Concetti Chiave
- Il libro esplora l'idea che le piante possano possedere un'intelligenza, paragonando le loro capacità a quelle umane e animali.
- Le piante, sebbene prive di emozioni e organi sensoriali, si sono evolute sviluppando sensi come vista, olfatto e gusto, adattati al loro regno.
- L'autore discute come le piante comunicano tra loro e con altri organismi, utilizzando segnali chimici e simbiosi per sopravvivere e riprodursi.
- Il libro mette in evidenza che le piante costituiscono la maggior parte della biomassa terrestre e sfida la visione antropocentrica dell'intelligenza.
- Darwin è citato come uno dei primi a suggerire che le piante possano essere intelligenti, sottolineando l'importanza delle radici come organi sensoriali.
Il libro ci espone un’idea molto importante su cui, probabilmente, nessuno di noi ha mai riflettuto: Le piante sono esseri intelligenti? E’ proprio questa la domanda con cui inizia il libro e l’autore prova a farci riflettere che le piante possono essere anche più intelligenti di noi.
Il libro è strutturato in V capitoli che a loro volta comprendono dei sottocapitoli.
Indice
Religioni e filosofia sulle piante
Nel primo capitolo l’autore parla, inizialmente, di come è iniziata la vita sulla terra, specificando che, secondo la bibbia, Dio ha creato il terzo giorno le piante e il sesto, ed ultimo, noi.
Per quale motivo allora dobbiamo considerarci privilegiati? Sempre nella bibbia, nell’episodio dell’arca di Noè, Dio dice a Noè di salvare due animali per ogni specie, ma non parla delle piante.
Il cristianesimo non è, però, l’unica religione che non concede alle piante lo status di essere vivente, ma anche nelle altre religioni, forche quelle delle popolazioni indigene.
Successivamente l’autore parla delle piante sotto il punto di vista dei filosofi. Paragona principalmente il pensiero di Aristotele che ritiene inorganici i vegetali e quello di Democrito, il cui pensiero è opposto. Mentre, per quanto riguarda i pareri di quelli che l’autore definisce i padri della botanica: Linneo e Darwin, Linneo riteneva le piante molto intelligenti tanto che le riteneva in grado di dormire e di mangiare insetti, seppur in modo involontario. Quest’ultima cosa verrà confermata, solo, da Darwin con il trattato delle piante insettivore.
Evoluzione e intelligenza delle piante
A questo punto, sempre nello stesso capitolo, l’autore ci espone una delle domande di questo libro: L’uomo è l’essere più evoluto del pianeta? O no?
Charles de Bovelles elaborò “La piramide dei viventi” in cui metteva in ordine le intelligenze dei vari esseri viventi. Piante Est e Vivit; Animali Est, Vivit e Sentit; Uomo Est, Vivit, Sentit e Intelligit. Anche se ciò non è assolutamente confermato scientificamente. Fu Darwin stesso a confermare che non esistono organismi più evoluti rispetto ad altri, inoltre lo studioso elaborò una teoria per la quale le piante sarebbero ritenute intelligenti, ma, viste le difficoltà che ha avuto nell’affermare la teoria dell’evoluzione, lascio il compito al figlio Francis che lo fece nel 1908.
Questo secondo capitolo inizia con l’autore che spiega che le piante, nonostante non abbino emozioni e caratteristiche sociali, sono sopravvissute e si sono evolute.
La prime forme di vita sulla terra sono state le alghe, che, attraverso la fotosintesi, creavano ossigeno. Queste erano organismi vegetali e le loro cellule non erano inizialmente molto diverse rispetto a quelle animali, tanto che, nel confronto che viene fatto tra Paramecio (animale) e Euglena (vegetale), la cellula vegetale risulta più complessa. La differenza principale tra animali e vegetali sta nelle successive evoluzioni. Le piante hanno, infatti, scelto una vita sedentaria, nonostante possono compiere piccoli movimenti, mentre al contrario gli animali hanno scelto una vita nomade.
Un’altra importante differenza è a livello fisiologico: le piante sono organismi modulari, così, anche se gli venissero asportate grandi quantità, non morirebbero. Noi, anche se facciamo di tutto per non dimostrarlo, siamo dipendenti dalle piante, principalmente per: ossigeno, cibo ed energia.
