 novembre 1628, durante il tumulto di S. Martino.
- Il vicario di Provvisione si rifugia in soffitta, mentre i rivoltosi cercano di sfondare la porta, con Renzo che tenta di evitare il linciaggio.
- L'arrivo del cancelliere Ferrer in carrozza calma parzialmente i tumulti, convincendo la folla che il vicario sarà portato in prigione.
- Ferrer, con l'aiuto della sua popolarità e di Renzo, riesce a salvare il vicario e a portarlo al sicuro, nonostante la tensione e la violenza della folla.
- Nonostante la pericolosità della situazione, Ferrer riesce a contenere la folla e a condurre il vicario al Castello Sforzesco, lasciando incerto il destino del funzionario.
Indice
L'assalto alla casa del vicario
Questo tredicesimo capitolo de “I Promessi Sposi”, vede l’assalto da parte della folla alla casa del vicario, e Renzo, che assiste in prima persona all’episodio e all’arrivo di Ferrer in carrozza.
Ci si trova a Milano, l’11 Novembre 1628, predominano come sempre i temi della giustizia, carestia, il tumulto di S. Martino e la nobiltà. Si assiste anche all’entrata in scena di nuovi personaggi quali il vecchio mal vissuto, il vicario di provvisione e il cocchiere Pedro.Il panico del vicario
Mentre il vicario di Provvisione è a casa sua, intento a digerire un pasto appena consumato, alcuni cittadini lo raggiungono per informarlo che la folla ha intenzione di dirigersi a casa sua per linciarlo. I servi gli comunicano che i rivoltosi sono oramai in arrivo e che tentare la fuga risulta una cosa impossibile, per cui si provvedono a sprangare porte e finestre, intanto che si udisce il forte urlo della folla che si avvicina sempre di più. Il pover’uomo si rifugia in soffitta, preso dal panico, da dove osserva da una fessura la folla che lo raggiunge, per poi rannicchiarsi in un angolo appartato. Nel frattempo, i rivoltosi stanno provando a sconficcare la porta in tutti i modi e Renzo, che si trova coinvolto nel tumulto, si caccia da lì in mezzo deliberatamente. Il giovane, infatti, non è favorevole al saccheggio dei forni, e tuttavia non condivide nemmeno la scelta della folla di assalire il vicario; persino è inorridito dall’idea di spargere sangue e si è unito alla sommossa al fine di salvare il vicario dal linciaggio. Addirittura i più esagitati provano ad abbattere la porta colpendola ripetutamente con dei sassi e attrezzi vari, frattanto che altri ancora si adoperano ad aprire una fessura nel muro o ad incitare con le parole.
L'arrivo dei soldati
I magistrati di Milano, informati dell’accaduto, avvertono a loro volta il comandante della guarnigione del Castello Sforzesco, il quale invia sul posto dei soldati. Al loro arrivo, trovano la casa del vicario sotto assedio, e si fermano ad una certa distanza nel mentre che l’ufficiale decida sul da farsi. Sparare sulla folla sarebbe crudele e pericoloso, ed inciterebbe anche i più violenti ad andare contro i soldati, per cui si esclude questa prima ipotesi; perfino tentare di disperdere la folla risulterebbe rischioso, perché permetterebbe alla folla di sovrapporre i soldati. La decisione dell’ufficiale viene tuttavia interpretata come una scelta di paura, e perciò i popolani iniziano a provocare i soldati con grida e atteggiamenti noncuranti, e addirittura quelli più vicini alla casa non si accorgono nemmeno della presenza militare e continuano come se niente fosse.
Renzo e la folla
Tra gli esagitati si evidenzia un vecchio dall’aspetto trasandato, con lo sguardo pieno di odio, che agita in aria un martello con dei chiodi esprimendo di voler attaccare il corpo del vicario ad un battente quando egli verrà ucciso. Renzo rimane atterrito da tale espressione, al punto che, vedendo anche altri rivoltosi non condividere approvazione, si lascia sfuggire in mezzo alla folla esclamazioni che incitano i rivoltosi a non abbandonarsi ad atti insensati di violenza, rimanendo fedeli a Dio. Uno vicino a lui, ascolta le sue parole e lo accusa di essere un traditore, facendo diffondere tra la folla la voce che ci sia lì in mezzo una spia del vicario. Il giovane vorrebbe sparire da quella situazione, nonostante sia protetto da alcuni vicini a lui, quando ad un certo punto si sente gridare qualcuno che chiede di fare spazio, il che salva la reputazione del giovane inferocita da altri popolani.
