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Renzo Ruolo &
Renzo è il protagonista della storia, e rappresenta il ceto popolare che, nel suo caratterizzazione sociale
caso specifico, subisce una trasformazione dal negativo al positivo.
Manzoni presenta Renzo tramite un breve ritratto diretto all’inizio del cap. II, Presentazione
&
procurandoci una breve descrizione: «…Lorenzo, o come dicevan tutti, Renzo non descrizione fisica
si fece molto aspettare […]. Era fin dall’adolescenza, rimasto privo de’ parenti,
ed esercitava la professione di filatore di seta, ereditaria, per dir così, nella sua
famiglia […] Oltre di questo possedeva Renzo un poderetto che faceva lavorare e
lavorava egli stesso, quando il filatoio stava fermo; in modo che, per la sua
condizione, poteva dirsi agiato[…]. Comparve davanti a don Abbondio, in gran
gala, con penne di vario colore al cappello, col suo pugnale dal manico bello, nel
taschino dei calzoni, con una cert’aria di festa e nello stesso tempo di braveria,
comune allora anche agli uomini più quieti…»
Renzo è un giovane che, nato e cresciuto nel limitato ambiente del suo paese,
conosce la vita solo nei suoi aspetti più semplici e consueti, cioè la fatica del
lavoro e la forza degli aggetti; la prima affrontata con l’entusiasmo e il vigore dei
vent’anni, l’altra intimamente sentita e tutta concentrata su un unico affetto.
Renzo, di indole buona, ha tuttavia un temperamento impetuoso, incline a scatti e Ritratto psicologico
ribellioni improvvise («un – pensa di lui don Abbondio
agnello se nessun lo tocca
– scatti e ribellioni che presto vengono e
ma se uno vuol contraddirgli…ih!»):
presto si dissipano e si calmano. Si tratta quindi d’esuberanza più che di
prepotenza, di vivacità unita ad un’ingenuità talvolta fanciullesca.
Renzo, infine, non è privo di una naturale intelligenza e furberia, che si rivelano
particolarmente infallibili nei momenti più critici. Perché Renzo non pensa al
male, è anzi incline a giudicare il suo prossimo con ottimismo; ma, quando è ben
certo d’esser fatto segno al sopruso e alla prepotenza, si ribella, mettendo in moto
tutta la sua intelligenza.
Renzo è un individuo, perché nel corso della storia subisce una Il suo Tipo / individuo
catarsi.
processo di formazione, si attua attraverso due esperienze: la sommossa e la
Milano appestata. Grazie a questi momenti, Renzo comprende la vanità delle
pretese umane, e si rassegna alla volontà di Dio. Fondamentali per questa
trasformazione sono la notte passata sull’Adda, in cui Renzo fa il bilancio degli
errori commessi durante la sommossa, e il perdono concesso a Don Rodrigo in
agonia nel lazzaretto. 2
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By Agnese
Agnese si può identificare come il personaggio che svolge la funzione di aiutante Ruolo
dei protagonisti all’interno della storia.
L’autore presenta questo personaggio indirettamente: non fornisce una descrizione Presentazione
completa, ma una serie di indizi che costruiscono la figura. Comunque, la sua
apparizione si ha nel cap. II «…Intanto la buna Agnese (così si chiamava la
madre di Lucia), messa in sospetto e in curiosità dalla parolina all’orecchio, e
.
dallo sparir della figlia, era discesa a vedere cosa c’era di nuovo…»
Agnese è la tipica donna che si trova nelle contrade brianzole. Il suo carattere, Ritratto psicologico
deciso e sbrigativo, unito ad un’esperienza di vita che lei stessa dentro di sé forse
sopravvaluta, la induce ad un’estrema sicurezza di giudizio; la sua sollecitudine e
il suo amore per l’unica figlia, velati da un riserbo che è proprio delle persone
abituate ad un’esistenza ridotta ai suoi valori essenziali, la sua facilità di parola e
la sua arditezza di espressioni, costituiscono un marchio inconfondibile.
Una caratteristica di Agnese è la sollecitudine con cui si dispone ad aiutare la
figlia nel raggiungimento della sua felicità. Agisce con la sicurezza di sé, propria
della gente di limitata cultura, che è portata a vedere una faccia sola della realtà,
quella che interessa direttamente.