Sensi delle piante e loro complessità
Il terzo capitolo è, non per caso, il capitolo centrale di questo libro, qui infatti viene spiegato che una cosa propriamente animali, i sensi, appartiene, seppur in modo diverso, anche al regno vegetale.
L’autore svolge alcuni paragoni tra i sensi umani e quelli vegetali. Il primo senso che confronta è la vista. Nella pianta non sono presenti organi predisposti a tale senso, ma nonostante ciò la pianta riesce a percepire degli stimoli visivi. Le piante possono, infatti, intercettare la luce e riconoscerne quantità e qualità. Un biologo austriaco, Haberlandt, ipotizzò che le piante potessero utilizzare le cellule dell’epidermide come noi usiamo cornea e cristallino, per ricostruire delle immagini. Questa ipotesi non ha mai avuto una conferma sperimentale.
Il secondo senso di cui parla l’autore è l’olfatto. Se noi riusciamo a sentire un odore solo attraverso il naso, nelle piante la sensibilità agli odori è diffusa su tutto il corpo grazie a dei recettori. Le piante utilizzano ciò per comunicare con altri organismi, con lo scopo di difendersi.
Come terzo senso troviamo il gusto, anche in questo caso gli organi predisposti sono dei recettori di sostanze chimiche sparsi in tutto il corpo, i quali riescono a capire se ciò di cui si devono nutrire contiene i nutrienti a lei adeguati, tutto ciò in modo migliore rispetto ad un qualsiasi animale. Questo influenza anche la loro crescita in quanto le radici si sviluppano nella direzione dove sono presenti migliori nutrienti. Esistono anche alcune piante che si possono cibare di insetti, le cui foglie si chiudono istantaneamente non appena vengono toccate da un insetto. Lo studioso Ellis affermò che le piante potevano cacciare, ma Linneo smentì subito ciò catalogando tali piante nella categoria delle piante sensitive, ovvero che rispondono a stimoli tattili con movimenti involontari. Fu Darwin nel 1875 con il trattato delle piante insettivore a confermare ciò.
L’autore parla poi del tatto. Nel mondo vegetale il tatto è strettamente correlato con l’udito e si serve dei suoi piccoli recettori come organi. Tali recettori si attivano quando la pianta viene toccata, ma la domanda più importante è: “la pianta si accorge di essere toccata?” per confermare ciò è sufficiente osservare il comportamento di un particolare tipo di mimosa, la Mimosa pudica, la quale appena viene sfiorata ritira le foglie, come strategia difensiva. Il primo ad accorgersi di ciò fu Lamarck, inventore della parola “biologia”. Lo studioso condusse un esperimento nel quale mise le piantine su un carro e si aggirò per le strade di Parigi, inizialmente le piantine si chiusero per le vibrazioni del pavé parigino, ma successivamente, dopo aver scoperto che ciò non era un pericolo, si riaprirono. Un altro esempio per spiegare il tatto vegetale è la radice che, secondo alcuni studi, tasta gli ostacoli che trova durante la sua espansione per poi trovare un modo di aggirarli. L’ultimo senso umano che possono avere anche i vegetali è l’udito. “Una pianta ci sente?” utilizza l’autore come domanda di apertura. Ebbene sì, le piante non disponendo, al contrario degli animali, di un padiglione auricolare utilizzano la terra come vettore. Un esperimento fatto a Montalcino testimonia il fatto che le piante riescono a crescere meglio grazie alla musica, grazie alle giuste frequenze.
Le piante al contrario di noi umani possiedano però, come spiegato bene dall’autore, un altra quindicina di sensi. Le piante riescono a: misurare l'umidità di un terreno e trovare le fonti d’acqua; possono sentire la gravità, i campi magnetici e riconoscere le varie componenti chimiche di un nutriente.