La scala e Ferrer
Alcuni rivoltosi stanno portando sulle spalle una lunga e pesante scala a pioli, con il quale intendono arrampicarsi per accedere alla casa del vicario tramite una finestra: tuttavia l’operazione risulta molto complessa, poiché nell’avanzare tra la folla, la scala sfugge di mano a chi la trasporta facendola quindi cadere sugli altri popolani, anche se lentamente si avvicina alla casa. Renzo ne approfitta dello scompiglio creatosi per allontanarsi da quelle circostante, soprattutto per evitare rappresaglie da qualcuno che lo ha udito prima. Ad un tratto, tra la folla si sparge la voce che stia arrivando Ferrer in carrozza, notizia che suscita le più strambe reazioni e che provoca incredulità nei popolani presenti: tutti si voltano a guardare verso la zona indicata (senza ad ogni modo riuscendo ad intravedere qualcosa di significativo a causa della tante gente presente), ove proprio da quella parte sta arrivando il gran cancelliere per tirar in salvo in vicario, approfittandone della popolarità che ha acquistato con la decisione di imporre il calmiere sul prezzo del pane. Ben presto tra la folla, si diffonde anche la convinzione che il cancelliere sia arrivato con lo scopo di portare in prigione il vicario, mentre altri sono contrari in quanto vorrebbero esser loro a fare giustizia al vicario di Provvisione.
La disgressione dell'autore
L’autore rimarca tramite una disgressione il fatto che nelle rivolte popolari sia sempre presente un dato numero di esagitati, che per i motivi più vari ed eclatanti, cercano di tirar fuori le peggio cose e rinnovare i disordini nel momento in cui questi sembrano acquietarsi. Tuttavia, sono anche presenti coloro che si adoperano con impegno al fine di ottenere l’effetto contrario, magari per vicinanza o empatia alle persone minacciate, oppure per sincero orrore verso qualsiasi altro tipo di violenza. In ciascuna delle due fazioni si crea comunque un comune sentire, intanto che nella folla si creano uomini di diverse idee e sentimenti che possono inclinarsi all’uno o all’altro partito. I rivoltosi sono dunque come delle banderuole che si muovono senza propria volontà e che possono essere manipolati e usati per fini altrui, e poiché hanno una forza elevata, sono sempre presenti nei tumulti perché abili oratori in grado di tirare gli altri dalla propria parte, istigandoli anche a far qualcosa di bene o male.
L'arrivo di Ferrer
L’arrivo di Ferrer, da solo e senza alcuna scorta in mezzo a quel tumulto, suscita la viva approvazione di molti che lo elogiano come un benefattore del popolo e ridà la forza a coloro che stanno cercando di tenere a bada i rivoltosi. E si diffonde, di nuovo, la convinzione che egli sia venuto per portare in prigione il vicario di Provvisione, per cui i suoi sostenitori si spostano per far passare la carrozza tra la folla mentre ripetono le sue parole, rammaricando a tutti le buone azioni del cancelliere nell’abbassare il prezzo del pane. Nel momento in cui prevale il partito favorevole a Ferrer, alcuni rivoltosi allontanano con la forza coloro che stanno ancora cercando di scardinare la porta e sconficcare il muro, comunicando a chi sta all’interno dell’abitazione di far uscire il vicario (ovviamente è chiaro che le vere intenzioni del cancelliere sono quelle di mettere in salvo il vicario). Renzo allora, chiede se si tratti di quel Ferrer che “aiuta a far le gride”, poiché si ricorda della firma sotto la grida mostratagli da Azzecca-garbugli, e si convince dopo che il cancelliere è un galantuomo venuto a punire il vicario, per cui il giovane decide di prestare aiuto nell’impresa.
La carrozza avanza
Così, tra urti e spinte, procede lentamente la carrozza, e spesso Ferrer si affaccia dalla carrozza, atteggiandosi all’umiltà e alla benevolenza, e rivolgendosi ai popolani cerca di quietarli. Il gran cancelliere manda baci alla folla, affermando di voler fare “giustizia” e promettere pane per tutti in abbondanza. Addirittura, aggiunge di esser venuto al fine di imprigionare il vicario, precisando con alcune parole in spagnolo, e sollecita poi il cocchiere Pedro a procedere tra la folla. Anche Pedro sorride ai rivoltosi e chiede con fare manierato di far passare la carrozza, che, dopo tanta fatica, riesce a far avanzare. Inoltre, in questo gruppo, è anche attivo Renzo, il quale ha deciso di aiutare Ferrer e non intende andar via finché quel “galantuomo” non sarà riuscito a fare giustizia al vicario, per cui si dà da fare con urti e spintoni, quasi come avesse stretto un legame di amicizia col gran cancelliere.