I suoi giudizi e i suoi consigli sono sempre decisi, perché Agnese punta sulla sua
esperienza che si accompagna a un fondamentale ottimismo.
Vediamo invece, nel corso della vicenda, che se i suoi consigli hanno un risultato
positivo, questo avviene per puro caso. Per esempio, con il suo progetto ardito del
matrimonio a sorpresa, riesce a sventare il tentativo di incursione in casa sua e
rapimento della figlia, e se lei è riuscita a compiere quello che padre Cristoforo
non avrebbe fatto in tempo a fare, è colo opera di una volontà superiore,
indipendente del tutto dai piccoli pensamenti e imbrogli della furba contadina.
L’episodio del matrimonio a sorpresa serve a determinare la palese differenza tra
Agnese e Lucia. La donna non consiglia ai suoi giovani un passo contro la morale,
ma è evidente su quale diverso piano si trovino madre e figlia. La prima si fa
propugnatrice di una morale strettamente utilitaria, la seconda di una condizione
psicologica profondamente cristiana.
Proprio per questo Agnese è un personaggio statico, nel senso che, nonostante le Tipo / individuo
vicende che la sconvolgono insieme alla figlia e al suo promesso, non cambia né
atteggiamento, né concezione della vita: Agnese punta sempre, col suo solito
senso pratico, sulla necessità di giudicare le cose in rapporto alle circostanze e non
in astratto. 3
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By Don Rodrigo
Don Rodrigo è l’antagonista della storia, colui che si pone contro i protagonisti e Ruolo &
caratterizzazione sociale
dà origine a tutta la vicenda e alle conseguenze subite dagli altri personaggi. Don
Rodrigo è come lo specchio del suo tempo, di quel Seicento di cui il Manzoni ci
ha lasciato il quadro più vasto, multiforme e completo che mai sia stato fatto.
Sebbene sia colui che, con il suo agire avventato e prepotente, rende possibile Presentazione
&
tutta la vicenda, è l’unico personaggio di cui non ci venga fatta una presentazione descrizione fisica
vera e propri, né fisica, né morale.
Lo conosciamo solo attraverso i simboli e gli attributi della sua forza e
dell’autorità, e attraverso il suo agire, o meglio le conseguenze del suo agire. Egli
tuttavia è sempre presente immaterialmente, quando non lo è fisicamente, come il
cattivo genio di tutta l’azione.
Appare sin dall’inizio tramite le parole dei bravi e il racconto di Lucia, ma la sua
vera comparsa fisica è nel cap. V: «…Don Rodrigo […] era lì in capo di tavola, in
casa sua, nel suo regno, circondato d’amici, d’omaggi, di tanti segni della sua
potenza, con un viso da far morire in bocca a chi si dia una preghiera, non che un
consiglio, non che una correzione, non che un rimprovero…»
Per quanto riguarda la psicologia di Don Rodrigo, egli compie il male Ritratto psicologico
semplicemente perché è sicuro che la sua posizione sociale e gli appoggi di
persone molto influenti e poco scrupolose gli garantiscano l’impunità, e perché,
nella sua assenza d’ogni principio morale, egli conosce solo una legge: quella del
più forte, o meglio del più potente e prepotente, perché le altre leggi, quelle
codificate, sa di poterle violare a suo piacimento.
Ma, pur essendo un malvagio, non ha il coraggio delle proprie azioni, perché si
preoccupa di salvare le apparenze, come vediamo in parecchie circostanze, ad
esempio nello sgomento che prova dopo il fallito tentativo di rapimento di Lucia,
operato dal Griso.
È un piccolo tiranno di campagna, che non è preparato ad accettare le
conseguenze delle sue azioni, e quindi non sa essere grande neppure nel male: non
sa avvolgersi di quella capacità di suscitare paura e sgomento, ma
contemporaneamente anche rispetto. Per questo motivo vuole tentare anche lui la
sua grande impresa, ma rimane invischiato dalla sua stessa impotenza e
incapacità.