Comunicazione e collaborazione tra piante
Nel quarto capitolo l’autore ci illustra come le piante siano in grado di comunicare e collaborare fra di sé. Inizialmente ci spiega come le foglie siano in grado di comunicare con le radici per esempio se le radici rilevano poca presenza di acqua nel terreno comunicheranno tempestivamente alle foglie di chiudere gli stomi, piccole aperture che hanno il compito di regolare le sostanze necessarie per la fotosintesi, poiché la pianta potrebbe morire; nello stesso modo anche se in una parte della pianta si verificasse una perdita di acqua. Queste comunicazione devono avvenire rapidamente e avvengono attraverso il sistema vascolare delle piante. Il sistema vascolare delle piante non è un vero e proprio sistema vascolare, non essendoci un cuore nelle piante, ma è comunque un sistema idraulico capace di spostare materiale da una parta all’altra della pianta.
Le comunicazioni possono avvenire anche, come abbiamo detto all’inizio, esterne all’organismo grazie a delle molecole chimiche che vengono liberate nell’aria e nell’acqua e che contengono informazioni di vario tipo.
Le piante sembrano anche in grado di riconoscere i “parenti”, infatti tendono a collaborare con delle piante a loro simili, alleandosi e non sprecando energia per combatterle. Uno studio condotto nel 2007 ha mostrato come le radici di piante simili, fatte crescere in un ambiente ristretto, occupino meno spazio, poiché non sono in competizione, prediligendo una crescita aerea, mentre le radici di piante diverse occupano uno spazio maggiore.
Alcune piante cercano anche di instaurare rapporti di collaborazione benevoli ad entrambi anche se ciò non sempre accade. Un esempio di simbiosi è quello che le leguminose instaurano con i batteri azoto-fissatori, batteri in grado di fissare l’azoto atmosferico trasformandolo in azoto ammonico, principale elemento di fertilità del terreno. In cambio di ciò i batteri trovano all’interno delle radici uno spazio dove crescere e zucchero in abbondanza. Le piante instaurano questi rapporti di simbiosi solo con organismi di cui si fidano, dialogandone prima.
Le piante riescono anche a comunicare con gli animali. Infatti non potendosi muovere le piante necessitano di aiuto per mandare e ricevere pollini o semi necessari per la riproduzione. L'autore ci mostra come le piante hanno creato un vero e proprio “sistema postale”, in cui un insetto consegna il polline e in cambio riceve del nettare. Non sempre questo sistema risulta essere affidabile poiché in alcuni casi possiamo trovare piante “disoneste” che si fanno fare le loro consegne senza dare niente in cambio-
La pianta utilizza questo genere di comunicazioni anche per motivi difensivi, se viene attaccata da un organismo esterno prima tenterà di rendere nocive le sostanze presenti nelle sue foglie e successivamente, se ciò non sarà sufficiente, provvederà a mandare segnali alle altre piante.
Gli organismi, però, oltre alle foglie, possono attaccare anche le radici, un esempio emblematico è quello del mais il quale veniva attaccato dalla diabrottica virgifera senza subire alcun danno ma un errore nella selezione della specie ha portato ad avere in America del mais che non era in rado di difendersi da ciò. Questo ha portato ad un enorme danno economico, si stima un aperdota pari ad un milione di dollari annuo. Per ripristinare la specie è stato necessario l’intervento dell’ingegneria genetica.
Conclusioni sull'intelligenza vegetale
Il quinto, ed ultimo, capitolo risponde alla domanda presente nell’introduzione, ovvero se le piante sono o meno esseri intelligenti. Innanzitutto l’autore precisa che la specie dominante presente sul nostro pianeta al contrario di ciò che si pensi non siamo noi animali, presenti solo allo 0,3%, ma bensì i vegetali, presenti al 99,7%.