Ferrer e il vicario
La carrozza continua ad avanzare con fare lento, costretta qualche volta a fermarsi ostacolata dalla folla. Ferrer continua a parlare alla folla cercando di collaborare con i rivoltosi fornendo risposte alle loro più ingenue domande e promettendo di portare il vicario in prigione, ripetendo cioè le parole “Pane” e “giustizia”. Quando finalmente la carrozza riesce a giungere a destinazione, di fronte alla porta dell’edificio si è creato uno spazio vuoto grazie all’opera incessante dei popolani favorevoli a Ferrer, tra i quali anche Renzo. Il gran cancelliere vede la mezza porta scardinata e quello spazio libero dinanzi ad esso, motivo per cui si affretta a scendere dalla carrozza ed attendere qualche istante sul predellino, acclamato dai presenti.
La fuga del vicario
Ferrer si affretta ad avvicinarsi all’uscio sconficcato della casa, che nel frattempo è stato già aperto da coloro che si trovavano all’interno: il cancelliere sguscia rapidamente, scomparendo alla vista dei rivoltosi (l’autore lo paragona proprio per questo a una serpe che si infila in un buco per fuggire). All’interno dell’abitazione, il vicario scende le scale preso dal panico, rianimandosi solo alla vista di Ferrer, che non esita a lodarlo e ringraziarlo, al che il cancelliere lo rassicura e lo conduce sulla sua carrozza, accompagnandolo quindi nel compimento di quel passo pericoloso e difficile, cioè uscire dall’abitazione tra il tumulto. I due si affrettano allora a venire fuori, uscendo per prima Ferrer e il vicario dietro di lui, nel mentre che i popolani cercano di sottrarlo alla vista della moltitudine: quest’ultimo e il cancelliere raggiungono la carrozza, dove il vicario è costretto a rifugiarsi in un angolo, nel frattempo che la folla applaude alla riuscita impresa di Ferrer e impreca contro il vicario. La carrozza si allontana riuscendo questa volta ad avanzare più rapidamente, soprattutto perché i rivoltosi sono abbastanza favorevoli a lasciar andare in prigione il vicario.
Il viaggio verso il castello
Il cancelliere raccomanda al vicario di Provvisione di rimanere ben nascosto sul fondo della carrozza per evitare di essere visto dalla folla, intanto che li cancelliere cerca di blandire con parole accorte i popolani. Ogni tanto però, si rivolge in spagnolo al vicario spiegandogli che dice codeste cose al fine di rabbonire i rivoltosi e riuscire a tenere a bada la folla, raggiungendo così i soldati spagnoli. L’uomo politico risponde con ironia al saluto dell’ufficiale, capendo di essere in torto e stringendo le spalle, mentre che il cocchiere si rianima solo alla vista dei “micheletti”, conducendo la carrozza al Castello Sforzesco. Ferrer esorta il vicario a rialzarsi, dal momento che non è più in pericolo: il funzionario così si rianima e ringrazia il suo salvatore, nonostante il gran cancelliere sia preoccupato dall’evolversi della vicenda, quali le reazioni del governatore di Milano riguardo la rivolta. Dal canto suo il vicario esprime l’intenzione di dimettersi dalla sua carica e ritirarsi lontano dalla folla inferocita dei Milanesi, ma Ferrer gli risponde che dovrà fare ciò che sarà più conveniente per il servizio al re. La carrozza giunge quindi al Castello Sforzesco e non si lascia intravedere quale sia poi il destino del vicario di Provvisione.
Domande da interrogazione
- Qual è l'evento principale descritto nel capitolo tredicesimo de "I Promessi Sposi"?
- Come reagisce il vicario di Provvisione all'assalto della sua casa?
- Qual è il ruolo di Renzo durante il tumulto?
- Come viene descritto l'arrivo di Ferrer e quale impatto ha sulla folla?
- Qual è il destino del vicario di Provvisione alla fine del capitolo?
L'evento principale è l'assalto della folla alla casa del vicario a Milano l'11 novembre 1628, con Renzo che assiste all'episodio e all'arrivo di Ferrer in carrozza.
Il vicario, preso dal panico, si rifugia in soffitta mentre la folla tenta di sfondare la porta della sua casa.
Renzo si trova coinvolto nel tumulto, ma non approva la violenza della folla e cerca di salvare il vicario dal linciaggio.
L'arrivo di Ferrer, da solo e senza scorta, suscita approvazione tra la folla, che lo vede come un benefattore venuto a portare giustizia e pane.
Il vicario viene salvato da Ferrer e portato in carrozza verso il Castello Sforzesco, con l'intenzione di metterlo al sicuro dalla folla.