Da un certo punto di vista, Don Rodrigo può essere considerato un personaggio Tipo / individuo
statico: non cambia, né nel bene, né nel male: non è la testardaggine che lo induce
a persistere nel suo “scellerato disegno”, bensì le beffarde parole del cugino, il
conte Attilio. Probabilmente Don Rodrigo desidererebbe, in cuor suo,
abbandonare l’impresa, che però è costretto a condurre fino in fondo, per una
questione di puntiglio e d’orgoglio famigliare. 4
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By Don Abbondio
Don Abbondio è uno dei rappresentanti del ceto ecclesiastico. Egli è un parroco di Caratterizzazione
sociale
paese troppo preoccupato a risolvere i propri problemi per essere il punto di
riferimento dei suoi compaesani.
Incontriamo don Abbondio nel I cap. del romanzo, dove Manzoni ci dà Presentazione
l’opportunità di comprendere meglio il personaggio grazie ad una breve
digressione storica sulla sua vita. «.. Don Abbondio (il lettore se n’è già avveduto)
non era nato con un cuor di leone. Ma, fin da’ suoi primi anni, aveva dovuto
comprendere che la peggior condizione, a que’ tempi, era quella d’un animale
senza artigli e senza zanne, e che pure non si sentisse inclinazione d’esser
divorato. […] Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno,
s’era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d’esser in
quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di
molti vasi di ferro. Aveva quindi assai di buon grado ubbidito ai parenti che lo
vollero prete. […]Il suo sistema consisteva principalmente nello scansar tutti i
contrasti, e nel cedere in quelli che non poteva scansare. Neutralità disarmata in
tutte le guerre che scoppiavano intorno a lui…»
La storia di don Abbondio è la storia della sua paura e delle varie e diversissime Ritratto psicologico
manifestazioni attraverso le quali questa sua debolezza si rivela. Sotto tale aspetto,
il personaggio viene studiato dall’autore con sottile penetrazione e sorridente
arguzia, e con una tale sicurezza di tratti da fare di lui la figura più famosa del
romanzo.
La vita di don Abbondio si svolge tutta nell’orbita di un personaggio, Don
Rodrigo, e sotto l’influsso di un incomodo difetto, la paura: paura quindi di Don
Rodrigo, delle sue minacce e della sua forza. La nostra conoscenza di don
Abbondio ha inizio quando, durante la sua famosa passeggiata serale, si incontra
con due bravi di Don Rodrigo, e da lui ci congediamo quando, esultante per la
morte del tiranno, si decide finalmente di unire i due giovani in matrimonio.
Il Manzoni, nonostante l’uso dell’ironia come arma di disapprovazione per
l’atteggiamento estrinseco di don Abbondio nei confronti della religione, in tutto
il romanzo non è mai aspro con lui («il poiché in caso
nostro don Abbondio»),
contrario, l’asprezza avrebbe sminuito la comicità del personaggio. Egli fa strazio
del suo personaggio ma nello stesso tempo è indulgente verso le sue debolezze.
Don Abbondio non è un uomo cattivo, perché, per essere cattivi, occorre una Tipo / individuo
buona dose di intraprendenza e coraggio, quasi quanta n’è richiesta per essere
integralmente e cristianamente buoni. Ma don Abbondio non è neppure buono.
Egli vive in un mondo tutto suo, costretto nella paura; soffre e si arrovella, e passa
momenti che non si augurerebbero a nessuno. È un tipo, che non riesce a imparare
dalle vicende che lo colpiscono.
Egli non solo teme il pericolo, ma vede ostacoli e insidie anche dove non ci sono,
e si crea pregiudizi e timori infondati, rinchiudendosi in un ottuso egoismo, che
gli impedisce, nel modo più assoluto, di distinguere con serenità il bene dal male. 5
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By Padre Cristoforo
Anche padre Cristoforo è un esponente del clero, ma ben diverso dalla figura di Ruolo
don Abbondio.
Egli è un frate cappuccino, che vive nel convento di Peascarenico, ma prima di Caratterizzazione
sociale
diventare frate era un ricco borghese il cui padre aveva accumulato denaro
facendo il mercante. Presentazione
Manzoni offre alla descrizione e alla storia di padre Cristoforo un intero capitolo. &
Così introduce questo personaggio, nel triste paesaggio d’autunno, all’inizio del descrizione fisica