L’autore ci spiega come la parola “intelligenza” strida se associata al mondo vegetale per una presunzione umana esistente da millenni. Per capire se le piante sono o meno intelligenti proviamo a percorrere a ritroso il nostro percorso. All’inizio avevamo detto che le piante hanno scelto una vita sedentaria e un corpo modulare, per difendersi da attacchi di altri organismi. In una pianta non sono presenti organi singoli come cuore, polmoni, stomaco; perché la loro lesione o asportazione pregiudicherebbe l’intero organismo. A questo punto come possiamo ritenere le piante intelligenti se non possiedono il cervello, l’organo predisposto a tale funzione? Effettivamente non dobbiamo stupirci visto che parlando di sensi ci siamo accorti che le piante riescono a svolgere molte funzioni senza averne l’organo adatto. Consideriamo intanto come definizione d’intelligenza: “la capacità di risolvere problemi” con questa definizione siamo in grado di affermare che molte specie animali siano intelligenti e anche i robot! Questi ultimi siamo in grado di affermarli grazie allo studio del matematico Alan Turing, il quale ha creato “il test di Turing” in cui ogni anno viene chiesto a dei giudici se alcuni pensieri siano frutto di un intelligenza umana o artificiale. Il test potrà ritenersi superato non appena il 30% dei giudici sarà ingannato dai robot. Turing prima della sua morte aveva previsto che entro il 2000 il test sarebbe stato superato, attualmente non è così ma manca molto poco. Siamo quindi in grado di affermare che animali e pure robot possono essere intelligenti quanto noi. “E le piante?” E’ questa la domanda che ci viene posta dall’autore. Con la nostra definizione di intelligenza siamo in grado di stabilire che anche le piante siano in grado di farlo.
Il primo a definire che le piante fossero intelligenti fu, come abbiamo detto all’inizio, Charles Darwin, la cui passione per i vegetali era ereditata dal suo primo insegnante di questo argomento, Henslow. Darwin dedicò alle piante gran parte della sua vita e con il suo libro “The Power of Movements in Plants” cambiò profondamente la storia della botanica. Nell’ultimo capitolo egli scrisse che la punta della radice riesce a distinguere i movimenti del terreno come il cervello animale. La maggior parte dell’opera è concentrata proprio sulle radici in quanto in questa parte si trovano le maggiori similitudini con il movimento animale. Fu inoltre il primo a scoprire che l’apice della radice è un sofisticato organo di senso in grado di registrare diversi parametri e reagire ad essi. Con l’asportazione chirurgica riuscì a verificare che senza questa parte la radice perde molta sensibilità. E’ quindi in questa parte della pianta che è concentrata la maggior parte dell’intelligenza.
Giunti alla fine di questa relazione e della lettura di questo libro possiamo trarre delle conclusioni.
Pensando alle piante attribuiamo loro principalmente due caratteristiche: immobilità e insensibilità, due caratteristiche che attribuiamo perché frutto di una cultura e un modo di pensare maturato fin dai tempi di Aristotele. Solo dopo siamo riusciti a scoprire le loro vere caratteristiche e a guardarle con una prospettiva diversa. Sono loro i mediatori tra il sole e la terra. Siamo anche riusciti a dimostrare, nel terzo capitolo, che non sono esseri insensibili. Sono dunque esseri ai quali dobbiamo riconoscere, così come è stato fatto per il mondo animale, dei diritti, anche se ciò non ci obbliga a ridurne l’uso.
Domande da interrogazione
- Qual è l'idea centrale del libro riguardo l'intelligenza delle piante?
- Come le piante comunicano e collaborano tra di loro?
- In che modo le piante percepiscono il loro ambiente senza organi sensoriali come quelli animali?
- Quali sono le differenze principali tra piante e animali secondo l'autore?
- Come il libro definisce l'intelligenza e come si applica alle piante?
Il libro esplora l'idea che le piante possano essere considerate esseri intelligenti, forse anche più degli esseri umani, sfidando la percezione comune e le credenze religiose e filosofiche tradizionali.
Le piante comunicano attraverso segnali chimici e il loro sistema vascolare, riconoscendo i "parenti" e collaborando con essi, oltre a instaurare simbiosi con altri organismi come i batteri azoto-fissatori.
Le piante percepiscono il loro ambiente attraverso recettori diffusi su tutto il corpo, che permettono loro di rilevare luce, odori, sostanze chimiche e vibrazioni, dimostrando una forma di sensibilità simile ai sensi animali.
Le piante hanno scelto una vita sedentaria e un corpo modulare, che le rende resistenti a danni fisici, mentre gli animali hanno una vita nomade e organi singoli che possono compromettere l'intero organismo se danneggiati.
L'intelligenza è definita come la capacità di risolvere problemi. Secondo questa definizione, le piante sono considerate intelligenti poiché riescono a risolvere problemi ambientali e di sopravvivenza senza un cervello, simile a come fanno animali e robot.